Fuggite entro le città di rifugio
1. Perché abbiamo bisogno di un luogo di rifugio ad Armaghedon, e come Dio lo prefigurò profeticamente per noi?
LA RESPONSABILITÀ del sangue versato grava su tutto il mondo. Mentre, a modo suo, la Cristianità si sforza pubblicamente di procurare una pace internazionale, al tempo stesso prende le direttive preparando la guerra più sanguinosa di tutti i tempi. In qual luogo possiamo rifugiarci per non essere in alcun modo partecipi della colpevolezza del mondo ad Armaghedon, onde non sia richiesta la nostra stessa vita secondo il patto di Geova concernente la santità del sangue? Geova ha provveduto un unico luogo di scampo e di rifugio, e ce lo raffigurò profeticamente con le città di rifugio da lui stabilite nel paese d’Israele.
2. Che cosa erano i luoghi di rifugio per le nazioni pagane, e perché il loro numero fu infine ridotto?
2 Queste non erano simili ai luoghi di rifugio adottati dalle antiche nazioni pagane. Quelli erano luoghi religiosamente sacri, come i boschetti, i templi e gli altari, e ad essi era dato il diritto di asilo, cioè il diritto di provvedere riparo e protezione contro la punizione per qualche delitto. Il potere protettivo ad essi attribuito si estendeva per un raggio considerevole intorno al luogo sacro, ed era rigorosamente salvaguardato e preservato mediante gravi punizioni inflitte ai violatori di tale protezione. Tuttavia, in questi luoghi di rifugio o asilo, sotto il manto della religione, sia i colpevoli che gli sfortunati potevano trovare riparo e protezione dai funzionari della legge o da quelli che punivano applicando una loro propria legge. Il famoso tempio di Artemide (o Diana) ad Efeso era un luogo pagano di asilo o rifugio e, a questo riguardo, col passar del tempo i suoi privilegi si estesero. In seguito il numero di questi luoghi di rifugio si moltiplicò grandemente fra i Greci ed i Romani, ma si abusò del privilegio di asilo e ciò condusse a un grande aumento di criminali. Pertanto l’imperatore romano Tiberio, dei giorni di Gesù, promosse una solenne inchiesta sulle conseguenze di questo privilegio, provocando così una riduzione nel numero dei luoghi d’asilo ed una limitazione dei privilegi stessi.
3. In Israele era permesso che le città di rifugio si moltiplicassero, e quando Geova menzionò per la prima volta un futuro luogo di rifugio per Israele?
3 Nel paese d’Israele le città di rifugio erano in numero limitato e non provvedevano asilo all’omicida volontario, ma soltanto a chi avesse ucciso involontariamente. Alcuni ritengono che, nei quarant’anni in cui gli Israeliti errarono nel deserto, prima di entrare nella Terra Promessa di Palestina, costituisse rifugio l’accampamento dei servitori del tempio conosciuti come Leviti, a cui appartenevano il sommo sacerdote e il suo corpo di sacerdoti assistenti. La prima volta che Geova Dio diede la legge al profeta Mosè al monte Sinai menzionò un futuro luogo di rifugio dicendo: “Chi percuoterà un uomo con volontà di ucciderlo, sia messo a morte. Se uno poi non ha teso insidie, ma Dio glielo ha fatto cader nelle mani, io determinerò un luogo in cui debba rifugiarsi. Se uno invece con premeditazione e con insidie avrà ucciso il suo prossimo, lo strapperai anche dal mio altare, per farlo morire”. — Eso. 21:12-14, Ti.
4. Che cosa significava strappare il colpevole di omicidio perfino dall’altare di Geova?
4 Questa ultima dichiarazione potrebbe significare che se anche un uomo fosse stato un sacerdote che avesse servito all’altare di Dio, non avrebbe dovuto essere considerato innocente, ma se avesse compiuto un astuto e premeditato delitto avrebbe dovuto essere giustiziato. Oppure, se qualsiasi omicida volontario fosse fuggito per rifugio all’altare aggrappandosi ad uno dei suoi corni con la speranza di trovar riparo nella santità dell’altare, avrebbe dovuto essere portato via e giustiziato come aveva meritato. Dio non protegge i criminali volontari né con la sua legge né con le cose sacre della sua organizzazione. Un esempio di questo è il caso del generale Joab. Durante il regno di Davide, spinto da sentimenti di vendetta e gelosia, egli si rese colpevole versando il sangue di uomini innocenti. A questo aggiunse il delitto di sostenere un usurpatore del trono di Davide invece dell’uomo scelto da Dio per il trono, Salomone figlio di Davide. Quando l’usurpatore mostrò ancora ambizioni per il trono e il re Salomone lo fece uccidere, il generale Joab fuggì e andò ad aggrapparsi ai corni dell’altare, rifiutando di staccarsene, dicendo: “No! voglio morir qui!” Conformemente, il re Salomone lo fece giustiziare quivi, dicendo: “L’Eterno [Geova] farà ricadere sul capo di lui il sangue ch’egli sparse, quando s’avventò contro due uomini più giusti e migliori di lui, e li uccise di spada, senza che Davide mio padre ne sapesse nulla”. (1 Re 2:28-34) Nessuno che uccida o che partecipi volontariamente a spargimento di sangue potrà attendersi che il sacrificio del grande altare di Geova, cioè Gesù Cristo, sia di espiazione al suo delitto o alla sua partecipazione al delitto.
5. Quante città di rifugio dovevano essere stabilite, e perché non erano città comuni?
5 Nel quarantesimo anno del loro viaggio gli Israeliti raggiunsero le deserte pianure di Moab ad est del fiume Giordano, di fronte alla città di Gerico. Piacque allora a Dio di ordinar loro di stabilire a parte sei città di rifugio, tre ad est del fiume e tre ad ovest. Queste non erano semplici e comuni città, ma città appartenenti agli speciali servitori di Geova addetti al suo tempio, delle quali una, Hebron, era la città dei sacerdoti, mentre le altre cinque appartenevano ai Leviti. Essendo luoghi di rifugio in cui il rifugiato non poteva essere toccato dai giustizieri, erano considerate come sacre. Quindi dell’assegnazione delle città leggiamo: “Essi dunque consacrarono Kedes . . . Sichem . . . e Kiriath-Arba, che è Hebron, . . . Betser, . . . Ramoth, in Galaad, . . . e Golan”. (Gios. 20:7, 8) Perciò le città di rifugio avevano lo speciale riconoscimento di Dio, e il loro potere di provvedere rifugio doveva essere rispettato.
6. Che cosa le città di rifugio avevano lo scopo di evitare, e che cosa sarebbe accaduto se gli Israeliti avessero trascurata o scartata questa legge?
6 Lo scopo delle città di rifugio era di evitare che il paese fosse contaminato da sangue innocente; non il sangue di chi fosse stato involontariamente ucciso, ma quello dell’omicida involontario, innocente di qualsiasi cattiva intenzione: “affinché non si sparga sangue innocente in mezzo al paese che l’Eterno [Geova], il tuo Dio, ti dà in eredità, e tu non ti renda colpevole di omicidio”. (Deut. 19:10) Inoltre, se gli Israeliti non avessero tenuto conto della legge delle città di rifugio, tentando di trascurare o scartare la legge, ciò avrebbe portato alla contaminazione del paese col sangue della persona innocente, uccisa sia volontariamente che involontariamente. “Non contaminerete il paese dove sarete, perché il sangue contamina il paese; e non si potrà fare per il paese alcuna espiazione del sangue che vi sarà stato sparso, se non mediante il sangue di colui che l’avrà sparso. Non contaminerete dunque il paese che andate ad abitare, e in mezzo al quale io dimorerò: poiché io sono l’Eterno [Geova] che dimoro in mezzo ai figliuoli d’Israele”. — Num. 35:33, 34.
7. Per vendicare il sangue sparso, chi era fatto a immagine di Dio, e dove poteva fuggire un omicida per salvarsi?
7 Geova riconosceva al parente più stretto della persona ingiustamente uccisa il diritto di mettere a morte l’omicida quando l’avesse trovato. Geova riconosceva questo parente stretto come vindice del sangue e gli concedeva quindi diritto e potere di giustiziere. Così Dio fece il vindice del sangue “a immagine sua”, perché Dio stesso ha il diritto e il potere di giustiziare gli omicidi. (Gen. 9:6) La legge di Dio diceva: “Sarà il vindice del sangue quegli che metterà a morte l’omicida; quando lo incontrerà, l’ucciderà”. (Num. 35:19) Tuttavia, un uomo avrebbe potuto uccidere qualcuno, oppure provocarne la morte accidentalmente, involontariamente, senza cattiveria e premeditazione. Per proteggere tale uomo Dio provvide le città di rifugio, affinché la vita dell’omicida involontario fosse risparmiata fino a che non fosse stato processato e non avesse dimostrato di non aver avuto alcuna intenzione di uccidere e nessun odio micidiale. (Gios. 20:9) Così l’omicida innocente poteva fuggire alla città di rifugio del suo distretto. “Designerete delle città che siano per voi delle città di rifugio, dove possa ricoverarsi l’omicida che avrà ucciso qualcuno involontariamente. Queste città vi serviranno di rifugio contro il vindice del sangue, affinché l’omicida non sia messo a morte prima d’esser comparso in giudizio dinanzi alla raunanza. Delle città che darete, sei saranno dunque per voi città di rifugio”. — Num. 35:11-13.
8. Quale provvedimento della Cristianità cattolica non fu prefigurato da tali città di rifugio, e perché infine questo provvedimento fu abolito?
8 Il patto della legge di Geova con l’Israele naturale provvedeva città di rifugio letterali. Il nuovo patto di Geova con l’Israele spirituale provvede un rifugio consimile. Pertanto le città di rifugio d’Israele tipificavano o prefiguravano una buona cosa a venire, in relazione con Cristo. (Col. 2:16, 17; Ebr. 10:1) Che cosa tipificavano o prefiguravano? Non le chiese e i precinti della Chiesa Cattolica Romana, che una volta provvedevano un santuario o rifugio ai trasgressori della legge. Quando i cosiddetti Cristiani cominciarono ad adottare le consuetudini del paganesimo dando loro un’apparenza cristiana, l’usanza pagana di offrire diritto di asilo nei santuari si trasferì alla Cristianità. Sin dai tempi dell’imperatore romano Costantino le chiese cattoliche romane furono dichiarate rifugi, dove gli infelici potevano rifugiarsi quando erano inseguiti dagli agenti della legge o da potenti e vendicativi nemici. Nel 681 il sinodo di Toledo amplificò il diritto di asilo estendendolo a trenta passi intorno a ogni chiesa. Da quel tempo il privilegio ecclesiastico si diffuse in tutta la Cristianità cattolica e continuò, almeno in Italia, per tutto il tempo che il papa vi restò indipendente e ne ebbe il dominio. Ma questa assunzione ecclesiastica trasferiva il potere dai magistrati civili al sacerdozio e agiva contro la legge e la debita amministrazione della giustizia. Aiutava il colpevole o i simpatizzanti del colpevole ad abusare del privilegio. L’Encyclopedia Americana dice: “Furono gli abusi originati da questo sistema, quali tentativi di sconfiggere i fini della giustizia, che condussero alla sua abolizione in tutti i Paesi cristiani”. — Vol. 24, sotto “Santuario”.
9. Sin da quando le città di rifugio hanno il loro adempimento antitipico, e perché vi è ora urgente bisogno di tale antitipo?
9 Le tipiche città di rifugio hanno il loro adempimento antitipico sin dalla nascita del regno di Dio nei cieli nel 1914 (d.C.) poiché esso rivendicherà il sangue di tutti quelli che sono stati uccisi ingiustamente. Il tempo di rivendicare il sangue innocente si avvicina e vi è urgente bisogno dell’antitipica città di rifugio, poiché sin dal 1918, quando il Signore Geova venne col suo Angelo del patto al tempio spirituale, decorre il tempo di giudizio per determinare la colpevolezza del genere umano per il sangue sparso.
10. Che cos’è oggi l’antitipica città di rifugio? Dove si trova, e chi ne trae beneficio?
10 Qual è oggi l’antitipica città di rifugio? Così come le tipiche città di rifugio erano città dei servitori del tempio, compreso il sommo sacerdote di Geova, l’antitipica città dev’essere un provvedimento di Geova per proteggerci dalla morte per violazione del patto divino concernente la santità del sangue, mediante la nostra accettazione e preservazione dei benefici del servizio attivo del Sommo Sacerdote di Geova, Gesù Cristo. Tale provvedimento protettivo si trova nell’organizzazione teocratica del popolo di Geova. Essa esiste soltanto per quelli prefigurati dall’omicida accidentale o involontario: “Chiunque avrà ucciso il suo prossimo involontariamente, senza che l’abbia odiato prima, . . . si rifugerà in una di queste città ed avrà salva la vita; altrimenti il vindice del sangue, mentre l’ira gli arde in cuore, potrebbe inseguire l’omicida e, quando sia lungo il cammino da fare, raggiungerlo e colpirlo a morte, mentre non era degno di morte, in quanto che non aveva prima odiato il compagno”. — Deut. 19:4-6.
OMICIDIO COLLETTIVO
11. Da quando è stato sparso più sangue che mai nel passato, e specialmente per quale grande contesa?
11 Dalla nascita del regno di Dio mediante Cristo nel 1914 è stato sparso più sangue che mai prima nella storia umana, non soltanto per gli omicidi privati e quelli involontari, ma maggiormente per le uccisioni collettive nelle due più grandi stragi di tutta la storia umana, la prima e la seconda guerra mondiale. Entrambe le parti che parteciparono allo sfrenato massacro umano cercano di giustificarsi e lavarsi le mani sporche di sangue nell’acqua dei vari argomenti giustificativi. Ma noi sappiamo che ambedue s’impegnarono nella grande carneficina nella contesa per il dominio mondiale, sebbene fossero state avvisate dal popolo di Geova sia prima del 1914 che, più particolarmente, dopo il 1914 riguardo alla fine dei “fissati tempi delle nazioni” e all’istituzione del regno di Dio in quell’anno. Queste guerre furono combattute con tutti i mezzi, poiché per combatterle e vincerle furono mobilitate le intere nazioni e tutti i cittadini dovettero contribuire allo sforzo nazionale; e i popolati centri civili dietro le linee divennero obiettivi di bombardamento strategico.
12. Quali scritture dovrebbero ricordare le organizzazioni mondane che cercano di giustificarsi, e perché la religione non è pura a questo riguardo?
12 Quindi le nazioni e le organizzazioni mondane che non si sentono per nulla colpevoli davanti a Dio ricordino le parole di Paolo: “Non ho nessun peso sulla coscienza. Ma per questo non sono rivendicato, bensì chi mi esamina è Geova”. (1 Cor. 4:4, NM) Anche il proverbio: “Tutte le vie dell’uomo gli paion dritte, ma l’Eterno [Geova] pesa i cuori”. (Prov. 21:2) E così le parole apostoliche: “Poiché non colui che raccomanda se stesso è approvato, ma colui che il Signore raccomanda”. (2 Cor. 10:18) Davanti a Dio, Datore e Sostenitore della vita, tutto il genere umano è responsabile dello spargimento di sangue, sia quelli che hanno sparso il sangue direttamente che coloro che hanno dato il loro appoggio morale o materiale. A questo riguardo le vesti della religione non sono pulite, perché in questi massacri i capi religiosi di tutte le nazioni in guerra, anche il clero della Cristianità, hanno pregato i loro dèi per benedizioni celesti sulle proprie forze militari. Quindi alla Cristianità si applicano le parole profetiche rivolte all’infedele Gerusalemme: “Fino nei lembi della tua veste si trova il sangue di poveri innocenti”. — Ger. 2:34.
13. Quale illustrazione tipica provvide Geova per mostrare la comune responsabilità per il sangue sparso?
13 Noi dobbiamo ricordare che il Dio di giustizia imputa al popolo una responsabilità comune per lo spargimento di sangue. Egli ha reso ciò molto chiaro nella legge da lui data ad Israele e concernente una persona uccisa il cui uccisore non fosse mai scoperto: “Quando nella terra di cui l’Eterno, il tuo Dio, ti dà il possesso si troverà un uomo ucciso, disteso in un campo, senza che sappiasi chi l’abbia ucciso, i tuoi anziani e i tuoi giudici usciranno e misureranno la distanza fra l’ucciso e le città dei dintorni”. Per liberarsi della colpa, gli anziani della città più probabilmente colpevole dovevano spezzare il collo di una giovenca che non avesse mai lavorato nel torrente di una valle incolta, e dovevano farlo davanti ai sacerdoti Leviti, “poiché l’Eterno, il tuo Dio, li ha scelti per servirlo e per dare la benedizione nel nome dell’Eterno, e la loro parola ha da decidere ogni controversia e ogni caso di lesione”. Gli anziani di questa città si lavavano quindi le mani sopra la giovenca dal collo spezzato e dovevano dire: “Le nostre mani non hanno sparso questo sangue, e i nostri occhi non l’hanno visto spargere. O Eterno, perdona al tuo popolo Israele che tu hai riscattato, e non far responsabile il tuo popolo Israele del sangue innocente”. Soltanto allora, diceva le legge di Dio, “quel sangue sparso sarà loro perdonato. Così tu torrai via di mezzo a te il sangue innocente, perché avrai fatto ciò ch’è giusto agli occhi dell’Eterno”. — Deut. 21:1-9.
14. Come condividono oggi i popoli una stessa responsabilità per il sangue che ha bagnato la terra?
14 Quindi tutti i popoli, specialmente in questi giorni di guerra totale, mobilitazione nazionale, relazioni, trattati e commercio internazionali, condividono una comune responsabilità per il sangue che ha bagnato la terra, sangue sparso perché le nazioni hanno rifiutato di riconoscere la sovranità universale di Geova e di sottomettersi pacificamente a Gesù Cristo, l’intronizzato Re di Geova, cercando il suo favore.
15. Quali persone sono oggi simili all’omicida che in Israele uccideva involontariamente o senza aver odiato, e in che modo?
15 Chi non è oggi colpevole di spargimento di sangue, sia direttamente che per associazione, sia in tempo di guerra che in tempo di pace? Alcuni possono aver commesso omicidio guidando sbadatamente un’automobile o per altro incidente o volontariamente. Più tardi si saranno pentiti, e mentre la legge può aver loro inflitta una punizione che dev’essere scontata per ‘rendere a Cesare le cose di Cesare’, tuttavia essi hanno implorata la misericordia di Dio, il Datore di vita. Altri possono aver preso parte a uccisioni collettive, pensando coscienziosamente che fosse loro dovere, o perché persuasi dai capi e insegnanti religiosi che fosse volere di Dio e significasse rendere sacro servizio a Dio. Essi hanno poi confessato di aver sbagliato, comprendendo di aver bisogno della misericordia divina. Altri, incitati dalla velenosa opposizione del clero della Cristianità o di altri capi religiosi, si sono uniti alla persecuzione dei testimoni di Geova, provocando la morte di migliaia di essi per la loro integrità verso Dio. Ora comprendono come fossero stati male informati e mal guidati e quanto abbiano bisogno della misericordia di Dio, come ne aveva bisogno Saulo di Tarso. Noi tutti dobbiamo renderci conto della comune responsabilità per la violenta distruzione di vite umane. Pensiamo che se fossimo stati meglio informati e meglio istruiti non avremmo agito in tal modo e non avremmo avuto in essa alcuna parte. Tutto è accaduto accidentalmente o involontariamente per la nostra mancanza di conoscenza e comprensione della legge e volontà di Dio. Chiunque si trovi in questa condizione è simile all’antico omicida in Israele, avendo ‘ucciso il prossimo involontariamente, senza averlo odiato prima’.
16. (a) Che cosa prefigura la fuga a una città di rifugio? (b) Per persone di quale nazionalità servivano le città di rifugio in Israele?
16 La fuga in una città di rifugio raffigura quanto velocemente dobbiamo camminare, sia che siamo dedicati a Dio o no, e come, confessando a lui la nostra colpevolezza per il sangue sparso, lo supplichiamo di aver misericordia di noi per mezzo del suo grande Sommo Sacerdote, Gesù Cristo, che provvide il prezzo di riscatto per tutto il genere umano. Cerchiamo quindi di dimostrare a Dio che il nostro pentimento è sincero rimanendo saldi nel nostro rifugio nei limiti del suo provvedimento, la sua organizzazione teocratica. Dobbiamo tenere in mente per chi fossero le antiche città di rifugio, per ben comprendere chi possa trarre profitto dal loro odierno antitipo. La legge di Geova diceva: “E saranno città di rifugio. Queste sei città serviranno di rifugio ai figliuoli d’Israele, allo straniero e a colui che soggiornerà fra voi, affinché vi scampi chiunque abbia ucciso qualcuno involontariamente”. “Queste furono le città assegnate a tutti i figliuoli d’Israele e allo straniero dimorante fra loro, affinché chiunque avesse ucciso qualcuno involontariamente potesse rifugiarvisi e non avesse a morire per man del vindice del sangue, prima d’esser comparso davanti alla raunanza”. — Num. 35:14, 15 e Gios. 20:9.
17. Chi, dunque, trasse vantaggio per primo dalla protezione divina per gli omicidi involontari, e perché?
17 Quindi anche i membri dello spirituale “corpo di Cristo”, la congregazione degli unti Cristiani, hanno bisogno di questo provvedimento, poiché sono gli antitipici “figli d’Israele”; sono membri dell’Israele spirituale. I primi membri di questo rimanente, durante gli anni della prima guerra mondiale, divennero prigionieri del mondo babilonico perché ebbero paura di uomini altolocati e la loro condotta non fu nettamente separata da questo mondo, non interamente neutrale verso i combattimenti mortali di questo mondo. Non sappiamo precisamente quanta colpa per il sangue sparso addebitasse loro Geova, venuto al suo tempio. Ma dopo che nel 1919 li ebbe liberati dalla loro schiavitù in Babilonia essi si pentirono di ogni peccato commesso, confessarono la loro colpa e cercarono di purificare la loro adorazione a lui, sotto la sua guida e mediante Cristo. Inoltre, sin d’allora, e particolarmente fino al 1931, migliaia di quelli che si erano positivamente macchiati di sangue ascoltarono il messaggio del regno e dell’approssimarsi di Armaghedon e cominciarono a fuggire all’antitipica città di rifugio. Si pentirono e si rivolsero a Dio per ottenere misericordia. Riponendo fede nel suo Sommo Sacerdote Gesù Cristo, si dedicarono completamente a Dio per fare in seguito la sua volontà e per rimanere strettamente nei limiti dei suoi misericordiosi provvedimenti ed essere risparmiati all’esecuzione di tutti i colpevoli di spargimento di sangue ad Armaghedon. In questo tempo di ‘abbreviazione dei giorni di tribolazione a causa degli eletti’ gli Israeliti spirituali furono i primi a trarre beneficio da questa protezione divina per l’omicida involontario.
18. Per quali altre persone serve l’antitipica città di rifugio, secondo la prefigurazione del tipo, e che cosa dimostra questo riguardo al tempo dell’adempimento del tipo?
18 Ma le antiche città di rifugio servivano anche “per i residenti temporanei e per gli immigranti” in Israele. Poiché questi non erano Israeliti non prefigurano quelli dell’Israele spirituale, né quelli del rimanente spirituale di oggi, bensì quelli che si rivolgono al Dio dell’Israele spirituale e desiderano trarre beneficio dai suoi misericordiosi provvedimenti mediante il suo Sommo Sacerdote. I loro occhi si sono aperti e hanno visto quanto responsabile per il sangue sparso sia tutto il mondo, e non vogliono più esserne partecipi, né subirne la punizione con questo mondo ad Armaghedon. Perciò anch’essi fuggono dalla minacciosa esecuzione per entrare nell’antitipica città di rifugio sotto il Sommo Sacerdote Gesù. Nel fuggire dimostrano la sincerità del loro pentimento e della loro fiducia nella misericordia di Dio onde risparmi la loro vita mediante Cristo. Come? Dedicandosi a Dio e sottomettendosi alla sua divina volontà adesso e per tutta l’eternità. Oggi dunque, per salvarsi dalla morte che attende quelli che hanno sparso sangue, centinaia di migliaia di rifugiati della classe del “residente temporaneo” o “immigrante” trovano rifugio nel provvedimento di Geova insieme ai membri del rimanente, nella società del nuovo mondo. Questo è il tempo, e sin dal 1931, che queste “altre pecore” del Signore Gesù vengono radunate nel suo ovile, per essere “un solo gregge” col rimanente dell’Israele spirituale. E questo è una prova ulteriore che adesso, sin dal 1914, è il tempo dell’adempimento del quadro profetico delle città di rifugio.
Cercate L’Eterno [Geova], voi tutti umili della terra, che avete praticato le sue prescrizioni! Cercate la giustizia, cercate l’umiltà! Forse, sarete messi al coperto nel giorno dell’ira dell’Eterno. — Sof. 2:3.