-
Eliab, un Giudeo non idoneo per il regnoLa Torre di Guardia 1978 | 15 novembre
-
-
Eliab, un Giudeo non idoneo per il regno
UNA profezia pronunciata dal patriarca Giacobbe in punto di morte rese chiaro che un giorno il regno sarebbe stato esercitato dai discendenti di Giuda, suo quarto figlio. Giacobbe disse: “Lo scettro [sovranità regale] non si allontanerà da Giuda, né il bastone del comandante [autorità di comandare] di fra i suoi piedi, finché venga Silo [il Messia]; e a lui apparterrà l’ubbidienza del popolo”. (Gen. 49:10) Ma chi sarebbe stato il primo Giudeo che avrebbe esercitato l’autorità e il potere del regno?
La risposta a questa domanda fu data oltre 600 anni dopo che Giacobbe aveva fatto la sua dichiarazione profetica. Il profeta Samuele fu mandato a Betleem per ungervi come re uno dei figli del giudeo Iesse. Da un punto di vista umano, la scelta logica sarebbe stata quella di Eliab, il primo figlio di Iesse. Era un uomo di notevole aspetto, alto e bello. Vistolo, Samuele disse fra sé: “Di sicuro il suo unto è dinanzi a Geova”. (1 Sam. 16:6) Ma non fu così. Geova disse: “Non guardare il suo aspetto e l’altezza della sua statura, poiché l’ho rigettato. Poiché non come vede l’uomo vede Dio, perché il semplice uomo vede ciò che appare agli occhi; ma in quanto a Geova, egli vede ciò che è il cuore”. (1 Sam. 16:7) Un successivo episodio della vita di Eliab ben dimostra perché non fu idoneo per il regno.
Quando scoppiò la guerra tra i Filistei e gli Israeliti, Eliab era nell’esercito del re Saul. Insieme al resto degli uomini, udì la sfida del campione filisteo Golia: “. . . Io stesso in effetti biasimo in questo giorno le linee di battaglia d’Israele. Datemi un uomo, e combattiamo insieme!” — 1 Sam. 17:8-10.
Come reagì Eliab? Mostrò fede nella capacità di Geova di fargli avere la vittoria nel combattimento contro Golia? No, Eliab non fece nessuno sforzo per mostrarsi coraggioso. Evidentemente ebbe la stessa reazione degli altri Israeliti. La Bibbia narra: “Quando Saul e tutto Israele ebbero udito queste parole del Filisteo, furono atterriti ed ebbero grande timore”. — 1 Sam. 17:11.
Il filisteo Golia continuò a biasimare Israele ogni mattina e ogni sera per 40 giorni. (1 Sam. 17:16) In quel tempo Iesse mandò il figlio più giovane Davide, scelto da Geova per il regno, nell’accampamento israelita con provviste di cibo per Eliab e i suoi due altri fratelli e anche per il capo di mille uomini. Iesse comandò a Davide: “Dovresti vedere se i tuoi propri fratelli stanno bene, e dovresti prendere da loro un segno”. (1 Sam. 17:18) Iesse evidentemente voleva sapere come stavano i suoi tre figli e desiderava un “segno” o evidenza che erano vivi e stavano bene.
Arrivato sul posto, Davide udì un grido di guerra. Lasciate le provviste presso il guardiano del bagaglio, andò di corsa alla linea di battaglia per parlare coi suoi fratelli. Mentre chiedeva come stavano, Golia si mise al suo posto e alzando la voce biasimò l’esercito israelita. Quando Davide mostrò di interessarsene chiedendo agli uomini che gli stavano accanto cosa succedeva, Eliab si accese d’ira. — 1 Sam. 17:20-28.
Rivolgendosi a Davide, Eliab disse: “Perché sei sceso? E alla cura di chi hai lasciato quelle poche pecore nel deserto? Io stesso conosco bene la tua presunzione e la cattiveria del tuo cuore, perché sei sceso allo scopo di vedere la battaglia”. (1 Sam. 17:28) Eliab non cercò di accertare i fatti, ma trasse una conclusione affrettata riguardo al fratello. Insinuò che Davide non si curasse delle poche pecore che la famiglia aveva, per la quale la perdita di anche una sola di esse sarebbe stata un duro colpo. Ma nulla poteva essere più lontano dalla verità. In difesa del gregge di suo padre, Davide aveva in precedenza ucciso sia un orso che un leone. (1 Sam. 17:34, 35) Esprimendo questa preoccupazione per le pecore, Eliab manifestò anche mancanza di equilibrio. Si accendeva per una questione di minore importanza se paragonata con la contesa molto più importante suscitata da Golia. Il Filisteo biasimava in effetti Geova, il Dio d’Israele, e questo Davide lo riconobbe chiaramente.
Basandosi sulla semplice supposizione, Eliab andò ancora oltre. Accusò Davide d’essere presuntuoso, d’essersi preso arrogantemente la libertà di venire sul luogo della battaglia. Giudicò inoltre che Davide avesse motivi errati, che avesse un cuore malvagio. La ragione che Eliab diede fu: “Perché sei sceso allo scopo di vedere la battaglia”. Questo sottintende che, secondo Eliab, il suo fratello minore volesse abbandonare il suo lavoro per vedere qualcosa di emozionante.
Difendendosi dalle false accuse, Davide rispose: “Che cosa ho fatto ora? Non è stata solo una parola?” In effetti, Davide disse: ‘Su che cosa basi le tue accuse? In realtà che cosa ho fatto? Non ho diritto di fare domande per sapere cosa sta accadendo?’ Questo pose fine alla questione. Davide si informò ulteriormente e infine continuò a mostrare profonda fede in Geova, riportando la vittoria su Golia. — 1 Sam. 17:29, 36-51.
Con quanto vigore il summenzionato episodio illustra perché Eliab non era il migliore da scegliere per il regno! Senza nessuna vera prova, si affrettò ad attribuire motivi errati a suo fratello Davide. Non aveva piena fede in Geova, poiché non agì in seguito agli insulti del filisteo Golia. Non vide quanto fosse di vitale importanza togliere dal nome di Geova il biasimo recato dal Filisteo, essendo evidentemente più preoccupato per poche pecore. Per certo un uomo che mostrava tale mancanza di fede, coraggio, equilibrio e buon giudizio non sarebbe stato scelto da Geova per regnare. Colui che esamina i cuori, Geova, non si era sbagliato scegliendo Davide, il figlio minore di Iesse, anziché il suo primogenito. — 1 Sam. 13:14.
-
-
Domande dai lettoriLa Torre di Guardia 1978 | 15 novembre
-
-
Domande dai lettori
● La Bibbia dice che Mosè fu pieno di vigore fino alla sua morte. (Deut. 34:7) Perché, allora, in Deuteronomio 31:2, Mosè dice che avendo centovent’anni non poteva più “uscire ed entrare” dinanzi agli Israeliti in qualità di loro condottiero?
Basilarmente, pare che l’argomento che Mosè esprimeva in Deuteronomio 31:2 era che non gli sarebbe stato più permesso di “uscire ed entrare” dinanzi agli Israeliti per condurli alla Terra Promessa.
Questo argomento non è reso chiaro in alcune traduzioni, poiché Deuteronomio 31:2 è reso come se Mosè dicesse che era fisicamente incapace di condurre il popolo. Per esempio, la traduzione di Ronald Knox legge: “Ecco, sono un uomo di centovent’anni, non più capace di condurvi nelle vostre spedizioni; e inoltre, il Signore mi ha detto che non sono destinato ad attraversare il corso del Giordano”. — Deut. 31:2, il corsivo è nostro.
Ma è del tutto ovvio che Mosè non poté aver detto che era incapace di condurre la
-