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RabbaAusiliario per capire la Bibbia
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dagli ammoniti) “fino ad Aroer, che è di fronte a [forse a NE di] Rabba”. — Gios. 13:25.
Conquistata da Davide
La città è menzionata di nuovo a proposito della guerra scoppiata a motivo dell’offesa recata ai messaggeri di Davide da Anun re di Ammon. (II Sam. 10:1-19; I Cron. 19:1-19) Gioab e le sue truppe combatterono contro i siri assoldati dagli ammoniti, mentre gli israeliti comandati da Abisai salirono contro gli ammoniti “all’ingresso della città”, evidentemente Rabba. Quando i siri furono sconfitti, gli ammoniti si ritirarono nella città. La primavera seguente Gioab e il suo esercito assediarono Rabba. Durante questa campagna Davide a Gerusalemme peccò con Betsabea. — II Sam. 2:1-25; I Cron. 20:1.
Gioab finì per prevalere contro Rabba al punto che conquistò “la città delle acque”. (II Sam. 12:27) Poiché allora informò Davide della situazione affinché il re venisse a completare la conquista così che la resa di Rabba fosse attribuita a lui, sembra che Gioab avesse conquistato solo parte della città. L’espressione “città delle acque” può riferirsi alla parte della città sulla riva del fiume, come per distinguerla da un’altra parte della città, oppure può indicare che si era impadronito della principale riserva idrica della città. — II Sam. 12.26-28.
Davide andò e completò la conquista di Rabba, e “le spoglie della città che portò via erano moltissime”. (II Sam. 12:29-31; I Cron. 20:2-4) In seguito gli ammoniti riebbero l’indipendenza. Nel IX secolo a.E.V. Amos predisse un giudizio contro gli ammoniti e precisò che Rabba sarebbe stata incendiata. (Amos 1:13, 14) Sia Geremia che Ezechiele pronunciarono messaggi contro Rabba. Com’è indicato alla voce AMMONITI, queste profezie si adempirono all’epoca di Nabucodonosor. — Ger. 49:2, 3; Ezec. 21:19-23; 25:5.
Nel III secolo a.E.V. Tolomeo Filadelfo ricostruì Rabba e la chiamò Filadelfia. Più tardi fu inclusa fra le città della Decapoli, ed evidentemente era una città assai fiorente e forte. Ora vi sorge la città di Amman, e vi sono considerevoli rovine antiche, fra cui un enorme anfiteatro, che risalgono in gran parte all’epoca romana.
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RabbiAusiliario per capire la Bibbia
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Rabbi
[maestro (Giov. 1:38), mio grande; mio eccellente].
“Rabbi” deriva dal termine ebraico rav, che significa “grande, padrone, capo”. “Rab” compare in diversi nomi composti, come Rabsaris (capo cameriere), Rabsache (capo coppiere) e Rabmag (capo dei principi o dei maghi). (II Re 18:17; Ger. 39:3, 13) La designazione “Rabbi” può essere usata nel senso proprio di “maestro”. Ma tra gli ebrei, poco prima della nascita di Gesù, era entrata nell’uso anche come appellativo e come titolo rispettoso e onorifico, titolo che esigevano alcuni dotti, scribi, maestri della Legge. Essi si compiacevano di essere chiamati “Rabbi” come titolo onorifico. Gesù Cristo condannò questo amore per i titoli e proibì ai suoi seguaci di farsi chiamare “Rabbi”, poiché lui era il loro maestro. — Matt. 23:6-8.
Nella Bibbia troviamo il termine “Rabbi” solo nelle Scritture Greche Cristiane. Ricorre dodici volte riferito a Gesù, col significato di “maestro”: due volte egli viene chiamato così da Pietro (Mar. 9:5; 11:21), una volta da due discepoli di Giovanni (Giov. 1:38), una volta da Natanaele (Giov. 1:49), una volta da Nicodemo (Giov. 3:2), tre volte da discepoli di Gesù di cui non è indicato il nome (Giov. 4:31; 9:2; 11:8), una volta dalle folle (Giov. 6:25) e due volte da Giuda (in un caso è ripetuto). (Matt. 26:25, 49; Mar. 14:45) Maria Maddalena, e anche un cieco che era stato guarito, lo chiamano Rabboni (Maestro mio). In questo caso “mio” è un suffisso possessivo, ma nell’uso sembra aver perso il suo significato, come nel termine francese monsieur, che in origine significava “mio signore. (Giov. 20:16; Mar. 10:51) Una volta anche Giovanni il Battezzatore viene chiamato Rabbi. — Giov. 3:26.
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RabboniAusiliario per capire la Bibbia
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Rabboni
(Rabbòni o Rabbonì).
Termine semitico che significa “Maestro mio”. (Mar. 10:51) Forse “Rabboni” era una forma più rispettosa di “Rabbi”, appellativo che significa “Maestro”, o esprimeva maggior calore personale. (Giov. 1:38) Ma può darsi che quando Giovanni scriveva il suffisso di prima persona (i) avesse perso il suo significato originale, dato che Giovanni lo tradusse semplicemente “Maestro”. — Giov. 20:16.
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RabmagAusiliario per capire la Bibbia
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Rabmag
(Rabmàg) [forse, capo dei principi o dei maghi].
Titolo di un importante funzionario dell’impero babilonese all’epoca della distruzione di Gerusalemme nel 607 a.E.V. Il titolo compare su monumenti rinvenuti in alcuni scavi. Il Rabmag Nergal-Sarezer faceva parte del tribunale speciale formato da principi babilonesi che sedevano in giudizio presso la Porta di Mezzo a Gerusalemme dopo che la città si era arresa a Nabucodonosor ed è menzionato in relazione alla liberazione di Geremia che viene consegnato a Ghedalia. — Ger. 39:3, 13, 14.
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RabsacheAusiliario per capire la Bibbia
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Rabsache
(Rabsàche) [grande o capo coppiere].
Titolo di un importante funzionario assiro. (II Re 18:17) Come i titoli “Rabmag” e “Rabsaris”, “Rabsache” è una parola composta. Alcuni ritengono che come titolo “Rabsache” derivi da due vocaboli assiri rab e saqu, che, uniti, significano “capo coppiere”, “capo dei funzionari” oppure generale o alto funzionario dello stato. In un’iscrizione di Tiglat-Pileser III re d’Assiria rinvenuta su un edificio si legge: “Ho inviato uno dei miei funzionari, il rabsaq, a Tiro”. E su una tavoletta conservata nel British Museum un’iscrizione del re Assurbanipal dice: “Ho ordinato di aggiungere alle mie precedenti forze (militari in Egitto) il funzionario-rabsaq”. Tra parentesi, come ulteriore prova che il termine ebraico rav è usato come parte di un titolo, si noti che il comune titolo “Rabbi” letteralmente significa “mio grande”.
Mentre assediava la fortezza giudea di Lachis, Sennacherib re d’Assiria mandò un forte contingente militare a Gerusalemme, affidandolo al comando del Tartan, comandante in capo, e di due alti funzionari, il Rabsaris e il Rabsache. (II Re 18:17; l’intero episodio è riportato anche in Isaia capp. 36 e 37). Di questi tre ufficiali superiori assiri, Rabsache fu quello che prese l’iniziativa nel tentativo di costringere il re Ezechia alla resa. (II Re 18:19-25) I tre si fermarono presso la conduttura della piscina superiore. Questo Rabsache, il cui nome personale non è rivelato, parlava correntemente sia l’ebraico che il siriaco. Chiamò in ebraico il re Ezechia, ma tre funzionari di Ezechia gli uscirono incontro e gli chiesero di parlare con loro in siriaco anziché nella lingua degli ebrei perché la gente sulle mura ascoltava. (II Re 18:26, 27) Ma questo secondava lo scopo propagandistico di Rabsache. Egli voleva che il popolo ascoltasse, e ne fosse scoraggiato. Con parole destinate a incutere terrore, con false promesse e menzogne, schernendo e vituperando Geova, Rabsache parlò ancora più forte in ebraico, suggerendo alla popolazione di tradire il re Ezechia e di arrendersi all’esercito assiro. (II Re 18:28-35) Comunque la popolazione di Gerusalemme rimase fedele a Ezechia. — II Re 18:36.
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