Mostriamoci amici di Dio
“Signore [Geova], chi ospite sarà nella tua tenda, chi dimorerà nel tuo Monte Santo? Colui che da integro cammina, pratica la giustizia, parla la verità come l’ha nel cuore”. — Salmo 15:1, 2, Na.
1. Come descrive la Bibbia il nuovo mondo di Dio, e quali esigenze dovrebbero interessarci?
NESSUNO entrerà nel nuovo mondo di Dio, per risiedervi per sempre come suo ospite, a meno che non sia amico di Dio. Poiché Dio raduna intorno a sé solo le persone pure e buone, vi sono delle esigenze da soddisfare per essere ospiti nella tenda di Geova. Ogni vero cristiano dovrebbe interessarsi di conoscere quali sono queste esigenze, poiché solo soddisfacendole otterrà la benedizione della vita eterna in una dimora di cui la Bibbia dichiara: “Vidi un cielo nuovo e una terra nuova. Il primo cielo infatti e la prima terra sono scomparsi, . . . Udii venire dal trono una gran voce, che diceva: ‘Ecco la tenda d’Iddio con gli uomini ed abiterà con loro, ed essi saranno suo popolo ed Egli sarà Iddio–con–loro’”. — Apoc. 21:1, 3, Na.
2. Quale divina descrizione viene fatta dell’amico di Dio?
2 Il salmista Davide fu ispirato a scrivere le esigenze necessarie per essere ospiti e quindi amici di Dio: “Signore [Geova], chi ospite sarà nella tua tenda, chi dimorerà nel tuo Monte Santo? Colui che da integro cammina, pratica la giustizia, parla la verità come l’ha nel cuore, non calunnia con la sua lingua, né fa del male al prossimo suo, non ricopre d’obbrobrio il suo vicino; ai suoi occhi è spregevole il reprobo mentre onora quei che temono il Signore [Geova]”. — Sal. 15:1-4, Na.
3. Perché giustamente Geova fa attenzione a coloro che saranno suoi ospiti, e come fu mostrata ai giorni di Davide tale attenzione?
3 Il fatto che l’Onnipotente Dio accolga come ospiti nella sua tenda solo certuni non ci sorprende. Chiunque abbia una casa non vi riceve come ospite qualsiasi persona; non accoglie tutti. Molti padroni di casa non permetterebbero a persone scorrette di stare con loro nemmeno per breve tempo. Lo stesso principio vale per Geova Dio. Egli non riceve chiunque nella sua tenda: “Il malvagio non sarà tuo ospite”. (Sal. 5:4, VR) Questo avveniva ai giorni di Davide, riguardo alla tenda di Dio. Davide aveva trasportato l’arca di Geova dalla casa di Obededom a Gerusalemme: “Condussero dunque l’Arca del Signore [Geova] e la collocarono al suo posto in mezzo al padiglione che Davide le aveva eretto”. (2 Sam. 6:17, Na) Entrare in questa tenda significava entrare alla presenza dell’Altissimo. Davide scelse alcuni perché servissero in questa tenda, e fra questi privilegiati vi fu Asaf. (1 Cron. 16:4-6) Solo coloro che camminavano con integrità e che erano puri e retti potevano prestare costante servizio nella tenda di Geova sulla sua santa montagna.
4. Che cosa è detto circa le esigenze da soddisfare per stare alla presenza di Dio, perciò quale dovrebbe essere l’atteggiamento del cristiano?
4 Geova fa molta attenzione a coloro che stanno alla sua santa presenza. Se ai giorni di Davide per essere ospiti nella tenda di Geova sulla sua santa montagna vi erano rigorose esigenze, quanto più rigorose devono essere le esigenze per dimorare permanentemente come ospiti nella tenda di Geova, per essere membri della sua santa famiglia! Per potere essere considerati degni di questo incomparabile privilegio e per poter dire con Davide: “Io dimorerò nel tuo tabernacolo per sempre”, dobbiamo mostrarci amici di Dio. Poiché “l’amicizia sua è per gli uomini retti”, è assolutamente necessario che coloro che desiderano la sua protezione e ospitalità per sempre apprendano che cosa esige Dio per poter essere considerati retti ai suoi occhi. (Sal. 61:4; Prov. 3:32, VR) Perciò ogni cristiano dovrebbe farsi queste domande: “Signore [Geova], chi ospite sarà nella tua tenda, chi dimorerà nel tuo Monte Santo?” Ogni cristiano dovrebbe inoltre sapere molto bene ciò che rispose il salmista: “Colui che da integro cammina, pratica la giustizia, parla la verità come l’ha nel cuore”. — Sal. 15:1, 2, Na.
CAMMINIAMO CON INTEGRITÀ
5. Come mancò Adamo di camminare con integrità, perciò che cosa perdette?
5 Per camminare con integrità agli occhi di Dio, il cristiano deve confidare assolutamente in Geova Dio e mostrare tale fiducia ubbidendo ai suoi comandi. Adamo, il primo uomo, fu ospite di Dio nel Paradiso d’Eden. Adamo avrebbe potuto avere tale Paradiso per eterna dimora, benedetta dalla presenza di Dio. Ma Adamo non seppe mostrarsi amico di Dio. Poiché Adamo non ubbidì al suo Padre e Ospite celeste, perdette la sua dimora paradisiaca e le qualità necessarie per essere ospite nel “giardino di Dio”. (Ezech. 28:13, Na) Adamo non seppe camminare con integrità, perciò non poté essere amico di Dio.
6. Chi fu chiamato “amico di Dio”, e perché?
6 Tuttavia nella Bibbia abbondano gli esempi di coloro che riuscirono a mostrarsi amici di Dio. Un elenco di coloro che si mostrarono amici di Dio lo troviamo nell’undicesimo capitolo del libro di Ebrei. In tale capitolo è menzionato Abrahamo, di cui Giacomo scrisse: “Si compiva così quello che dice la Scrittura: ‘Credette Abramo a Dio e gli fu ascritto a giustizia’ e fu chiamato amico di Dio [Geova]”. (Giac. 2:23, Na) Che privilegio essere chiamato “amico di Dio”! Siamo noi disposti come Abrahamo a soddisfare le esigenze per essere amici di Geova? Non possiamo essere amici di Dio solo desiderando di esserlo; dobbiamo dare prova d’essere amici di Dio. Abrahamo mostrò la sua fede e la sua fiducia in Dio ubbidendo al comando di Geova di lasciare Ur dei Caldei e in seguito cercando di offrire l’unico figlio avuto da Sara, il suo diletto Isacco. Lo scrittore di Ebrei dichiara: “Per la fede, Abramo, chiamato da Dio, obbedì per partire verso una terra, che doveva ricevere in eredità, e partì senza sapere dove andava. Per fede ‘Abramo, messo alla prova, offerse in sacrificio Isacco’, ed offriva ‘l’unigenito’ colui che aveva ricevuto le promesse, al quale era stato detto: ‘In Isacco tu avrai una posterità che porterà il tuo nome’”. (Ebr. 11:8, 17, 18, Na) Abrahamo camminò con integrità, provando la sua fede e fiducia in Dio con l’ubbidienza; “e fu chiamato amico di Dio [Geova]”.
7. Qual è la dovuta valutazione dell’essere amici di Dio?
7 C’è una soddisfazione paragonabile a quella d’essere amico di Geova? Che cosa vale il cosiddetto successo nelle imprese commerciali di questo mondo in paragone con l’ottenere l’amicizia di Dio? Nulla può dare la felicità e la soddisfazione che deriva dall’essere ‘ricchi in vista di Dio’. (Luca 12:21, VR) Gli uomini fanno sforzi sovrumani per imparare come avere successo nel mondo commerciale; per imparare come camminare con integrità agli occhi di Dio e divenire suoi amici vale la pena di fare sforzi anche maggiori.
CAMMINIAMO NELL’INTEGRITÀ CON COSTANZA
8. (a) Quali esempi abbiamo di persone che camminarono nell’integrità con costanza? (b) Com’è possibile camminare nell’integrità, com’è indicato dal caso di Daniele?
8 Quando esaminiamo la vita di coloro che si mostrarono amici di Dio, notiamo che camminarono nell’integrità con costanza. “Enoc continuò a camminare con il vero Dio”. “Noè fu uomo giusto. Egli si mostrò irreprensibile fra i suoi contemporanei. Noè camminò con il vero Dio”. (Gen. 5:23, 24; 6:9) Il profeta Daniele camminò con costanza nell’integrità. Nei momenti critici della sua vita non fece affidamento sulla sapienza umana; si rivolse a Dio per farsi guidare. Questo, a sua volta, fu possibile perché fece costantemente affidamento su Geova Dio. Daniele si intratteneva con il suo Dio anche quando ciò era contro la legge; pregava regolarmente, mostrando costanza nel fare affidamento sul suo più grande Amico. Daniele fu gettato nella fossa dei leoni a causa della sua lealtà a Geova, e perfino il pagano re Dario fece caso alla costante fiducia di Daniele nel suo Dio: “Il tuo Dio che tu servi con costanza, egli stesso ti libererà”. (Dan. 6:16, 20) Poiché fu costante nel camminare con integrità, Daniele fu grandemente amato da Dio, e l’angelo di Geova, Gabriele, disse a Daniele: “Tu sei un uomo prediletto”. — Dan. 9:23, Na.
9. Qual è un’esigenza essenziale per camminare nell’integrità?
9 Per camminare con costanza nell’integrità come Enoc, Noè, Abrahamo e Daniele, dobbiamo tener conto di Geova in tutto ciò che facciamo, come dichiara Proverbi 3:5, 6: “Confida in Geova con tutto il tuo cuore e non ti appoggiare sul tuo intendimento. In tutte le tue vie riconoscilo, ed egli stesso appianerà i tuoi sentieri”. Nessuno che non sia disposto a seguire questo consiglio potrà mai divenire amico di Dio. Infatti nessuno può veramente fare la dedicazione a Dio a meno che non ubbidisca a questo comando di confidare in Geova e di cercare la sua divina direttiva per camminare costantemente su diritti sentieri.
10, 11. (a) Che cosa può accadere se non si tiene conto di Geova? (b) Quali critici momenti vi furono nella vita di un uomo di Dio, e come li superò egli?
10 Che stoltezza non riconoscere Geova in tutte le nostre vie: specialmente per ciò che riguarda il servitore di Dio! Il disastro può facilmente abbattersi su colui che non tiene conto di Geova, specialmente in un momento critico, come accadde a un certo profeta. Il tredicesimo capitolo di Primo Re ci dice che “un uomo di Dio, per ordine del Signore [Geova], giunse da Giuda a Betel proprio mentre Geroboamo se ne stava presso l’altare a bruciarvi profumi”. L’uomo di Dio, di cui non è fatto il nome, pronunciò quindi un’importante profezia riguardo alla rovina dell’altare e di quegli idolatri che vi offrivano dei sacrifici. L’empio re Geroboamo si infuriò. Stese la mano e ordinò l’arresto del coraggioso profeta. Immediatamente la mano del re s’irrigidì e s’inaridì; e l’altare si spaccò in due. Geroboamo implorò che il profeta pregasse perché gli fosse risanata la mano. Il profeta acconsentì; e la mano del re ritornò ad essere sana. Allora l’astuto Geroboamo, per egoistiche ragioni, invitò il profeta alla tavola reale. Fu un momento critico nella vita del profeta. Avrebbe camminato con integrità? Sì; egli ubbidì a Geova e rifiutò decisamente qualunque associazione con un uomo che odiava Geova e adorava gli idoli, benché fosse un re: “L’uomo di Dio disse al re: ‘Anche se tu mi dessi la metà della tua casa, io non verrei con te, e neppure mangerei pane né berrei acqua in questo luogo, perché così mi è stato ordinato per mezzo della parola del Signore [Geova]: “Non mangiar pane, non bere acqua, né ritornare per la strada per la quale sei venuto”’”.
11 Se questo uomo di Dio avesse continuato a camminare con integrità agli occhi di Dio, tutto sarebbe andato bene. Ma quasi immediatamente ci fu nella vita di questo profeta un altro momento critico. Mentre usciva dalla città, l’uomo di Dio fu avvicinato da “un vecchio profeta” che abitava in quel luogo. Questo vecchio profeta invitò l’uomo di Dio ad andare con lui a casa sua a mangiare un po’ di pane. “Non posso tornare indietro, né venire con te”, rispose l’uomo di Dio. “Perché mi è stato detto per mezzo della parola del Signore [Geova]: ‘Non mangiar pane, né bere acqua in quel luogo’”. A questo punto l’insistente vecchio profeta disse una menzogna, benché non venga menzionato per quale ragione la dicesse: “Anch’io sono profeta come te, e un angelo mi ha parlato con la parola del Signore [Geova] dicendo: ‘Riportalo con te a casa tua, perché mangi del pane e beva dell’acqua’”. Andando contro lo specifico comando di Geova, l’uomo di Dio tornò indietro per mangiare del pane e bere dell’acqua. Questa causò conseguenze disastrose.
12. Perché l’uomo di Dio non camminò con integrità, e con quale conseguenza?
12 Mentre sedevano a tavola, la parola di Geova fu rivolta al vecchio profeta bugiardo, che disse queste parole al disubbidiente uomo di Dio: “Così dice il Signore [Geova]: ‘Poiché tu sei stato ribelle alla parola del Signore [Geova] e non hai osservato l’ordine che il Signore [Geova] Iddio tuo ti aveva dato, ma sei tornato indietro ed hai mangiato del pane e bevuto dell’acqua nel luogo di cui ti avevo detto: Non ci mangiar pane né berci acqua, il tuo cadavere non entrerà nel sepolcro dei tuoi padri’”. Questa volta il vecchio profeta aveva realmente pronunciato la parola di Geova. L’uomo di Dio si mise in cammino, cavalcando un asino. “Ma per la strada un leone lo incontrò e lo uccise. Il suo cadavere giaceva lungo la via”. Il leone non divorò né la carcassa dell’uomo né l’asino, ma stette a far la guardia ad entrambi, fornendo così un segno che ciò ch’era accaduto non si era verificato per caso ma era stato un castigo di Dio. — 1 Re 13:1-28, Na.
13. Che cosa avrebbe dovuto fare l’uomo di Dio per camminare nell’integrità?
13 Che tragiche conseguenze per non aver camminato con integrità! L’uomo di Dio aveva ricevuto abbastanza conoscenza per evitare di camminare su tortuosi sentieri; aveva ricevuto ordini diretti da Geova su come camminare. Che importava se il vecchio menzognero profeta aveva detto che “un angelo” aveva cambiato tali ordini? L’uomo di Dio non avrebbe dovuto accettare un messaggio indiretto violando quello che aveva ricevuto direttamente da Geova. Che cosa avrebbe dovuto fare l’uomo di Dio? Avrebbe dovuto ubbidire al comando di Geova. Anziché disubbidire ai diretti ordini di Geova, l’uomo di Dio avrebbe dovuto cercare schiarimenti da Geova prima di fare un altro passo. Avrebbe potuto pregare Geova di guidarlo divinamente in questo momento critico. Senza pregare ed evidentemente senza fare alcuna domanda intorno al messaggio indiretto proveniente da “un angelo”, l’uomo di Dio si avviò su sentieri sbagliati; e malgrado il suo precedente meritevole passato, mancò di camminare nell’integrità con Dio.
EVITIAMO GLI ATTI PRESUNTUOSI
14. Quale lezione impara il cristiano circa il camminare nell’integrità?
14 Che cosa impara da ciò il cristiano? Ad essere costante nel camminare con integrità agli occhi di Geova, a cercare sempre la sua direttiva, specialmente nei momenti critici e difficili della vita. Cerchiamo di non seguire mai con presunzione le nostre idee o le esortazioni di qualcun altro, anche se tale persona ha un incarico di responsabilità o pretende di avere tale incarico nell’organizzazione di Dio. Cercando la direttiva di Geova, evitiamo di farci sviare da impostori o da coloro che possono essere bene intenzionati ma che agiscono basandosi sul loro intendimento. In tal modo continuiamo a camminare nell’integrità e su diritti sentieri, per evitare la rovina che si abbatté sull’uomo di Dio il quale “fu ribelle alla parola del Signore [Geova]”. — 1 Re 13:21, Na.
15. (a) Quale dovrebbe essere la preghiera del servitore di Dio, e perché? (b) A questo riguardo, come mancò il re Saul di camminare nell’integrità e con quale risultato?
15 Per mostrarci in tal modo amici di Dio occorre cercare l’aiuto di Dio affinché ci trattenga da atti presuntuosi. Possa la preghiera del cristiano essere quella del salmista: “Trattieni il tuo servo da atti presuntuosi; non lasciare che mi dominino. Allora sarò completo, e sarò rimasto innocente da molte trasgressioni”. (Sal. 19:13) Non imiti il cristiano la presunzione del re Saul. Mentre era in guerra contro i Filistei, al re Saul era stato detto dal profeta Samuele di non fare alcun passo affrettato, ma di attendere a Galgal fino all’arrivo di Samuele. Vedendo che era difficile tenere unito il popolo finché arrivasse Samuele a offrire il sacrificio, Saul si spinse presuntuosamente su sentieri tortuosi. Egli “offerse l’olocausto”, malgrado non avesse alcuna autorità di farlo. Quando subito dopo giunse Samuele, Saul cercò di giustificare la sua azione, menzionando l’atteggiamento timoroso degli Israeliti e il ritardo di Samuele. “Così, mi son fatto violenza”, ammise Saul, “ed ho offerto l’olocausto”. Che stoltezza! Contando sulla sua sapienza, Saul ‘si fece violenza’ e agì presuntuosamente. Mancando di camminare nell’integrità Saul perdette il regno e l’amicizia di Geova. “Ora il tuo regno non durerà”, dichiarò Samuele, “l’Eterno [Geova] s’è cercato un uomo secondo il cuor suo”. — 1 Sam. 13:8, 9, 12, 14, VR.
16. (a) Come ci trattiene Dio da atti presuntuosi, e come mostrò Paolo di camminare nell’integrità? (b) Essendo nel dubbio, che cosa dovrebbe evitare il cristiano?
16 Dio ci trattiene da atti presuntuosi mediante la sua Parola e mediante la preghiera. Possiamo studiare la scritta Parola di Dio, la Sacra Bibbia, e imparare i princìpi in base ai quali Geova vuole che camminiamo. Dobbiamo consultare il suo Libro di sapienza. La preghiera ci trattiene da atti presuntuosi, poiché per mezzo di essa possiamo riconoscere Geova in tutto ciò che facciamo. Dio ci trattiene da atti presuntuosi anche mediante i consigli della sua organizzazione. Quando sorse una disputa sulla questione della circoncisione per i Gentili, Paolo e Barnaba non agirono presuntuosamente. Paolo sapeva qual era la giusta decisione da prendere nella questione, ma non la impose! Andò a Gerusalemme ed ivi un consiglio di apostoli e di anziani esaminò la questione. Si giunse a una decisione, con l’approvazione dello spirito santo. Fu preparata una lettera dell’organizzazione e si poté leggere alla congregazione questa autorevole dichiarazione. Paolo agì solo dopo aver ricevuto autorità dall’organizzazione. (Atti 15:1-31) Così oggi il cristiano è trattenuto da atti presuntuosi non solo mediante la preghiera e la Parola di Dio ma anche mediante i consigli dell’organizzazione di Dio. Quando siamo in dubbio su quale via seguire in un momento cruciale della vita, non agiamo basandoci esclusivamente sull’umana sapienza; tratteniamoci da una simile azione, e attendiamo schiarimenti da Geova Dio mediante lo studio della sua Parola. In tal caso avanzeremo su diritti sentieri e cammineremo costantemente nell’integrità.
PRATICHIAMO LA GIUSTIZIA E DICIAMO LA VERITÀ
17. Che cos’altro esige Dio dai suoi amici, e che cosa implica questo circa le relazioni coi propri compagni?
17 Per essere amici di Geova dobbiamo in ogni tempo ‘praticare la giustizia’. (Sal. 15:2, Na) La vita personale del cristiano deve conformarsi alle giuste norme della Parola di Dio; la sua condotta dev’essere santa: “Voi pure dovete esser santi in tutta la vostra condotta, come sta scritto: ‘Sarete santi, perché io son santo’”. (1 Piet. 1:15, 16, Na) Poiché è santo, Geova non introduce nella sua tenda come ospiti coloro che sono malvagi, coloro che commettono ingiustizie con i loro simili e con i loro compagni cristiani. Se si vuole praticare la giustizia non si può agire con disonestà nei confronti dei propri amici o defraudarli, né si può calunniarli con la propria lingua. “Poiché tu non sei un Dio che prenda piacere nell’empietà; il malvagio non sarà tuo ospite. Quelli che si gloriano non sussisteranno dinanzi agli occhi tuoi; tu odii tutti gli operatori d’iniquità. Tu farai perire quelli che dicon menzogne; l’Eterno [Geova] aborrisce l’uomo di sangue e di frode”. — Sal. 5:4-6, VR.
18. (a) Che cosa è detto delle piccole ingiustizie? (b) Qual è l’obbligo del cristiano riguardo ai prestiti?
18 Ci si inganna se si pensa che Dio accolga nella sua tenda come ospiti quelle persone che si macchiano con pratiche ingiuste. Notate la descrizione dell’amico di Dio: “[Non] fa del male al prossimo suo”. (Sal. 15:3, Na) Questo include tanto le piccole quanto le grandi cose, poiché “chi è ingiusto nelle piccole cose è ingiusto anche nelle grandi”. (Luca 16:10, Na) Il cristiano ad esempio che prende a prestito dal suo compagno e si rifiuta di restituire non è scusato da Dio perché la somma o l’oggetto implicato può non essere grande. “L’empio prende in prestito e non rende”. (Sal. 37:21, Na) Per molte persone è difficile rendere ciò che prendono a prestito; ma se veramente esse ‘praticano la giustizia’ cercheranno di rendere ciò che prendono a prestito, anche se non possono restituire tutto in una volta e anche se può trascorrere un lungo periodo di tempo. Lo sforzo fatto per rendere indica che si “pratica la giustizia” nel proprio cuore.
19. (a) Spiegate che cosa significa ‘parlare la verità come uno l’ha nel cuore’. (b) Che cosa disse Gesù circa il dar prova della propria amicizia, e com’è questo in relazione con il dire la verità?
19 ‘Parlare la verità come uno l’ha nel cuore’: questa è un’altra esigenza che chi vuole essere ospite di Dio deve soddisfare. (Sal. 15:2, Na) Chi dice la verità che ha nel cuore è onesto con gli altri e con se stesso. Se dice la verità nel suo cuore, dirà la verità anche con la bocca. Non solo eviterà la falsità ma predicherà la verità, la verità di Dio. Le verità che Dio esige che i cristiani dicano si trovano nella sua Parola e comprendono i comandamenti di Gesù Cristo, il Figlio di Dio, specialmente quelli inerenti alla predicazione del regno di Dio. Quando fu sulla terra il Signore Gesù disse: “Voi sarete miei amici, se”, se che cosa? “Se farete quello che vi comando”. (Giov. 15:14, Na) E che cosa comandò di fare il Signore Gesù ai suoi seguaci in questo “tempo della fine”? Ebbene, comandò di dire la verità circa il regno di Dio e la sua istituzione! “Questo Vangelo del regno”, predisse Gesù, “sarà predicato in tutto il mondo, per testimonianza a tutte le genti”. — Matt. 24:14, Na.
20. Che cosa deriva dal parlare delle verità del Regno, perciò quale obbligo ha ogni cristiano?
20 Perciò questa grandiosa opera di parlare delle verità del Regno è qualcosa in cui vorrà impegnarsi chiunque voglia essere amico di Dio e di suo Figlio. Per mezzo delle verità inerenti al regno di Dio migliaia di individui che erano un tempo nemici di Dio sono ora divenuti suoi amici. Sì, convertire molti che sono nemici di Dio e farli divenire suoi amici: questo è il grande privilegio ed obbligo di ogni vero cristiano. Per far questo bisogna essere predicatori di verità. Chiunque ‘parli la verità come l’ha nel cuore’ dirà la verità con la lingua, insegnando ad altri le cose inerenti al regno di Dio. Riguardo all’obbligo cristiano di far divenire i nemici di Dio suoi amici per mezzo della verità, l’apostolo disse: “Noi dunque siamo ambasciatori, da parte di Cristo, in modo che Dio stesso esorta per mezzo nostro. Vi supplichiamo in Nome di Cristo: riconciliatevi con Dio!” — 2 Cor. 5:20, Na.
21. Essendo vicino il nuovo mondo, quale dovrebbe essere la nostra condotta, e con quale benedetto risultato?
21 Il nuovo mondo di giustizia è vicino, un mondo in cui “la tenda d’Iddio” sarà con l’umanità. “Signore [Geova], chi ospite sarà nella tua tenda”? Cerchiamo dunque di essere diligenti nel parlare ad altri delle verità del Regno di Dio mediante le quali essi possono riconciliarsi con Dio. Parliamo con un cuore ripieno di verità, praticando del continuo la giustizia nelle nostre relazioni con tutta l’umanità. E possiamo noi camminare con costanza nell’integrità col nostro Dio, come camminarono Enoc, Noè, Abrahamo e Daniele, cercando sempre la direttiva divina in ciò che facciamo. Possiamo noi mostrarci, durante la fine di questo mondo, fino ad entrare nel glorioso nuovo mondo, leali amici di Dio! Allora esulteremo col salmista dicendo: “Dimorerò nel tuo tabernacolo per sempre”, perché saremo ospiti di Dio, ed avremo il privilegio di dimorare per sempre nella tenda di Geova. — Sal. 61:4, VR.
L’integrità degli uomini retti li guida, ma la perversità dei perfidi è la loro rovina. Le ricchezze non servono a nulla nel giorno dell’ira, ma la giustizia salva da morte. La giustizia dell’uomo integro gli appiana la via, ma l’empio cade per la sua empietà. — Prov. 11:3-5, VR.