-
Idolatria, idoloAusiliario per capire la Bibbia
-
-
VANA ADORAZIONE DEGLI IDOLI
Molte volte le Scritture richiamano l’attenzione sulla stoltezza di confidare negli dèi di legno, pietra o metallo. Isaia descrive la fabbricazione di idoli, e fa notare la stupidità di chi prende parte del legno di un albero per cucinare e per scaldarsi e poi con quello che rimane fa un dio a cui chiede aiuto. (Isa. 44:9-20) Nel giorno dell’ira di Geova, scrive Isaia, i falsi adoratori getteranno ai topiragno e ai pipistrelli i loro idoli privi di valore. (Isa. 2:19-21) “Guai a colui che dice al pezzo di legno: ‘Oh svegliati!’ alla pietra muta: ‘Oh destati!’” (Abac. 2:19) Coloro che fanno idoli muti diventeranno proprio come quelli: privi di vita. — Sal. 115:4-8; 135:15-18; vedi Rivelazione 9:20.
COSA PENSANO DELL’IDOLATRIA I SERVITORI DI DIO
I fedeli servitori di Geova hanno sempre detestato gli idoli. Nella Scrittura, falsi dèi e idoli sono spesso menzionati con disprezzo, essendo considerati privi di valore (I Cron. 16:26; Sal. 96:5; 97:7), orribili (I Re 15:13; II Cron. 15:16), vergognosi (Ger. 11:13; Osea 9:10), detestabili (Ezec. 16:36, 37) e disgustanti. (Ezec. 37:23) Spesso si parla di “idoli di letame”, espressione che traduce il termine ebraico gillulìm, derivato pare da un termine che significa “palline di sterco”. Questo termine dispregiativo ricorre per la prima volta in Levitico 26:30, e si trova quasi quaranta volte nel solo libro di Ezechiele, a partire dal capitolo 6, versetto 4.
Il fedele Giobbe riconobbe che anche se il suo cuore era indotto in segreto a scrutare corpi celesti come la luna e ‘la sua mano baciava la sua bocca’ (toccando la bocca con la mano, in effetti come per dare un bacio alla bocca con la mano) ciò avrebbe significato rinnegare Dio, quindi era idolatria. (Giob. 31:26-28; confronta Deuteronomio 4:15, 19). Parlando di un uomo giusto, Geova disse per mezzo del profeta Ezechiele che ‘non aveva alzato gli occhi agli idoli di letame della casa d’Israele’, come per rivolgere loro suppliche o chiedere aiuto. — Ezec. 18:5, 6.
Un altro ottimo esempio nell’evitare l’idolatria è quello dei tre ebrei, Sadrac, Mesac e Abednego, i quali, benché minacciati di morte nella fornace ardente, rifiutarono di inchinarsi davanti all’immagine d’oro eretta dal re Nabucodonosor nella pianura di Dura. — Dan. cap. 3.
I primi cristiani seguivano il consiglio ispirato di ‘fuggire l’idolatria’ (I Cor. 10:14), e alcuni fabbricanti di immagini vedevano nel cristianesimo una minaccia ai loro affari lucrativi. (Atti 19:23-27) Com’è attestato dalla storia secolare, astenendosi dall’idolatria spesso i cristiani residenti nell’impero romano si trovavano in una posizione simile a quella dei tre ebrei. Riconoscere la divinità dell’imperatore quale capo dello stato offrendo qualche grano di incenso poteva risparmiare loro la vita, ma pochi fecero compromessi. Quei primi cristiani sapevano bene che essendosi allontanati dagli idoli per servire il vero Dio (I Tess. 1:9), tornare all’idolatria voleva dire essere esclusi dalla Nuova Gerusalemme e perdere il premio della vita. — Riv. 21:8; 22:14, 15.
I servitori di Geova devono tuttora guardarsi dagli idoli. (I Giov. 5:21) È stato predetto che grande pressione sarebbe stata esercitata su tutti gli abitanti della terra per spingerli a adorare la simbolica “bestia selvaggia” e la sua “immagine”. Nessuno che persista in tale adorazione idolatrica riceverà da Dio il dono della vita eterna. “Qui sta la perseveranza dei santi”. — Riv. 13:15-17; 14:9-12.
-
-
Idoli, carne offerta agliAusiliario per capire la Bibbia
-
-
Idoli, carne offerta agli
Nel mondo pagano del I secolo E.V. c’era la consuetudine di offrire in maniera rituale carne agli idoli. In tali cerimonie parte della vittima animale veniva deposta sull’altare idolatrico, una data porzione andava ai sacerdoti e il resto agli adoratori, che lo consumavano in un pranzo o convito, nel tempio o in una casa privata. Per necessità finanziaria o desiderio di guadagno egoistico spesso parte della carne finiva al màkellon o mercato, per essere venduta.
Molti prima di diventare cristiani avevano avuto l’abitudine di mangiare carne offerta agli idoli con un sentimento di riverenza verso l’idolo. (I Cor. 8:7) Così facendo quegli ex pagani avevano avuto comunione col dio demonico rappresentato dall’idolo. (I Cor. 10:20) Molto appropriatamente dunque, con una lettera ufficiale inviata da Gerusalemme, il corpo direttivo della congregazione cristiana primitiva, sotto la direttiva dello spirito santo, vietò tale consumo formale, religioso di carne offerta agli idoli, per salvaguardare i cristiani da tale forma di idolatria. — Atti 15:19-23, 28, 29.
I cristiani che risiedevano per esempio nella pagana Corinto si ponevano diverse domande in merito. Potevano in coscienza entrare in un tempio idolatrico e mangiare carne, facendolo non con l’idea di onorare l’idolo? E c’era qualcosa in contrario a comprare al màkellon carne che era stata offerta in riti idolatrici? Infine, come doveva comportarsi un cristiano se era invitato a mangiare in casa d’altri?
Sotto ispirazione Paolo provvide ai cristiani di Corinto tempestive informazioni per aiutarli a prendere decisioni corrette. Anche se un “idolo non è nulla”, non era il caso che un cristiano andasse in un tempio idolatrico e mangiasse carne, perché in tal modo poteva dare un’impressione errata a osservatori spiritualmente deboli. Questi potevano concludere che il cristiano stesse adorando l’idolo, e così potevano inciampare, oppure i deboli potevano anche essere indotti a mangiare effettivamente carne sacrificata agli idoli in una cerimonia religiosa, in diretta violazione del decreto del corpo direttivo. C’era anche il pericolo che il cristiano che ne mangiava violasse la propria coscienza e cadesse nell’adorazione idolatrica. — I Cor. 8:1-13.
Poiché l’offerta rituale di carne agli idoli non alterava la carne stessa, il cristiano poteva tuttavia, in buona coscienza, acquistare al mercato carne proveniente da templi religiosi. Tale carne aveva perso il suo significato “sacro”. Si poteva mangiare come qualunque altra carne, e il cristiano non era dunque obbligato a fare indagini circa la sua origine.
Inoltre il cristiano, se era invitato a pranzo, non doveva informarsi della provenienza della carne, ma poteva mangiarla con buona coscienza. Se però uno dei commensali osservava che la carne era stata “offerta in sacrificio”, in tal caso il cristiano doveva astenersi dal mangiarla per evitare di fare inciampare altri. — I Cor. 10:25-29.
Le parole rivolte a Giovanni dal glorificato Gesù Cristo, a proposito delle congregazioni cristiane di Pergamo e Tiatira, rivelano che certuni non rispettavano il decreto apostolico di mantenersi puri da cose sacrificate agli idoli. — Riv. 2:12, 14, 18, 20.
-
-
IdumeaAusiliario per capire la Bibbia
-
-
Idumea
(Idumèa) [gr. (paese) degli edomiti].
All’epoca dei Maccabei e dei romani i confini geografici dell’Idumea non includevano la parte centrale
-