Difesa la Divinità di Geova nonostante l’ostilità babilonica
“Geova continuò a dire a Satana: ‘Hai rivolto il cuore al mio servitore Giobbe, che non c’è nessuno come lui sulla terra?’” — Giob. 1:8.
1, 2. (a) È esistita una sfida, e che cosa implica? (b) Quali evidenze saranno considerate in questo studio, e perché?
DAL tempo di Adamo al nostro giorno è esistita una sfida riguardo a chi esercita legittimamente la Sovrana Divinità nell’universo, in cielo e sulla terra. Se l’Onnipotente Dio, Geova, l’esercita, può egli scegliere dunque fidati testimoni sulla terra che difendano con integrità la sua Sovrana Divinità? Inoltre, tali scelti testimoni saranno in grado di sostenere la Sua Sovrana Divinità con perseveranza di fronte a beffarda ostilità? Ricordate che è scritto: “‘Voi siete dunque miei testimoni’, è l’espressione di Geova, ‘e io sono Dio’”. — Isa. 43:12.
2 Ai giorni di Nimrod, qualche tempo dopo il Diluvio, Satana cominciò a generare un centro di apostasia che ebbe origine nell’antica città di Babilonia. Di lì il falso pensiero religioso babilonico si sviluppò e si diffuse sino ai quattro angoli della terra. Rispetto a questo sviluppo babilonico la Bibbia narra la drammatica storia di Giobbe del diciassettesimo e sedicesimo secolo a.E.V. con le sue rimarchevoli scene celesti e terrestri. In esso sono preservate per noi lampanti evidenze del falso pensiero religioso babilonico che ha spinto gli uomini a mostrare ostilità ai veri adoratori di Geova Dio. Da questa antica fonte, Satana ha generato una corrente di astuta apostasia per perpetuare una controversia di secoli fra quelli guidati dalla falsa sapienza religiosa babilonica e quelli guidati dalla pura sapienza che viene dal vero Dio Geova. (Giac. 3:17) La nostra attenzione sarà ora rivolta a queste scene retrospettive delle attività religiose babiloniche impiegate da Satana nel corso della storia per schernire Geova Dio continuando a mettere in dubbio se vi sia o no un Sovrano Dio il quale influisce sulle attività degli uomini.
IL LIBRO DI GIOBBE
3. Si può dire che il libro di Giobbe è attendibile, e perché?
3 Ora che si avvicina il “giorno della vendetta per il nostro Dio” (Isa. 61:2, Ga) per la grandiosa soluzione di questa contesa della Sovrana Divinità, i moderni critici della Bibbia cercano continuamente di screditare il racconto di Giobbe nello sforzo di accecare gli uomini circa la sua applicazione e i progressivi adempimenti. ‘Mosè non fu lo scrittore ispirato’, dicono, ‘né Giobbe fu una persona storica’, ma, asseriscono, ‘il libro di Giobbe è semplicemente un bel poema di letteratura sapienziale composto fra il 600-400 a.E.V.’a I critici ignorano le abbondanti evidenze interne relative alla ricchissima società nomade che potrebbe corrispondere solo al periodo dei patriarchi del diciassettesimo secolo a.E.V. e non a quello del quinto secolo a.E.V., dove la vita urbanistica degli stati nazionali con i loro raggruppamenti renderebbe improbabile un Giobbe così ricco e operazioni di pastorizia come descrivono le Scritture. L’antichità e attendibilità del libro di Giobbe sono ben stabilite.b Giobbe, come parte delle Sacre Scritture, provvede una solida base per lo studio della sfida inerente alla Divinità in questi ultimi giorni.
GIOBBE DELL’ANTICHITÀ
4. Chi fu Giobbe? Quale fu la sua relazione con Abraamo, e quale condotta simile a quella di Abraamo seguì egli?
4 Consideriamo ora il contenuto del libro di Giobbe per osservare come espone chiaramente la contesa della Divinità mediante gli avvenimenti della vita di Giobbe che fu un sostenitore di Geova. Giobbe, ricchissimo uomo benedetto con sette figli e tre figlie, visse come discendente di Uz a est del paese promesso al lontano prozio di Giobbe, Abraamo. (Gen. 22:20, 21; Giob. 1:1) Essendo servitore dello stesso Dio, Geova, che Abraamo adorò, Giobbe venne sulla scena qualche tempo prima che il suo lontano cugino Mosè divenisse profeta di Geova per gli Israeliti durante la loro prigionia egiziana nel sedicesimo secolo a.E.V. Giustamente, dunque, Geova poté riferirsi al suo testimone Giobbe come al “più grande di tutti gli Orientali” o “figli dell’Oriente”, dicendo anche: “Non c’è nessuno come lui sulla terra”, cioè che vivesse allora contemporaneamente. (Giob. 1:3; 2:3) Molto tempo prima del tempo di Giobbe il suo antenato Abraamo era uscito dal territorio di Ur dei Caldei che aveva subìto l’influenza della religione babilonica. (Gen. 11:28, 31) Abraamo aveva lasciato dietro di sé la pagana idolatria e gli apostati riti religiosi di Babilonia che avevano permeato la città natale di Abraamo. (Gen. 15:7) Infatti, in tempi posteriori, i termini Caldei e Babilonesi vennero usati scambievolmente. (Ezech. 23:15) Non solo Abraamo aveva rifiutato da giovane di subire l’influenza della religione babilonica, ma aveva anche respinto l’attrattiva del suo pensiero e del suo spirito. Per non partecipare ai peccati e alle risultanti piaghe di Babilonia, Abraamo si era saggiamente sottratto all’influenza di Babilonia per stabilirsi in Canaan, la terra della promessa, sotto la guida di Geova, il vero Dio. (Riv. 18:4) Sebbene anche Giobbe vivesse in Oriente dove predominava la religione babilonica, come il suo lontano prozio Abraamo, anch’egli rifiutò di subire l’influenza babilonica nel pensiero religioso. In modo integro mantenne saldo il suo cuore per sostenere la Sovrana Divinità del vero Dio, Geova.
PERMESSA LA PROVA DA PARTE DI SATANA
5. Date la prova che la parola “Satana” indica specificamente un individuo, e chi è.
5 Ora il nostro sguardo si sposta al quadro iniziale del libro di Giobbe che si apre sulla maestosa scena della corte in cielo. Gli angeli si radunano davanti al vero Dio Geova. In modo sorprendente la contesa della Divinità è resa drammatica permettendo anche a colui che si chiama “Satana” d’essere presente. È degno di nota che in Giobbe 1:6 e di lì in poi il grande avversario di Geova o colui che oppone resistenza, anche il più grande nemico dell’uomo, è identificato come personalità e con un titolo per giunta. Il verbo ebraico satán significa “resistere”, ed è usato per la prima volta da Mosè in Numeri 22:22, 32.c Ma in Giobbe 1:6 l’ebraico usa il nome satán con l’articolo determinativo ha davanti ad esso, e si legge così has-satan o Il Satana in italiano.d L’articolo determinativo, perciò, specifica che Satana è una persona e rende impossibile la veduta sostenuta da molti che Satana sia il male, la resistenza o l’opposizione astratta. In questo modo nella Bibbia, Satana è stabilito come personalità definita, essendo la parola “Satana” uno degli appropriati titoli da usarsi per identificarlo. — Si veda anche Zaccaria 3:1, 2.
6. Quale divina capacità possiede Geova, e come si vede ciò?
6 Geova, colui che prova i suoi servitori simili a gioielli, può leggere il cuore degli angeli e degli uomini. “Io sono Jahve che scruto i cuori . . . per retribuire l’uomo secondo la sua condotta, secondo il frutto delle sue azioni”. (Ger. 17:10, Ga) “Jahve pesa i cuori”. (Prov. 21:2, Ga) Tenendo presente questa divina capacità, riscontriamo che Geova legge i più intimi pensieri del cuore di Satana. “Geova continuò a dire a Satana: ‘Hai rivolto il cuore al mio servitore Giobbe, che non c’è nessuno come lui sulla terra, uomo [1] irriprovevole e [2] retto, [3] che teme Dio e [4] si ritrae dal male?’” (Giob. 1:8) Qui è pure indicato che Geova leggeva accuratamente il cuore di Giobbe, perché tutt’e quattro i summenzionati lodevoli punti che Geova riscontra in Giobbe sono frutti che provengono dal tesoro di un cuore puro, schietto. “L’uomo buono trae il bene dal buon tesoro del suo cuore, ma l’uomo malvagio trae ciò che è malvagio dal suo tesoro malvagio; poiché dall’abbondanza del cuore la sua bocca parla”. — Luca 6:45.
7. (a) Di che cosa Satana accusa falsamente Giobbe? (b) Che cosa indica questa evidenza indiretta?
7 Questo prologo in cielo continua. Satana accusa quindi Giobbe di adorare Geova per ciò che ne ricava egoisticamente, cioè la ricchezza, e non per l’integrità del suo cuore né perché ami Dio. “Satana rispose a Geova e disse: ‘È per nulla che Giobbe ha temuto Dio? Non hai tu stesso posto una siepe attorno a lui e attorno alla sua casa e attorno a ogni cosa che ha tutto intorno?e Hai benedetto l’opera delle sue mani, e il suo stesso bestiame si è sparso per la terra. Ma, per cambiare, stendi la tua mano, ti prego, e tocca tutto ciò che ha e vedi se non ti maledirà nella tua medesima faccia’. Pertanto Geova disse a Satana: ‘Ecco, ogni cosa che egli ha è nella tua mano. Solo non stendere la tua mano contro lui stesso!’ Satana se ne uscì dunque via dalla persona di Geova”. — Giob. 1:9-12.
SOTTO LA MANO DI SATANA
8. (a) Spiegate gli usi figurativi nella Bibbia delle parole braccio e mano. (b) Quale potere viene permesso che Satana usi?
8 La mano umana come pure il braccio è comunemente usata come figura biblica di linguaggio per far capire certi significati. Il braccio raffigura la capacità di generare, sviluppare o accumulare forza o potere. Per esempio, nel braccio dell’uomo risiede la capacità di generare grande potere o forza per scagliare un oggetto come una palla. Ma è la mano che raffigura la forza o potere esercitato. È la mano che esercita la potenza generata dal braccio in certi specifici punti. Scagliando una palla è la mano che determina il modo in cui la forza prodotta dal braccio eseguirà la curva o traiettoria o movimento rotatorio della palla. Il braccio di forza generata da Geova è descritto in Isaia 51:9-11, mentre alla sua mano di disposizioni di potere esercitato si fa riferimento in 1 Pietro 5:6. In quanto a Giobbe, ora Satana propone a Geova di esercitare nuovamente il potere della sua mano verso Giobbe sotto forma di persecuzione. Geova accetta solo per il presente di spostare la sua mano per permettere che Giobbe venga sotto la resistente mano del potere esercitato da Satana per provocare calamità.
9. (a) Come comincia Satana ad esercitare la sua mano? (b) Quali evidenze babiloniche sono qui indicate?
9 Il secondo quadro si apre con una scena di avvenimenti terrestri. Satana del reame dell’invisibile fa quindi abbattere su Giobbe spaventose avversità. La mano di potere esercitato di Satana è ora all’opera. Per qualche tempo Satana ebbe sulla terra bande di agenti addestrati in modo babilonico da impiegare per atti di ostilità. Per prima, la ricchezza di Giobbe comincia a essere dilapidata dai gonzi di Satana, i predoni sabei, che rubano i grandi branchi di bestiame di Giobbe. Incidentalmente, i Sabei erano apostati adoratori di corpi celesti, il sole, la luna e le stelle, e avevano tratto ciò dai Babilonesi.f (Isa. 47:1, 13) Giobbe stesso si oppose apertamente a tale adorazione del sole e della luna. (Giob. 31:26, 27) Le ricchezze di Giobbe continuano a essere dilapidate da fuoco distruttivo proveniente dall’atmosfera per distruggere i grandi greggi di pecore di Giobbe. (Efes. 2:2) Infine, la sua ricchezza è spazzata via da tre schiere di caldei che derubano Giobbe del suo gran numero di cammelli. Si noti che i Caldei, che erano persone dominate dalla religione babilonica, erano pure agenti impiegati da Satana per far guerra al vero testimone di Geova, Giobbe. Il fatto che ci fossero “tre” bande è una delle prime evidenze che i religionisti babilonici erano enfaticamente contro Geova, essendo tre simbolo numerico di enfasi. — Giob. 1:13-17.
10, 11. (a) Come reagisce Giobbe agli ulteriori colpi di Satana? (b) Quali sono le fonti della persecuzione, e perché sono permesse?
10 Non basta, l’avversa mano di Satana continua. I dieci figli di Giobbe devono essere uccisi da un grande vento di tempesta generato dal braccio di Satana e quindi messi a morte dalla mano di potere esercitato di Satana. (Ebr. 2:14) Che notizia di sconfortanti colpi! (Giob. 1:18-20) Sebbene egli non sapesse perché tutta quest’avversità si abbatteva su di lui, il cuore di Giobbe si mantenne saldo in leale appoggio alla Divinità di Geova. Essendo trascinato molto in basso Giobbe disse: “Geova stesso ha dato, e Geova stesso ha tolto. Si continui a benedire il nome di Geova”. — Giob. 1:21, 22.
11 Qui è dimostrato una volta per sempre che la fonte della persecuzione e delle avversità sui fedeli testimoni di Geova non viene mai dalla diretta mano di Geova. Piuttosto, viene sempre dalla mano permessa di Satana e dai suoi associati oppositori, demonici e specialmente quelli umani che hanno subìto l’influenza della religione babilonica. I gioielli, quando sono messi alla prova, mostrano la loro qualità. Così avviene per il cuore provato dei fedeli testimoni di Geova. (Giac. 1:2, 3) Geova sa come provvedere incoraggiamento spirituale e cibo necessario per edificare il cuore. Geova sà come dare al cuore retto l’addestramento che provvede la perseveranza per resistere alle sataniche pressioni soprannaturali simili a quelle a cui resistette Giobbe. — 1 Cor. 10:13.
FEDELE ALLA SOVRANA DIVINITÀ DI GEOVA
12. Quale ulteriore calamità si abbatte su Giobbe, e perché?
12 Non essendo riuscito Satana a dimostrare che Giobbe era devoto a Geova e lo serviva per ragioni materialistiche, il terzo quadro ci riporta al cielo dove Satana accusa nuovamente: “‘Pelle per pelle, e l’uomo dà tutto ciò che ha per la sua anima.g Per cambiare, stendi la tua mano, ti prego, e tocca fino al suo osso e alla sua carne e vedi se non ti maledirà nella tua medesima faccia’. Pertanto Geova disse a Satana: ‘Ecco, è nella tua mano! Solo bada alla sua stessa anima!’” (Giob. 2:4-6) Ancora una volta, con la sua mano o mezzo di potere esercitato, Satana produce questa volta sofferenza come strumento per recare tormento alla persona di Giobbe. “Satana se ne uscì dunque via dalla persona di Geova e colpì Giobbe con un foruncolo maligno dalla pianta del piede alla sommità del capo. Ed egli si prendeva un frammento di terracotta per grattarsi; e sedeva fra le ceneri”. (Giob. 2:7, 8) Ci è presentato ora il quarto quadro, la scena terrestre di una prolungata prova con cui Satana cerca di sostenere la sua sfida alla Divinità di Geova mettendo alla prova sino al limite l’adoratore di Geova, Giobbe.
13. In che modo le prove di Giobbe influirono sulla moglie di Giobbe? Spiegate.
13 La scena continua. Giobbe e sua moglie non avevano nessuna spirituale disposizione televisiva come l’abbiamo noi ora nel completato, ispirato racconto scritturale di Giobbe, per vedere con ‘gli occhi del cuore’ ciò che causava le afflizioni di Giobbe. (Efes. 1:18) Benché ci fossero molte cose che Giobbe non poteva capire in quanto alla sua prova, tuttavia la sua fede fu forte per continuare a difendere la Divinità di Geova. Un altro colpo: la fede della persona più vicina e più cara a Giobbe, sua moglie, si indebolisce. Ella gli dice: “‘Mantieni ancora la tua integrità? Maledici Dio e muori!’h Ma [Giobbe] le disse: ‘Anche tu parli come parla una delle donne insensate. Accetteremo dal vero Dio semplicemente ciò che è buono e non accetteremo anche ciò che è male?’ In tutto questo Giobbe non peccò con le sue labbra”. — Giob. 2:9, 10.
TRE COMPAGNI CHE AVEVANO SUBÌTO L’INFLUENZA BABILONICA
14. (a) Chi impiegò quindi Satana per mettere alla prova Giobbe? (b) Quale sfondo babilonico hanno evidentemente i tre compagni di Giobbe?
14 Verso il diciassettesimo secolo a.E.V. il pensiero religioso babilonico aveva influenzato tutti i popoli della Palestina e fuori di essa. Ci sono ora lampanti evidenze indicanti che i cosiddetti amici di Giobbe si erano dati all’apostasia babilonica. Tali falsi amici erano ora pronti a esercitare su Giobbe speciali pressioni da Satana. Affinché le sofferenze di Giobbe colpissero il più profondo del suo cuore, Satana indusse questi tre agenti che avevano subìto l’influenza babilonica a impiegare la sapienza filosofica per abbattere mentalmente Giobbe nella sua lealtà a Geova. Il fatto che ci fossero tre di questi supposti consolatori pone in rilievo il deciso tentativo di Satana in questa subdola maniera. Il primo falso amico fu Elifaz il Temanita, il che indica che era discendente di Abraamo attraverso il suo apostata nipote Esaù. (Gen. 36:2, 10, 11) I Temaniti divennero famosi per la loro apostata sapienza poiché non si erano attenuti alla vera religione di Abraamo. (Ger. 49:7) Bildad il Suhita fu il secondo falso compagno, pure discendente di Abraamo attraverso il sesto figlio di Abraamo, Shua, dalla sua seconda moglie, Chetura. (Gen. 25:2) Anche Bildad aveva apostatato dalla vera religione di Abraamo. Il suo nome Bildad significa “Figlio di contenzione” o “Bel ha amato”, il quale ultimo significato potrebbe indicare lo sfondo babilonico dell’addestramento impartitogli dai genitori, giacché Bel era il titolo di Marduc, il principale dio dei Babilonesi. (Ger. 50:2)i Il terzo di questo trio di irritanti “consolatori” fu Zofar il Naamatita, i discorsi del quale rivelarono che anch’egli aveva apostatato dalla vera religione di Abraamo. La Versione dei Settanta si riferisce a lui come a “Sofar re dei Minei”, popolo arabo, essendo gli Arabi considerati in genere discendenti di Abraamo.
15. Che cosa sembrano indicare i sette giorni di silenzio, e perché?
15 Al loro arrivo i tre “compagni” iniziarono il loro ‘programma di conforto’ con un periodo di silenzio di sette giorni e sette notti seduti alla presenza di Giobbe. (Giob. 2:13) Benché sia vero che i discendenti di Abraamo, al tempo della sepoltura di Giacobbe, fecero riti di cordoglio con profondi lamenti per sette giorni (Gen. 50:10), tuttavia non c’è evidenza di un’usanza di sette giorni di silenzio fra gli Israeliti. I sette giorni di silenzio sembra dunque corrispondano alla pratica babilonica di implorare gli invisibili poteri di Satana e dei demoni per avere suggerimenti su ciò che indicavano le condizioni.j Almeno alla fine dei sette giorni questi tre manifestarono di far parte del complotto di Satana per indebolire l’appoggio di Giobbe alla Sovrana Divinità di Geova.
TITOLI CHE IMPLICANO DIVINITÀ
16. Descrivete gli usi delle parole ebraiche rese Dio (a) da parte dei pagani, (b) da parte dei veri adoratori di Geova.
16 Esaminiamo ora ulteriori evidenze che i tre falsi consolatori di Giobbe dichiaravano sapienza di natura babilonica con il sibbolet dell’apostasia anziché consolare Giobbe per mezzo di pura sapienza con lo scibbolet della vera religione. (Giud. 12:6) In altre parole, la loro sapienza di natura babilonica sembrava attraente e molto simile alla sapienza divina ma non aveva affatto il suono della sua autenticità. Poiché la fondamentale contesa è la Sovrana Divinità, si nota che tutt’e tre pretendevano d’essere monoteisti o credenti in una sola divinità. Questi tre sviati discendenti di Abraamo usarono i termini “Onnipotente” (shaddái) e “Dio” (el; o elóah, singolare, o elohím, forma plurale di eccellenza), come aveva fatto il loro antenato Abraamo e come fece Giobbe. (Gen. 17:1; Giob. 4:17; 6:4; 8:3; 11:7) Ma ora viene la prova! Dal tempo in cui l’idolatria cominciò ai giorni di Enos gli uomini cominciarono a chiamare i loro idoli dio (el o elohim). Il Targum di Palestina fa il seguente commento su Genesi 4:26: “Quella fu la generazione nei giorni della quale cominciarono a errare, e a farsi idoli, e soprannominarono i loro idoli col nome della parola del Signore”.k Dopo il diluvio del giorno di Noè i pagani che avevano subìto l’influenza babilonica fecero la stessa cosa riferendosi ai loro apostati dèi anche con la forma plurale di eccellenza, elohim, dio. (Si noti questo riguardo al dio Dagon in Giudici 16:23, 24; e al dio Chemos e al dio Milcom in 1 Re 11:33 e al dio Baal-zebub in 2 Re 1:2, 3, 16). Osservate che nella storia di Noè che riporta i giorni di Enoc, dopo che si era cominciato a praticare l’idolatria, i veri adoratori mettevano di frequente l’articolo determinativo ha davanti a el o elohim per indicare “il vero Dio” Geova distinguendolo dai falsi dèi che erano pure chiamati el o elohim ma non ha-el o ha-elohim.l — Gen. 5:22; 2 Re 1:6, 9.
17, 18. Fate un contrasto nel diverso modo in cui furono impiegate le parole rese Dio e Geova da (a) Abraamo e Giobbe, (b) i tre compagni. Come influisce questo sulla controversia della Divinità?
17 Abraamo seguì questa pratica dal tempo di Enoc riferendosi pure a Geova con la bella, distintiva forma di ha-elohim (come in Genesi 17:18; 20:6, 17 e 22:9). Per i perspicaci studiosi delle Sacre Scritture la Traduzione del Nuovo Mondo preserva ogni uso di ha-el e ha-elohim nei testi ebraici traducendo accuratamente con “il [vero] Dio”. Nei suoi discorsi Giobbe segue la pratica di Abraamo difendendo la Divinità di Geova che distingue dagli dèi pagani usando anche di tanto in tanto ha-el e ha-elohim. (Si veda Giobbe 2:10; 13:8; 21:14; 31:28). Ma nei discorsi di Bildad e Zofar, essi seguono la pratica dei religionisti babilonici usando solo la forma generale, el o elohim per indicare Dio. Anche Elifaz, sostenitore del conformismo (Giob. 15:10), usa solo una volta ha-el, “il vero Dio”, in Giobbe 22:17 e quindi parla solo in modo spregiativo di quelli che si attengono a Geova come vero Dio. — Giob. 22:15.
18 Seguendo un’altra pratica babilonica di nascondere il nome personale della Divinità, i tre falsi consolatori non usano neppure una volta il nome divino, Geova, in alcuno dei loro numerosi discorsi, mentre Giobbe usa il nome Geova cinque volte. (Giob. 1:21; 12:9; 28:28) Nel racconto di Abraamo loro antenato il nome Geova è usato circa settanta volte da Genesi capitolo 12º al 24º compreso. Inoltre, Giobbe è dunque il solo a riferirsi devotamente a Geova come al “Santo”. — Giob. 6:10.
ESPERIENZA SPIRITICA
19. Spiegate che cosa è dimostrato dall’esperienza spiritica di Elifaz.
19 Un’altra caratteristica evidenza di religione babilonica è quella di comunicare con gli spiriti o demoni. Tali spiriti o demoni non erano in grado di materializzarsi come fecero i fedeli angeli nel comunicare con Abraamo. (Gen. 18:1-8) Questo significò che i demoni dovettero ricorrere indirettamente alla divinazione e agli oracoli. “Nella divinazione ispiratrice o naturale l’agente dichiara d’essere sotto l’immediata influenza di qualche spirito o dio che permette al divinatore di vedere il futuro e pronunciare oracoli includendo ciò che egli vede. . . . Si può provare che fra gli antichi Babilonesi ed Egiziani prevaleva l’idea che non solo oracoli ma anche presagi d’ogni specie siano dati agli uomini dagli dèi ed esprimano la veduta di questi dèi”.a Si noti che nel suo primo discorso Elifaz fa appello a una delle sue babiloniche esperienze spiritiche per sostenere il suo argomento. (Giob. 4:15-17) Né Abraamo né Giobbe ebbero mai tali demoniche esperienze per negare la Divinità di Geova che li guidava direttamente.
L’UOMO MORTALE: SPERANZA DELLA RISURREZIONE
20. Mostrate che Giobbe aveva accurata conoscenza di ciò che è l’uomo. Come esprime Giobbe la sua speranza per il futuro?
20 Nelle sue confutazioni Giobbe usa l’espressione “uomo mortale” (ebraico: enòsh) molte volte. Egli comprese che l’uomo era un’anima vivente. Rigettò la veduta babilonica che l’uomo abbia un’anima immortale. Giobbe credeva che l’uomo è mortale e che, quando l’uomo muore, è morto. (Giob. 7:1, 17; 9:2; 10:4, 5; 13:9; 14:1, 2; 28:13) Giobbe mostra ulteriormente che alla morte l’uomo spira. (Giob. 10:18; 14:10; 27:5; 29:18) Avendo la giusta veduta di tale questione fondamentale Giobbe poté accennare alla sua speranza della risurrezione, il suo ritorno alla vita come persona sulla terra. (Giob. 14:13, 14) È degno di nota che i suoi tre falsi compagni mantennero il silenzio sulla questione della risurrezione.
FILOSOFIA BABILONICA
21. Presentate alcuni degli ostili sentimenti espressi dai tre falsi compagni contro Giobbe.
21 Il trio di “compagni” con differenze religiose presenta la materialistica filosofia babilonica che solo i saggi prosperino e i colpevoli subiscano avversità. (Giob. 4:7, 8) Essi asseriscono mentendo che Geova ‘non abbia fede nei suoi servitori’. (Giob. 4:18) Essi rivolgono un invito conformistico di dare ascolto alle tradizioni di precedenti generazioni. (Giob. 8:8, 9) Essi sostengono di mantenere semplice la religione e di non andare troppo a fondo per conoscere le cose di Dio. (Giob. 11:7) Si deplora che Giobbe (testimone di Geova) asserisca presuntuosamente di sapere di più dei saggi religiosi del passato. (Giob. 15:9, 10) In quanto all’incrollabile, integra determinazione di Giobbe per la vera Divinità, i suoi “compagni” si offendono che per contrasto essi vengano rappresentati come impuri. (Giob. 18:3) Essi dicono: ‘Giobbe, tu prendi troppo seriamente la tua religione nel cercare di mantenere una giusta condizione presso Dio’. (Giob. 22:2-4) Dalle apparenze esteriori Giobbe dev’essere un “uomo malizioso” e quindi Dio deve giudicarlo avversamente. (Giob. 22:5-10) Infine, questi saggi che hanno subìto l’influenza babilonica affermano apertamente che sia impossibile a Giobbe, che si chiama “uomo mortale” (Giob. 7:1, 17), ottenere una giusta, pura condizione presso Dio. — Giob. 25:4.
GIOBBE SI ESAMINA INTIMAMENTE
22. Come fu costretto a esaminarsi Giobbe, e che cosa disse?
22 Con queste tre prolisse serie di argomenti di filosofia materialistica questo impuro terzetto costringe Giobbe a difendersi personalmente e a esaminarsi intimamente per continuare a dichiarare giusta la sua propria anima anziché estollere la giustezza del vero Dio nel tenere questa causa circa la Sua Sovrana Divinità. Nel profondo del cuore di Giobbe ebbe luogo questo doloroso processo di prova, mentre provennero da lui domande e risposte. “Se ho peccato, che cosa posso compiere contro di te, Osservatore del genere umano? Perché mi hai posto a tuo bersaglio, così che io ti divenga un peso?” (Giob. 7:20) “Io stesso so bene che il mio redentore vive”. (Giob. 19:25) “O avessi io qualcuno che mi ascoltasse, che secondo la mia firma l’Onnipotente stesso mi rispondesse!” (Giob. 31:35) Sì, mediante questo lungo duello sotto la permessa mano di Satana per mezzo dei suoi gonzi terrestri, Giobbe fu provato sino al profondo del suo cuore, eppure il suo cuore fu dimostrato fedele, puro, pieno di speranza e fiducia in Dio.
VALUTAZIONE DI ELIU
23. (a) Quale fu la valutazione di Eliu riguardo alla prolissa controversia religiosa? (b) Come intervenne Geova, e quale fu la reazione di Giobbe?
23 Infine lo spettatore neutrale, Eliu, intervenne e presentò la giusta valutazione circa le veraci e false correnti di sapienza che avevano concluso i loro argomenti. “La sua ira si accese contro Giobbe perché aveva dichiarato giusta la sua propria anima anziché Dio. Inoltre, la sua ira divampò contro i suoi tre compagni per il fatto che non avevano trovato una risposta ma dichiaravano Dio malvagio”. (Giob. 32:2, 3) In quanto alla contesa della Divinità i tre falsi consolatori mostrarono dunque di aver completamente fallito, mentre Giobbe si era completamente sviato parlando di sé sebbene non venisse mai meno alla sua integrità al vero Dio. Quindi il dramma termina con la spaventevole dimostrazione di sapienza da parte del vero Dio che parla dal turbine. Lì Geova dimostrò la sua schiacciante Divinità riferendosi alle meraviglie della creazione e alle cose naturali relative alla terra che sono troppo meravigliose per essere afferrate dalla mente dell’uomo mortale. (Giobbe, capitoli 38-41) A questa sbalorditiva manifestazione di sapienza celeste, il puro cuore di Giobbe risponde prontamente: “Ho conosciuto che tu puoi fare ogni cosa, e non c’è idea che ti sia irraggiungibile. Perciò mi ritratto, e in effetti mi pento nella polvere e nella cenere”. — Giob. 42:2, 6.
24, 25. (a) Quale fu il giudizio di Geova sui due lati della controversia della Divinità? (b) Come si conclude il dramma di Giobbe? (c) Quale domanda sorge, e come sarà considerata?
24 Quindi Geova conferma il rimprovero di Eliu ai tre falsi compagni dicendo: “La mia ira si è accesa contro di te [Elifaz] e contro i tuoi due compagni, poiché voi non avete pronunciato riguardo a me ciò che è verace come ha fatto il mio servitore Giobbe. E ora prendetevi sette tori e sette montoni e andate dal mio servitore Giobbe, e dovete offrire un sacrificio bruciato a vostro proprio favore; e Giobbe mio servitore pregherà egli stesso per voi. Accetterò solo la sua faccia in modo da non commettere con voi screditante follia, poiché non avete pronunciato riguardo a me ciò che è verace, come ha fatto il mio servitore Giobbe”. (Giob. 42:7, 8) Perciò l’apostata religione di questi saggi che avevano subìto influenza babilonica fu smascherata da Geova stesso, che due volte li dichiarò ‘non veraci’. La loro cosiddetta sapienza mostrò d’essere stoltezza. Satana perdette miseramente la contesa derivante dalla sua sfida. I tre “compagni” dovettero abbassarsi, cambiarsi e sottoporre la loro vita ai servizi sacerdotali di Giobbe accettando la vera religione. In quanto a Giobbe personalmente, “Geova stesso rivolse la cattività di Giobbe” e lo benedisse con il doppio della ricchezza materiale che aveva perduto all’inizio. In quanto alla sua famiglia, ebbe sette figli e tre belle figlie anche nella sua vecchiaia e in quella della sua attempata moglie. — Giob. 42:10-15.
25 Certo Geova mostrò d’essere il vero Dio che può scegliersi fidati testimoni per difendere la sua Sovrana Divinità sulla terra. Giobbe fu così il rivendicato difensore del suo giorno. Ha questo dramma un adempimento profetico o applicazione che interessa gli uomini di vera sapienza in tempi posteriori? Evidenze affermative saranno presentate nei seguenti articoli.
[Note in calce]
a Harper’s Bible Dictionary, pag. 337.
b Per i particolari circa il fatto che Mosè fu lo scrittore e altre prove di autenticità si veda “Tutta la scrittura è ispirata da Dio e utile” (inglese), 1963, pagg. 95, 96.
c Si veda anche 1 Samuele 29:4; 2 Samuele 19:22; 1 Re 11:14, 23, 25; Salmo 109:6.
d Si veda Giobbe 1:6, prima edizione della NW, nota in calce “b”.
e Tutto ciò è indiretta evidenza dei protettivi poteri e del paterno interesse di Geova nel salvaguardare i suoi veri servitori.
f Harper’s Bible Dictionary, pag. 631.
g In altre parole, nel profondo del cuore di Giobbe, afferma Satana, c’è ancora un certo grado di egoismo.
h Si noti che ella, benché debole nella fede, non denunciò Giobbe né lo abbandonò.
i International Standard Bible Encyclopaedia, Vol. 1, pag. 473.
j Book of Job, di Emily Hambler, pag. 12.
k Qualificati per essere ministri, pag. 279.
l Si veda l’Appendice della NW, 1961, pagg. 1450-1452.
a International Standard Bible Encyclopaedia, Vol. 2, pag. 860.