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largo 21. L’altare ivi contenuto misurava 6 m per 6, e la statua di Artemide poteva trovarsi proprio dietro l’altare.
I frammenti rinvenuti indicano che sculture e colori smaglianti ornavano il tempio. Grandi lastre di marmo bianco coprivano il tetto. Invece di calcina, pare si fosse usato oro per unire i blocchi di marmo.
LO STADIO E IL TEATRO
Circa 1,5 km a SO del tempio di Artemide c’era uno stadio ricostruito all’epoca di Nerone (54–68 E.V.). Qui si svolgevano competizioni atletiche e forse anche combattimenti di gladiatori.
Il teatro dove Demetrio fomentò il tumulto degli efesini si trovava a meno di 1 km a S dello stadio, ed era situato in una conca ai piedi del monte Pion. (Atti 19:23-41) La facciata era ornata da colonne, nicchie e pregevoli sculture. I sedili di marmo per gli spettatori, su sessantasei file disposte in semicerchio, offrivano posti a sedere per circa 25.000 persone. L’acustica del teatro era ottima. Tuttora, una parola pronunciata a voce bassa nel punto in cui si trovava la scena si sente fino in cima alle gradinate.
Davanti al teatro c’era un’ampia via lastricata di marmo che portava direttamente al porto. Questa strada era lunga quasi 1 km e larga oltre 10 m. Colonnati della profondità di quasi 5 m fiancheggiavano entrambi i lati della strada, e dietro c’erano negozi e altri edifici. Porte monumentali chiudevano le due estremità della strada.
IL MINISTERO DI PAOLO A EFESO
A Efeso, importante crocevia del mondo antico, l’apostolo Paolo giunse probabilmente nel 52 E.V. accompagnato da Aquila e Priscilla. Paolo andò immediatamente a predicare nella sinagoga. Ma benché gli fosse stato chiesto di trattenersi più a lungo, l’apostolo partì, dicendo che sarebbe tornato a Efeso se era volontà di Geova. (Atti 18:18-21) Aquila e Priscilla, rimasti a Efeso, incontrarono Apollo, un ebreo di Alessandria d’Egitto, il quale conosceva solo il battesimo di Giovanni, e “gli spiegarono più correttamente la via di Dio”. — Atti 18:24-26.
Quando tornò a Efeso, probabilmente nell’inverno del 52–53 E.V., Paolo trovò diversi uomini che erano stati battezzati col battesimo di Giovanni. Dopo che ebbe spiegato loro la questione del battesimo, furono ribattezzati. (Atti 19:1-7) Questa volta per tre mesi Paolo insegnò nella sinagoga. Ma quando sorse opposizione, invitò quelli che erano diventati credenti nell’auditorio della scuola di Tiranno, dove per due anni pronunciava discorsi ogni giorno. — Atti 19:8-10.
La predicazione di Paolo, accompagnata da guarigioni miracolose e dall’espulsione di demoni, convinse molti efesini a diventare credenti. Anche l’infruttuoso tentativo di esorcismo da parte dei sette figli di un capo sacerdote ebreo di nome Sceva suscitò molto interesse. Coloro che avevano praticato arti magiche bruciarono pubblicamente i loro libri, che avevano un valore complessivo di 50.000 pezzi d’argento. (Atti 19:11-20) Efeso era così rinomata per le arti magiche che scrittori greci e romani chiamavano i libri o rotoli di incantesimi e formule magiche “scritti efesini”.
Dal momento che molti efesini avevano abbandonato l’adorazione di Artemide, l’argentiere Demetrio fece notare agli altri artigiani che la predicazione di Paolo costituiva una minaccia per la loro occupazione e metteva a repentaglio anche l’adorazione di Artemide. Argentieri infuriati gridavano: “Grande è l’Artemide degli Efesini!” In città cominciarono disordini che culminarono in un tumulto che durò due ore nel teatro. — Atti 19:23-41.
In seguito a questi avvenimenti Paolo se ne andò da Efeso. Più tardi, da Mileto, mandò a chiamare gli anziani della congregazione di Efeso, ricordò il ministero che aveva svolto fra loro e diede loro istruzioni relative al loro incarico. (Atti 20:1, 17-38) In quell’occasione menzionò di aver trascorso a Efeso “tre anni”, che si devono evidentemente considerare una cifra tonda. — Atti 20:31; confronta Atti 19:8, 10.
Col passar degli anni, i cristiani di Efeso sopportarono molte prove. Tuttavia alcuni persero l’amore che avevano avuto in principio. — Riv. 2:1-6; vedi ARTEMIDE; CANCELLIERE.
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Efod
(èfod).
Veste sacerdotale. L’efod speciale che doveva essere indossato dal sommo sacerdote è descritto nei particolari nelle istruzioni date da Dio a Mosè. Evidentemente era un indumento simile a un grembiule, fatto di “oro, filo turchino e lana tinta di porpora rossiccia, fibre di colore scarlatto e fine lino ritorto, opera di ricamatore”. Aveva una parte davanti e una parte di dietro, unite sulle spalle. Sopra veniva portata una cintura dello stesso tessuto, forse attaccata all’efod, per stringerlo intorno alla vita. Sulle spalline c’erano due pietre di onice, su ciascuna delle quali erano incisi i nomi di sei dei figli d’Israele. Alle incastonature d’oro di queste pietre era appeso il pettorale, mediante catenelle d’oro attorcigliate. Ai due angoli del pettorale, in basso, un nastro turchino passava per gli anelli d’oro fissati all’efod sopra la cintura. L’efod arrivava dunque un po’ più giù della vita, ma probabilmente non fino al ginocchio. — Eso. 28:6-14, 22-28.
Il sommo sacerdote indossava l’efod sopra il manto senza maniche turchino, detto ‘manto dell’efod’, che a sua volta era portato sopra la lunga veste di lino. (Eso. 29:5) Questo efod non veniva indossato in tutte le occasioni. Quando era necessario interrogare Geova su un argomento d’importanza nazionale, il sommo sacerdote indossava l’efod e il pettorale che conteneva gli Urim e i Tummim. (Num. 27:21; I Sam. 28:6; Esd. 2:63) Nell’annuale giorno di espiazione, dopo aver presentato le offerte per il peccato, ma prima di offrire gli olocausti, il sommo sacerdote si lavava e cambiava abiti, togliendosi le vesti candide e indossando i bei paramenti che includevano l’efod. — Lev. 16:23-25.
L’efod che il sacerdote Abiatar portò nell’accampamento di Davide dal santuario di Nob era probabilmente l’efod del sommo sacerdote, dal momento che Doeg aveva ucciso il padre di Abiatar, il sommo sacerdote Ahimelec, e con lui i sottosacerdoti. (I Sam. 22:16-20) Davide invitò Abiatar ad avvicinare l’efod affinché potesse interrogare Geova circa la condotta da seguire. Poteva dunque trattarsi dell’efod del sommo sacerdote. — I Sam. 23:9-12; 30:7, 8.
L’EFOD DEI SOTTOSACERDOTI
Anche i sottosacerdoti indossavano un efod, ma l’efod del sommo sacerdote è l’unico menzionato e descritto nei particolari nelle istruzioni di Geova per fare gli abiti sacerdotali. Sembra che quella di indossare un efod da parte dei sottosacerdoti fosse un’usanza più tarda. Evidentemente tale efod indicava la posizione sacerdotale di chi lo indossava
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