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LapidazioneAusiliario per capire la Bibbia
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22:21). Dopo di che, come monito, il cadavere poteva essere appeso a un palo, ma non oltre il tramonto, infatti veniva sepolto il giorno stesso. — Deut. 21:21-23.
Gesù disse che Gerusalemme ‘aveva ucciso i profeti e lapidato quelli che le erano stati mandati’. (Matt. 23:37; confronta Ebrei 11:37). Cristo stesso fu minacciato di lapidazione. (Giov. 8:59; 10:31-39; 11:8) Stefano venne ucciso in tal modo. (Atti 7:58-60) A Listra ebrei fanatici “lapidarono Paolo e lo trascinarono fuori della città, immaginando che fosse morto”. — Atti 14:19; confronta II Corinti 11:25.
Per i reati che comportavano la pena della lapidazione, vedi REATI E PUNIZIONI.
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LastricoAusiliario per capire la Bibbia
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Lastrico
Spiazzo lastricato di Gerusalemme dove il procuratore romano Ponzio Pilato sedeva in tribunale quando Gesù Cristo fu portato davanti a lui per essere processato. Il luogo era chiamato in ebraico “Gabbathà”, vocabolo di derivazione incerta che forse significava “colle”, “altura” o “spazio aperto”. Il nome greco Lithòstroton poteva indicare una pavimentazione a mosaico, di artistico valore ornamentale. Tuttavia alcuni avanzano l’ipotesi che il cosiddetto “Lastrico” fosse una tribuna di marmo rialzata. (Giov. 19:13, NW) Svetonio, biografo e storico romano del II secolo E.V., dice che Giulio Cesare portava con sé nelle spedizioni militari lastre di marmo già preparate per erigere una tribuna nel luogo in cui emetteva decisioni giudiziarie.
Giuseppe Flavio, storico ebreo del I secolo, parlando di certi disordini, disse che “Pilato sedeva sul suo tribunale, nella grande piazza del mercato”. (Guerra giudaica, Libro II, cap. IX, 3) Il “Lastrico” dove Gesù comparve davanti a Pilato poteva essere uno spiazzo aperto davanti al palazzo di Erode il Grande; molti studiosi propendono per identificarlo col luogo dove sorgeva la fortezza Antonia o nei pressi, a NO dell’area del tempio. Ma l’esatta ubicazione del Lastrico rimane sconosciuta. — Vedi ANTONIA, FORTEZZA.
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LatinoAusiliario per capire la Bibbia
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Latino
Lingua indoeuropea da cui sono derivate le lingue romanze o neolatine come italiano, spagnolo, francese, portoghese e romeno. L’ultima parte del II secolo E.V. vide affermarsi da parte delle alte sfere religiose di Roma la tendenza ad adottare il latino in sostituzione del greco quale lingua della gerarchia romana. Uno dei risultati di ciò fu la produzione della Vulgata latina, traduzione di Girolamo del IV secolo E.V., seconda in quanto a notorietà solo alla Settanta greca fra le antiche traduzioni della Bibbia.
Il latino era la lingua della Roma imperiale e perciò era la lingua ufficiale in Palestina quando Gesù Cristo era sulla terra, anche se non era comunemente parlato dalla popolazione. Non sorprende dunque che si trovino alcuni latinismi nelle Scritture Greche Cristiane. Il termine “latino” ricorre una sola volta nella Bibbia in Giovanni 19:20, dove ci viene detto che l’iscrizione affissa sul palo di tortura al di sopra di Gesù era in ebraico, greco e latino.
Il latino fa sentire in vari modi la sua presenza nelle Scritture Greche Cristiane. In questa parte della Bibbia ricorrono oltre quaranta nomi propri latini di persona e di luogo, come Aquila, Luca, Marco, Paolo, Cesarea e Tiberiade. Troviamo l’equivalente greco di una trentina di termini latini di natura domestica, economica, giudiziaria e militare come centurio (Mar. 15:39, centurione o “ufficiale dell’esercito”), denarius (Matt. 20:2, “denaro”) e speculator (Mar. 6:27, “guardia del corpo”). Ricorrono anche certe espressioni o costruzioni proprie del latino come l’uso delle forme nominali del verbo, “desiderando soddisfare la folla” (Mar. 15:15), o dell’ablativo assoluto, “dopo aver preso sufficiente cauzione”. (Atti 17:9) Pure la sintassi del periodo risente a volte l’influenza del latino. Fino a che punto però, è una questione discussa da diversi studiosi.
I latinismi sono presenti principalmente in Marco e Matteo; Marco vi ricorre più di qualsiasi altro scrittore biblico. Questo avvalora la convinzione che abbia scritto il suo Vangelo a Roma e principalmente per i gentili, specie per i romani. Paolo fa poco uso di latinismi, che sono del tutto assenti nella Settanta.
La presenza di latinismi nelle Scritture ha più che un interesse semplicemente accademico per chi ama la Bibbia. È in armonia con quanto essa dice circa l’occupazione romana della Palestina quando Gesù Cristo era sulla terra. Inoltre l’uso di simili latinismi da parte dei migliori scrittori greci secolari dell’epoca conferma che le Scritture Cristiane sono state indubbiamente prodotte negli anni di cui parlano. Questo fatto attesta ulteriormente l’autenticità delle Scritture Greche Cristiane.
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LatteAusiliario per capire la Bibbia
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Latte
Liquido prodotto nelle mammelle dei mammiferi per il nutrimento dei loro piccoli, e usato nell’alimentazione umana. (Gen. 18:8; Giud. 4:19; 5:25) Il termine ebraico reso latte di solito si riferisce al “latte fresco”, e si distingue da quagliata, formaggio e burro. (Deut. 32:14; II Sam. 17:29; Giob. 10:10; Prov. 27:27) Nessuna distinzione viene fatta invece fra latte di mucca, di pecora e di capra. (Ezec. 25:4; I Cor. 9:7) Il latte acido o cagliato spesso veniva addolcito con miele ed era considerato una bevanda rinfrescante. Davide portò “dieci porzioni di latte” (“formaggio”, Vg) al “capo dei mille” mentre portava da mangiare ai suoi fratelli nell’accampamento militare. Tali porzioni potevano essere forme di formaggio fresco. La Concordata dice “dieci forme di ricotta”. — I Sam. 17:17, 18.
CUOCERE UN CAPRETTO NEL LATTE DI SUA MADRE
‘Cuocere un capretto nel latte di sua madre’ era una violazione della legge mosaica. (Deut. 14:21) Tale divieto è menzionato due volte in relazione alla festa delle primizie che si teneva ai primi di giugno. (Eso. 23:19; 34:26) Molti commentatori ritengono perciò che la legge sia stata promulgata perché i cananei e altri popoli osservavano in quell’epoca dell’anno un rito idolatrico. In proposito viene citata un’opera di Ralph Cudworth, studioso di ebraico del XVII secolo (che basava le sue conclusioni su un antico commentario caraitico): “Era consuetudine degli antichi pagani, quando avevano raccolto tutti i loro frutti, prendere un capretto e cuocerlo nel latte della sua genitrice; e quindi, come in un rito magico, andare in giro a spruzzarne tutti gli alberi e i campi, gli orti e i frutteti, pensando in tali modi di renderli fruttiferi, onde potessero produrre l’anno successivo un raccolto più abbondante”. (Clarke’s Commentary, Vol. I, pp. 421, 422; M’Clintock e Strong, Cyclopædia, Vol. VI, p. 257) Pure degno di nota è il fatto che uno degli antichi documenti rinvenuti a Ras Shamra parli di un capretto cotto nel latte in relazione a certe offerte pagane, forse delle primizie della raccolta.
NELLA PROFEZIA
Parlando di Emmanuele era stato predetto: “A motivo dell’abbondanza della produzione del latte,
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