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HarodAusiliario per capire la Bibbia
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Harod
(Hàrod) [forse, tremito].
Pozzo (sorgente o fonte, secondo il comune significato del termine ebraico, anche se a volte i sostantivi ebraici per “pozzo” e “fonte” sono usati scambievolmente; confronta Genesi 16:7, 14; 24:11, 13), nelle vicinanze del quale si era accampato l’esercito israelita al comando di Gedeone e dove in seguito fu messa alla prova la schiera ridotta a 10.000 uomini. Alla fine 300 furono scelti per sgominare i madianiti. Il precedente ritiro di 22.000 israeliti che ‘avevano timore e tremavano’ può essere stata la ragione per dare tale nome al pozzo. — Giud. 7:1-7.
Il pozzo di Harod è tradizionalmente identificato con ʽAin Galud, una sorgente che sgorga dal pendio NO del monte Ghilboa, a proposito della quale è stato osservato: “Irrompe con un’ampiezza di m 4,5 circa e una profondità di 60 cm dai piedi del Ghilboa, e principalmente di qui, ma è alimentata anche da altre due sorgenti [ʽAin el-Meiyiteh e ʽAin Tuba‘un], e ha una corrente abbastanza forte da azionare sei o sette mulini. Il letto profondo e il terreno molle della riva costituiscono un formidabile fossato davanti alla posizione sul Ghilboa, e consentono ai combattenti di difendere la sorgente ai loro piedi contro un nemico nella pianura: la sorgente è loro indispensabile, dato che né a destra né a sinistra né dietro c’è altra acqua viva. . . . Il torrente, che permette a chi occupa la collina di difendere anche il pozzo dal nemico nella pianura, vieta l’uso incauto dell’acqua; infatti chi beve è esposto al nemico, e le canne e i cespugli che lo costeggiano offrono riparo a imboscate ostili”. — G. A. Smith, The Historical Geography of the Holy Land, 1966, p. 258.
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HazorAusiliario per capire la Bibbia
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Hazor
(Hàzor) [recinto].
La principale città della parte settentrionale di Canaan all’epoca della conquista israelita sotto Giosuè. (Gios. 11:10) Hazor è stata identificata con Tell el-Qedah circa km 6,5 a SO del Lago di Hula (ora quasi interamente prosciugato). Secondo l’archeologo Yigael Yadin, che diresse gli scavi compiutivi dal 1955 al 1958, all’epoca di Giosuè Hazor aveva un’estensione di 61 ettari e poteva avere dai 25.000 ai 30.000 abitanti.
Iabin re di Hazor capeggiava gli eserciti confederati della parte settentrionale di Canaan contro Giosuè, ma subì un’umiliante sconfitta. Hazor stessa fu incendiata, unica città della zona costruita su un rilievo a subire un trattamento del genere. (Gios. 11:1-13) Anche se fu poi attribuita alla tribù di Neftali (Gios. 19:32, 35, 36), all’epoca di Debora e Barac Hazor era la capitale di un altro potente re cananeo, pure di nome Iabin. — Giud. 4:2, 17; I Sam. 12:9.
In seguito Hazor, come Ghezer e Meghiddo, venne fortificata dal re Salomone. (I Re 9:15) Scoperte archeologiche rivelano che le porte di queste tre città erano costruite in modo simile.
[Figura a pagina 642]
Rovine ritenute dell’antica Hazor (Tell el-Qedah). Lo strato più antico, quello inferiore, è visibile in primo piano
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HennaAusiliario per capire la Bibbia
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Henna
Il termine ebraico kòpher generalmente si ritiene corrisponda alla “henna” o “alchenna”, e così è reso in diverse traduzioni della Bibbia. Questo arbusto, menzionato solo nel Cantico di Salomone (1:14; 4:13; 7:11, NM, Ga), cresce tuttora spontaneo in Palestina. Di solito raggiunge un’altezza di 3 m circa. In cima ai rami ha piccoli fiori a pannocchia, color bianco crema, con quattro petali, la cui forte fragranza è particolarmente apprezzata nel Medio Oriente. Spesso un ramoscello di henna viene messo nei bouquet che le donne si appuntano fra i capelli o sul petto.
Fin dall’antichità la henna è stata usata come cosmetico. Le foglie polverizzate sono mescolate con acqua calda per formare un impasto che viene applicato sulla parte del corpo che si vuol tingere, e di solito vi è lasciato tutta la notte. Quando l’impasto di henna è lavato via, la tintura, di solito arancione o rossiccia, rimane. Dura circa tre settimane, dopo di che si deve fare un’altra applicazione. Henna è stata usata per tingere le unghie e le punte delle dita delle mani e dei piedi, la barba, i capelli, e persino la criniera e la coda dei cavalli, e nella lavorazione di pelle e cuoio. Mummie scoperte in Egitto con le unghie tinte ne attestano l’antico uso. Inoltre la radice ebraica da cui si pensa derivi il termine kòpher significa “macchiare”, a indicarne evidentemente l’uso come tintura.
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