Armi, armatura
Armi offensive e difensive sono spesso menzionate nella Bibbia anche se questa, non essendo un prontuario bellico, non fornisce ampi particolari sulla loro fabbricazione e utilizzazione. Le Scritture Ebraiche in particolare parlano ripetutamente dell’impiego di spade, lance, scudi e altre armi letterali, ma mettono costantemente in risalto la necessità e il vantaggio di confidare in Geova. (Gen. 15:1; Sal. 76:1-3; 115:9-11; 119:114; 144:2) La fiducia in Dio fu evidente nelle parole di Davide a Golia: “Tu vieni a me con la spada e con la lancia e con il giavellotto, ma io vengo a te nel nome di Geova degli eserciti, l’Iddio delle linee di battaglia d’Israele, che tu hai biasimato. In questo giorno Geova ti cederà in mia mano . . . E tutta questa congregazione conoscerà che né con la spada né con la lancia Geova salva, perché la battaglia appartiene a Geova”. (I Sam. 17:45-47) È dimostrato che la cosa essenziale ed efficace è confidare nello spirito di Geova e non nella forza militare. (Zacc. 4:6) E nel confermare il suo amore per la moglie simbolica, Sion, Geova ha assicurato: “Qualsiasi arma formata contro di te non avrà nessun successo”. — Isa. 54:17.
ARCO E FRECCE
Fin dall’antichità l’arco era usato per la caccia e in guerra. (Gen. 21:20; 27:3; 48:22) Era un’arma comune presso gli israeliti (II Cron. 26:14, 15), presso quelli che combattevano per l’Egitto (Ger. 46:8, 9), gli assiri (Isa. 7:24; 37:33) e i medo-persiani. — Ger. 50:14; 51:11; vedi anche ARCIERE.
In Mesopotamia l’arco poteva essere di legno, corno od osso. Presso gli israeliti in genere era di legno stagionato e a volte di corno, anche se viene menzionato un “arco di rame”. (II Sam. 22:35) Archi egiziani trovati a Tebe sono lunghi m 1,5 circa e sono bastoni di legno quasi diritti, ma a punta da entrambe le estremità. Altri, raffigurati in dipinti tombali, sono curvi in dentro nel centro. I guerrieri assiri portavano due archi: uno lungo e leggermente curvo, l’altro corto e quasi angolare.
L’espressione ‘tendere l’arco’ (letteralmente, ‘mettere il piede sull’arco’; Sal. 7:12; 37:14; Ger. 50:14, 29) può riferirsi al fatto che l’arco veniva teso appoggiando con forza il piede a metà dell’arco; oppure un’estremità dell’arco con attaccata la corda poteva essere trattenuta a terra col piede mentre l’altra estremità veniva piegata per attaccarci l’altro capo della corda.
L’asta delle frecce era generalmente di canna o di legno leggero. Alcune frecce egiziane erano munite di penne, come le frecce moderne, per permettere alla freccia di seguire una traiettoria diritta e costante. Gli egiziani facevano largo uso di frecce con punta di metallo o di selce. Persiani e altri popoli orientali a volte usavano in battaglia frecce con semplici punte di pietra. Qualche volta le frecce erano uncinate, immerse nel veleno (Giob. 6:4), o rivestite di materiale combustibile. (Sal. 7:13) Nel caso di frecce incendiarie, uno stoppino imbevuto d’olio era infilato in fori all’estremità della punta metallica, per essere acceso quando veniva usata la freccia.
ARIETE
Strumento bellico usato dagli assedianti per aprire brecce o abbattere porte e mura di una città o fortezza. Nella forma più semplice era una pesante trave di legno con una punta di ferro simile alla testa di un ariete. Forse per questo o perché veniva usato per cozzare, anche in ebraico era designato con lo stesso nome dell’animale (kar).
Gli assedianti innalzavano un terrapieno o rampa d’assedio contro le mura della città e lo usavano come piano inclinato su cui far salire contro di esse gli arieti e altre macchine da guerra. Torri alte come le mura della città potevano essere spinte su per la rampa, ponendo così gli attaccanti allo stesso livello dei difensori. I soldati della difesa cercavano di mettere fuori combattimento gli arieti facendoci cadere sopra tizzoni ardenti o trattenendoli con catene e ramponi.
Una scena di un bassorilievo del palazzo del re assiro Assurnasirpal II a Nimrud raffigura il suo attacco contro una città, in cui compare un ariete montato su una pesante testuggine a sei ruote. Si tratta di un cassone “prefabbricato” formato da molti scudi rettangolari di vimini e da una torretta a cupola, sotto la quale sporge la trave dell’ariete con la punta metallica. Vi figura anche un’alta torre mobile d’assalto, da cui un arciere copre gli uomini che manovrano l’ariete. Egli è protetto da uno scudiero che tiene uno scudo di vimini come quelli posti a protezione dell’ariete.
CINTURA
La cintura dei soldati d’un tempo era una fascia di cuoio portata intorno alla vita o ai fianchi. Era larga da 5 a 15 cm circa e spesso era costellata di borchie di ferro, argento od oro. Il guerriero vi appendeva la spada e a volte la cintura era sostenuta da una bretella. (I Sam. 18:4; II Sam. 20:8) Il pugnale era in genere infilato nella cintura, proprio come ancor oggi nel Medio Oriente qualcuno porta il pugnale o la pistola. Inoltre poteva fermare alla cintola la corazza o cotta di maglia.
Mentre la cintura slacciata indicava rilassatezza (I Re 20:11), cingersi i lombi o fianchi significava essere pronti per l’azione o la battaglia. — Eso. 12:11; I Re 18:46; I Piet. 1:13, NW, nota in calce.
CORAZZA
Armatura che proteggeva il torace del guerriero, consistente di lamine, maglie o piastre di metallo. Poteva essere indossata sopra la cotta di maglia, oppure era fissata a questa e ne formava la parte frontale. — Efes. 6:14; I Tess. 5:8.
Un tipo di corazza protettiva indossata dai soldati greci e romani era formata da due piastre di metallo, una per proteggere il petto, l’altra il dorso. Era fissata da spalline, aveva una cerniera sul fianco destro e una fibbia sul sinistro.
COTTA DI MAGLIA
Cotta indossata per proteggersi durante il combattimento. Era una tunica di stoffa o pelle a cui erano fissati uno accanto all’altro centinaia di pezzetti di metallo (simili alle squame di un pesce). Spesso copriva il petto, il dorso e le spalle, ma a volte arrivava fino al ginocchio o alla caviglia.
Presso gli ebrei la cotta di maglia (ebr. shiryàn) era spesso di cuoio ricoperto di lamine o scaglie metalliche. Chi la indossava godeva quindi di una notevole protezione, nondimeno era vulnerabile nei punti in cui si congiungevano le scaglie o dove la cotta di maglia era unita ad altre parti dell’armatura. Infatti il re Acab fu ferito mortalmente da un arciere che “colpì il re d’Israele fra le giunture e la cotta di maglia”. — I Re 22:34-37.
ELMO
Copricapo militare destinato a proteggere il combattente durante la battaglia e parte fondamentale dell’armatura difensiva. In tempi molto antichi gli elmi erano fatti di giunchi ed erano a forma di cono o di calotta cranica. Venivano portate sul capo anche teste di animali, forse per nascondere il soldato, spaventare il nemico, oppure con l’idea che chi le indossava acquistasse così la forza dell’animale. Sembra che gli elamiti (a E di Babilonia) siano stati i primi ad adottare l’elmo metallico.
La forma degli elmi variava notevolmente e spesso serviva per fini particolari. Gli elmi rotondi o conici, per esempio, rendevano difficile la penetrazione o deviavano le frecce. La forma e le decorazioni degli elmi permettevano di distinguere gli amici dagli avversari sul campo di battaglia. A volte elmi di diverso tipo erano indossati dai vari reparti dello stesso esercito, consentendo così al comandante di sapere sempre dove si trovava ciascun reparto. Ma in altri casi la tradizione più che l’utilità militare determinò evidentemente la forma e le decorazioni degli elmi.
In origine gli elmi israeliti erano probabilmente di cuoio. Più tardi furono ricoperti di rame o di ferro ed erano indossati sopra berretti di lana, feltro o cuoio. Elmi di rame erano usati in Israele già all’epoca del re Saul. (I Sam. 17:38) Anche se in un primo tempo gli elmi erano riservati ai re e ad altri comandanti, entrarono poi nell’uso generale, infatti Uzzia dotò di elmi tutto il suo esercito. — II Cron. 26:14.
FIONDA
Sin dall’antichità la fionda (ebr. qèlaʽ) è stata l’arma di pastori (I Sam. 17:40) e guerrieri. (II Cron. 26:14) Era una cinghia di cuoio o una striscia fatta di tendini di animali, di vimini o crini intrecciati. Il “cavo della fionda”, cioè la parte centrale più larga, conteneva il proiettile. (I Sam. 25:29) Un’estremità della fionda poteva essere legata alla mano o al polso, mentre l’altra era tenuta in mano per essere lasciata libera al momento del lancio. La fionda carica veniva roteata al di sopra della testa, anche parecchie volte, poi un’estremità era mollata all’improvviso, scagliando il proiettile in avanti con notevole forza e velocità.
Per il tiro con la fionda erano preferite pietre rotonde e lisce, ma venivano impiegati anche altri proiettili. (I Sam. 17:40) Pezzi di piombo a forma di ghianda usati dai frombolieri greci potevano essere scagliati a oltre 180 m. Alcune pallottole d’argilla cotta rinvenute a Tell Hassuna forse erano servite ai frombolieri. Pietre da fionda di selce del diametro di 10 cm e del peso di 1 kg sono state scoperte a Meghiddo, Tell Beit Mirsim e in altre località della Palestina.
GAMBALI
Armature di sottili lastre metalliche per coprire le gambe dalla caviglia al ginocchio. — I Sam. 17:6.
Come risulta dalle loro sculture, i gambali assiri proteggevano la gamba e anche la parte superiore del piede, ed erano evidentemente allacciati davanti. In alcuni casi sembra coprissero l’intera coscia. I greci e i romani portavano gambali di metallo. Erano foderati di cuoio, feltro o stoffa e di solito erano fissati alla caviglia e al polpaccio con delle stringhe. Anche gli israeliti forse fecero uso di gambali.
LANCIA, GIAVELLOTTO, DARDO
Armi da getto o lancio, costituite da un’asta munita di una punta acuminata. (I Sam. 18:11; Giud. 5:8; Gios. 8:18; Giob. 41:26) Vari tipi erano usati da tutte le nazioni dell’antichità. Una distinzione precisa, indicata dai diversi termini ebraici, non è sempre possibile.
Lancia
La lancia (ebr. hhanìth) era evidentemente la più grande di queste armi, aveva una lunga asta di legno e una punta generalmente di pietra o di metallo. Per importanza era seconda solo alla spada. La lancia del gigante Golia aveva una lama che pesava “seicento sicli di ferro” (kg 6,8) e un’asta di legno “simile al subbio dei tessitori”. — I Sam. 17:7; confronta II Samuele 21:19; I Cronache 11:22, 23; 20:5.
Alcune lance avevano all’estremità posteriore una punta metallica per poterle conficcare nel terreno. Perciò anche quest’estremità, e non solo la punta, poteva essere usata efficacemente dal guerriero. (II Sam. 2:19-23) Una lancia piantata per terra poteva indicare una temporanea residenza del re, come una spada conficcata nel terreno di fronte a una tenda indica oggi il luogo di sosta di uno sceicco beduino. — I Sam. 26:7.
Un altro tipo di lancia (ebr. ròmahh), arma con lunga asta e punta acuminata, era usato per trafiggere. Fineas se ne servì per giustiziare un trasgressore israelita e la sua compagna, una donna madianita, ponendo così fine al flagello che si era abbattuto su Israele per essersi unito al Baal di Peor. — Num. 25:6-8.
Giavellotto
Il giavellotto (ebr. kidhòhn) aveva una punta metallica e di solito veniva lanciato. Evidentemente era più piccolo e leggero della lancia convenzionale, e si poteva tenerlo disteso. (Gios. 8:18-26) Abitualmente non era portato in mano ma sul dorso, e i guerrieri a volte ne avevano diversi in una faretra. Il giavellotto era simile a una grossa freccia e aveva l’asta di legno o di canna. Per aumentarne la gittata, una corda con un cappio, fissata al giavellotto, veniva avvolta intorno all’asta, mentre il cappio era trattenuto fra le dita del soldato che lanciava il giavellotto. Svolgendosi rapidamente la corda gli imprimeva un moto rotatorio, che rendeva più stabile la traiettoria. In certi casi il giavellotto aveva alla base una punta metallica, che permetteva di conficcarlo nel terreno nei periodi di riposo e ne accresceva la velocità e l’equilibrio.
Dardi
Il dardo, forse indicato da più di un termine ebraico (es. massàʽ, shèlahh), era evidentemente una piccola asta appuntita simile alla freccia. — Giob. 41:26.
Presso i romani i dardi erano di canna vuota, e nella parte inferiore, sotto la punta, c’era un recipiente di ferro che poteva essere riempito di nafta infiammata. Il dardo era poi lanciato da un arco lento, perché lanciandolo da un arco teso il fuoco si sarebbe spento. Il tentativo di estinguerlo con l’acqua avrebbe solo alimentato la fiamma, e l’unico modo di spegnerlo era coprire il micidiale proiettile con della terra. — Confronta Efesini 6:16.
Lance egiziane, assire, greche e romane
La lancia egiziana aveva un’asta di legno lunga m 1,5–1,8 circa, che terminava con una punta di bronzo o di ferro, di solito a doppio taglio. I giavellotti egiziani erano più leggeri e più corti, con punta metallica oblunga e a doppio taglio, a forma di foglia o di diamante. All’estremità posteriore, evidentemente per ornamento e per controbilanciare il peso della punta, c’era un pomello di bronzo a cui erano attaccati due fiocchi o nastri. A volte il giavellotto egiziano era usato come una lancia per trafiggere, e il pomolo impediva che l’arma sfuggisse di mano al guerriero. I soldati della fanteria assira avevano lance la cui lunghezza non superava l’altezza del soldato; la lancia dei soldati di cavalleria pare fosse notevolmente più lunga.
La lancia (gr. lògkhe) è menzionata solo una volta nelle Scritture Greche Cristiane. Dopo che Gesù Cristo era morto, uno dei soldati gli trafisse il fianco con una lancia. (Giov. 19:33, 34) Trattandosi di soldati romani, probabilmente venne usato un pilum, arma lunga circa m 1,8, con una punta di ferro uncinata che arrivava a metà dell’asta di legno.
MACCHINA DA GUERRA
In tempi biblici le macchine da guerra includevano arieti e grossi congegni destinati a scagliare proiettili come frecce o pietre, e si distinguevano dalle armi leggere portate dai soldati. Macchine di vario tipo erano usate da ebrei, egiziani, assiri, babilonesi, romani e altri. Spesso erano issate sulle rampe d’assedio adiacenti alle mura della città.
Grandi catapulte per lanciare pietre, frecce o altri proiettili funzionavano secondo il principio della fionda, dell’arco o della molla. Quest’ultima consisteva di una sbarra elastica trattenuta all’indietro da una vite o da un nerbo, con una leva per sganciarla e scagliare in avanti il proiettile. Catapulte di lancio pare facessero la loro comparsa presso i greci dopo il V secolo a.E.V., essendo menzionate per la prima volta in relazione a Dionisio I di Siracusa (ca. 430–367 a.E.V.), che si munì di macchine da guerra per una spedizione contro Cartagine. Congegni simili furono impiegati dalle armate di Alessandro Magno (356–323 a.E.V.), e poi da quasi tutti gli eserciti ellenistici, e facevano parte del normale equipaggiamento delle legioni romane. Comunque, secoli prima e a scopo di difesa, Uzzia re di Giuda (829–777 a.E.V.) “fece in Gerusalemme macchine da guerra”. — II Cron. 26:15; vedi FORTIFICAZIONI.
MAZZA
La “mazza da guerra” era evidentemente una clava o mazza pesante, a volte con borchie di metallo. La mazza compare spesso su monumenti egiziani. Un tipo consisteva di un manico di legno a cui era attaccata una palla di bronzo. La mazza egiziana era lunga circa 80 cm ed era portata dalla fanteria pesante e dai soldati sui carri. Gli arcieri e le truppe egiziane armate di armi leggere e pesanti usavano anche un bastone ricurvo, che probabilmente era lanciato contro il nemico o impiegato nel combattimento a corpo a corpo. Quest’arma compare sia in monumenti egiziani che assiri. Secondo Erodoto (Storie, Libro VII, 63), gli assiri dell’esercito di Serse avevano “clave di legno munite di chiodi di ferro”.
SCUDIERO
Attendente di un re o altro comandante che ne portava l’armatura e le armi, gli era a fianco nel pericolo ed eseguiva i suoi ordini. Gli avversari feriti da un eminente guerriero potevano ricevere il colpo mortale dal suo scudiero. (I Sam. 14:13) Tali assistenti erano scelti fra soldati valorosi, e alcuni erano evidentemente molto devoti al loro comandante. — I Sam. 14:6, 7; 31:5.
SCUDO
Parte dell’armatura difensiva in uso presso tutte le nazioni antiche. All’interno era munito di un’impugnatura e, durante il combattimento, il guerriero vi infilava di solito il braccio sinistro o lo impugnava con la mano sinistra; durante la marcia poteva essere appeso a una spalla con una cinghia. Isaia 22:6 indica che alcuni scudi avevano una copertura che veniva tolta al momento della battaglia. In tempo di pace venivano spesso riposti negli arsenali. — Cant. 4:4.
Nei tempi antichi gli scudi erano spesso di legno ricoperto di cuoio, e pertanto potevano essere bruciati. (Ezec. 39:9) Gli scudi venivano oliati per renderli flessibili e impermeabili, per proteggere il metallo dalla ruggine, o per renderli lisci e scivolosi. (II Sam. 1:21; Isa. 21:5) Lo scudo di cuoio era spesso ornato di una pesante borchia centrale (un pomello o una punta) di metallo, che costituiva un’ulteriore protezione. — Giob. 15:26.
Mentre gli scudi di legno e di cuoio erano d’uso generale, sembra che gli scudi di metallo fossero meno comuni, essendo prerogativa dei comandanti e delle guardie reali, o fossero usati nelle cerimonie. — II Sam. 8:7; I Re 14:27, 28.
Lo scudo grande, ovale o rettangolare, (ebr. tsinnàh, da una radice che significa “proteggere”) era usato dalla fanteria pesante (II Cron. 14:8) e a volte era portato da uno scudiero. (I Sam. 17:7, 41) Evidentemente un grande scudo del genere era quello designato dal termine greco thyreòs (da thỳra, porta) in Efesini 6:16. Lo tsinnàh era uno scudo abbastanza grande da coprire tutto il corpo. (Sal. 5:12) A volte in battaglia serviva a opporre un fronte compatto da cui sporgevano le lance. Lo scudo grande (tsinnàh) è a volte menzionato insieme alla lancia per indicare le armi in generale. — I Cron. 12:8, 34; II Cron. 11:12.
Lo scudo piccolo o brocchiere (ebr. maghèn, da una radice che significa “difendere” o “coprire”) era portato abitualmente dagli arcieri e di solito è associato alle armi leggere, come l’arco. Per esempio lo portavano gli arcieri beniaminiti dell’esercito di Asa re di Giuda. (II Cron. 14:8) Lo scudo piccolo di solito era rotondo e più comune dello scudo grande (tsinnàh), essendo probabilmente usato soprattutto nel combattimento a corpo a corpo. Che tsinnàh e maghèn fossero notevolmente diversi per grandezza sembra indicato dagli scudi d’oro fatti da Salomone, infatti per ricoprire uno scudo grande (tsinnàh) ci volle quattro volte più oro che per uno scudo piccolo o brocchiere (maghèn). (I Re 10:16, 17; II Cron. 9:15, 16) Il maghèn, come lo tsinnàh, pare facesse parte del normale equipaggiamento bellico. — II Cron. 14:8; 17:17; 32:5.
Lo scudo grande (gr. aspìs; lat. clipeus) degli antichi greci e romani in origine era rotondo e qualche volta fatto di vimini intrecciati, oppure aveva un telaio di legno ricoperto da diversi strati di pelle di bue. Grazie a una sporgenza centrale, a volte ben appuntita, poteva essere impiegato come arma, mentre la punta stessa faceva deviare i proiettili. Nel caso del soldato romano, il clipeus fu poi abbandonato a favore dello scudo ovale o oblungo chiamato scutum, che era ricurvo in modo da avvolgere in parte il corpo. Il nome di ciascun soldato romano (e a volte quello del suo comandante) era inciso sul suo scudo, facilitandone l’identificazione quando veniva dato l’ordine di riprendere le armi. Probabilmente l’apostolo Paolo aveva in mente i grandi scudi romani (scuta longa) nel menzionare in Efesini 6:16 “il grande scudo [gr. thyreòn] della fede”. Si dice che tale scudo romano misurasse m. 1,2 per 0,8 circa.
SCURE DA COMBATTIMENTO
Arma che di solito aveva un’impugnatura di legno o di metallo relativamente corta e una lama affilata di pietra o di metallo. Era usata nel combattimento a corpo a corpo per tagliare e sfondare, e gli assedianti potevano impiegarla anche per aprire un varco nelle porte della città o abbattere alberi per costruire macchine d’assalto. Mentre la scure da combattimento era molto in uso presso egiziani, assiri, babilonesi, elamiti e altri, sembra che non fosse molto importante per gli israeliti. — Confronta Salmo 74:5, 6.
SPADA, PUGNALE, FODERO
Nelle Scritture la spada è l’arma di offesa e di difesa menzionata più spesso. Aveva un’impugnatura e una lama di metallo, che poteva essere di ottone, rame, ferro o acciaio. La spada serviva per tagliare (I Sam. 17:51; I Re 3:24, 25) e per trafiggere. (I Sam. 31:4) Alcune spade erano corte, altre lunghe; a volte erano a doppio taglio. I due tipi fondamentali nel Medio Oriente erano la spada diritta, affilata, a doppio taglio e con la punta acuminata (che serviva sia per trafiggere che per tagliare), e la spada a un solo taglio (per tagliare o menare fendenti). Quest’ultima a volte era leggermente curva; in altri casi era sensibilmente ricurva e simile a una falce. Ma a differenza della falce che ha la parte interna affilata, questa spada o scimitarra era affilata all’esterno.
Gli archeologi distinguono la spada dal pugnale, essendo quest’ultimo lungo al massimo 40 cm circa. Ma non si sa se gli ebrei facessero una simile distinzione.
In genere la spada veniva appesa al lato sinistro della cintura (I Sam. 25:13) ed era infilata nel fodero, che era una guaina o un astuccio di cuoio. Leggendo II Samuele 20:8 si ha l’impressione che Gioab avesse sistemato a bella posta la spada in modo che cadesse dal fodero, per tenere poi l’arma in mano invece di riporvela di nuovo. Non sospettando di nulla, Amasa pensò che fosse caduta per caso, e non se ne preoccupò. Ciò gli fu fatale.
Le parole di Gesù in Luca 22:36, “chi non ha una spada venda il suo mantello e ne compri una”, sono state spiegate da alcuni come un’indicazione che i discepoli stavano per intraprendere una vita piena di rischi. È vero che la Palestina anche allora era infestata da predoni e bestie feroci. Paolo disse di aver affrontato “pericoli di banditi da strada” e “pericoli nel deserto” durante i suoi viaggi in quello e nei paesi vicini (II Cor. 11:26), anche se non ci sono indicazioni che sia ricorso a una spada per spaventare i presunti aggressori. Il fatto che si trovassero due spade fra i discepoli la notte del tradimento di Gesù non era dunque una cosa insolita in quei tempi (Luca 22:38), e risulta che i galilei in particolare erano abitualmente armati. (Giuseppe Flavio, Guerra giudaica, Libro III, cap. III, 2) Inoltre si capisce che una spada può essere utilizzata in caso di necessità come un’ascia o un grosso coltello.
Probabilmente quella notte Gesù desiderava che fra i suoi seguaci fosse disponibile una spada per dimostrare chiaramente che, anche in circostanze che potevano facilmente indurre alla resistenza armata, non intendeva ricorrere alla spada ma si sarebbe arreso volontariamente secondo la volontà di Dio. Quando Pietro in effetti reagì e cercò di opporsi con le armi, staccando l’orecchio a Malco, Gesù gli ordinò: “Riponi la tua spada al suo posto, perché tutti quelli che prendono la spada periranno di spada”. (Matt. 26:52; Giov. 18:10, 11) Certo la spada di Pietro e l’altra non sarebbero servite a niente contro tale folta schiera di uomini armati, e cercando di farne uso indubbiamente sarebbero ‘periti di spada’ (Matt. 26:47), ma soprattutto tale tentativo di liberare Gesù sarebbe fallito, essendo completamente contrario al proposito di Geova Dio. (Matt. 26:53, 54) Stando così le cose, più tardi quel giorno Gesù poté dire francamente a Pilato: “Se il mio regno facesse parte di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei. Ma ora il mio regno non è di qui”. — Giov. 18:36.
[Figure a pagina 105]
Testuggine con ariete che sporge dalla torretta a cupola e torre mobile d’assalto con un arciere e uno scudiero. Da un bassorilievo del palazzo del re assiro Assurbanipal II
Pietra da fionda
[Figure a pagina 107]
Mazza egiziana
Grande scudo romano, da un fregio ritenuto del I secolo a.E.V.