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AcabAusiliario per capire la Bibbia
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violenza Elia, che fuggì sul monte Horeb. — 19:1-8
COSTRUZIONI NELLA CAPITALE E VITTORIE SULLA SIRIA
Si ritiene che i lavori fatti eseguire da Acab includessero il completamento delle fortificazioni della città di Samaria, che secondo le scoperte archeologiche consistevano di tre mura straordinariamente forti, opera di esperti costruttori. Gli scavi hanno rivelato i resti di un palazzo che misurava circa 96 metri da N a S, con pareti evidentemente rivestite di marmo bianco. Sono stati trovati numerosi pannelli d’avorio per decorare mobili e pareti, forse appartenuti alla “casa d’avorio” di Acab menzionata in I Re 22:39. (Confronta Amos 3:15; 6:4). Ma la ricchezza di Samaria e la forza della sua posizione furono presto messe alla prova dall’assedio posto contro la città dal siro Ben-Adad alla testa di una coalizione di trentadue re. Dopo aver ceduto in un primo tempo alle richieste dell’aggressore, Acab rifiutò poi di acconsentire volontariamente all’effettivo saccheggio del suo palazzo. I negoziati di pace fallirono e, per suggerimento divino, Acab con uno stratagemma prese il nemico di sorpresa facendone strage, mentre Ben-Adad scampò. — I Re 20:1-21.
Convinto che Geova fosse solo un ‘dio dei monti’, Ben-Adad tornò l’anno dopo con uguali forze militari, ma si schierò per il combattimento ad Afec nella valle di Esdrelon invece di avanzare nella regione montuosa di Samaria. Afec era vicino a Izreel, dove Acab aveva la sua residenza preferita e un palazzo. (I Re 21:1) Le forze israelite avanzarono verso il campo di battaglia ma sembravano “due sparuti greggi di capre” in confronto al grande accampamento siro. Rassicurate dalla promessa di Geova che la sua potenza non dipendeva dalla posizione geografica, le forze di Acab sbaragliarono il nemico. (20:26-30) Tuttavia, proprio come il re Saul risparmiò l’amalechita Agag, così Acab lasciò in vita Ben-Adad e concluse un patto con lui secondo il quale le città conquistate sarebbero state restituite a Israele e alcune vie di Damasco sarebbero state cedute ad Acab, evidentemente per stabilirvi la residenza di commissari israeliti che avrebbero curato gli interessi politici e commerciali del regno di Acab nella capitale sira. (20:31-34) Come Saul, Acab fu condannato da Geova per questo, e la futura calamità fu predetta per lui e il suo popolo. — 20:35-43.
ASSASSINIO DI NABOT E CONSEGUENZE
Durante il successivo triennio di pace, Acab s’interessò dell’acquisto della vigna di Nabot a Izreel, pezzo di terra che Acab desiderava molto perché confinante coi terreni del suo palazzo residenziale. Quando Nabot respinse la richiesta a motivo della legge di Dio sull’inviolabilità dei possedimenti ereditari, Acab stizzito si ritirò in casa, dove si sdraiò sul divano con la faccia verso la parete, rifiutando di mangiare. Appresa la causa del suo abbattimento, la pagana Izebel, mediante lettere scritte in nome di Acab, ordinò l’assassinio di Nabot, mascherandolo con un processo per bestemmia. Quando Acab andò a prendere possesso dell’ambito pezzo di terra, gli venne incontro Elia, che lo denunciò severamente come un assassino e uno che si era venduto per commettere empietà cedendo ai costanti incitamenti della moglie pagana. Come i cani avevano leccato il sangue di Nabot così i cani avrebbero leccato il sangue di Acab, e Izebel stessa e i discendenti di Acab sarebbero andati in pasto ai cani e agli uccelli da preda. Queste parole fecero il loro effetto, e profondamente costernato Acab digiunò vestito di sacco, ora mettendosi a sedere ora camminando avanti e indietro per lo sconforto. Per questo gli fu accordata una certa misericordia e fu rinviato il tempo in cui la calamità si sarebbe abbattuta sulla sua casa. — I Re 21:1-29.
Le relazioni di Acab col regno meridionale di Giuda furono rafforzate mediante un’alleanza matrimoniale per cui Atalia figlia di Acab sposò Ieoram figlio del re Giosafat. (I Re 22:44; II Re 8:18, 26; II Cron. 18:1) Durante una visita amichevole di Giosafat a Samaria, Acab lo indusse a sostenerlo nel tentativo di riconquistare Ramot-Galaad dai siri, che evidentemente non avevano adempiuto completamente i termini del patto stipulato da Ben-Adad. Mentre un gruppo di falsi profeti assicurava in coro il successo dell’impresa, l’insistenza di Giosafat fu chiamato il profeta Micaia, odiato da Acab, che predisse invece la calamità sicura. Ordinato l’arresto di Micaia, Acab si ostinò a sferrare l’attacco, pur prendendo la precauzione di travestirsi, ma fu colpito da un arciere siro e morì dissanguato. Il suo corpo fu trasportato a Samaria per essere sepolto e mentre “lavavano il carro da guerra presso la piscina di Samaria ... i cani leccarono il suo sangue”. Dagli scavi effettuati a Samaria è emerso un grande bacino artificiale a N dello spazioso cortile del palazzo, e forse fu lì che si adempì la profezia. — I Re 22:1-38.
ISCRIZIONI MOABITE E ASSIRE
Vi si fa menzione della ricostruzione di Gerico durante il regno di Acab, forse come parte del programma per rafforzare la dominazione di Israele su Moab. (I Re 16:34; confronta II Cronache 28:15. La stele moabita di Mesa re di Moab parla della dominazione del re Omri e di suo figlio (Acab) su Moab.
Iscrizioni assire che descrivono la battaglia combattuta fra Salmaneser III e una coalizione di dodici re a Qarqar includono il nome A-ha-ab-bu, un membro della coalizione. Questo è generalmente considerato da quasi tutti gli studiosi un riferimento al re Acab d’Israele; ma per l’evidenza indicante che tale identificazione è discutibile, vedi la voce SALMANESER.
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Acacia
[ebr. shittàh, shittìm].
I riferimenti biblici a quest’albero si limitano quasi interamente al periodo della peregrinazione di Israele nel deserto e al suo impiego come materia prima per il tabernacolo portatile costruito nella penisola del Sinai. Perciò doveva essere un albero che cresce bene nel deserto dove soggiornarono gli israeliti, e da cui si potevano ricavare assi abbastanza grandi (lunghe m 4,6, secondo Esodo 36:20, 21). Poiché quest’albero scompare praticamente dalla narrazione biblica dopo l’entrata nella Terra Promessa, ciò può anche indicare che non era un albero comune in tutta la Palestina. Tale descrizione corrisponde a tipi di acacia noti come Acacia seyal e Acacia tortilis molto meglio che a qualsiasi altra pianta della zona. Questi alberi di acacia sono ancora comuni nel Negheb e nel Sinai e se ne trovano anche lungo la valle del Giordano a S del Mar di Galilea, ma non nella Palestina settentrionale.
È interessante notare che seyal è il termine arabo per “torrente”, e l’habitat dell’acacia sono i letti dei torrenti o wadi (uadi), in cui l’acqua scorre impetuosa durante la stagione delle piogge e che si trovano nelle regioni altrimenti aride e desertiche intorno al Mar Morto e più a sud, nel deserto dell’Arabia e nella penisola del Sinai. Infatti la profezia di Gioele (3:18) dice: “Dalla casa di Geova uscirà una sorgente, e dovrà irrigare la valle del torrente delle Acacie”, luogo che altrimenti sarebbe
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