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ObabAusiliario per capire la Bibbia
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per guidare la nazione, dato che conosceva molto bene la zona. Anche se in un primo momento rifiutò, Obab evidentemente accompagnò gli israeliti, infatti i suoi discendenti, i cheniti, si stabilirono nel deserto di Giuda a S di Arad, e viene detto che vi si trovavano ancora all’epoca di Saul e di Davide. — Num. 10:29-32; Giud. 1:16; I Sam. 15:6; 27:10; 30:26, 29.
In Giudici 4:11 il testo ebraico dice però che Obab era suocero di Mosè. Nella Traduzione del Nuovo Mondo questo versetto segue l’originale ebraico, dove si parla dei “figli di Obab, il cui genero era Mosè”. Questa versione concorda con molte traduzioni italiane in cui viene detto che Obab era suocero di Mosè. (Vedi ATE, CEI, VR, ecc.). Quindi Obab poteva essere il nome di due personaggi diversi, cioè sia del suocero che del cognato di Mosè. Questo non è insolito visto che lo stesso suocero di Mosè aveva più nomi. — Confronta Esodo 2:16-22; 3:1.
D’altra parte, se solo il figlio di Reuel si chiamava Obab e questo era il nome del cognato di Mosè soltanto, il riferimento a Obab quale suocero di Mosè doveva significare che era considerato il rappresentante di suo padre Reuel, il quale probabilmente era già morto.
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Obed–EdomAusiliario per capire la Bibbia
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Obed-Edom
(Òbed-Èdom) [servitore di Edom].
Gattita nella cui casa l’arca del patto rimase per tre mesi dopo aver rischiato di capovolgersi con conseguente morte di Uzza. Per tutto il tempo che vi rimase, Obed-Edom e la sua famiglia furono benedetti da Geova, e quando Davide lo seppe pensò che era un’indicazione che Geova era favorevole a far portare la sacra arca a Gerusalemme. — II Sam. 6:10-12; I Cron. 13:13, 14; 15:25.
Obed-Edom era “Gattita”. Normalmente questo termine designava un filisteo di Gat, ma poteva riferirsi anche a qualcuno originario di Gat-Rimmon, città levitica nel territorio di Dan attribuita ai cheatiti. (Gios. 21:20, 23, 24) Dato che gli venne affidata l’Arca, doveva essere un levita, e quindi un gattita di Gat-Rimmon non un filisteo di Gat.
Il nome Obed-Edom ricorre diverse volte fra i leviti musicisti e portinai dell’epoca di Davide. Sono menzionati almeno due personaggi così chiamati (I Cron. 15:21, 24; 16:38), ma, a parte questo, non è possibile determinare se i diversi altri versetti si riferiscono all’uno o all’altro di questi, o ad altri loro contemporanei.
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OcchioAusiliario per capire la Bibbia
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Occhio
Organo della vista (una specie di efficientissima telecamera con messa a fuoco completamente automatica), dal quale gli stimoli luminosi vengono trasmessi al cervello, dove l’oggetto messo a fuoco sulla retina viene percepito come sensazione visiva. Il fatto di possedere due occhi, come ha l’uomo, permette di avere una visione stereoscopica.
GLI OCCHI DI GEOVA
Dio aiuta gli esseri umani a capire e apprezzare cose che lo riguardano paragonandole a cose che vediamo e conosciamo bene. Perciò dice figurativamente che i suoi “occhi” sono sul suo popolo, per indicare la vigile e amorevole cura che ha di loro. L’apostolo Pietro dice: “Gli occhi di Geova sono sopra i giusti”. (I Piet. 3:12) Dio dà risalto alla cura e sensibilità che ha per il loro benessere dicendo che i suoi servitori sono la “pupilla” del suo occhio, indicando metaforicamente come sono preziosi per lui e con quale prontezza interviene a loro favore se il nemico li tocca. — Deut. 32:10; Sal. 17:8.
Per descrivere come Dio osserva le azioni di tutti gli uomini, Geremia ha scritto che i suoi “occhi sono aperti su tutte le vie dei figli degli uomini, per dare a ciascuno secondo le sue vie”. (Ger. 32:19) Dell’onniscienza di Geova e della sua intenzione di rendere giustizia a tutti, l’apostolo Paolo scrive: “Non vi è creazione che non sia manifesta alla sua vista, ma tutte le cose sono nude e apertamente esposte agli occhi di colui al quale dobbiamo render conto”. (Ebr. 4:13; II Cron. 16:9; Sal. 66:7; Prov. 15:3) Per spiegare con quale attenzione Dio osservi gli uomini, il salmista dice: “I suoi propri occhi guardano, i suoi propri occhi brillanti esaminano i figli degli uomini” — Sal. 11:4.
USO ILLUSTRATIVO
L’occhio umano è un importante canale di comunicazione con la mente, e ha molta influenza sui sentimenti e le azioni. Satana tentò Eva facendole desiderare qualche cosa che aveva visto coi suoi occhi. (Gen. 3:6) Cercò di indurre Gesù a peccare appropriandosi indebitamente cose viste coi suoi occhi. (Luca 4:5-7) E l’apostolo Giovanni ci dice che “il desiderio degli occhi” è una delle cose che hanno origine da questo mondo, in procinto di scomparire. (I Giov. 2:16, 17) Gli occhi inoltre esprimono molti sentimenti, e perciò nelle Scritture ricorrono le espressioni “occhi alteri” (Prov. 6:17); “occhi lucenti” (della seducente donna malvagia — Prov. 6:25); “occhi pieni d’adulterio” (II Piet. 2:14); “occhio ingeneroso” (Prov. 23:6); “occhio invidioso” (Prov. 28:22); ‘occhio malvagio’ (“mal occhio”, VR); quest’ultima espressione non si riferisce a qualche virtù magica dell’occhio, ma a un occhio che rivela cattive intenzioni, il contrario di un “occhio benigno”. — Matt. 20:15; Prov. 22:9.
Un cenno fatto con gli occhi può esprimere molto bene i sentimenti di una persona. Gli occhi possono mostrare pietà o mancanza di pietà (Deut. 19:13); possono ‘ammiccare’ o si possono ‘strizzare’ per deridere qualcuno o con intento tutt’altro che sincero. (Sal. 35:19; Prov. 6:13; 16:30) Chi non vuol vedere o chi non desidera compiere un’azione per qualcun altro si può dire che chiude o nasconde gli occhi. (Matt. 13:15; Prov. 28:27) Viene detto che gli occhi dello stupido sono “all’estremità della terra”, cioè vagano qua e là senza guardare qualcosa in particolare, poiché i suoi pensieri sono ovunque tranne dove dovrebbero essere. (Prov. 17:24) Anche la salute e il vigore di una persona o la sua felicità sono evidenti dall’aspetto dei suoi occhi. — I Sam. 14:27-29; Deut. 34:7; Giob. 17:7; Sal. 6:7; 88:9.
VEDERE DIO
Le creature spirituali, gli angeli, sono in grado di contemplare lo splendore di Geova (Matt. 18:10; Luca 1:19), vista che nessun occhio umano può sostenere. (Eso. 33:20; Giov. 1:18) Tuttavia Gesù disse al discepolo Filippo: “Chi ha visto me ha visto anche il Padre”. (Giov. 14:9) E l’apostolo Giovanni affermò: “Chi fa il male non ha visto Dio”. (III Giov. 11) Ovviamente coloro dei quali viene detto che vedono Dio non lo vedono con gli occhi fisici, ma con quelli che l’apostolo Paolo definiva ‘gli occhi del cuore’. (Efes. 1:18) Vedono con gli occhi del cuore coloro che sono realmente riusciti a conoscere Dio, apprezzando le sue qualità, e per questo Giovanni poteva dire: “Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore”. — I Giov. 4:8.
La Bibbia indica chiaramente che coloro che Dio chiama alla vita celeste con Cristo vedranno letteralmente Dio; questo richiede la trasformazione in una natura divina, la risurrezione con un corpo spirituale celeste. — I Piet. 1:4; II Piet. 1:4; I Cor. 15:50-54; confronta I Pietro 3:18.
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