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SamariaAusiliario per capire la Bibbia
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6; 10:5, 7; 13:16), Amos (3:9; 8:14), Michea (1:1, 5, 6) e altri oltre a Elia ed Eliseo. (I Re 20:13, 28, 35-42; 22:8) In seguito, dopo la sua distruzione, altri profeti menzionarono Samaria come esempio ammonitore a coloro che non osservavano gli ordini di Geova. — II Re 21:10-13; Ger. 23:13; Ezec. 16:46, 51, 53, 55; 23:4, 33.
AVVENIMENTI SUCCESSIVI
Nel 742 a.E.V. Salmaneser V re d’Assiria cinse d’assedio Samaria, ma la città riuscì a resistere per quasi tre anni. Quando alla fine capitolò nel 740, molti cittadini preminenti furono deportati in Mesopotamia e in Media. Ma non è ancora stato stabilito con certezza se il merito per la conquista della città spetti a Salmaneser V o al suo successore Sargon II — II Re 17:1-6, 22, 23; 18:9-12; vedi SARGON.
Con la resa di Samaria agli assiri ha fine la particolareggiata storia biblica della città. In seguito la città è menzionata spesso, ma non sempre (II Re 23:18; Atti 8:5), per ricordare cosa accade a coloro che si ribellano a Geova. (II Re 18:34; 21:13; Isa. 10:9-11; 36:19) Dopo la distruzione di Gerusalemme e il successivo assassinio di Ghedalia, la Bibbia riferisce che ottanta uomini di Sichem, Silo e Samaria scesero a Mizpa e incontrarono Ismaele, l’assassino, che uccise molti di loro, risparmiando solo alcuni che promisero di mostrargli dove avevano nascosto scorte di frumento, orzo e olio. — Ger. 41:1-9.
2. Territorio del regno settentrionale delle dieci tribù di Israele. Il nome della capitale, Samaria, a volte indicava l’intera regione. Per esempio, quando Acab veniva chiamato “re di Samaria”, non era inteso nel senso ristretto di re della città soltanto, ma in senso lato, re delle dieci tribù. (I Re 21:1) Similmente le “città di Samaria” erano le città sparse in tutte le dieci tribù, non i villaggi raggruppati intorno alla capitale. (II Re 23:19; questa stessa espressione riportata in I Re 13:32 come se fosse usata prima che la città di Samaria fosse stata costruita, se non è profetica, può essere stata introdotta dal compilatore del libro dei Re). La carestia che dilagava “in Samaria” ai giorni di Acab si era estesa a tutto il regno di Samaria e anche alla Fenicia, almeno dalla valle del torrente Cherit a E del Giordano fino a Zarefat sul Mediterraneo. (I Re 17:1-12; 18:2, 5, 6) Anche la promessa di restaurazione relativa ai “monti di Samaria” doveva certo includere l’intera regione della Samaria. — Ger. 31:5; vedi
3. Distretto romano attraversato a volte da Gesù e nel quale più tardi gli apostoli portarono il messaggio del cristianesimo. Oggi non se ne conoscono con esattezza i confini, ma grosso modo si trovava tra la Galilea a N e la Giudea a S, e dal Giordano si estendeva a O fino alle pianure costiere del Mediterraneo. Includeva la maggior parte del territorio che un tempo apparteneva alla tribù di Efraim e alla mezza tribù di Manasse (a O del Giordano).
Ogni tanto, quando andava o tornava da Gerusalemme, Gesù passava per la Samaria, che si trovava tra la Giudea e la Galilea. (Luca 17:11; Giov. 4:3-6) Ma, si astenne quasi sempre dal predicare in quella regione; e ai dodici disse di evitare le città samaritane e, invece, ‘di andare di continuo alle pecore smarrite della casa d’Israele’, cioè agli ebrei. — Matt. 10:5, 6.
Questa restrizione tuttavia doveva restare in vigore solo per un limitato periodo di tempo; infatti prima della sua ascensione al cielo Gesù disse ai discepoli che dovevano portare la buona notizia non solo alla Samaria, ma fino alla più distante parte della terra. (Atti 1:8, 9)
Perciò quando a Gerusalemme scoppiò la persecuzione i discepoli, in particolare Filippo, iniziarono il ministero nella Samaria. In seguito Pietro e Giovanni raggiunsero Filippo, e questo favorì l’espansione del cristianesimo. — Atti 8:1-17, 25; 9:31; 15:3.
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Samaritano
Il termine “Samaritani” compare per la prima volta nelle Scritture dopo la conquista del regno delle dieci tribù di Samaria nel 740 a.E.V., riferito agli abitanti del regno settentrionale prima della conquista, per distinguerli dagli stranieri che vi furono portati in seguito da altre parti dell’impero assiro. (II Re 17:29) Sembra che Sargon II d’Assiria non avesse allontanato tutta la popolazione israelita, poiché da II Cronache 34:6-9 (confronta II Re 23:19, 20) risulta che durante il regno di Giosia c’erano ancora israeliti nel paese. In seguito per “Samaritani” si intendeva i discendenti di coloro che erano rimasti in Samaria e di quelli portativi da Sargon. Perciò alcuni erano senza dubbio figli di matrimoni misti. In un periodo ancora successivo il nome assunse un significato religioso più che una connotazione razziale o politica, e samaritano era chi apparteneva alla setta religiosa che si era affermata anticamente nelle vicinanze di Sichem e Samaria, e che aveva certe credenze nettamente diverse dal giudaismo. — Giov. 4:9.
Lo sviluppo della religione samaritana era dovuto a diversi fattori, non ultimo il risultato degli sforzi di Geroboamo di allontanare le dieci tribù dall’adorazione di Geova accentrata a Gerusalemme. Per circa duecentocinquant’anni i sacerdoti leviti ordinati da Dio erano stati sostituiti da un sacerdozio di origine umana che, a sua volta, indusse il regno di Israele a praticare degradante idolatria. — I Re 12:28-33; II Re 17:7-17; II Cron. 11:13-15; 13:8, 9.
Poi ci fu la caduta del regno settentrionale. Gli immigrati pagani venuti da Babilonia, Cuta, Avva, Amat e Sefarvaim adoravano molte divinità: Succot-Benot, Nergal, Asima, Nibaz, Tartac, Adrammelec e Anammelec. Anche se avevano appreso qualche cosa riguardo a Geova attraverso l’insegnamento di un sacerdote del ‘sacerdozio di Geroboamo’, tuttavia, come Samaria aveva fatto con i vitelli d’oro, essi, generazione dopo generazione, continuarono a adorare i loro falsi dèi. (II Re 17:24-41) Tutti i tentativi di Giosia per eliminare l’adorazione idolatrica di quelle comunità settentrionali, quasi due secoli dopo la caduta di Samaria, non ebbero effetto più durevole delle riforme simili compiute da lui nel regno meridionale di Giuda. — II Re 23:4-20; II Cron. 34:6, 7.
DOPO IL RITORNO DEGLI EBREI DALL’ESILIO
Nel 537 a.E.V. un rimanente delle dodici tribù tornò dall’esilio in Babilonia pronto a ricostruire il tempio di Geova a Gerusalemme. (Esd. 1:3; 2:1, 70) Fu allora che i “Samaritani”, che si trovavano già nel paese quando arrivarono gli israeliti e che sono stati descritti quali “avversari di Giuda e di Beniamino”, si rivolsero a Zorobabele e agli anziani, dicendo: “Lasciate che noi edifichiamo insieme a voi; poiché, proprio come voi, noi ricerchiamo il vostro Dio e gli sacrifichiamo sin dai giorni di Esar-Addon re d’Assiria, che ci fece salire qui”. (Esd. 4:1, 2) Questa pretesa devozione a Geova si dimostrò tuttavia solo formale; infatti quando Zorobabele declinò l’offerta, i samaritani fecero tutto il possibile per impedire la costruzione del tempio. Falliti tutti i loro tentativi concertati, tesi a molestare e intimidire, fecero pervenire all’imperatore persiano una lettera contenente false accuse, e riuscirono a ottenere che un decreto
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