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GionadabAusiliario per capire la Bibbia
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a Davide che Absalom aveva ucciso tutti i figli del re, ma Gionadab fu pronto a rassicurarlo che solo Amnon era morto. (II Sam. 13:3-5, 14, 22, 28-33) Probabilmente è lo stesso “Gionatan” menzionato in II Samuele 21:21 e I Cronache 20:7.
2. Figlio di Recab; compagno del re Ieu. Il suo incontro con Ieu non fu casuale, perché di propria iniziativa Gionadab “gli veniva incontro” e, a sua volta, ricevette la benedizione di Ieu. I successivi avvenimenti dimostrarono che Gionadab era completamente d’accordo con la decisione di Ieu di eliminare l’adorazione di Baal da Israele. A ciascuna proposta di Ieu, Gionadab rispose subito in modo affermativo. Ieu chiese: “È il tuo cuore retto verso di me?” La risposta fu: “Lo è”. “Dammi in effetti la mano”, disse Ieu; e Gionadab gli diede la mano. Una volta sul carro di Ieu, fu detto a Gionadab: “Vieni con me e guarda come non tollero nessuna rivalità verso Geova”. Ancora una volta egli mostrò la sua prontezza. Infine, quando giunsero a Samaria, e tutti gli adoratori di Baal furono radunati, Gionadab non si trasse indietro, ma accompagnò Ieu nella casa di Baal e rimase al suo fianco durante la carneficina che seguì. Allo stesso tempo Ieu mostrò completa fiducia in Gionadab. — II Re 10:15-28.
Quasi trecento anni dopo, i discendenti di Gionadab, i recabiti, per volere di Geova furono usati da Geremia come esempio di fedeltà ai comandi del loro antenato, in contrasto con la disubbidienza a Dio manifestata dal popolo di Giuda e Gerusalemme. Gionadab aveva ordinato ai recabiti di vivere in tende, di non seminare seme né piantare viti e di non bere vino. Quando Geremia offrì loro del vino, essi lo rifiutarono, riferendosi al comandamento del loro antenato Gionadab. Per tale fedeltà Geova promise: “Non sarà stroncato da Gionadab figlio di Recab un uomo che stia dinanzi a me per sempre”. — Ger. 35:1-19.
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GionatanAusiliario per capire la Bibbia
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Gionatan
(Giònatan) [Geova ha dato]. Forma italiana dei due nomi ebraici Yohnathàn e Yehohnathàn.
1. Levita che prestò servizio come sacerdote in relazione alla falsa adorazione in casa di Mica in Efraim e poi per i daniti. Nei capitoli 17 e 18 di Giudici viene menzionato più volte un giovane levita che, in Giudici 18:30, è chiamato “Gionatan figlio di Ghersom, figlio di Mosè”. Il fatto che in precedenza venga detto che era “della famiglia di Giuda” può semplicemente indicare che risiedeva a Betleem nel territorio di Giuda.
Durante i suoi vagabondaggi Gionatan capitò in casa di Mica sui monti di Efraim. Mica aveva in casa sua un’immagine scolpita. Gionatan acconsentì a prestare servizio come sacerdote per la casa anche se non era della famiglia di Aaronne e un’immagine veniva usata nell’adorazione. In seguito cinque daniti che cercavano un posto dove parte della tribù potesse stabilirsi incontrarono Gionatan. Gli chiesero di interrogare Dio per sapere se avrebbero avuto successo, ed egli diede loro un responso favorevole nel nome di Geova.
Quando seicento uomini di Dan, con le famiglie e il bestiame, passarono dalla casa di Mica diretti a N, portarono via gli oggetti di culto inclusa l’immagine scolpita. Inoltre indussero l’egoista Gionatan a unirsi a loro per diventare loro sacerdote anziché sacerdote di una sola famiglia. (Giud. 17:7–18:21) Gionatan “e i suoi figli divennero sacerdoti della tribù dei Daniti fino al giorno che il paese fu portato in esilio”. (Giud. 18:30) Alcuni commentatori hanno applicato questo versetto a una conquista della regione, come quella di Tiglat-Pileser III, o di tutte le tribù settentrionali da parte di Salmaneser V. (II Re 15:29; 17:6) Ma poiché il libro di Giudici fu scritto da Samuele, doveva riferirsi a un avvenimento precedente. Giudici 18:31 dice che i daniti tennero per sé l’immagine scolpita “tutti i giorni che la casa del vero Dio restò a Silo”. Questo indica il periodo di tempo a cui si riferiva il versetto precedente, e conferma il fatto che la famiglia di Gionatan prestò servizio sacerdotale finché l’Arca non venne catturata dai filistei. Alcuni sostengono che al versetto 30 si dovrebbe leggere: ‘Fino al giorno che l’arca fu portata in esilio’. (I Sam. 4:11, 22) Ma questa può essere la conclusione corretta circa la durata del sacerdozio della famiglia di Gionatan anche senza alterare il testo, poiché il versetto 30 può essere inteso nel senso che il paese, in certo qual modo, fu portato in esilio quando l’Arca venne catturata.
2. Figlio maggiore e favorito del beniaminita re Saul e, evidentemente, di Ahinoam figlia di Ahimaaz. (I Sam. 14:49, 50) Gionatan è noto principalmente per l’amicizia disinteressata che nutrì per Davide e l’aiuto che diede al re designato da Geova.
Gionatan è menzionato per la prima volta nei primi anni del regno di Saul quale valoroso comandante di mille guerrieri. (I Sam. 13:2) Perciò a quel tempo doveva avere almeno vent’anni e quindi essere sulla sessantina quando morì nel 1077 a.E.V. (Num. 1:3) Davide aveva trent’anni quando Gionatan morì. (I Sam. 31:2; II Sam. 5:4) All’epoca della loro amicizia Gionatan doveva dunque avere circa trent’anni più di Davide. Il fatto che Gionatan fosse ormai adulto quando Saul diventò re può spiegare il suo temperamento e la sua mentalità. Durante gli anni formativi può aver sentito l’influenza del padre che, fino al momento di essere scelto quale re, aveva manifestato modestia, ubbidienza e rispetto per le disposizioni di Geova. — I Sam. 9:7, 21, 26; 10:21, 22.
La prima volta che viene menzionato, Gionatan con coraggio portò mille uomini male armati alla vittoria contro la guarnigione filistea di Gheba. In risposta il nemico si radunò a Micmas. Segretamente Gionatan e il suo scudiero si allontanarono da Saul e dai suoi uomini raggiungendo l’avamposto nemico. Con quest’unica azione Gionatan manifestò il suo valore e la capacità di ispirare fiducia in altri pur riconoscendo la direttiva di Geova, poiché per agire attese un segno da Dio. I due intrepidi combattenti da soli abbatterono venti filistei, cosa che provocò un combattimento in grande stile e la vittoria di Israele. (I Sam. 13:3–14:23) Mentre era in corso il combattimento Saul avventatamente maledisse con un giuramento chiunque avesse mangiato prima della fine della battaglia. Gionatan che non se sapeva nulla mangiò un po’ di miele selvatico. Più tardi, di fronte a Saul, Gionatan non si sottrasse alla morte per aver mangiato del miele. Tuttavia fu redento dal popolo consapevole che quel giorno Dio era con lui. — I Sam. 14:24-45.
Queste imprese dimostrano chiaramente che Gionatan era un coraggioso, abile e potente guerriero. Di lui e di Saul è stato detto che erano “più veloci delle aquile” e “più forti dei leoni”. (II Sam. 1:23) Era un esperto arciere. (II Sam. 1:22; I Sam. 20:20) Tali qualità virili possono averlo reso particolarmente caro a Saul. Sembra infatti che fossero molto uniti. (I Sam. 20:2) Questo però non oscurava lo zelo di Gionatan verso Dio né la lealtà al suo amico Davide.
Davide era stato introdotto alla corte del re affinché
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