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SerafiniAusiliario per capire la Bibbia
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Ma potrebbe avere anche un altro significato, per affinità col termine arabo che significa “essere nobile”. Un termine derivato da questa radice araba significa infatti “nobile, principe”.
Gesenius prosegue a proposito del primo significato, citando Numeri 21:6 e Isaia 14:29; 30:6. I primi due versetti parlano di “serpenti velenosi [nehhashìm seraphìm]” e li collegano con una “serpe infuocata [saràph]” (Num. 21:8), menzionata anche in Isaia 30:6. Questi si pensa siano così chiamati a motivo del bruciore causato dal loro morso. Quindi, riferendosi a Isaia 6:2, 6, Gesenius dice dei serafini: “ordine di angeli che servono Geova, forniti di sei ali. I rabbini, quali Abulwalid e Kimchi, lo rendono angeli ardenti cioè splendenti, . . . ma il termine ha il significato di bruciare, non splendere; e perciò è meglio . . . attribuirgli il significato di principi, nobili del cielo, che altrove sono chiamati pure [sarìm]”. Più avanti dice a proposito del termine ebraico seraphìm che, anche se potrebbe essere reso serpenti alati (in Isaia 6:2, 6, come alcuni vorrebbero), il primo significato, cioè principi, nobili, è preferibile, poiché altrove il termine è usato solo a proposito di un serpente velenoso. — Hebrew and English Lexicon of the Old Testament, pp. 977, 978.
Il profeta Isaia ci descrive la sua visione (Isa. 6:1-7) dicendo: “Nell’anno che morì il re Uzzia, io, comunque, vidi Geova, seduto su un trono alto ed elevato, e i lembi delle sue vesti riempivano il tempio. Serafini stavano sopra di lui. Ciascuno aveva sei ali. Con due si copriva la faccia, e con due si copriva i piedi, e con due volava. E questo chiamò quello e disse: ‘Santo, santo, santo è Geova degli eserciti. La pienezza di tutta la terra è la sua gloria’.... E io dicevo: ‘Guai a me! Poiché sono come ridotto al silenzio, perché sono un uomo impuro di labbra, e dimoro fra un popolo impuro di labbra; poiché i miei occhi han visto il Re stesso, Geova degli eserciti!’ Allora, uno dei serafini volò verso di me, e nella sua mano c’era un carbone ardente che aveva preso con le molle dall’altare. E mi toccava la bocca e diceva: Ecco, questo ti ha toccato le labbra, e il tuo errore si è dipartito e il tuo peccato stesso è espiato’”.
Non viene fatta alcuna descrizione del Personaggio Divino. Comunque viene detto che i lembi del suo maestoso abito riempivano il tempio, non lasciando posto per nessuno. Il trono non poggiava sulla terra ma, oltre a essere “alto”, era “elevato”. Il fatto che i serafini “stavano sopra di lui” può significare che “si libravano” mediante un paio delle loro ali, proprio come la nuvola “stava” o si librava all’ingresso della tenda di Geova nel deserto. (Deut. 31:15) Il professor Delitzsch osserva a proposito della posizione dei serafini: “I serafini certamente non torreggiavano al di sopra della testa di Colui che sedeva sul trono, ma si libravano sopra il Suo abito di cui la sala era piena”. (Biblical Commentary on the Prophecies of Isaiah, p. 191) La Vulgata, invece di dire “serafini stavano sopra di lui”, dice che stavano sopra di “esso”.
D’ALTO RANGO
Queste potenti creature spirituali sono angeli, che evidentemente hanno una posizione molto elevata nell’ordinamento di Dio, poiché viene mostrato che prestano servizio presso il trono di Dio. I cherubini visti nella visione di Ezechiele erano simili a corridori che scortavano il celeste carro di Dio. (Ezec. 10:9-13) Questa idea di posizioni autorevoli nei cieli è in armonia con Colossesi 1:16, dove si parla di cose “nei cieli e sulla terra, le cose visibili e le cose invisibili, siano troni o signorie o governi o autorità”.
LORO MANSIONI E COMPITI
Il numero dei serafini non è menzionato, ma si chiamavano l’un l’altro, e questo evidentemente voleva indicare che erano da entrambi i lati del trono e annunciavano la santità e la gloria di Geova con un canto antifonale, in cui uno (o un gruppo) ripeteva dopo l’altro o rispondeva all’altro con una parte della dichiarazione: “Santo, santo, santo è Geova degli eserciti. La pienezza di tutta la terra è la sua gloria”. (Confronta la lettura della Legge e la risposta del popolo, in Deuteronomio 27:11-26). Con umiltà e modestia alla presenza del Supremo, essi si coprivano la faccia con un paio di ali, ed essendo in un luogo santo, si coprivano i piedi con un altro paio, in segno di rispetto per il Re celeste.
Il fatto che i serafini annunciano la santità di Dio dimostra che hanno l’incarico di far proclamare la sua santità e far riconoscere la sua gloria in ogni parte dell’universo, inclusa la terra. Un serafino toccò le labbra di Isaia per purificarlo dal peccato e dall’errore mediante un carbone ardente preso dall’altare; quest’azione può fornirci un’indicazione che la loro opera comporta la purificazione dal peccato fra il popolo di Dio, purificazione basata sul sacrificio di Gesù Cristo sull’altare di Dio.
IL LORO ASPETTO NELLA VISIONE
La descrizione dei serafini aventi piedi, ali, ecc., va intesa in senso simbolico, e la loro somiglianza all’aspetto di creature terrene rappresenta unicamente le capacità che hanno o le mansioni che svolgono, proprio come Dio spesso dice simbolicamente di avere occhi, orecchi e altre caratteristiche umane. A indicare che nessun uomo conosce l’aspetto di Dio, l’apostolo Giovanni dice: “Diletti, ora siamo figli di Dio, ma non è stato ancora reso manifesto che cosa saremo. Sappiamo che quando egli sarà reso manifesto, saremo simili a lui, perché lo vedremo come egli è”. — I Giov. 3:2.
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Sergio PaoloAusiliario per capire la Bibbia
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Sergio Paolo
Proconsole di Cipro quando Paolo verso il 47 E.V. si recò sull’isola durante il primo viaggio missionario. Luca correttamente lo chiama “proconsole”, perché l’amministrazione di Cipro in quel tempo dipendeva dal Senato romano e non dall’imperatore. Cipro era stata una provincia imperiale, ma nel 22 a.E.V. Augusto la sottopose all’autorità del Senato. Sull’isola è stata rinvenuta un’iscrizione del 55 E.V. circa che include le parole “durante il proconsolato di Paolo”.
Il nome si trova anche altrove nel mondo romano, per esempio a proposito del conservatore del Tevere sotto Claudio, ma non è certo che avesse alcun rapporto col Sergio Paolo menzionato nella Bibbia.
Sergio Paolo risiedeva a Pafo, sulla costa O dell’isola. Era “uomo intelligente” e, poiché desiderava ardentemente udire la parola di Dio, convocò Barnaba e Paolo. Mentre parlavano con lui, Elima (Bar-Gesù), uno stregone ebreo, “si opponeva loro, cercando di allontanare il proconsole dalla fede”. Ma Paolo, pieno di spirito santo, disse a quell’oppositore della buona notizia che sarebbe stato colpito da temporanea cecità. E lo fu. Presente a questa potente opera dello spirito di Dio, il proconsole diventò credente, “essendo stupito dell’insegnamento di Geova”. — Atti 13:6-12.
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Serpe, serpenteAusiliario per capire la Bibbia
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Serpe, serpente
[ebr. nahhàsh, tannìn, tsèpha‘, tsiph‘ohnì; gr. òphis].
Il termine “serpente” indica un rettile dal corpo allungato, coperto di squame e privo di arti. I serpenti strisciano sul ventre o sulla cassa toracica
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