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CabAusiliario per capire la Bibbia
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Cab
Misura che, secondo fonti rabbiniche, corrispondeva al diciottesimo di un’efa (II Re 6:25), e quindi anche al diciottesimo di un bat. (Ezec. 45:11) Se il bat era una misura di capacità pari a 22 litri, come sembra indicare evidenza archeologica, il cab sarebbe pari a litri 1,22.
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CabulAusiliario per capire la Bibbia
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Cabul
(Cabùl) [forse, paese nei ceppi].
Nome di un distretto che includeva venti città date da Salomone al re Hiram di Tiro, dono dovuto probabilmente alla riconoscenza di Salomone per l’apporto di Hiram al suo programma edilizio. Hiram però nell’ispezionare le città non le trovò di suo gradimento e disse a Salomone: “Che sorta di città son queste che tu mi hai date, fratello mio?” Quindi furono chiamate “Paese di Cabul”. — I Re 9:10-13.
Secondo Giuseppe Flavio (Antichità giudaiche, Libro VIII, cap. V, 3), le città “sono non lontano da Tiro”. In Isaia (9:1) la Galilea è chiamata “Galilea delle nazioni”, e alcuni studiosi ritengono che le venti città fossero abitate da una popolazione pagana. Non sembra probabile che Salomone le avrebbe cedute a un re straniero se fossero state abitate da israeliti, e potevano in effetti trovarsi fuori dei confini d’Israele, pur essendo entro i limiti della zona originale promessa a Israele da Dio e conquistata da Davide, padre di Salomone. (Eso. 23:31; II Sam. 8:1-15) Sono state fatte alcune riserve sulla correttezza dell’azione di Salomone, in base alla legge di Dio in Levitico 25:23, 24. Tale legge poteva considerarsi valida solo per la regione abitata effettivamente dal popolo del patto di Dio, nel qual caso il dono di Salomone non sarebbe stato fuori luogo. Altrimenti sarebbe stata un’altra indicazione che non aderiva completamente ai consigli divini, come nel moltiplicare i cavalli e anche nel prendere molte mogli straniere. — Confronta Deuteronomio 17:16, 17 con I Re 4:26; 11:1-8.
La Bibbia non spiega la ragione per cui Hiram non era soddisfatto delle città; alcuni ritengono che gli abitanti pagani le tenessero in cattive condizioni; altri che la loro condizione geografica fosse infelice. Ad ogni modo il suo malcontento ebbe per risultato che fu dato loro il nome di “Paese di Cabul”. Il significato di Cabul in questo versetto è stato oggetto di molte discussioni. Giuseppe Flavio (vedi sopra) dice che “secondo la lingua dei fenici, [ciò] denota quello che non piace”, ma studiosi moderni non trovano altra evidenza a sostegno di questa interpretazione. In genere i lessicografi avanzano l’ipotesi che si tratti di una specie di gioco di parole, essendo Cabul usato invece dell’espressione ebraica kevàl, che significa “buono a nulla” ed ha suono simile.
Nella parallela narrazione degli avvenimenti seguiti al completamento del progetto edilizio di Salomone, II Cronache 8:2 menziona città “che Hiram aveva date a Salomone”, le quali città Salomone riedificò per gli israeliti. Non è dichiarato se fossero o no le stesse città che Salomone aveva offerte in dono a Hiram. In caso affermativo questo versetto indicherebbe che Hiram aveva rifiutato il dono. È stata pure avanzata l’ipotesi che si trattasse di uno scambio di doni di città, benché non se ne faccia menzione in I Re 9.
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Caccia e pescaAusiliario per capire la Bibbia
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Caccia e pesca
Solo dopo il Diluvio l’uomo fu autorizzato a cacciare e pescare per procurarsi del cibo. (Gen. 9:3, 4) Ma anche prima del Diluvio gli uomini potevano cacciare animali per procurarsi pelli da usare per fare indumenti e altre cose. — Confronta Genesi 3:21.
Dopo il Diluvio Nimrod fu il primo uomo che si distinse come “potente cacciatore in opposizione a Geova” (Gen. 10:8, 9); senza dubbio andava a caccia per sport, come fecero poi i re d’Assiria, Egitto e altre nazioni. Non c’è alcuna indicazione che gli israeliti andassero a caccia per sport, anche se cacciavano animali come gazzelle e cervi per mangiarli (I Re 4:22, 23), e uccidevano animali selvatici per difendere se stessi (Giud. 14:5, 6) o gli animali domestici e le messi. — I Sam. 17:34-36; Cant. 2:15.
Nella caccia si usavano vari strumenti e stratagemmi fra cui arco e frecce (Gen. 21:20; 27:3), fionde (I Sam. 17:34, 40; Giob. 41:1, 28), trappole, reti, buche e uncini. (Sal. 140:5; Ezec. 17:20; 19:4, 9) Senza dubbio si impiegavano anche spade, lance, dardi, bastoni e giavellotti. — Giob. 41:1, 26-29.
Per catturare gli animali spesso si collocavano reti; poi un gruppo di cacciatori spaventava gli animali, di solito facendo rumore, così che corressero verso le reti, collocate in modo da ricadere sulla preda. Si scavavano anche buche che venivano mascherate da un sottile strato di rami e terra: gli animali che vi passavano sopra cadevano nella trappola. Erano impiegati anche lacci in cui si impigliavano le zampe degli animali, e una combinazione di buche e reti. — Confronta Giobbe 18:8-11; Geremia 18:22; 48:42-44; vedi UCCELLATORE
PESCA
Presso gli ebrei la pesca era praticata per mestiere, e non si ha notizia che fosse praticata per sport. I pescatori usavano reti, arpioni e raffi, ma anche amo e lenza. (Giob. 41:1, 7; Ezec. 26:5, 14; Abac. 1:15, 17; Matt. 17:27) Spesso si pescava di notte. Grandi reti o reti a strascico venivano calate dalle barche e poi tirate a riva o issate a bordo riversando nella barca il pesce pescato, di cui si faceva poi la cernita. Quello buono da mangiare secondo i dettami della Legge era messo in vasi; quello non commestibile veniva buttato via. (Matt. 13:47, 48; Luca 5:5-7; Giov. 21:6, 8, 11) Una rete molto più piccola di quella a strascico poteva essere calata da pescatori che stavano in piedi nell’acqua o sulla riva. — Vedi RETE A STRASCICO
La pesca richiedeva duro lavoro. Ci voleva molta forza fisica per issare le reti piene di pesce (Giov. 21:6, 11) e per remare, specie quando il vento era contrario. (Mar. 6:47, 48) A volte i pescatori faticavano tutta la notte senza prendere nulla. (Luca 5:5; Giov. 21:3) Le reti si dovevano poi asciugare e riparare. — Ezec. 47:10; Matt. 4:21.
I pescatori Pietro, Andrea, Giacomo e Giovanni lavoravano in società. (Matt. 4:18, 21; Luca 5:3, 7, 10) Almeno, una volta sette discepoli di Gesù, fra cui Natanaele e Tommaso, andarono a pesca insieme. (Giov. 21:2, 3) Uno dei due pescatori non identificati in Giovanni 21:2 poteva essere Andrea fratello di Pietro; l’altro forse Filippo, com’è suggerito dal fatto che abitava a Betsaida (che significa “casa o luogo di pesca”). — Giov. 1:43, 44.
Figurativamente la pesca può rappresentare una conquista militare. (Amos 4:2; Abac. 1:14, 15) D’altra parte Gesù paragonò l’opera di fare discepoli a quella di pescatori di uomini. (Matt. 4:19) In Geremia 16:16 il riferimento a Geova che manda a chiamare molti pescatori e cacciatori può essere inteso sia in senso positivo che negativo. Collegandolo direttamente al versetto 15, che parla del ritorno
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