“A costo di quanto possiedi, acquista l’intendimento”
“Il principio della sapienza è: Acquista la sapienza. Sì, a costo di quanto possiedi, acquista l’intendimento”. — Prov. 4:7, Vers. Riv. e An Amer. Trans.
1. Perché è importante la conoscenza del Santo? Che cosa significa?
GEOVA, il grande Teocrata, comprende ogni cosa e dà intendimento ai suoi fedeli servitori secondo che ne hanno bisogno. Questo intendimento è uno dei principali requisiti necessari per il giusto servizio teocratico. È ciò che distingue il servitore maturo dal novello. Il più sapiente dei tempi antichi disse: “Conoscere il Santo è l’intelligenza”. (Prov. 9:10) Colui che fu ancor più sapiente di quell’antico saggio disse parlando al Santo: “Questa è la vita eterna: che conoscano te, il solo vero Dio, e colui che tu hai mandato, Gesù Cristo”. Questa conoscenza del Santo ha un significato molto più alto di quello d’avere una semplice idea della sua esistenza. Significa una provata conoscenza di Geova e dei suoi propositi che resiste a qualsiasi tentativo di farla crollare. Significa una comprensione di lui e un apprezzamento del motivo per cui fa le cose che egli fa.
2. Quale raccomandazione ci è data in favore dell’intendimento?
2 Questa giusta, provata e incrollabile conoscenza è qualche cosa degna d’essere cercata. È qualche cosa di cui non possiamo fare a meno, se nutriamo la speranza di ricevere la vita eterna benedetta col regno di Dio. Tenete presente questo fatto e ne risulterà un migliore apprezzamento della forza e del significato delle parole di Proverbi 4:7, che sono prese come nostro titolo. Se ci rendiamo conto che Iddio è il nostro Padre, presteremo attenzione a quello che c’insegna e questo accrescerà l’intendimento che abbiamo di lui e della nostra relazione con lui. “Figliuoli, ascoltate l’istruzione di un padre, e state attenti a imparare il discernimento; perché io vi do una buona dottrina; non abbandonate il mio insegnamento. Il principio della sapienza è: Acquista la sapienza. Sì, a costo di quanto possiedi, acquista l’intendimento”. Oltre all’esortazione del padre, abbiamo anche il consiglio del suo saggio e fedele figlio, il quale trasse profitto dalle istruzioni del padre suo: “Quand’ero ancora fanciullo presso mio padre, tenero ed unico presso mia madre, egli mi ammaestrava e mi diceva: Il tuo cuore ritenga le mie parole; osserva i miei comandamenti, e vivrai”. — Prov. 4:1-4, 7, Vers. Riv. e An Amer. Trans.
3. Perché è necessario l’intendimento oltre alla sapienza?
3 Mentre procediamo nell’acquisto dell’intendimento, riconosciamo che si può possedere considerevole conoscenza e tuttavia non avere intendimento. L’intendimento non si occupa solo di fatti, ma del come e del perché delle cose. Essa comprende l’applicazione o l’uso della conoscenza per il più alto bene. Perciò, senza intendimento la conoscenza ha poco valore. Questo è particolarmente vero quando si tratta di applicar la conoscenza che abbiamo di Dio, del suo regno e della sua legge. I citati passi delle Scritture indicano che è altresì possibile aver sapienza e tuttavia non avere intendimento. Potremmo decidere circa il giusto modo di condurci. Possiamo esserci consacrati al servizio del Signore, e questo è un saggio modo di procedere; ma, oltre a questo, dobbiamo acquistare intendimento. L’apostolo dice che la differenza tra il figlio e il servitore sta nel fatto che il Signor Gesù fa conoscere ai figli quello che fa il Padre suo. (Giov. 15:15) Egli ci rivela il come e il perché delle cose che abbiamo bisogno di sapere. Questo intendimento è alla portata di ogni figlio di Dio, ma egli deve andare a procurarselo. Senza di esso non può riuscire nella chiamata cristiana.
4. Chi ci dà effettivamente questo consiglio? Qual è la parte che dobbiamo far noi?
4 Questo consiglio dato dal padre al figlio è principalmente quello dato da Geova al suo unigenito Figliuolo, il nostro Signore Gesù Cristo, e si estende anche ai membri del corpo di Cristo. Ma come principio vale per tutte le creature umane che otterranno la vita nel regno di Geova o sotto il Regno di Geova. Questa esortazione data dai due più eccelsi consiglieri dell’universo, Geova Dio e il suo Figlio, Cristo Gesù, di prestare attenzione alla Parola di Dio, di acquistare intendimento di questa Parola, affinché possiamo apprezzare pienamente la nostra relazione col nostro Dio e con la sua organizzazione, è quindi qualche cosa che dev’essere grandemente apprezzata e dev’essere presa serissimamente. “Ascolta, figliuol mio, l’istruzione di tuo padre e non ricusare l’insegnamento di tua madre”. (Prov. 1:8) Da parte nostra noi dobbiamo fare qualche cosa. Dobbiamo acquistare intendimento dei propositi di Geova e apprendere come si applicano a noi, individualmente e collettivamente. Se rifiutiamo o trascuriamo di acquistare questo intendimento mettiamo in pericolo la nostra futura esistenza in qualsiasi parte del reame di Dio.
5. Quale scelta del giovane re Salomone il Signore Iddio lodò?
5 In antico il Signore elogiò sommamente il re Salomone per aver egli manifestato il desiderio di ricevere a preferenza d’ogni altra cosa un cuore intendente. Sarà utile qui esaminare quale fu la condotta di Salomone e il compiacimento del Signore. “E il Signore apparve a Salomone, in Gabaon, di notte, in sogno. E Iddio gli disse: Chiedi ciò che tu vuoi che io ti dia”. Salomone rispose: “Dà adunque al tuo servitore un cuore intendente, per giudicare il tuo popolo, per discernere tra il bene e il male; perciocché, chi potrebbe giudicare questo tuo popolo ch’è in così gran numero?” “E questo piacque al Signore, che Salomone avesse chiesta una tal cosa. E Iddio gli disse: Perciocché tu hai chiesta questa cosa, e non hai chiesta lunga vita, né ricchezze, né la vita de’ tuoi nemici; anzi hai chiesto di avere intelletto per essere intendente a giudicare. Ecco, io fo secondo la tua parola; ecco, io ti do un cuor savio e intendente; talché né davanti a te è stato, ne dopo te sorgerà alcuno pari a te. E oltre a ciò. io ti do quello che tu non mi hai chiesto, ricchezze e gloria; talché fra i re non ne fu mai alcun tale, qual tu sarai tutto il tempo della tua vita”. — 1 Re 3:5, 9-13, Diodati.
6. Perché piacque a Geova la scelta fatta da Salomone? Che cosa prefigurò?
6 La scelta di Salomone piacque a Geova Dio perché riconosceva la sua supremazia. Tale scelta mostrava che Geova è l’unica giusta sorgente dell’intendimento, che Salomone era un servitore il quale desiderava servirlo con fedeltà e che il popolo che doveva essere giudicato era il popolo di Geova. Questa saggia scelta mostrò la condotta da tenere a tutti i successivi servitori di Dio e prefigurò la giusta condotta che il loro Capo, il servitore fedele e verace di Geova, avrebbe tenuto. Il profeta Mosè manifestò la stessa esemplare mansuetudine e si rivolse a Geova per intendimento e istruzione, e per questo il Signore Iddio si servì di Mosè potentemente. — Num. 12:3.
7. Chi è il nostro più grande esempio nella ricerca dell’intendimento? Perché?
7 Tuttavia, il massimo esempio di ricerca d’intendimento e di applicazione d’esso ci è dato, naturalmente da Gesù di Nazaret, poiché disse: “Io non posso far nulla da me stesso; . . . cerco non la mia propria volontà, ma la volontà di Colui che mi ha mandato”. (Giov. 5:30) Cercando non la sua propria volontà egli non corruppe la sua sapienza e il suo intendimento. Questo “Gesù, . . . ci è stato fatto da Dio sapienza”. (1 Cor. 1:17-19, 30) Faremo perciò bene a prestare particolare attenzione all’esempio ch’egli ha posto per noi. Ma prima, consideriamo la cosa sotto un altro aspetto.
8. Si può perdere l’intendimento? Quale esempio dimostra la veracità della vostra risposta?
8 Il fatto che uno ha intendimento ora non è un’assicurazione che questo intendimento sarà per sempre suo. Per essere ritenuto, questo intendimento dev’essere apprezzato, preservato e difeso. Non si deve lasciar sorgere nessun problema circa il regno di Geova mediante Cristo senz’averne un esatto intendimento. Qual è il proposito di Dio al riguardo? Qual è la mia responsabilità teocratica verso di esso? L’intendimento non sarà mai pagato a un troppo alto prezzo. Salomone, l’assai lodato servitore di Geova, perdette il suo intendimento che era stato un tempo così prezioso e importante per lui. Egli ripose le sue affezioni in altre cose piuttosto che nel Signore. Assecondò i desideri del suo cuore umano, il quale “è ingannevole più d’ogni altra cosa, e insanabilmente maligno”. (Ger. 17:9) Questa condiscendenza alla sua propria volontà corruppe il suo intendimento ed egli morì condannato da Dio. (1 Re 11:1-11) Questo insegna che non si deve mai permettere che una creatura, sia pur essa tanto prossima e cara quanto la propria moglie, s’interponga fra il servitore e il suo Dio. Salomone fu dovutamente ammonito della conseguenza che avrebbe avuto la sua condotta ma non ne volle tener conto; questo fu un passo grave denotante che il suo intendimento s’era corrotto.
“A COSTO DI QUANTO POSSIEDI, ACQUISTA L’INTENDIMENTO”
9. Come illustrò Mosè in un’occasione critica questo triste fatto?
9 Mosè, che fu conosciuto come l’uomo più mansueto di tutta la terra, manifestò egli pure grande discernimento e intendimento della volontà e dei propositi di Geova concernenti lui stesso e il popolo di Dio che aveva il privilegio di servire. Ma si lasciò tanto trasportare dalla sua propria importanza e s’irritò talmente delle ripetute trasgressioni degl’Israeliti che si rifiutò di rendere il dovuto onore a Geova davanti a loro. Notate le parole di Mosè che pure era stato mansueto e umile. “E Mosè ed Aaronne convocarono la raunanza dirimpetto al sasso, e Mosè disse loro: Ora ascoltate, o ribelli; vi farem noi uscir dell’acqua da questo sasso? . . . Poi l’Eterno disse a Mosè e ad Aaronne: Siccome non avete avuto fiducia in me per dar gloria al mio santo nome agli occhi dei figliuoli d’Israele, voi non introdurrete questa raunanza nel paese che io le do”. (Num. 20:10, 12) L’intendimento di Mosè si corruppe, egli credette d’essere uguale a Dio nel provvedere benedizioni ad Israele.
10. Qual è il peggior nemico dell’intendimento? Perché?
10 Il più gran nemico dell’intendimento è il proprio io in qualsiasi forma, la propria importanza, la propria pietà o l’indulgenza verso se stessi. L’egoismo ottenebra sempre la contesa divina e oscura la visione. Perciò, se vogliamo conservare l’intendimento dobbiamo continuamente tenere il proprio io assoggettato ed il nostro occhio fisso alla gloria del Signore, studiare la sua Parola, meditarla e seguire strettamente gli esempi che il Signore pone nelle Scritture per nostra guida. Consideriamo ora Gesù, il quale è stato fatto sapienza ed esempio per chi vuole ottenere e conservare un retto intendimento.
11. Come acquistò Gesù intendimento? come l’acquistiamo noi?
11 Gesù aveva sapienza, conoscenza e perfetta comprensione dei propositi divini. Questa perfetta conoscenza, sapienza e comprensione non gli venne automaticamente; dovette acquistarla con lo studio, la meditazione e la preghiera, come dobbiamo far noi. (Deut. 17:18-20) La sua fedele condotta sotto questo rispetto è esposta come esempio che noi dobbiamo seguire. (1 Piet. 2:21) I suoi ragionamenti e le sue conclusioni sono fondate sul perfetto intendimento della volontà divina. Questi ragionamenti e queste conclusioni son del tutto estranei ai metodi umani di ragionare, e in gran parte le sue conclusioni sono anche diverse dalle nostre, a motivo delle nostre imperfezioni e inclinazioni umane che sono secondo la carne. (Isa. 55:8, 9) La condotta che egli consiglia ai suoi seguaci è quella giusta, quantunque possa essere in conflitto con la nostra, ed essa deve avere la precedenza sulle nostre proprie opinioni e su quelle di qualsiasi altra creatura. Noi dobbiamo essere trasformati mediante il rinnovamento della mente perché ci conformiamo alla mente di Dio come è espressa nella sua Parola, prima di poter avere vera conoscenza, sapienza e intendimento.
12, 13. Da quale principio verso Dio fu Gesù governato? Quale prova lo dimostra?
12 La posizione di Gesù rispetto alla sua e alla nostra relazione con Dio è esposta in Matteo 22:37: “Ama il Signore Iddio tuo con tutto il tuo cuore e con tutta l’anima tua e con tutta la mente tua”. Egli fu sempre governato da questo principio e lo propugnò per chiunque altro. Quando il Diavolo citava i passi delle Scritture torcendone il senso e gliene suggeriva l’applicazione errata perché sovvenisse ai suoi bisogni personali in ogni occasione Gesù onorò il nome e la parola di Geova e manifestò il suo intendimento applicando correttamente le Scritture.
13 “Allora Gesù fu condotto dallo spirito nel deserto, per esser tentato dal diavolo. E dopo che ebbe digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. E il tentatore. accostatoglisi, disse: Se pur tu sei Figliuol di Dio, di’ che queste pietre divengano pani. Ma egli, rispondendo, disse: Egli è scritto: L’uomo non vive di pan solo, ma d’ogni parola che procede dalla bocca di Dio. Allora il diavolo lo trasportò nella santa città, e lo pose sopra l’orlo del tetto del tempio, e gli disse: Se pur sei Figliuol di Dio, gettati giù; perciocché egli è scritto: Egli darà ordine a’ suoi angeli intorno a te; ed essi ti torranno nelle lor mani, ché talora tu non t’intoppi del piè in alcuna pietra. Gesù gli disse: Egli è altresì scritto: Non tentare il Signore Iddio tuo. Di nuovo il diavolo lo trasportò sopra un monte altissimo, e gli mostrò tutti i regni del mondo, e la lor gloria, e gli disse: Io ti darò tutte queste cose, se, gettandoti in terra, tu mi adori. Allora Gesù gli disse: Va, Satana; conciossiaché egli sia scritto: Adora il Signore Iddio tuo, e servi a lui solo. Allora il diavolo lo lasciò; ed ecco, degli angeli vennero a lui, e gli ministravano”. (Matt. 4:1-11, Diodati) Geova rivendicò da parte sua la fede e la fedeltà di Gesù mandando i suoi angeli a servirlo dopo la prova. Gesù, comunque, dovette prima sormontare la prova e manifestare la sua fede.
14, 15. Quali segni d’intendimento riscontriamo nell’esempio di Gesù?
14 L’umile servitore di Geova che è ansioso di acquistare intendimento mediterà su questo esempio. Egli osserverà per primo che Gesù non si scelse la condotta da tenere o il territorio. Egli ‘fu condotto dallo spirito’. L’importante non era la sua preferenza e le sue idee su ciò che si doveva fare. La stessa attitudine è evidente in ogni sua circostanza. La grande questione non era quella di provvedere alle sue necessità corporali, per quanto legittime queste necessità potessero sembrare, o di seguire un modo più comodo e desiderabile di compiere i desideri del Padre suo. Egli aveva intendimento. Conosceva i propositi del Padre suo. Questo intendimento con lo spirito di Geova lo rese capace di comprendere giustamente e di applicare queste scritture che Satana aveva malignamente interpretate e di opporre scritture che applicò correttamente secondo il proposito del Padre suo.
15 Gesù sapeva bene che usando la sua potenza per cambiare le pietre in pani avrebbe lasciato un esempio d’egoismo che i suoi discepoli avrebbero potuto seguire. Si sarebbe servito della potenza ricevuta da Dio per sua propria soddisfazione piuttosto che per la gloria del Padre suo. Sarebbe stato un sasso d’inciampo per i suoi seguaci piuttosto che un esempio appropriato. Egli aveva fede che il suo Dio avrebbe provveduto a quanto gli occorreva quando ne fosse giunto il momento; e infatti così avvenne. L’intendimento di Gesù gli diceva che se fosse saltato dal pinnacolo del tempio e fosse rimasto illeso, avrebbe potuto trarsi dietro molti seguaci, ma questi non l’avrebbero accettato per gli eterni principi di Dio che aveva fatto patto di sostenere, ma per lo spettacoloso gesto ch’egli avrebbe compiuto. Geova non ne sarebbe stato glorificato e il popolo non ne avrebbe avuto alcun beneficio. Similmente, se si fosse prostrato e avesse adorato Satana, anche se tale intrigo fosse riuscito, quale vantaggio ne sarebbe venuto? Se avesse con questo acquistato i regni di questo mondo, non avrebbe avuto altro che un ammasso di vasi preparati per l’inevitabile e definitiva distruzione. Gli intrighi del Diavolo non hanno mai una riuscita che faccia conoscere le ricchezze della gloria di Dio verso i vasi di misericordia da Lui preparati per la Sua gloria. (Rom. 9:21-23) L’intendimento di Gesù lo mise in grado d’apprezzare chiaramente che il metodo adoperato dal Signore d’invitare gli uomini di buona volontà a sottomettersi ai principi di Geova rivelati in Cristo Gesù per la loro trasformazione, e per avere così la Sua legge scritta nel loro cuore, era la migliore ed unica maniera giusta.
16. Perciò, che cosa ci occorre per sormontare le prove a cui ci sottomette il Diavolo?
16 Questa serie d’esempi dati da Gesù per nostra edificazione comprende i vari modi in cui il Diavolo s’avvicina ai servitori del Signore, per mezzo della concupiscenza della carne, concupiscenza degli occhi e superbia della vita nei suoi tentativi di farli deviare dal loro fedele servizio a Geova. (1 Giov. 2:16, 17) Occorre intendimento per resistere. Studiate accuratamente questi esempi, meditateci sopra, e a costo di quanto possedete, acquistate intendimento. Il Diavolo aveva conoscenza e se ne servì. Gesù aveva intendimento, e ne fece uso. Vi è molta differenza.
17, 18. Che cosa ciba l’intendimento? Che cosa ci aiuta a fare?
17 È scritto che Gesù “per la gioia che gli era posta dinanzi sopportò la croce sprezzando il vituperio, e s’è posto a sedere alla destra del trono di Dio”. (Ebr. 12:2) Le Scritture indicano che Gesù provò una gioia personale nell’adempiere i propositi del Padre suo e nel ricevere la ricompensa promessa. Esse indicano un obiettivo personale, una ricompensa che sarebbe stata tutta sua, tutta in armonia col suo Padre celeste, il quale aveva posto tale gioia dinanzi a lui.
18 Faceva parte di questa grande gioia il fatto d’esser Re nel glorioso regno di Dio, di potere, per la sua fedeltà, essere lo strumento del suo Padre celeste per dirigere le attività del Regno che avrebbero rivendicato il nome di Geova e avrebbe dispensato infinite benedizioni alle creature fedeli in tutto l’universo. Questa gioia posta dinanzi a Gesù, che egli desiderava ardentemente, è raffigurata nelle Scritture come un tesoro nascosto in un campo. Egli dovette vendere tutto quello che possedeva per acquistare quel campo. I membri del corpo di Cristo, i quali sono eredi di Dio e coeredi di Cristo, sono impegnati e obbligati a seguire le sue orme. Essi devono anche vendere tutto quello che hanno per poter essere con lui nel Regno. La stessa gioia consumante è posta dinanzi a loro e deve ispirar loro la stessa inalterabile determinazione per cui nessun sacrificio è troppo grande, nessun ostacolo è troppo difficile da sormontare per aver parte a questa gloriosa ricompensa alla quale Geova li ha chiamati. — Matt. 13:44.
19. Ha questo qualche indicazione per i Gionadab? In tal caso, quale?
19 Così i Gionadab, ossia le “altre pecore” che saranno grandemente benedette e onorate sotto il glorioso regno e ne riceveranno le benedizioni, devono considerare questo privilegio d’inestimabile valore, ed essi devono seguire una condotta di fedeltà simile a quella di Gesù e dei membri del suo corpo per essere qualificati per queste benedizioni. Perciò il ‘vendere tutto quanto si possiede’, rinunziare ad ogni cosa per ottenere questa “perla di gran prezzo” è di vitale interesse per tutti i membri del corpo di Cristo e per i loro fedeli compagni, i Gionadab. Il nostro apprezzamento di queste cose è accresciuto dal giusto intendimento. Acquistate intendimento. Acquistate intendimento! — Matt. 13:45, 46.
20. Come intraprese Gesù questo grande compito senza impedimenti?
20 L’attitudine di Gesù ed il suo metodo d’intraprendere questo grande compito sono narrati in Matteo 8:20-22: “Le volpi hanno delle tane e gli uccelli del cielo dei nidi, ma il Figliuol dell’uomo non ha dove posare il capo”. La sua ambita meta era quella di servire il suo Dio e confidare in Lui per qualsiasi altra cosa. Non ebbe nessun interesse d’accumular tesori personali sulla terra. Non nutrì alcun desiderio di acquistare ricchezze di questo mondo, terre, o anche una casa. Non cercò nemmeno di avere ciò che altre creature ritengono necessarie alla loro esistenza. Una cosa sola gl’interessava, l’acquisto di quel campo che conteneva il tesoro nascosto. Tutti gli altri acquisti terreni sarebbero stati onerosi ed avrebbero ostacolato i suoi piani; perciò rinunziò con gioia a loro invece di lasciare che ostacolassero la sua meta ambita.
21. Come diede egli inizio all’opera?
21 Gesù diede inizio all’opera assumendone ufficialmente gli obblighi. Egli si offrì al Padre suo dicendo (con le parole del salmista): “Eccomi, vengo! . . . Dio mio, io prendo piacere a far la tua volontà”. Dopo i quaranta giorni passati nel deserto, dove indubbiamente studiò, meditò e predispose attentamente la sua attività futura, e dopo essere stato tentato dal Diavolo, egli si accinse all’opera positivamente determinato ad acquistare quel “campo” e ottenere a ogni costo il tesoro di gran prezzo. Egli non si fermò a riflettere: ‘Ho io abbastanza denaro in banca per quanto mi occorre nel caso che questa impresa fallisca o che le cose non vadano bene?’ Non chiese neppure un trailer né insistette per avere altre provvisioni affin di provvedere le sue comodità durante l’impresa. No, egli venne fuori dal deserto e si mise subito all’opera per servire i propositi dell’Iddio Onnipotente in accordo col suo patto. Proclamando questo evangelo del Regno ed invitando i suoi seguaci ad unirsi a lui, egli comprendeva ciò che faceva.
INTENDIMENTO COME GESÙ
22. Quale condotta tennero quelli che furono invitati ad unirsi a lui come discepoli?
22 Egli invitò Andrea, Pietro, Giacomo e Giovanni, fra gli altri, ad unirsi a lui nell’opera diventando pescatori di uomini. Questi abbandonarono immediatamente il loro mestiere di pescatori. A somiglianza di Gesù, essi non rimasero indefinitamente a riflettere: ‘Che cosa mi costerà questo?’ oppure: ‘Ho sufficiente denaro per provvedere a quanto mi occorre in quest’opera?’ né dissero: ‘Se va a monte perdo tutti i miei clienti, e allora, che ne sarà di me?’ No, essi lasciarono immediatamente la loro occupazione di pescatori e seguirono Gesù. Col passar del tempo, altri discepoli, similmente disposti, si unirono a loro e così si sviluppò il nucleo di una vera e propria organizzazione.
23, 24. Chi, e con quali istruzioni, mandò egli per prima?
23 Venne finalmente l’ora di mandare questi discepoli a compiere la loro missione di pescatori d’uomini. Egli fece la scelta dei più avanzati, maturi e teocratici per formare questo primo gruppo di pionieri e li mandò in servizio quali rappresentanti del Regno. Ne furono scelti solo dodici.
24 Le istruzioni date loro dal Signore erano precise ed esplicite. In Matteo 10:5-10 si legge: “Questi dodici mandò Gesù, dando loro queste istruzioni: Non andate fra i Gentili, e non entrate in alcuna città de’ Samaritani, ma andate piuttosto alle pecore perdute della casa d’Israele. E andando, predicate e dite: Il regno de’ cieli è vicino. Sanate gl’infermi, risuscitate i morti, mondate i lebbrosi, cacciate i demoni; gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date. Non fate provvisione né d’oro, né d’argento, né di rame nelle vostre cinture, né di sacca da viaggio, né di due tuniche, né di calzari, né di bastone, perché l’operaio è degno del suo nutrimento”. La somiglianza fra questi ordini e la condotta tenuta dallo stesso Gesù nel ministero è notevole.
25. Perché li mandò Gesù senza aggravi?
25 Questo metodo di compiere l’opera dev’esser parso strano ai suoi discepoli, essendo così contrario al modo di ragionare umano che si potrebbe pensare che non avrebbero compreso, ma essi erano volenterosi. Non possiamo fare a meno di notare il fatto che questo fu il modo di procedere seguito dallo stesso Gesù e che è la condotta da lui consigliata ai suoi seguaci. Si presenta naturalmente la domanda: perché Gesù ha sostenuto una tale condotta per se stesso e per i suoi seguaci? Egli sapeva che qualsiasi accumulamento di beni terreni oltre allo stretto indispensabile per poter procedere sarebbe stato per loro un carico in più il quale avrebbe ostacolato la missione che avevano ricevuto da Geova. Questo accumulamento avrebbe ritardato il progresso nell’opera che si accingevano ad eseguire. Di conseguenza egli ordinò loro dal principio di non appesantirsi di queste cose. La loro missione veniva da Geova. Egli aveva loro assegnato un’opera importantissima; tutti gli inutili aggravi che avrebbero ostacolato l’adempimento di quest’opera dovevano essere eliminati. Essi non avrebbero fatto altro che procurare loro preoccupazioni le quali avrebbero diviso la loro attenzione fra l’accumulamento e gli ordini ricevuti dal Signore. Gesù voleva, sopra ogni altra cosa, che la loro mente fosse libera e interamente dedicata alla loro missione per assicurarne il successo. Gesù aveva intendimento e aiutò i suoi discepoli affinché essi pure ne avessero.
CHE NE DERIVA SE VIENE A MANCARE
26. Come fu questo modo di procedere completamente diverso da quello umano?
26 Questo modo di procedere è interamente diverso da quello umano. Oggi si può affermare che quasi tutti, anche quelli che professano d’esser cristiani, di fronte alla prospettiva del servizio continuo, per prima cosa pensano: ‘Che cosa possiedo in fatto di risorse terrene, su cui possa contare? Posso ammalarmi, oppure può darsi che questo lavoro non procederà soddisfacentemente; che farò allora, se non possiedo una casa o altre provvisioni a cui ricorrere?’ Così pensa la mente umana; essa mette innanzi tutto noi stessi e poi Iddio e ciò che egli richiede da noi. Ma questo ragionare non è secondo l’intendimento del nostro Signor Gesù Cristo. Quindi è un ragionare sensuale, terreno, demoniaco. La domanda che chiunque professa d’esser cristiano deve rivolgersi di fronte a questo problema è: chi ha ragione, io o Gesù Cristo nostro Signore? Tutti riconosceranno che il Signore ha ragione. Allora, ho io abbastanza fede nell’Iddio Onnipotente per accettare le direttive del nostro Signor Gesù Cristo e seguire la linea di condotta da lui tracciata per tutti i suoi seguaci fedeli e che i suoi fedeli discepoli tennero mentre egli fu con loro alla sua prima venuta? Insomma, la questione è: son io preparato per vendere tutto quanto possiedo affin d’avere una parte nel regno di Dio?
27, 28. Perché dobbiamo accumulare intendimento, e non gravami? Illustrate.
27 Conoscendo i nostri limiti, la potenza dei nostri desideri terreni e della vigilanza con cui il Diavolo ci aiuta a soddisfarli, il Signore ha insistito sull’importanza di acquistare conoscenza delle Scritture. Egli ha indicato che è estremamente necessario acquistare per prima cosa intendimento, e quando ci siamo attenuti ad esso, avremo la possibilità di convincerci che sarebbe davvero stoltissimo tentar di arrivare al Regno con un cumulo d’inutili gravami che ostacolerebbero il nostro progresso e corromperebbero i nostri affetti.
28 Diamo un’illustrazione. Oggi un uomo che abbia una proprietà valutata centomila dollari paga approssimativamente quattromila dollari l’anno d’imposte, ossia più di trecento dollari al mese. Egli non può portar seco la sua proprietà al cielo se è membro del corpo di Cristo. Che cosa ne dovrà fare? Anche se è un Gionadab, vi è dubbio ch’egli possa preservarla attraverso Harmaghedon. Perché dovrebbe egli occupare tutto il suo tempo, la sua energia e il suo denaro per tentar di conservare qualche cosa che non può portare nel regno di Dio? Quel tempo, quell’energia, quella mammona potrebbero essere adoperati al servizio del Regno ed essere convertiti in tesori nel cielo per il possessore. Altrimenti egli spreca tutto questo suo sforzo. A questo proposito, si racconta di un uomo che possedeva dei gran beni, un brav’uomo secondo i principi mondani, che arricchì oltre ogni sua più lusinghiera aspettativa. Egli aveva una casa in città, una casa in campagna e una casa presso la spiaggia del mare; e in una di queste dimore, mentre era tutto solo, fu colto dalla morte. Tutta la sua ricchezza non poté soccorrerlo; non aveva vicino né servi né altra creatura umana; morì nella desolazione senza che alcuno venisse a consolarlo; i grandi beni accumulati non gli furono di alcun aiuto. Se quell’uomo si fosse reso vero amico di Geova Dio e del Suo Re Cristo Gesù spendendo la sua energia al servizio del Signore, dando tutto quanto possedeva per acquistare la “perla di gran prezzo” avrebbe avuto tesori nel cielo dove i vermi e la ruggine non consumano né i ladri possono sconficcare e rubare. E quando la fine fosse venuta, egli avrebbe avuto pace, contentezza e felicità che provengono dalla comunione con questi grandi amici, Geova Dio e Gesù Cristo nostro Signore.
29, 30. Perché fu saggia la linea di condotta seguita dal discepoli di Gesù?
29 La gran massa dei cosiddetti “Cristiani” segue la linea di condotta tenuta da questo ricco per mancanza d’intendimento. Essi sono accecati sui veri fatti della vita ad opera di Satana il Diavolo, il quale si serve come suoi strumenti volontari dei predicatori infedeli, dei politicanti senza principi e degli avidi profittatori. Costoro periscono per mancanza d’intendimento. Questo intendimento deve superare ogni tradizione umana e la vile, carnale concupiscenza che le creature umane hanno coltivato durante i trascorsi 6.000 anni. Essa deve illuminarci sul fatto che non può esistere sicurezza e preservazione lungi da Geova Dio e il suo Re, Cristo Gesù.
30 Acquistando intendimento, comprendiamo che i discepoli di Gesù scelsero la condotta saggia. Accettarono la missione loro affidata con letizia; si resero conto che solo il Signore poteva dirigere i loro passi. Ed essi furono pronti ad accettare quella guida e a non affidarsi al loro discernimento. — Prov. 3:5, 6.
PER CHI LAVORIAMO
31. Per chi lavoravano? E con quali provvisioni?
31 Ed ora consideriamo la conclusione del Signore nel suo consiglio: “L’operaio è degno del suo nutrimento”. Per chi lavoravano questi discepoli? Lavoravano essi per qualche dirigente umano sia pure per il grande Gesù di Nazaret? Lavoravano essi per le persone di buona volontà da loro visitate alle quali rendevano servizio? No. Erano servitori dell’Iddio Altissimo, loro Padre nel cielo. Era lui che garantiva loro il nutrimento. Perciò tutti gli accaparramenti terreni avrebbero indicato mancanza di fede necessaria per confidare in Geova sino alla fine. I discepoli non caddero in tale condizione svantaggiosa; ebbero fiducia in Geova. Avevano la fede fondata sull’intendimento, secondo cui agirono, e furono ricompensati. Come Davide essi attestarono con la loro condotta di vita: “Io sono stato giovane e son anche divenuto vecchio, ma non ho visto il giusto abbandonato, né la sua progenie accattare il pane”. — Sal. 37:25.
32. Di quale fede ebbero bisogno? Chi altro deve averla?
32 Nel caso di Gesù e dei suoi discepoli non si trattava d’incapacità a procurarsi questi utili terreni. Gesù avrebbe potuto averli tutti; egli possedeva capacità superiori a quelle di qualsiasi uomo che abbia mai camminato su questa terra. Ma non in queste cose egli riponeva la sua gioia. La sua fede si fondava sulla comprensione del fatto che quando si mise al servizio del Signore il suo Padre avrebbe provveduto affinché egli avesse abbastanza di che mangiare, trovasse il luogo necessario ove riposare ed avesse a sufficienza di che vestirsi. La stessa fede ebbero i suoi discepoli. Non c’era possibilità d’insuccesso, perché Colui che garantiva loro queste cose era l’Onnipotente Iddio dell’universo. Non si trattava di un caso isolato, né di qualche servizio che durasse solo durante quel tempo particolare. Fu una definita norma che il Signore fissò per se stesso e per i suoi discepoli e ch’essi devono oggi accettare come allora se vogliono arrivare al Regno. Poi, quando mandò i settanta egli diede loro istruzioni simili: “Or dopo queste cose, il Signore designò altri settanta discepoli, e li mandò a due a due dinanzi a sé, in ogni città e luogo dove egli stesso era per andare. E diceva loro: Ben è la messe grande, ma gli operai son pochi; pregate dunque il Signor della messe che spinga degli operai nella sua messe. Andate; ecco, io vi mando come agnelli in mezzo ai lupi. Non portate né borsa né sacca, né calzari, e non salutate alcuno per via”. (Luca 10:1-4) Egli espose qui lo stesso principio già posto dinanzi ai dodici; e lo stesso principio deve valere oggi per i fedeli segnaci del Signor Gesù Cristo.
33. Perché dobbiam noi “lasciare i morti seppellir i loro morti”?
33 In Luca 9:59, 60 abbiamo un’illustrazione sul modo letterale in cui questa norma trovò applicazione. Un discepolo di Gesù venne a lui e gli disse: “Permettimi prima di andare a seppellir mio padre”. Ma il consiglio di Gesù fu: ‘No, tu vieni e seguimi. Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; questo è affar loro. In questo hanno riposto il loro interesse. Ma tu hai altri interessi e non ti puoi caricare di queste cose. Sei chiamato ad una più alta vocazione, quella di servire Iddio oggi e di aver parte nel suo regno per tutta l’eternità.’
34, 35. Come possiamo pertanto “mettere alla prova” Geova Dio?
34 Se solo possiamo tener presente questi punti di continuo essi saranno d’inestimabile valore per noi. L’intendimento che il nostro Dio provvederà a tutti i nostri bisogni mediante Cristo Gesù nostro Signore, l’intendimento che possiamo affidarci a lui in ogni difficoltà, ci metterà in grado di renderci conto della pienezza della vita cristiana.
35 Per aiutarci ad acquistare questo intendimento Geova c’invita per mezzo del suo profeta: “Mettetemi alla prova in questo, dice l’Eterno degli eserciti; e vedrete s’io non v’apro le cateratte del cielo e non riverso su voi tanta benedizione, che non vi sia più dove riporla”. (Mal. 3:10) Come metteremo noi alla prova Geova se non ci affidiamo alle sue promesse? se non portiamo tutte le nostre decime nella casa del tesoro e non confidiamo in lui? Se facciamo questo il Signore si metterà lui stesso alla prova e ci farà apprezzare con intendimento quanto sian reali le sue promesse e quanto saggi siano i suoi consigli.