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Domande dai lettori (1)La Torre di Guardia 1963 | 15 agosto
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si riferì ad Abraamo, Isacco e Giacobbe in modo figurativo. Nell’occasione in cui Abraamo offrì suo figlio Isacco, Abraamo rappresentava Geova Dio e Isacco rappresentava l’unigenito Figlio di Dio, Gesù Cristo, che fu offerto in sacrificio. Conformemente Giacobbe rappresentava la congregazione cristiana spirituale, la classe del “regno dei cieli”; infatti, come la congregazione riceve la vita mediante Gesù Cristo, così Giacobbe ricevette la vita da Abraamo mediante Isacco. Da questo punto di vista, Abraamo, Isacco e Giacobbe menzionati insieme nell’illustrazione di Gesù raffigurerebbero il grande governo teocratico, in cui Geova è il Grande Teocrata, Gesù Cristo il suo unto Re rappresentativo, e la fedele, vittoriosa congregazione cristiana di 144.000 membri è il corpo di quelli che sono coeredi di Cristo nel Regno.
Quando fu fondata la congregazione cristiana il giorno di Pentecoste, i suoi membri unti dallo spirito furono resi coeredi di Cristo e cominciarono ad aspirare a un posto nel regno celeste, per sedere ivi alla mensa spirituale come il più grande Abraamo e il più grande Isacco. I Giudei naturali o carnali della nazione d’Israele affermavano di essere “figliuoli del regno” o futuri membri del regno di Dio. Dal giorno di Pentecoste in poi essi videro l’inizio e lo sviluppo graduale di questa disposizione teocratica, ma a causa della loro mancanza di fede in Cristo non entrarono a farne parte. Quindi, come disse Gesù (Matt. 8:12, VR): “I figliuoli del regno saranno gettati nelle tenebre di fuori. Quivi sarà il pianto e lo stridor de’ denti”.
Per questa ragione fu necessario che molti Gentili (non Giudei), come il centurione romano la cui fede gli procurò una guarigione da parte di Gesù, venissero “dall’Oriente e dall’Occidente”, da tutte le parti della terra, per divenire cristiani dedicati e battezzati. E poterono contribuire così a completare il numero di quelli che compongono la classe del Regno. Poiché mantengono la fedeltà fino alla morte, questi convertiti Gentili sono risuscitati alla vita celeste per sedere alla mensa celeste, per così dire, con Geova Dio e Gesù Cristo “nel regno dei cieli”.
Compreso in questo modo, il versetto di Matteo 8:11 è in armonia con le parole di Gesù che leggiamo in Matteo 11:11 (VR): “Fra i nati di donna non è sorto alcuno maggiore di Giovanni Battista; però, il minimo nel regno de’ cieli è maggiore di lui”. Poiché Abraamo, Isacco e Giacobbe non sono maggiori di Giovanni, essi non saranno letteralmente nel regno dei cieli. Gesù li usò solo per fare un’illustrazione di quelli che vi saranno veramente.
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Domande dai lettori (2)La Torre di Guardia 1963 | 15 agosto
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Domande dai lettori
● Perché fu comandato a Giosuè di tagliare i garretti ai cavalli? Ha questo un significato per i cristiani oggi? — R. B., Stati Uniti.
Questo comando è riportato in Giosuè 11:6 (VR) dove leggiamo: “Non li temere, perché domani, a quest’ora, io farò che saran tutti uccisi davanti a Israele; tu taglierai i garretti ai loro cavalli e darai fuoco ai loro carri”. E in Giosuè 11:9 (VR) leggiamo che Giosuè fece “come gli avea detto l’Eterno: tagliò i garretti ai loro cavalli e dette fuoco ai loro carri”.
I garretti del cavallo sono i tendini posteriori che stanno sopra l’articolazione delle gambe posteriori del cavallo; e l’articolazione delle gambe posteriori corrisponde al ginocchio delle gambe anteriori del cavallo. Tagliando questi tendini i cavalli erano azzoppati e non potevano più servire a scopi bellici, né per la cavalleria né per tirare carri da guerra. Questo era il modo più semplice per mettere fuori combattimento un cavallo. Ovviamente questi cavalli, dopo che erano stati tagliati loro i garretti, e resi inutili, venivano messi a morte o distrutti, come i carri da guerra.
Riguardo ai cavalli la Cyclopædia di McClintock & Strong dice: “L’elemento più straordinario nelle note bibliche sul cavallo è il fatto che esso veniva usato esclusivamente per scopi militari. In nessun caso è detto che fosse usato come ordinario mezzo di locomozione o nell’agricoltura”. Erano tuttavia usati per affari di stato. (Ester 6:8; 8:14) Furono menzionati specialmente in relazione all’Egitto, come notiamo in Isaia 31:1, 3 (VR): “Guai a quelli che scendono in Egitto in cerca di soccorso, e s’appoggian su cavalli, e confidano ne’ carri perché son numerosi, e ne’ cavalieri, perché molto potenti, ma non guardano al Santo d’Israele, e non cercano l’Eterno! Or gli Egiziani son uomini, e non Dio; i loro cavalli son carne, e non spirito”. Vengono fatte simili osservazioni sfavorevoli in Salmo 20:7 e 33:17.
Al re d’Israele specialmente era dato questo avvertimento: “Non abbia egli gran numero di cavalli”. (Deut. 17:16, VR) Senza dubbio, una delle ragioni per cui Geova, con le esigenze esposte in Levitico 11, stabilì che il cavallo doveva essere considerato un animale impuro, fu quella che i Giudei non fossero tentati di acquistare cavalli per avere cibo e usarli poi per scopi bellici e riporre in essi la loro fiducia. L’azione di Giosuè fu conforme alle istruzioni
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