Canaan
(Cànaan), CANANEO. (cananèo) [probabilmente dall’ebraico kanàʽ, ‘essere umile’; quindi basso, umiliato].
1. Quarto figlio di Cam e nipote di Noè. (Gen. 9:18; 10:6; I Cron. 1:8) Progenitore delle undici tribù che infine si stabilirono nella regione del Mediterraneo orientale fra l’Egitto e la Siria, che fu perciò chiamata “paese di Canaan”. — Gen. 10:15-19; I Cron. 16:18; vedi al n. 2.
In seguito all’incidente dell’ubriacatura di Noè, Canaan venne a trovarsi sotto la maledizione profetica di Noè, la quale prediceva che Canaan sarebbe diventato schiavo di Sem e di Iafet. (Gen. 9:20-27) Poiché il racconto menziona solo che “Cam, padre di Canaan, vide la nudità di suo padre e andò a riferirlo fuori ai suoi due fratelli”, è logico chiedersi perché Canaan fu oggetto della maledizione e non Cam. Commentando il versetto 24, dov’è detto che quando Noè si svegliò dal vino “seppe ciò che gli aveva fatto il suo figlio più giovane”, una nota in calce della traduzione di Rotherham dice: “Senza dubbio Canaan e non Cam: Sem e Iafet, per la loro pietà, sono benedetti; Canaan, per qualche innominata bassezza, è maledetto; Cam, per la sua trascuratezza, è trascurato”. Anche una pubblicazione ebraica, The Pentateuch and Haftorahs, a cura di J. H. Hertz, suggerisce che l’episodio “si riferisce a qualche azione abominevole in cui sembra fosse implicato Canaan”. E, dopo aver notato che la parola ebraica tradotta “figlio” al versetto 24 può significare anche “nipote”, la stessa pubblicazione dichiara: “Il riferimento riguarda evidentemente Canaan”. The Soncino Chumash, a cura di A. Cohen, rileva pure che secondo alcuni Canaan “si permise qualche perversa libidine verso [Noè]”, e che l’espressione “figlio più giovane” si riferisce a Canaan, che era il figlio minore di Cam.
Queste opinioni sono necessariamente delle congetture dato che la Bibbia non fornisce particolari sulla parte avuta da Canaan nell’offendere Noè. Ma che vi avesse una parte sembra decisamente indicato dal fatto che, immediatamente prima di riferire che Noè si ubriacò, Canaan viene d’un tratto introdotto nel racconto (v. Gen. 9:18) e, nel descrivere le azioni di Cam, la Bibbia lo menziona come “Cam, padre di Canaan” (v. Gen. 9:22). È ragionevole concludere che l’espressione “vide la nudità di suo padre” possa indicare qualche abuso o perversione da parte di Canaan. Quasi in tutti i casi quando la Bibbia parla di ‘scoprire la nudità’ o ‘vedere la nudità di un altro’ si tratta di incesto o di altri peccati sessuali. (Lev. 18:6-19; 20:17) E dunque possibile che Canaan avesse abusato o tentato di abusare dell’inconscio Noè e che Cam, pur essendone a conoscenza, non l’avesse impedito né avesse preso qualche misura disciplinare contro l’offensore, e avesse aggravato la cosa rendendo nota ai fratelli la vergogna di Noè.
Si deve pure considerare l’elemento profetico della maledizione. Non c’è alcuna prova a indicare che Canaan stesso sia diventato schiavo di Sem o Iafet durante la sua vita. Ma la preconoscenza di Dio era all’opera e, poiché la maledizione espressa da Noè era divinamente ispirata, e lo sfavore di Dio non è espresso senza giusta causa, probabilmente Canaan aveva già manifestato un carattere decisamente corrotto, forse una natura libidinosa e Dio previde i cattivi risultati che questa caratteristica avrebbe alla fine provocato fra i discendenti di Canaan.
2. Il nome Canann si applica anche ai discendenti del figlio di Cam e al paese in cui abitavano. Canaan era il nome più antico e originale di quella parte della Palestina che si trova a O del Giordano (Num. 33:51; 35:10, 14), benché anche il paese a E del Giordano fosse stato invaso dagli amorrei di origine cananea qualche tempo prima della conquista israelita. — Num. 21:13, 26.
CONFINI E STORIA ANTICA
La più antica descrizione dei confini di Canaan indica che si estendeva da Sidone a N fino a Gherar presso Gaza a SO e oltre Sodoma e le città vicine a SE. (Gen. 10:19) All’epoca di Abraamo però Sodoma e le altre “città del Distretto” pare fossero ormai distinte dal paese di Canaan vero e proprio. (Gen. 13:12) In seguito i territori di Edom e Moab, abitati da discendenti di Abraamo e Lot, erano pure considerati al di fuori del paese di Canaan. (Gen. 36:6-8; Eso. 15:15) Il territorio di Canaan promesso alla nazione d’Israele è descritto più particolareggiatamente in Numeri 34:2-12 ed è evidente che iniziava molto più a N di Sidone, e si estendeva a S fino alla “valle del torrente d’Egitto” e a Cades-Barnea. I filistei, che non erano cananei (Gen. 10:13, 14), avevano occupato la regione costiera a S della pianura di Saron, ma anche questa un tempo aveva fatto parte del paese di Canaan. — Gios. 13:3.
La relativa facilità con cui Abraamo e più tardi Isacco e Giacobbe potevano andare e venire nel paese coi loro grandi greggi e armenti indica che la regione non era ancora densamente popolata. (Confronta Genesi 34:21). Anche le ricerche archeologiche dimostrano che in quell’epoca gli insediamenti erano piuttosto sparsi, e quasi tutti i villaggi si trovavano lungo la costa, nella regione del Mar Morto, lungo la valle del Giordano e nella pianura di Esdrelon.
Durante la lunga carestia che costrinse Giacobbe a trasferirsi in Egitto con la famiglia, il paese di Canaan s’impoverì e dovette ricorrere all’Egitto per avere abbastanza da mangiare. (Gen. 47:4, 13-16) La storia secolare indica che l’Egitto esercitò l’egemonia su Canaan per circa due secoli prima della conquista israelita. Durante questo periodo, messaggi (noti come lettere di Tell el-Amarna) inviati da vassalli in Siria e Palestina ai faraoni Amenofi III ed Ekhnaton presentano un quadro di notevoli lotte fra le città e di intrighi politici nella regione. Quando Israele giunse alla frontiera (1473 a.E.V.), Canaan era un paese con numerose città–stato o piccoli regni, che però erano ancora legati da rapporti tribali. Gli esploratori che avevano esplorato il paese quasi quarant’anni prima l’avevano trovato ricco di frutti e con città ben fortificate. — Num. 13:21-29; confronta Deuteronomio 9:1; Neemia 9:25.
LE TRIBÙ DI CANAAN
Fra le undici tribù cananee, gli amorrei pare occupassero la posizione principale nel paese. (Vedi AMORREO Oltre alle terre conquistate a E del Giordano in Basan e Galaad, i riferimenti agli amorrei indicano che erano forti sulle alture del paese di Canaan vero e proprio, sia al N che al S. (Gios. 10:5; 11:3; 13:4) Secondi per forza erano forse gli ittiti, i quali, pur estendendosi a S fino a Ebron all’epoca di Abraamo (Gen. 23:19, 20), in seguito pare si stabilissero principalmente al N, verso la Siria. — Gios. 1:4; Giud. 1:23-26; I Re 10:29.
Delle altre tribù, i gebusei, gli ivvei e i ghirgasei sono i più spesso menzionati all’epoca della conquista. I gebusei evidentemente abitavano nella regione montuosa intorno a Gerusalemme. (Num. 13:29; Gios. 18:16, 28) Gli ivvei erano sparsi da Sichem al S (Gen. 33:18; 34:2) fino ai piedi del monte Ermon al N. (Gios. 11:3) Il territorio dei ghirgasei non è indicato.
Le altre sei tribù, i sidoni, gli arvadei, gli amatei, gli archei, i sinei e gli zemarei, potevano essere incluse nel termine collettivo “cananei” usato spesso insieme ai nomi di altre tribù, a meno che l’espressione serva semplicemente a indicare città o gruppi con popolazione cananea mista. (Eso. 23:23; 34:11; Deut. 7:1; Num. 13:29) Sembra che queste sei tribù si fossero stabilite tutte a N della regione conquistata inizialmente dagli israeliti e non sono menzionate all’epoca della conquista.
CONQUISTA DI CANAAN DA PARTE DI ISRAELE
Nel secondo anno dopo l’esodo gli israeliti avevano fatto un primo tentativo di penetrare entro i confini meridionali di Canaan, ma senza l’approvazione divina, ed erano stati respinti dai cananei e dagli amalechiti loro alleati. (Num. 14:42-45) Verso la fine dei quarant’anni di peregrinazione Israele mosse di nuovo contro i cananei e fu attaccato dal re di Arad nel Negheb, ma questa volta gli eserciti cananei furono sconfitti e le loro città distrutte. (Num. 21:1-3) Comunque gli israeliti non approfittarono di questa vittoria con un’invasione dal S, ma fecero un giro per avvicinarsi da E. Così vennero a conflitto con i regni amorrei di Sihon e Og, e, in seguito alla sconfitta di quei re, Basan e Galaad passarono interamente sotto la dominazione israelita, incluse sessanta città “con alte mura, porte e sbarre” soltanto in Basan. (Num. 21:21-35; Deut. 2:26–3:10) La sconfitta di quei potenti re ebbe l’effetto d’indebolire i regni cananei a O del Giordano e il successivo passaggio miracoloso del Giordano a piedi asciutti da parte degli israeliti fece struggere il cuore dei cananei. Infatti non fecero alcun tentativo di attaccare il campo d’Israele a Ghilgal mentre molti degli israeliti si rimettevano dopo esser stati circoncisi né durante la successiva celebrazione della Pasqua. — Gios. 2:9-11; 5:1-11.
Potendo ora attingere acqua in abbondanza dal Giordano e procurarsi generi alimentari nella regione conquistata a E del Giordano, gli israeliti avevano a Ghilgal un’ottima base da cui procedere alla conquista del paese. Il vicino avamposto, la città di Gerico che aveva sbarrato le porte, fu il loro primo obiettivo, e le sue possenti mura caddero grazie alla potenza di Geova. (Gios. 6:1-21) Allora gli eserciti invasori superarono oltre 900 m di dislivello penetrando nella regione montuosa a N di Gerusalemme e, dopo un primo scacco, conquistarono Ai e la incendiarono. (Gios. 7:1-5; 8:18-28) Mentre in tutto il paese i regni cananei si accingevano a formare una massiccia coalizione per respingere gli israeliti, alcune città ivvee fecero la pace con Israele mediante un sotterfugio. Tale secessione di Gabaon e di altre tre città vicine fu evidentemente considerata dagli altri regni cananei come un tradimento che metteva a repentaglio l’unità dell’intera ‘lega cananea’. Cinque re cananei si coalizzarono per combattere non contro Israele, ma contro Gabaon; tuttavia marciando per tutta la notte le truppe israelite al comando di Giosuè accorsero a salvare la città assediata. La sconfitta inflitta da Giosuè ai cinque re fu favorita da una pioggia miracolosa di enormi chicchi di grandine e dal fatto che Dio fece tardare il tramonto del sole. — Gios. 9:17, 24, 25; 10:1-27.
Il vittorioso esercito israelita compì allora una rapida avanzata in tutta la parte meridionale di Canaan (a eccezione delle pianure della Filistea), conquistando le città della Sefela, la regione montuosa e il Negheb, e fece poi ritorno al campo base di Ghilgal presso il Giordano. (Gios. 10:28-43) Allora i cananei della regione settentrionale al comando del re di Hazor cominciarono ad ammassare le truppe e i carri da guerra, radunandosi presso le acque di Merom, a N del Mar di Galilea. Ma l’esercito di Giosuè attaccò di sorpresa la confederazione dei cananei e li mise in fuga, marciando poi alla conquista delle loro città fino a Baal-Gad ai piedi del monte Ermon a N. (Gios. 11:1-20) La campagna probabilmente richiese un considerevole periodo di tempo e fu seguita da un’altra offensiva nel S, attacco rivolto questa volta contro i giganteschi anachim e le loro città. — Gios. 11:21, 22.
Erano ormai trascorsi sei anni dall’inizio dei combattimenti. Era stata effettuata la conquista della maggior parte di Canaan, e la potenza delle tribù cananee era stata spezzata, permettendo così di iniziare la distribuzione del paese fra le tribù d’Israele. Tuttavia alcune regioni erano ancora da soggiogare, incluse zone importanti come il territorio dei filistei che, pur non essendo cananei, avevano nondimeno usurpato il paese promesso agli israeliti; il territorio dei ghesuriti (confronta I Samuele 27:8); il territorio che va dalla zona di Sidone su fino a Ghebal (Biblo), e tutta la regione del Libano. (Gios. 13:2-6) Inoltre c’erano delle sacche di resistenza sparse in tutto il paese, alcune delle quali furono poi sgominate dalle tribù d’Israele cui era spettata in eredità la zona, mentre altri cananei rimasero indisturbati o fu permesso loro di restare compiendo lavoro forzato per gli israeliti. — Gios. 15:13-17; 16:10; 17:11-13, 16-18; Giud. 1:17-21, 27-36.
MOTIVO DELLO STERMINIO
La storia rivela che la popolazione delle città cananee conquistate dagli israeliti fu votata a completa distruzione. (Num. 21:1-3, 34, 35; Gios. 6:20, 21; 8:21-27; 10:26-40; 11:10-14) Questo fatto ha indotto alcuni critici a dire che le Scritture Ebraiche o “Vecchio Testamento” sono imbevute di uno spirito di crudeltà e sfrenato massacro. La questione però è chiaramente quella di riconoscere o meno la sovranità di Dio sulla terra e i suoi abitanti. Egli aveva promesso in eredità al ‘seme di Abraamo’ il paese di Canaan, confermando la promessa con un patto giurato. (Gen. 12:5-7; 15:17-21; confronta Deuteronomio 32:8; Atti 17:26). Ma Dio non si proponeva semplicemente di scacciare o spodestare gli abitanti del paese. Vi era implicato anche il suo diritto di agire quale “Giudice di tutta la terra” (Gen. 18:25) e di condannare alla pena capitale coloro che lo meritavano, come pure il suo diritto di far rispettare e far eseguire tale condanna.
Come si è già notato, l’equità della maledizione profetica di Dio su Canaan trovò piena conferma nelle condizioni che prevalevano in Canaan all’epoca della conquista israelita. Dal tempo di Abraamo Geova aveva concesso quattrocento anni affinché ‘l’errore degli Amorrei giungesse a compimento’. (Gen. 15:16) Il fatto che le mogli ittite di Esaù fossero “fonte di amarezza di spirito per Isacco e Rebecca” al punto che Rebecca era giunta ‘ad aborrire la sua vita per causa loro’ è certo una prova della malvagità già manifesta fra i cananei. (Gen. 26:34, 35; 27:46) Nei secoli successivi il paese di Canaan giunse agli estremi nel praticare cose detestabili come idolatria, immoralità e spargimento di sangue. La religione cananea era straordinariamente ignobile e degradata, i loro “pali sacri” erano evidentemente emblemi fallici e molti dei riti compiuti sugli “alti luoghi” comportavano gravi eccessi sessuali e depravazione. (Eso. 23:24; 34:12, 13; Num. 33:52; Deut. 7:5) Incesto, sodomia e bestialità facevano parte della ‘via del paese di Canaan’ che lo rese impuro, errore per il quale il paese era destinato a ‘vomitare i suoi abitanti’. (Lev. 18:2-25) Fra le cose detestabili praticate dai cananei c’erano magia, incantesimi, spiritismo e sacrifici dei propri figli nel fuoco. — Deut. 18:9-12.
All’epoca del diluvio universale Geova aveva esercitato il suo diritto sovrano di eseguire la condanna a morte sulla malvagia popolazione del mondo intero; l’aveva esercitato nell’intero Distretto di Sodoma e Gomorra a motivo ‘dell’alto grido di lamento per le città e del loro gravissimo peccato’ (Gen. 18:20; 19:13); aveva eseguito il decreto di distruzione delle forze militari di Faraone nel Mar Rosso; e inoltre aveva sterminato la famiglia di Cora e altri ribelli fra gli israeliti stessi. In quei casi Dio era ricorso a forze naturali per compiere la distruzione. Ma ora Geova affidò agli israeliti, guidati dai suoi messaggeri angelici e sostenuti dalla sua onnipotente forza, il sacro compito di essere i principali esecutori del decreto divino. (Eso. 23:20-23, 27, 28; Deut. 9:3, 4; 20:15-18; Gios. 10:42) Comunque, per i cananei il risultato sarebbe stato precisamente lo stesso anche se Dio avesse preferito distruggerli mediante qualche fenomeno naturale come un’inondazione, un’esplosione o un terremoto; e il fatto che agenti umani furono impiegati per mettere a morte i popoli condannati, per quanto il loro compito possa sembrare spiacevole, non può alterare la giustezza dell’azione ordinata da Dio. (Ger. 48:10) Servendosi di questo strumento umano, contrapposto a “sette nazioni più popolose e potenti” di loro, Geova magnificò la sua potenza e dimostrò la sua divinità. — Deut. 7:1; Lev. 25:38.
I cananei non erano all’oscuro della vigorosa evidenza che Israele era lo strumento e il popolo eletto di Dio. (Gios. 2:9-21, 24; 9:24-27) Tuttavia, a eccezione di Raab con la sua famiglia, e delle città dei gabaoniti, coloro che subirono la distruzione non cercarono misericordia né si valsero dell’opportunità di scampare, ma anzi preferirono ostinarsi nella ribellione contro Geova. Egli non li costrinse a piegarsi e cedere alla sua espressa volontà, ma piuttosto lasciò “che i loro cuori divenissero ostinati in modo da dichiarar guerra a Israele, per votarli alla distruzione, affinché non fossero considerati con favore, ma per annientarli” nell’esecuzione del suo giudizio contro di loro. — Gios. 11:19, 20.
Saggiamente Giosuè “non tolse una parola a tutto ciò che Geova aveva comandato a Mosè” in quanto alla distruzione dei cananei. (Gios. 11:15) Ma la nazione israelita non seguì il suo buon esempio e non eliminò completamente ciò che contaminava il paese. La continua presenza dei cananei in mezzo a loro influì sugli israeliti al punto che, con l’andar del tempo, senza dubbio provocò maggiori perdite di vite umane (per non menzionare delitti, immoralità e idolatria) di quante non ne avrebbe provocate il decreto di sterminio dei cananei se fosse stato fedelmente eseguito. (Num. 33:55, 56; Giud. 2:1-3, 11-23; Sal. 106:34-43) Geova aveva avvertito gli israeliti che la sua giustizia e i suoi giudizi non sarebbero stati parziali, e che se gli israeliti avessero stretto relazioni con i cananei, avessero contratto matrimoni con loro e ne avessero adottato le usanze religiose e le abitudini degenerate, ciò avrebbe inevitabilmente fatto incorrere gli israeliti nello stesso decreto di sterminio e di conseguenza anch’essi sarebbero stati ‘vomitati dal paese’. — Eso. 23:32, 33; 34:12-17; Lev. 18:26-30; Deut. 7:2-5, 25, 26.
Giudici 3:1, 2 afferma che Geova lasciò sussistere alcune nazioni cananee “per provare mediante esse Israele, cioè tutti quelli che non avevano fatto l’esperienza di alcuna delle guerre di Canaan; fu solo onde le generazioni dei figli d’Israele avessero esperienza, per insegnar loro la guerra, cioè solo quelli che prima non avevano avuto esperienza di tali cose”. Questo non contraddice la precedente dichiarazione (Giud. 2:20-22) che Geova non aveva scacciato queste nazioni a causa dell’infedeltà d’Israele e anche per “provare mediante esse Israele, se osserveranno la via di Geova”. Anzi è in armonia con quella ragione e dimostra che le successive generazioni degli israeliti avrebbero così avuto l’opportunità di dimostrare ubbidienza ai comandi di Dio relativi ai cananei, provando la loro fede fino al punto di mettere a repentaglio la vita in guerra per dimostrarsi ubbidienti. Le guerre con le nazioni di Canaan descritte poi nel libro dei Giudici, e le successive guerre combattute da Saul e Davide, ne sono un esempio.
Tenuto conto di ciò, è chiaro che le opinioni di alcuni critici, secondo cui la distruzione dei cananei da parte di Israele non sarebbe in armonia con lo ‘spirito’ delle Scritture Greche Cristiane, non corrispondono ai fatti, come dimostrerà un esame dei versetti di Matteo 3:7-12; 22:1-7; 23:33; 25:41-46; Marco 12:1-9; Luca 19:14, 27; Romani 1:18-32; II Tessalonicesi 1:6-9; 2:3; Rivelazione 19:11-21.
STORIA DEI SECOLI SUCCESSIVI
Dopo la conquista, fra cananei e israeliti si stabilì una situazione di coesistenza relativamente pacifica, ma a scapito di Israele. (Giud. 3:5, 6; confronta Giudici 19:11-14). Sovrani siri, moabiti e filistei si susseguirono nel prevalere temporaneamente sugli israeliti, ma solo all’epoca di Iabin, chiamato “re di Canaan”, i cananei avevano riacquistato sufficiente potenza da riuscire a soggiogare Israele per vent’anni. (Giud. 4:2, 3) Dopo la definitiva sconfitta di Iabin a opera di Barac, le difficoltà di Israele nel periodo precedente al regno vennero principalmente da fonti non cananee: da madianiti, ammoniti e filistei. Anche durante il regno di Saul, fra le tribù cananee sono menzionati brevemente solo gli amorrei. (I Sam. 7:14) Il re Davide scacciò i gebusei da Gerusalemme (II Sam. 5:6-9), ma le sue campagne più importanti furono quelle contro filistei, ammoniti, moabiti, edomiti, amalechiti e siri. Quindi i cananei pur essendo ancora in possesso di alcune città e terre nel territorio di Israele (II Sam. 24:7, 16-18), non costituivano più una minaccia dal punto di vista militare. Due guerrieri ittiti sono menzionati fra i combattenti Davide. — I Sam. 26:6; II Sam. 23:39.
Durante il suo regno Salomone mise i rimanenti delle tribù cananee ai lavori forzati in molte sue imprese (I Re 9:20, 21), estendendo i lavori di costruzione fino alla città cananea di Amat molto più a nord. (II Cron. 8:4) Ma le mogli cananee contribuirono poi alla rovina di Salomone, con conseguente perdita di gran parte del regno per il suo erede e corruzione religiosa della nazione. (I Re 11:1, 13, 31-33) Dal regno di Salomone (1037–997 a.E.V.) fino a quello di Ieoram su Israele (ca. 917–905 a.E.V.) solo gli ittiti sembrano aver conservato una certa importanza e forza come tribù, pur trovandosi evidentemente a N del territorio d’Israele e in Siria o nelle vicinanze. — I Re 10:29; II Re 7:6.
I matrimoni con cananei costituivano ancora un problema fra gli israeliti tornati dall’esilio dopo la prigionia in Babilonia (Esd. 9:1, 2), ma i regni cananei, inclusi quelli ittiti, erano evidentemente scomparsi sotto l’impatto dell’invasione sira, assira e babilonese. Il nome “Canaan” fini per riferirsi principalmente alla Fenicia, come nella profezia di Isaia relativa a Tiro (Isa. 23:1, 11, NW, nota in calce) e nel caso della donna “fenicia” (lett. cananea [gr. Kananàia]) della regione di Tiro e Sidone che si era rivolta a Gesù. — Matt. 15:22; confronta Marco 7:26.
IMPORTANZA COMMERCIALE E GEOPOLITICA
Il paese di Canaan formava un ponte fra l’Egitto e l’Asia e, più in particolare, la Mesopotamia. Benché l’economia del paese fosse fondamentalmente agricola, anche il commercio era fiorente e le città portuali di Tiro e Sidone divennero importanti centri commerciali le cui flotte navali erano famose in tutto il mondo allora conosciuto. (Confronta Ezechiele cap. 27). Infatti, fin dal tempo di Giobbe, il nome “Cananeo” era diventato sinonimo di ‘commerciante’ o ‘mercante’ ed è così tradotto. (Giob. 41:6; Sof. 1:11; nota anche il riferimento a Babilonia come “paese di Canaan”, Ezechiele 17:4, 12). Canaan occupava una posizione davvero strategica e fu l’obiettivo dei grandi imperi della Mesopotamia, dell’Asia Minore e dell’Africa che cercavano di controllare il traffico militare e commerciale che avveniva entro i suoi confini. Il fatto che Dio pose il suo popolo eletto in questo paese doveva perciò attirare senz’altro l’attenzione delle nazioni e avere effetti di lunga portata; in senso geografico e, cosa ancor più importante, in senso religioso, si poteva ben dire che gli israeliti dimoravano “al centro della terra”. — Ezec. 38:12.