La prova che adduce benedizione
“Portate tutte le decime alla casa del tesoro, perché vi sia del cibo nella mia casa, e mettetemi alla prova in questo, dice Geova degli eserciti; e vedete se io non v’apro le cateratte del cielo e non riverso su voi tanta benedizione, che non vi sia più dove riporla”. — Malachia 3:10, VR e SA.
1. Per quale motivo nel mondo la prosperità è stata sempre precaria e vacillante?
NON vi è prosperità senza ragione. Se c’è vera prosperità dev’esservi una solida base per essa. Ciò avviene per la prosperità materiale, e avviene anche per la prosperità spirituale. Gli uomini i cui cuori tendono ad ottenere le cose materiali di questo mondo hanno da molto tempo tentato di porre ad esse il fondamento di una durevole prosperità e hanno usato a tal fine i migliori cervelli di questo mondo, ma la loro prosperità è stata sempre molto precaria e vacillante ed essi sono sempre paurosi, con i nervi tesi nell’ansia di possibili periodi di penuria. C’è una spiegazione semplice per tutto questo. La loro prosperità, finché è goduta, è di una specie egoistica ed individuale, sostenuta dalla sapienza di questo mondo; essa ignora la vera fonte e base della reale, durevole prosperità.
2. Qual è la base per la vera prosperità materiale, e quale fatto sostiene tale dimostrabile verità?
2 Ciò che ora diciamo può sembrare strano, ma date tutte le loro crisi economiche e l’instabilità della fiorente condizione attuale i materialisti non hanno argomenti per negarlo né possono smentirlo. La base per la vera prosperità materiale è la prosperità spirituale. Questa verità dimostrabile è sostenuta dal fatto che l’infallibile fonte della prosperità è la Persona più ricca e felice dell’universo, Colui che dice: “Così parla Iddio, Geova, che ha creato i cieli e li ha spiegati, che ha distesa la terra con tutto quello ch’essa produce, che dà il respiro al popolo che v’è sopra, e lo spirito a quelli che vi camminano. Io sono Geova; tale è il mio nome; e io non darò la mia gloria ad un altro, né la lode che m’appartiene, agl’idoli”. (Isa. 42:5, 8, VR e SA) Sebbene sia spirito, egli è il Creatore di tutte le cose materiali, ed ha continuamente il monopolio delle cose materiali. La fonte di tutta la vera e durevole prosperità materiale dev’essere perciò spirituale. Prosperità spirituale significa prosperare nelle nostre relazioni con Geova Dio.
3. Quale prosperità la grande Fonte spirituale pone al primo posto, e perché?
3 La grande Fonte spirituale antepone la prosperità spirituale alla prosperità materiale poiché più importante, essendo la prima base dell’altra. Il famoso “sermone sul monte” pone ciò chiaramente in risalto con le parole di Gesù Cristo, il Figlio del grande Dio di prosperità: “Non siate mai ansiosi e non dite: ‘Che cosa mangeremo?’ o, ‘Che cosa berremo?’ o, ‘Che cosa indosseremo?’ Poiché tutte queste son le cose che le nazioni ansiosamente perseguono. Poiché il vostro Padre celeste sa che avete bisogno di tutte queste cose. Continuate quindi a cercare prima il regno e la sua giustizia, e tutte queste altre cose vi saranno aggiunte”. (Matt. 6:31-33, NM) La prosperità materiale può condurre ad un egoistico godimento dei molti beni di questa terra per lungo o breve tempo, ma conseguire la prosperità spirituale apporterà una vita interminabile in un mondo prosperoso e senza fine, in unione con l’immortale Fonte di tutto, Geova Dio.
4. Quali esempi abbiamo nel passato e nel presente per essere sicuri di questo?
4 Per assicurarci di questo non abbiamo soltanto le parole di Gesù; abbiamo anche un esempio nazionale del passato e uno attuale. L’esempio del lontano passato è la nazione d’Israele nella terra di Palestina. L’esempio di oggi è la “nazione santa” degli unti testimoni di Geova. (Isa. 66:8; 1 Piet. 2:9) I testimoni di Geova sono dunque un esempio di prosperità? Sì, spiritualmente! Ma che dire di tutto l’odio internazionale e della vasta persecuzione da loro subìta? Ciò fa parte della prosperità spirituale, poiché Gesù disse: “Non v’è alcuno che abbia lasciato casa, o fratelli, o sorelle, o madre, o padre, o figliuoli, o campi, per amor di me e per amor dell’evangelo, il quale ora, in questo tempo, non ne riceva cento volte tanto; case, fratelli, sorelle, madri, figliuoli, campi, INSIEME A PERSECUZIONI; e nel secolo avvenire, la vita eterna”. — Mar. 10:29, 30.
5. Quale profezia predisse l’illustrazione oggi fornita dai testimoni di Geova, e che cosa è necessario per il suo adempimento?
5 L’illustrazione oggi fornita dai testimoni di Geova fu predetta all’antico Israele in una profezia, che affermava la regola per acquistare la vera prosperità. Poiché tale regola è in contrasto con le regole di questo mondo, applicarla richiede coraggio, fede e perseveranza e costituisce una prova. Ma è una prova che conferma la regola e adduce una soddisfacente benedizione. La profezia che stabilisce la regola fu pronunciata ventiquattro secoli fa per mezzo del profeta ebraico Malachia con queste parole: “Portate tutte le decime alla casa del tesoro, perché vi sia del cibo nella mia casa, e mettetemi alla prova in questo, dice Geova degli eserciti; e vedrete se io non v’apro le cateratte del cielo e non riverso su voi tanta benedizione, che non vi sia più dove riporla”. — Mal. 3:10, VR e SA.
RAGIONI DELLA PROVA
6. Perché gli Israeliti dei giorni di Malachia non prosperavano materialmente?
6 Per quale motivo il Signore Geova degli eserciti chiedeva di essere messo alla prova? La profezia di Malachia lo mostra chiaramente: ciò accadeva perché nel quinto secolo avanti l’èra cristiana la nazione d’Israele non era spiritualmente sana. Poteva una nazione di ladri, specialmente ladri verso Dio, essere spiritualmente sana? Potevano esserlo i violatori di un patto o alleanza solenne con lui? No, perché essi operavano contro la vera Fonte di tutta la prosperità. Quindi, dato che non erano spiritualmente ricchi non potevano prosperare materialmente. La grande Fonte divina della prosperità voleva vederli prosperare bene materialmente secondo le promesse del suo patto con loro. Ma prima essi dovevano osservare la loro parte di questo patto. Notate perché l’unico vivente e vero Iddio li chiama nazione di ladri e li ammonisce a ravvedersi:
7. Da quale condotta malvagia Geova li richiamò, affinché tornassero a lui?
7 “Io, Geova, non muto; e perciò voi, o figliuoli di Giacobbe [il cui soprannome fu Israele], non siete consumati. Fin dai giorni de’ vostri padri voi vi siete scostati dalle mie prescrizioni, e non le avete osservate. Tornate a me, ed io tornerò a voi, dice Geova degli eserciti. Ma voi dite: ‘In che dobbiam tornare?’ L’uomo dev’egli derubare Iddio? Eppure voi mi derubate. Ma voi dite: ‘In che t’abbiam noi derubato?’ Nelle decime e nelle offerte. Voi siete colpiti di maledizione, perché mi derubate, voi, tutta quanta la nazione!” — Mal. 3:6-9, VR e SA.
8. In che senso essi derubavano Dio, e quale atteggiamento manifestavano verso l’altare di Dio e verso il suo nome?
8 Quando una nazione fa un patto con Geova Dio e le viene comandato di offrire certi sacrifici, ed essa egoisticamente si rifiuta di offrire la specie di sacrificio richiesta, quella nazione inganna, deruba Iddio di ciò che gli spetta e viola così il patto. I termini del patto richiedevano che soltanto animali sani e senza difetti fossero offerti ed accettati per l’altare di Geova. (Lev. 22:21) La profezia di Malachia indica che essi offrivano animali ciechi, zoppi, difettosi, malati e magri e che i loro sacerdoti li accettavano per l’altare di Geova. Il suo altare è come una mensa e i sacrifici offerti su di essa sono come cibo per lui. (Ezech. 41:22; Num. 28:2) Perciò sia il popolo che i sacerdoti dimostravano disprezzo per la sua mensa nel tempio; essi vi offrivano cibo contaminato. Non si curavano molto del suo nome, lo disprezzavano; non lo lodavano. Certamente non offrivano “offerte con giustizia” e quindi non erano “gradevoli a Geova, come ne’ giorni antichi, come negli anni di prima”, allorché il primo tempio era stato edificato e inaugurato dal re Salomone sul Monte Moriah a Gerusalemme. (Mal. 1:6-8, 12-14; 3:3, 4, VR e SA; 2 Cron. 3:1-3; 5:1-14; 7:1-3) Poiché in tal modo ingannavano Dio e i sacerdoti noncuranti lasciavano pensare che a lui ciò non importasse, come potevano giustamente attendersi di ricevere le benedizioni promesse nel patto soltanto ai fedeli, riconoscenti adoratori di Geova Dio?
9. In che cosa incorsero essi, e come questo fu reso evidente?
9 Invece che alle benedizioni, essi furono soggetti alla maledizione di cui Dio li aveva avvertiti nel patto. Nei campi i loro raccolti non arrivavano alla completa maturazione; le locuste e altri insetti li divoravano. Nelle loro vigne i grappoli d’uva avvizzivano oppure cadevano prima della vendemmia. Le nazioni circonvicine non avevano ragioni evidenti per considerare loro un popolo felice e la loro terra dilettevole. Essi non ebbero prosperità materiale poiché non avevano prima ricercata quella spirituale.
10. Per quale motivo principale il rimanente giudaico fu ristabilito nella propria terra nativa, e come l’azione di Ciro rese questo evidente?
10 Gli Israeliti avevano dimenticato o trascurato lo scopo principale per cui nel 537 a.C. erano stati liberati da Babilonia e ristabiliti nella loro terra nativa, la Palestina. La rioccupazione della terra di Giuda e Gerusalemme, lasciata disabitata per settant’anni, e la sua trasformazione da giungla desolata in un paradiso terrestre non era il motivo principale per cui Dio li aveva fatti liberare e rimandare in patria dal conquistatore di Babilonia. La ragione principale era di ripristinarli nei loro privilegi ed obblighi spirituali, ricostruire il tempo di Geova là dov’egli aveva posto il suo nome ed ivi adorarlo. Il re Ciro di Persia, conquistatore di Babilonia, nel primo anno del suo regno pubblicò un decreto nel quale diceva ai Giudei perché li liberava: “Così dice Ciro, re di Persia: L’Eterno [Geova], l’Iddio de’ cieli, m’ha dato tutti i regni della terra, ed egli m’ha comandato di edificargli una casa a Gerusalemme, ch’è in Giuda. Chiunque tra voi è del suo popolo, sia il suo Dio con lui, e salga a Gerusalemme, ch’è in Giuda, ed edifichi la casa dell’Eterno, dell’Iddio d’Israele, dell’Iddio [vero] ch’è a Gerusalemme”. (Esd. 1:1-8) I Giudei che non ritornarono dettero molte contribuzioni materiali sia per la casa che si doveva riedificare a Gerusalemme che per il rimanente giudaico che l’avrebbe ricostruita. E il re Ciro affidò a questo rimanente i vasi sacri che il re Nabucodonosor di Babilonia aveva presi a Gerusalemme dal primo tempio, da lui distrutto. Così la riabilitazione spirituale degli Israeliti li portò alla riabilitazione materiale nella loro terra nativa. Non c’è alcun dubbio al riguardo.
11. Che cosa si disposero a fare i liberati Giudei, che cosa accadde quando trascurarono di condurre a termine il lavoro, e quale domanda sorse al termine di esso?
11 Ritornati a Gerusalemme si disposero immediatamente ad adempiere il loro principale proposito. L’altare a Geova, la sua mensa del tempio, venne ricostruito e le fondamenta del suo secondo tempio furono poste nel luogo del primo. Allorché si intromisero nemici esterni, i costruttori del tempio sospesero il lavoro. Che cosa derivò da tale infedele negligenza per la casa di Geova? Durante i sedici anni in cui il tempio rimase incompiuto, appena cominciato, essi non prosperarono materialmente, per non parlare della prosperità spirituale. I profeti Aggeo e Zaccaria richiamarono ciò alla loro attenzione, ed allora essi sfidarono i loro nemici e ripresero la costruzione del tempio. Quindi Dio cominciò di nuovo a benedirli materialmente conformemente al suo patto. Nel 516 a.C. il tempio fu completato ed inaugurato. Essi ora avevano di nuovo il tempio di Geova col suo sacerdozio funzionante e i suoi Leviti, assistenti dei sacerdoti, e i suoi Nethinei, gli schiavi non israeliti del tempio. Avrebbero essi continuato a considerare prima le cose spirituali, col giusto intendimento che lo spirituale viene prima del materiale e che il materiale dipende dallo spirituale? Sì, durante i giorni del governatore giudeo Zorobabele e del sommo sacerdote Giosuè.
12. Dopo i giorni di Zorobabele e Giosuè come divennero gli Israeliti, e questo loro modo di essere che cosa distrusse?
12 Ma dopo i giorni di questi uomini fedeli di mentalità spirituale gli Israeliti cominciarono a disprezzare le pure benedizioni dell’adorazione di Geova Dio. Essi si affezionarono maggiormente alle cose materiali, divenendo materialisti; e il loro materialismo uccise la loro spiritualità. Pensavano che perseguendo il materialismo a spese della spiritualità avrebbero aumentato i loro beni materiali. Proprio il contrario! Il materialismo distrusse anche la loro prosperità materiale, poiché essi non tenevano conto della Fonte della prosperità. Geova Dio non benedice il materialismo; Egli lo maledice.
13. Per quale motivo dovremmo oggi considerare questi antichi esempi?
13 “Ora queste cose sono divenute i nostri esempi, perché non siamo persone desiderose di cose dannose, com’essi le desiderarono. Ora queste cose accadevano loro come esempi e furono scritte per ammonizione a noi sui quali è sopraggiunta la fine compiuta dei sistemi di cose”. Così disse l’apostolo Paolo, il quale citò pure la profezia di Malachia. (1 Cor. 10:6, 11 e Rom. 15:4, NM) Quindi dobbiamo esaminare come questi antichi esempi si applicano oggi a noi, poiché sin dal 1914 d.C. stiamo vivendo nel “tempo della fine” di questo sistema di cose. A cominciare dalla prima guerra mondiale gli avvenimenti susseguitisi da allora, e tutti predetti da Gesù Cristo, lo dimostrano.
14. Della venuta di chi Malachia avvertì gli Israeliti, e come questo spiega la penetrante procedura di giudizio che sta avendo luogo in tutte le religioni?
14 Un altro fatto: A motivo dell’egoistico, ateo materialismo degli Israeliti il profeta Malachia li avvertì che il Signore Geova Dio accompagnato dal suo Angelo o Messaggero del patto di benedizione sarebbe venuto improvvisamente nel suo tempio, e che allora Egli sarebbe stato giudice e rapido testimone e giustiziere contro gli infedeli materialisti di quel popolo che pretendeva di appartenergli. (Mal. 3:1) Gesù, dopo la morte del suo precursore Giovanni Battista, mostrò che Malachia 3:1 aveva avuto un adempimento ai suoi giorni, come un esempio ammonitore per noi, oggi che ha luogo il più grande adempimento finale. (Matt. 11:10-15; 17:10-13) Il libro Voi potete sopravvivere ad Armaghedon per entrare nel nuovo mondo di Dio (inglese) pubblicato lo scorso giugno, e l’articolo “Geova è nel suo tempio santo”, pubblicato nell’edizione inglese de La Torre di Guardia del 15 novembre 1955, dimostrano che Geova, accompagnato dal suo Angelo del patto, Gesù Cristo, è venuto nel tempio spirituale nella primavera del 1918. Questo spiega la penetrante procedura di giudizio che ha luogo nel tempio di Geova per smascherare le vuote filosofie, le false tradizioni degli uomini e le dottrine demoniche di tutte le religioni che fanno parte di questo vecchio sistema di cose.
15. Con chi cominciò il giudizio nel tempio, e perché?
15 Tuttavia, ricordate che il popolo avvertito da Malachia era quello a cui Geova aveva detto: “I miei testimoni siete voi, dice Geova”. (Isa. 43:10, 12, VR e SA) Pertanto il giudizio cominciò prima per i testimoni di Geova, dopo la sua venuta, nel 1918, nel suo tempio spirituale. A quel tempo essi dovettero affrontare grandi prove a causa delle persecuzioni riversate su di loro, particolarmente dalle nazioni coinvolte nella prima guerra mondiale. Specialmente allora si trovarono in una condizione di cattività e di esilio simile a quella degli antichi Israeliti nella Babilonia pagana. “La paura degli uomini” fu un laccio che li condusse in schiavitù. Questo determinò una negligenza del tempio spirituale di Geova, che è costituito dai suoi unti testimoni. Trattenuti dalla paura degli uomini, danneggiavano i propri interessi spirituali, quindi gli interessi della classe del tempio di Dio; e il servizio del tempio, l’opera assegnata loro da Dio, non veniva compiuto. A loro la Bibbia dice: “Non sapete voi che siete il tempio di Dio e che lo spirito di Dio abita in voi? Se uno distrugge il tempio di Dio, Iddio distruggerà lui; poiché il tempio di Dio è santo, il qual tempio siete voi”. (1 Cor. 3:16, 17, NM) Ma il rimanente della classe del tempio sulla terra non dava al servizio del tempio il peso dovuto a motivo dell’egoistica paura degli uomini e dei governi umani, che cercavano di distruggere questo rimanente della classe del tempio. Pertanto il giudizio di Geova nel suo tempio spirituale dovette cominciare da questo unto rimanente dei suoi testimoni.
16. Quali domande dovette considerare nel 1919 l’unto rimanente, alla sua liberazione dall’antitipica Babilonia, e quale invito ricevette?
16 Nel 1919 Geova Dio mediante il suo più grande Ciro, il regnante Re Gesù Cristo, liberò i suoi testimoni da questa condizione di schiavitù babilonica al mondo. Molti di loro uscirono dalle prigioni letterali dov’erano stati rinchiusi per la loro fede religiosa. Che cosa avrebbero fatto adesso? Si apriva dinanzi a loro il periodo del dopoguerra con tutte le sue opportunità per tentar di ricostruire questo vecchio mondo che la guerra aveva sconvolto sotto la guida della sua nuova Lega delle Nazioni onde dargli una prosperità artificiale. Si sarebbero dunque essi uniti con questo mondo nei suoi desideri e intenti materialistici? Era forse questo ciò per cui avevano pregato nella prigionia babilonica anelando di essere liberi? Era questo il motivo per cui il più grande Ciro di Geova li aveva liberati? Dal punto di vista materialistico le opportunità mondane erano molto invitanti. Ma l’invito e il comando di Dio per loro era: “Portate tutte le decime alla casa del tesoro, perché vi sia del cibo nella mia casa, e mettetemi alla prova in questo, dice Geova degli eserciti; e vedrete se io non v’apro le cateratte del cielo e non riverso su voi tanta benedizione, che non vi sia più dove riporla”. (Mal. 3:10, VR e SA) Il rimanente del tempio agì all’invito di Dio per metterlo alla prova. Come?
L’INTERA DECIMA SPIRITUALE
17. In che modo Dio non chiedeva più di quanto avesse pattuito, e chi fu degno esempio di ubbidienza a questa caratteristica della legge di Dio?
17 Geova Dio non richiedeva più di quanto avesse convenuto o pattuito. Nelle leggi del suo patto con Israele Geova aveva comandato alla nazione di dargli la decima o un decimo di tutto il loro raccolto: “Avrete cura di prelevare la decima da tutto quello che produrrà la tua semenza, da quello che ti frutterà il campo ogni anno”. (Deut. 14:22) Geova Dio aveva messo il suo nome sul tempio ricostruito a Gerusalemme. Perciò le decime dovevano essere portate lì e depositate nella casa del tesoro o magazzino. “Nel luogo che Geova, il vostro Dio, avrà scelto fra tutte le vostre tribù, per mettervi il suo nome; e quivi andrete; quivi recherete i vostri olocausti e i vostri sacrifizi, le vostre decime, quel che le vostre mani avranno prelevato, le vostre offerte votive e le vostre offerte volontarie, e i primogeniti de’ vostri armenti e de’ vostri greggi; e quivi mangerete davanti a Geova, ch’è il vostro Dio, e vi rallegrerete, voi e le vostre famiglie, godendo di tutto ciò a cui avrete messo mano, e in cui Geova, il vostro Dio, vi avrà benedetti”. (Deut. 12:5-7, 11, 12, 17-19; 14:23, VR e SA) Dio meritava quanto v’era di meglio: “Porterai alla casa dell’Eterno, ch’è il tuo Dio, le primizie de’ primi frutti della terra”. (Eso. 23:19; Deut. 26:2-4, 10, 12) Ezechia (re dal 745 al 716 a.C.) fu degno esempio di governatore di Gerusalemme nel far osservare ad Israele questa caratteristica della legge di Geova. — 2 Cron. 31:2-16.
18. Perché doveva esser pagata la decima ai Leviti, e quale influenza aveva tale pagamento sulla condizione materiale dei Leviti?
18 La decima era richiesta dalle dodici tribù d’Israele per sostenere la tribù di Levi, i cui maschi servivano Dio direttamente nel suo tempio come sacerdoti e Leviti. “E ai figliuoli di Levi io do come possesso tutte le decime in Israele in contraccambio del servizio che fanno, il servizio della tenda di convegno. . . . e non possederanno nulla tra i figliuoli d’Israele; poiché io do come possesso ai Leviti le decime che i figliuoli d’Israele presenteranno a Geova come offerta elevata”. (Num. 18:21-24, VR e SA) Così nove decimi del raccolto rimanevano a ciascuna delle dodici tribù, e la tribù di Levi riceveva in tutto dodici decimi. Quando la nazione d’Israele prosperava, i Leviti, se veniva loro pagata l’intera decima, erano sicuri di prosperare.
19. Come si applicava la legge della decima ai Leviti non sacerdoti, e che cosa la decima permetteva a coloro che la ricevevano?
19 Anche i Leviti non sacerdoti dovevano pagare le decime ai sacerdoti della famiglia di Aaronne il Levita. “Parlerai inoltre ai Leviti e dirai loro: Quando riceverete dai figliuoli d’Israele le decime che io vi do per conto loro come vostro possesso, ne metterete da parte un’offerta da fare a Geova: una decima della decima. . . . Così anche voi metterete da parte un’offerta per Geova da tutte le decime che riceverete dai figliuoli d’Israele, e darete al sacerdote Aaronne l’offerta che avrete messa da parte per Geova. Da tutte le cose che vi saranno donate metterete da parte tutte le offerte per Geova; di tutto ciò che vi sarà di meglio metterete da parte quel tanto ch’è da consacrare”. Le decime erano per loro come una paga: “E lo potrete mangiare in qualunque luogo, voi e le vostre famiglie, perché è la vostra mercede, in contraccambio del vostro servizio nella tenda di convegno”. (Num. 18:25-32, VR e SA) “E un sacerdote, figliuolo d’Aaronne, sarà coi Leviti quando preleveranno le decime; e i Leviti porteranno la decima della decima alla casa del nostro Dio nelle stanze che servono di magazzino, poiché in quelle stanze i figliuoli d’Israele e i figliuoli di Levi debbon portare l’offerta”. (Neh. 10:38, 39) In tal modo il pagamento dell’intera decima metteva in grado i sacerdoti e i Leviti di dedicare il loro tempo e le loro forze al compimento dei loro doveri nel tempio di Geova; essa manteneva il servizio del tempio in piena efficienza.
20. Che cosa significava in effetti mancare o rifiutarsi di pagare l’intera decima? Come descrisse Nehemia che ciò aveva influito sui servitori di Geova nel tempio?
20 Il rifiuto o la negligenza nel pagare l’intera decima era derubare Geova Dio, poiché significava sottrargli ciò che egli aveva pattuito e che meritava. (Lev. 27:30) Significava mancare di sostenere i sacerdoti e i Leviti nel servizio del suo tempio; ne risultava una diminuzione del suo personale operante e delle loro attività nel suo tempio. Significava abbandonare la sua casa sacra e i loro interessi spirituali. Ciò influì sui servitori del tempio di Geova proprio come Nehemia, governatore di Giuda, descrisse: “Seppi pure che le porzioni dovute ai Leviti non erano state date [a loro], e che i Leviti e i cantori, incaricati del servizio, se n’eran fuggiti, ciascuno alla sua terra. E io censurai i magistrati, e dissi loro: ‘Perché la casa di Dio è ella stata abbandonata?’ Poi radunai i Leviti e i cantori e li ristabilii nei loro uffici [nel tempio]. Allora tutto Giuda portò nei magazzini le decime del frumento, del vino e dell’olio; e affidai la sorveglianza dei magazzini al sacerdote Scelemia, allo scriba Tsadok, e a Pedaia uno dei Leviti; . . . Il loro ufficio era di fare le repartizioni tra i loro fratelli”. (Neh. 13:10-13) Derubando Dio delle sue decime Israele finì col ridurre i propri benefici e servizi spirituali.
21. Perché, sin dal 1918, gli unti testimoni di Geova non devono pagare la decima secondo l’antica legge, e perché i Cristiani del primo secolo non dovevano pagarla?
21 Poiché Malachia 3:10 si applica agli Israeliti spirituali, il rimanente della classe del tempio, da quando Geova è venuto nel suo tempio nel 1918 per l’opera di giudizio, dovevano forse questi unti testimoni di Geova portargli le decime letterali? No; non più di quanto non vi sia una casa letterale a Gerusalemme con letterali Leviti e sacerdoti della famiglia di Aaronne a cui portare tali decime letterali. Malachia 3:10 ebbe il suo primo adempimento con gli unti Cristiani testimoni di Geova nel primo secolo, dalla Pentecoste dell’anno 33 d.C. in poi. Quindi per noi essi sono un esempio. Dopo essere stati unti con lo spirito santo di Dio nel giorno di Pentecoste questi Giudei cristiani non potevano più portare le decime letterali al tempio di Erode a Gerusalemme. Farlo avrebbe significato sostenere un tempio materiale che Dio aveva abbandonato. Avrebbe significato sostenere un sacerdozio che aveva odiosamente messo a morte Gesù Cristo e che combatteva il Cristianesimo, opponendosi agli apostoli di Cristo, imprigionandoli e tentando di ucciderli. — Matt. 23:37, 38; 27:20; Atti 4:1-10; 5:17-27, 40; 12:1-5.
22. In che modo il racconto dimostra che i Cristiani del primo secolo non erano sottoposti alla decima letterale?
22 Né il rimanente dei Giudei cristiani diede la decima per sostenere i dodici apostoli e il resto del corpo governante della congregazione di Gerusalemme. Se avessero data letteralmente la decima in ubbidienza a Malachia 3:10, come mai allora il racconto dice che i credenti “erano insieme avendo tutte le cose in comune, ed essi andarono a vendere i loro possedimenti e proprietà e a distribuire il ricavato a tutti secondo che se ne aveva bisogno”? “E neppure uno avrebbe detto che alcuna delle cose che possedeva eran sue proprie, ma essi avevano ogni cosa in comune”. (Atti 2:44, 45; 4:32-37; 6:1-6, NM) Materialmente, ciò era più che un’intera decima e non veniva offerta soltanto agli apostoli, sorveglianti e servitori di ministero.
23, 24. Che cos’è la decima antitipica, e come l’illustrava la manata dell’offerta di farina che il sacerdote bruciava sull’altare?
23 Che cos’è quindi la decima che dev’essere portata oggi nel magazzino del tempio spirituale di Geova dal suo popolo? Che cosa simboleggiava o prefigurava anticamente la decima d’Israele?
24 È vero che nelle Scritture il numero dieci è usato come simbolo di totalità terrestre, interezza, completezza; ma non così un decimo. La decima degli Israeliti non simboleggiava tutto quello che i Cristiani dedicano a Dio mediante Cristo. Quindi la decima che gli Israeliti davano a Dio non prefigurava la nostra completa dedicazione a Geova simbolizzata col battesimo in acqua. La decima Israelita non era tutto il loro raccolto; essa era una frazione, un semplice decimo. Perciò rappresentava soltanto una parte di tutto ciò che noi abbiamo dedicato. Questa nostra decima antitipica portata nel magazzino del tempio di Geova è semplicemente un segno o simbolo del fatto che ci siamo dedicati completamente a Geova quale nostro Dio; essa è una commemorazione della nostra dedicazione. È simile alla commemorazione che i sacerdoti facevano direttamente sull’altare a Dio: “Quando qualcuno presenterà a Geova come offerta una oblazione, la sua offerta sarà di fior di farina; vi verserà sopra dell’olio e v’aggiungerà dell’incenso. E la porterà ai sacerdoti figliuoli d’Aaronne; e il sacerdote prenderà una manata piena del fior di farina spruzzata d’olio, con tutto l’incenso, e farà fumare ogni cosa sull’altare, come ricordanza. Questo è un sacrifizio di soave odore, fatto mediante il fuoco a Geova. Ciò che rimarrà dell’oblazione sarà per Aaronne e per i suoi figliuoli; è cosa santissima tra i sacrifizi fatti mediante il fuoco a Geova”. (Lev. 2:1-3, 7-10, 14-16; 6:14-18, VR e SA; Num. 5:25, 26) La manata che il sacerdote bruciava direttamente sull’altare era solo una ricordanza dell’intera offerta a Dio. Il sacerdote poteva usare la rimanenza.
25. Considerato il proposito della decima Israelita, che cos’è, in breve, la nostra decima antitipica?
25 Quindi, anche noi Cristiani che siamo diventati il popolo di Dio dobbiamo dar prova di esserci dedicati completamente a Geova per mezzo di Cristo, e dobbiamo dare questa prova anno dopo anno. Questa nostra regolare contribuzione, simbolo dell’aver dato all’Iddio Altissimo tutto ciò che siamo e possediamo, ecco dunque la nostra decima antitipica. Ricordate che lo scopo della decima israelita era quello di sostenere il tempio di Geova e il suo servizio mediante i suoi eletti sacerdoti e Leviti. Pertanto la nostra antitipica decima rappresenta il sostegno che diamo direttamente al servizio del tempio di Geova. Noi possiamo portare questa decima antitipica nel magazzino del tempio spirituale di Geova in due modi.
26. Come possiamo, almeno in parte, offrire la decima antitipica?
26 In parte, possiamo portare la nostra decima antitipica o spirituale offrendo denaro o doni materiali per promuovere l’adorazione di Geova nel suo tempio spirituale, la cui Pietra angolare di fondamento è Gesù Cristo. (Efes. 2:20-22; 1 Piet. 2:4-6) Queste contribuzioni materiali non sono limitate ad un decimo, né devono essere almeno un decimo; esse possono ammontare a più o a meno di un decimo. Ma devono essere offerte allegramente, perché “Dio ama un donatore allegro”. (2 Cor. 9:7, NM) Noi possiamo fare tali contribuzioni per sostenere e promuovere l’adorazione di Geova donando del denaro allo strumento di servizio dei Suoi testimoni, la Società Torre di Guardia di Bibbie e Trattati di Pennsylvania, o contribuendo alle spese della nostra congregazione locale o a quelle per una più grande assemblea; oppure direttamente ad individui impegnati in qualche ramo del servizio del tempio o ai poveri che appartengono a Geova, e mediante i nostri doni noi prestiamo a Geova. (Prov. 19:17) Le contribuzioni materiali sono soltanto una parte dell’offerta della decima.
27. Come possiamo offrire la decima antitipica riguardo alle adunanze?
27 Possiamo pure portare la nostra decima antitipica o spirituale partecipando personalmente e direttamente all’adorazione nel tempio e promuovendola. L’antica adorazione nel tempio significava andare con la decima nel tempio ed essere in contatto con i sacerdoti, Leviti ed altri Israeliti nella casa di Dio; era più che l’adorazione privata nella propria casa. Così anche noi possiamo portare la nostra decima spirituale assistendo alle adunanze nei luoghi di raduno degli adoratori di Geova e non soltanto essere personalmente presenti ma accettando qualsiasi parte in tali adunanze ed edificando così gli altri con parole o assistenza spirituale; incoraggiando inoltre i nuovi intervenuti o nuovi interessati, come pure aiutando altri a frequentare le adunanze. Tutto ciò potrebbe richiedere una certa preparazione privata per le opportunità di adorazione nel tempio. Trascurare le adunanze vuol dire ora trascurare l’adorazione nel tempio mentre il giorno di Geova s’avvicina. — Ebr. 10:24, 25.
28. Come possiamo offrire la decima antitipica anche rispetto all’attività di campo?
28 Possiamo anche portare le decime spirituali con un’adeguata preparazione e andando quindi nel campo sia da soli che in comitiva per predicare il comandato messaggio del Regno, mostrando così ad altri che adoriamo Geova e incoraggiandoli in tal modo a fare lo stesso. Saremo aiutati nella nostra preparazione a quest’opera assistendo alla “adunanza di servizio” e alla “scuola di ministero teocratico” della congregazione. Le antiche decime servivano a sostenere i sacerdoti e i Leviti. Noi dobbiamo quindi sostenere gli antitipici “figli di Levi”, l’attuale rimanente del “sacerdozio reale” di Geova, nella loro predicazione del suo regno stabilito e nel porre l’adorazione di lui al primo posto, molto al di sopra di tutte le “montagne” politiche e religiose di questo sistema di cose. (1 Piet. 2:5, 9) Questa attività di campo includerà anche l’annuncio dei discorsi pubblici oralmente e mediante foglietti d’invito; l’assistervi personalmente e aiutare altri, sia fratelli dedicati che nuove persone interessate, ad assistervi. La decima spirituale comprende il nostro appoggio al movimento globale di “tutte le nazioni” e di “molti popoli” mentre salgono all’esaltato monte della casa di Geova verso le sue corti del tempio, per adorarlo quivi insieme. — Isa. 2:2-4.
29. Perché sia quelli materialmente poveri che quelli materialmente ricchi devono portare la loro decima spirituale?
29 Questa contribuzione spirituale, insieme alla preghiera, è più importante della contribuzione materiale. Tutte le persone dedicate a Geova Dio, siano esse ricche o povere materialmente, possono portare nel suo magazzino questa specie di decima spirituale. E se alcuni possono permettersi soltanto di dare gli ‘spiccioli della vedova’ (Luca 21:1-4), potranno tuttavia dare la più vitale decima spirituale all’adorazione del tempio, compiendo direttamente l’opera di testimonianza secondo le opportunità, offrendo la casa per tenervi le adunanze dell’adorazione nel tempio, oppure mediante qualche altra profittevole assistenza all’opera di Geova. Le persone materialmente agiate che possono dare denaro o beni non devono pensare che ciò sia sufficiente. Il dono del denaro non li esime dal contribuire spiritualmente con la predicazione e facendo pubblica dichiarazione sia nel luogo di adunanza che fuori nel campo, nell’opera di casa in casa. “Questa buona notizia del regno” dev’essere predicata da tutti gli adoratori nel tempio in tutta la terra abitata per una testimonianza a tutte le nazioni, e noi dobbiamo portare l’intera decima spirituale sostenendo la predicazione e partecipando personalmente ad essa. — Matt. 24:14, NM.