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Domande dai lettori (1)La Torre di Guardia 1966 | 1° luglio
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Domande dai lettori
● Che cosa intese dire l’apostolo Pietro quando affermò che “nessuna profezia della Scrittura sorge da privata interpretazione”? — E. M., U.S.A.
L’apostolo Pietro scrisse in riferimento alla profezia: “Sapete prima di tutto questo, che nessuna profezia della Scrittura sorge da privata interpretazione. Poiché la profezia non fu mai recata dalla volontà dell’uomo, ma degli uomini parlarono da parte di Dio mentre erano sospinti dallo spirito santo”. — 2 Piet. 1:20, 21.
Lo scrittore non considerava l’applicazione, il significato o l’interpretazione di profezie scritte in precedenza. Il contesto mostra che trattava la certezza della parola profetica, perché i cristiani possono contare su di essa. (2 Piet. 1:16-19) Quindi indicò che potevano confidare nelle profezie riportate nelle Scritture perché la loro fonte non era l’immaginazione degli uomini ma Geova Dio stesso.
Per esempio, gli uomini potevano da se stessi osservare le condizioni politiche o sociali in qualche paese e, in base alla loro interpretazione dei dati, fare qualche predizione per il futuro. Tale interpretazione privata e la conseguente profezia non sarebbero state ispirate da Dio. Questo avvenne a quattrocento falsi profeti durante il regno del re Acab d’Israele. Quando fu loro chiesto se Acab e Giosafat dovevano combattere contro Ramoth di Galaad, i profeti di mestiere profetizzarono ai due re il successo. (2 Cron. 18:4-11) Quella profezia fu il risultato della loro personale interpretazione della situazione.
In contrasto, il profeta di Geova, Micaiah, predisse che Acab non sarebbe tornato in pace. Era quella una profezia avente origine dalla sua personale interpretazione? No; prima di parlare ad Acab, Micaiah disse: “Io dirò quel che l’Eterno mi dirà”. (2 Cron. 18:13-27, VR) La morte di Acab in battaglia provò innegabilmente che la predizione dei falsi profeti si basava solo sul loro proprio imperfetto ragionamento umano. D’altra parte, il profeta di Geova, Micaiah, non fece nessuna interpretazione privata degli avvenimenti, ma fu Geova a prendere la decisione riguardo alle cose; di conseguenza la profezia che pronunciò mediante Micaiah fu accurata e si avverò.
Perciò, com’è spiegato in 2 Pietro 1:20, 21, possiamo avere fiducia nelle profezie riportate nelle Scritture, perché non si basano su un’interpretazione umana delle cose ma hanno origine da Dio. Egli è Colui che, per mezzo dello spirito santo, spinse i suoi servitori a pronunciarle e a metterle per iscritto.
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Domande dai lettori (2)La Torre di Guardia 1966 | 1° luglio
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Domande dai lettori
● In 2 Tessalonicesi 3:14, 15, l’apostolo Paolo considerava la disassociazione? — P. W., U.S.A.
Evidentemente no. Egli diceva alla congregazione come trattare i cristiani professanti che, sebbene non meritassero d’essere completamente espulsi dalla congregazione, non erano una buona compagnia. Questo è rivelato dal contesto.
Nel versetto 6 di 2 Tessalonicesi 3 egli dice: “Ora vi diamo ordini, fratelli, nel nome del Signore Gesù Cristo, di ritirarvi da ogni fratello che cammina disordinatamente e non secondo la tradizione che avete ricevuta da noi”. In che cosa consisteva quel disordine? L’apostolo Paolo disse che essi ‘non lavoravano affatto ma si intromettevano in ciò che non li riguardava’. Egli li esortò quali membri della congregazione a non essere pigri, aspettando che altri provvedessero ai loro bisogni fisici e usando il loro tempo per immischiarsi in questioni che non li riguardavano, ma a mostrare che erano disposti a lavorare e a provvedere alle loro proprie necessità.
Quindi ai fedeli di Tessalonica disse: “Da parte vostra, fratelli, non smettete di fare il bene. Ma se qualcuno non è ubbidiente alla nostra parola per mezzo di questa lettera, tenetelo segnato, smettete d’associarvi con lui, affinché si vergogni. Eppure non lo considerate come un nemico, ma continuate ad ammonirlo come un fratello”. (2 Tess. 3:13-15) Se uno che dichiarava d’essere cristiano non ubbidiva agli insegnamenti della congregazione cristiana, ma preferiva attenersi alle sue idee personali e condursi in modo da promuovere i suoi egoistici propositi, i responsabili della congregazione dovevano prender nota di quella persona, dovevano ‘tenerla segnata’. Non doveva ricevere incarichi che la ponessero davanti alla congregazione come insegnante o come esempio perché altri la seguissero.
Tale persona non sarebbe stata scelta come intimo compagno da un cristiano di mente spirituale. Ascoltare le idee di uno che avesse tale veduta non sarebbe stato edificante, e
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