Perseverate come Giobbe nel tempo della fine
“Avete sentito parlare della perseveranza di Giobbe e avete visto l’esito datogli da Geova, che Geova è molto tenero e compassionevole”. — Giac. 5:11.
1. Quale giudice la Cristianità rifiuta di riconoscere, e quali relazioni non decideranno se una persona dovrà esser preservata ad Armaghedon?
QUELLA parte del mondo conosciuta come Cristianità rifiuta sempre più di riconoscere l’Iddio “il cui nome solo è GEOVA”, l’Altissimo sopra tutta la terra. (Sal. 83:18, VA) C’è forse da meravigliarsi se i suoi giudizi sono eseguiti sulla Cristianità, che più di ogni altra comunità religiosa del mondo dovrebbe riconoscere il celeste Padre di Gesù Cristo? Fra breve, nella “guerra del gran giorno di Dio l’Onnipotente”, egli adopererà la sua spada contro tutta la Cristianità per stroncare quelli che rifiutano ostinatamente di adorarlo in spirito e verità. (Apoc. 16:14, 16; Giov. 4:24) In quella guerra universale fra Geova Dio e il mondo del Diavolo non saranno le relazioni familiari a decidere quali persone saranno risparmiate per sopravvivere alla fine del vecchio mondo ed entrare nel nuovo mondo di giustizia e integrità istituito da Dio. Precisando la regola che osserverà nell’eseguire i suoi giusti giudizi, molto tempo fa (poco prima della distruzione della città di Gerusalemme e della desolazione della provincia giudaica nell’anno 607 prima dell’èra cristiana), egli disse al suo profeta Ezechiele:
2. Quale regola esposta in Ezechiele 14:12-20 seguirà Geova nell’esecuzione dei suoi giudizi?
2 “Se . . . in mezzo ad esso si trovassero questi tre uomini: Noè, Daniele e Giobbe, questi non salverebbero che le loro persone, per la loro giustizia; dice il Signore, l’Eterno (Geova). . . . se in mezzo ad esso si trovassero quei tre uomini, com’è vero ch’io vivo, dice il Signore, l’Eterno (Geova), essi non salverebbero né figliuoli né figliuole; essi soltanto sarebbero salvati, ma il paese rimarrebbe desolato. . . . se in mezzo ad esso si trovassero quei tre uomini, com’è vero ch’io vivo, dice il Signore, l’Eterno [Geova], essi non salverebbero né figliuoli né figliuole, ma essi soltanto sarebbero salvati. . . . se in mezzo ad esso si trovassero Noè, Daniele e Giobbe, com’è vero ch’io vivo, dice il Signore, l’Eterno [Geova], essi non salverebbero né figliuoli né figliuole; non salverebbero che le loro persone, per la loro giustizia”. — Ezech. 14:12-20, VR.
3. In che relazione si trovarono Noè, Daniele e Giobbe, e a che cosa sopravvissero come premio per la loro giustizia?
3 Quando Dio ispirò Ezechiele a scrivere questi severi messaggi di giudizio il profeta Daniele era ancora vivo insieme ad Ezechiele nel paese di Babilonia. Giobbe non era vivo. Il fedele Abrahamo, che morì nel 1844 avanti Cristo, era un antenato di Giobbe e quindi al tempo di Ezechiele Giobbe era già morto da circa 900 anni. Anche Noè, superstite del grande diluvio e comune antenato sia di Abrahamo che di Giobbe, era allora morto, essendo morto 350 anni dopo il diluvio, ossia nel 2020 avanti Cristo. Tutti e tre, Noè, Daniele e Giobbe, furono uomini che condussero una vita irreprensibile. Tutti e tre erano adoratori del solo Dio, Geova; infatti, il racconto della Sacra Bibbia dimostra che erano tutti testimoni di Geova. Per la loro giustizia al Suo cospetto, Noè sopravvisse alla fine del vecchio mondo perito nel diluvio; Daniele sopravvisse non soltanto alla distruzione di Gerusalemme ma anche alla sconfitta della grande potenza mondiale di Babilonia; e Giobbe sopravvisse al tempo di giudizio durante il quale egli fu un involontario prigioniero di Satana il Diavolo, “l’iddio di questo mondo”, e visse ancora altri 140 anni. Tutti e tre furono risparmiati per la loro giustizia, e per questa ragione Geova Dio li usò come esempi della giustizia che conduce alla nostra liberazione mediante il potere di Dio.
4 Poiché Noè, Daniele e Giobbe non si trovavano a Gerusalemme nel 607 a.C. non fu salvato alcuno dalla sua distruzione? E come fu restaurato un rimanente settant’anni dopo?
4 Noè, Daniele e Giobbe non erano a Gerusalemme quando venne distrutta nel 607 a.C. Ma significa ciò che nessuno fu salvato nella distruzione di quella città una volta santa? No; un rimanente dei Giudei, compresi Geremia e Ghedalia, per non dir nulla dei non Giudei come i Recabiti ed Ebed-melec, scamparono alla distruzione di Gerusalemme. Proprio come Geova aveva detto ad Ezechiele a questo riguardo: “Ma ecco, ne scamperà un residuo, de’ figliuoli e delle figliuole, che saran menati fuori, che giungeranno a voi, e di cui vedrete la condotta e le azioni; e allora vi consolerete del male che io faccio venire su Gerusalemme; . . . e riconoscerete che, non senza ragione, io faccio quello che faccio contro di lei, dice il Signore, l’Eterno [Geova]”. (Ezech. 14:22, 23, VR) Molti Giudei che erano fra questo rimanente ritornarono dal paese del loro esilio 70 anni più tardi e ricostruirono Gerusalemme e il tempio dedicato al nome di Geova per ripristinare la pura adorazione.
5. Perché ci sarà un rimanente di superstiti anche ai nostri giorni?
5 Vi sarà un rimanente di superstiti ai nostri giorni? Noè, Daniele e Giobbe non sono stati ancora risuscitati dai morti per essere presenti alla distruzione mondiale ad Armaghedon ed essere i soli superstiti della distruzione della Cristianità e di tutto il resto del mondo. Ma vi sono ora devoti Cristiani di vera giustizia come Noè, Daniele e Giobbe; e secondo la promessa profetica di Geova stesso questi suoi leali testimoni saranno risparmiati e sopravvivranno alla distruzione del vecchio mondo per entrare nel giusto nuovo mondo. Un rimanente sopravvivrà. Nella sua profezia sulla fine del mondo, Gesù Cristo disse: “A causa degli eletti quei giorni saranno abbreviati. Poiché come furono i giorni di Noè, così sarà la presenza del Figlio dell’uomo”. (Matt. 24:22, 37) Noi vorremmo essere fra questi superstiti.
6. Come desideriamo che Geova agisca nei nostri confronti durante il prossimo giudizio, in armonia con Giacomo 5:9-11?
6 Giacomo, discepolo di Gesù, scrisse del futuro giudizio che verrà su questo mondo malvagio e disse: “Ecco! il giudice sta alle porte. Fratelli, prendete come modello nel soffrire il male e nel mostrare pazienza i profeti, che parlarono in nome di Geova. Ecco! noi chiamiamo felici quelli che hanno perseverato. Avete sentito parlare della perseveranza di Giobbe e avete visto l’esito datogli da Geova, che Geova è molto tenero e compassionevole”. (Giac. 5:9-11) In armonia con l’incoraggiamento di Giacomo per noi, anche noi vogliamo essere chiamati felici. Anche noi vogliamo che Geova Dio sia molto tenero e compassionevole verso di noi e non ci distrugga durante l’esecuzione dei suoi giudizi nella guerra di Armaghedon.
7. Come quali uomini dobbiamo ora perseverare, e perché?
7 Ma la questione implica più che il semplice desiderio che ciò avvenga. Dobbiamo perseverare; dobbiamo soffrire il male, e in tutto ciò mostrare la pazienza dei profeti di Geova. Inoltre, il male che soffriamo non deve essere per i nostri peccati volontari contro Geova Dio. I suoi profeti non soffrirono tutte le cose che soffrirono per essersi comportati male e aver peccato contro Dio. No; essi soffrirono il male ingiustamente, e questa era la prova della loro perseveranza. Soffrirono perché avevano fede in Dio e lo adorarono di continuo rendendogli testimonianza. Quindi le sofferenze non vennero su di loro per mano di Dio, ma Dio permise che le sofferenze li colpissero ingiustamente, per metterli alla prova e vedere se le loro immeritate sofferenze li avrebbero indotti ad abbandonare la sua adorazione e il suo servizio, rinnegandolo in faccia. Perseverando fino alla fine della prova della loro fedeltà, avrebbero rivendicato Geova come Dio e Sovrano universale ed egli li avrebbe premiati con un felice esito, con grande tenerezza e compassione. Avrebbe dunque dimostrato a tutti gli accusatori che egli era giusto nel permetter loro di soffrire per tale proposito, e che poteva trovare, fra il peccaminoso genere umano, uomini che si sarebbero mantenuti integri verso di lui. Giacomo indica specificamente il caso di Giobbe quale notevole esempio di come Dio agisce. Quindi per essere incoraggiati a perseverare fino ad avere un felice esito, è bene che ci informiamo sul libro di Giobbe.
COME FU SUSCITATA LA CONTROVERSIA DELLA PERSEVERANZA
8. Dove visse Giobbe, e in quale tempo egli fu un testimone di Geova senza uguale sulla terra?
8 Giobbe visse nel paese di Uz, ora chiamato Arabia, non molto lontano dal Golfo di Acaba. A quel tempo Geova stesso disse riguardo a Giobbe: “Non c’è nessuno come lui sulla terra, uomo d’integrità e retto, che tema Dio ed eviti il male”. (Giob. 1:8) Questa ed altre circostanze stabiliscono che Giobbe deve esser vissuto in Uz verso l’epoca in cui i suoi lontani cugini, le dodici tribù d’Israele, erano in schiavitù nella terra d’Egitto. A quel tempo Giuseppe, figlio di Israele, era già morto dopo aver sopportato molte sofferenze ingiuste e aver preservato la sua innocenza verso Geova Dio. Mosè, lontano cugino di Giobbe, non era ancora sorto come profeta di Geova per condurre le dodici tribù d’Israele fuori della schiavitù egiziana. Era dunque appropriato che Geova Dio richiamasse l’attenzione su Giobbe come suo testimone allora senza uguale sulla terra. Come avvenne ciò?
9. Che cosa ebbe luogo nella prima riunione dinanzi a Geova Dio alla quale Satana ebbe ordine di partecipare?
9 La potenza di Dio alza il sipario dell’invisibile permettendoci di contemplare il mondo spirituale e intravedere una riunione di angeli radunati davanti all’Altissimo Dio; a questa riunione Geova Dio aveva comandato a Satana di venire. Che cosa ebbe luogo a questa adunanza? Ecco il resoconto dal libro di Giobbe: “Ora avvenne il giorno che i figli del [vero] Dio vennero per prendere il loro posto dinanzi a Geova, e anche Satana si presentò in mezzo a loro. Quindi Geova disse a Satana: ‘Da dove vieni?’ E Satana rispose a Geova e disse: ‘Dal percorrere la terra e passeggiare in essa’. E Geova proseguì dicendo a Satana: ‘Hai tu posto il tuo cuore sul mio servo Giobbe, che non c’è nessuno come lui sulla terra, uomo d’integrità e retto, che tema Dio ed eviti il male?’ Satana dunque rispose a Geova e disse: ‘È forse per nulla che Giobbe ha temuto Dio? Non hai tu stesso posto un riparo attorno a lui, attorno alla sua casa e attorno ad ogni cosa che lo circonda? Tu hai benedetta l’opera della sue mani e il suo bestiame si è sparso sulla terra. Ma invece, stendi la tua mano, ti prego, e tocca tutto ciò che egli ha [e vedi] se non ti maledirà in faccia’. Or dunque Geova disse a Satana: ‘Ecco! tutto ciò che ha è in tua mano. Solo contro lui stesso non stender la tua mano!’ Quindi Satana si allontanò dalla persona di Geova”. — Giob. 1:6-12.
10. Che cosa ignorava allora Giobbe, e perché nessuno era meglio qualificato di lui per dare risposta alla questione?
10 Giobbe non sapeva nulla di questa riunione in cielo e della grande contesa che era stata suscitata né di come si doveva agire per ottenere la vera risposta alla questione. Questo procurò difficoltà a Giobbe. Egli non conosceva la contesa che era stato scelto a sostenere, vale a dire, dimostrare che Dio può suscitare la giusta specie di persone che siano suoi testimoni sulla terra, e che mantengano la loro integrità verso di lui malgrado tutte le ingiuste sofferenze che egli possa permettere onde mettere alla prova la loro altruistica adorazione di lui. Dato che Giobbe era allora il testimone di Geova senza uguale sulla terra, nessuno sarebbe stato meglio qualificato di Giobbe per dimostrare ciò a favore di Geova.
11. Quale funzione adempiva Giobbe per la sua famiglia rispetto a Geova, e perché?
11 Giobbe agiva come sacerdote di Geova Dio per la sua famiglia. Sua moglie era viva ed egli aveva sette figli e tre figlie. Inoltre, aveva settemila pecore e tremila cammelli, per un totale di diecimila capi di bestiame, e anche cinquecento paia di buoi e cinquecento asine, oltre a un numeroso gruppo di servi. Malgrado tutti questi beni, Giobbe non era materialista. Non si lasciò sommergere così profondamente dalle sue ricchezze materiali da dimenticare Dio, la vera sorgente di tutta la sua prosperità. Non cercò di aumentare le sue ricchezze materiali defraudando e violando le leggi di Dio senza mostrare alcun timor di Dio. Giobbe voleva che i suoi dieci figli temessero Dio per perseverare nel favore di Dio. Quindi dopo che i suoi sette figli avevano imbandito conviti per le tre sorelle nelle loro sette case, Giobbe agiva sempre come intercessore per loro presso Geova. “Giobbe li faceva venire e li santificava, e si alzava di buon mattino e offriva olocausti secondo il numero di tutti loro, poiché, diceva Giobbe, ‘forse i miei figli hanno peccato e hanno maledetto Dio nel loro cuore’. Questo è ciò che Giobbe sempre faceva”. (Giob. 1:1-5) A quel tempo Geova Dio non aveva ancora istituito il suo esclusivo sacerdozio con la tribù di Levi, la tribù del profeta Mosè.
12. In che modo Geova benedì, Giobbe e perché in questo modo?
12 Appropriatamente Geova Dio benedisse Giobbe per la sua fedele adorazione come testimone di Geova, e appropriatamente Dio benedisse allora Giobbe con beni materiali da usare in modo giusto. Potevano essere affidati a Giobbe. Molto tempo prima Dio aveva benedetto Abrahamo, antenato di Giobbe, nello stesso modo, e anche Isacco, figlio di Abrahamo, e Giacobbe, suo nipote. Non era dunque cosa nuova che Dio accrescesse le ricchezze materiali del suo servo Giobbe e le proteggesse dagli attacchi del nemico. Certamente Dio non benediceva i suoi servitori con beni materiali solo per arricchire il nemico predatore. Per questa ragione Dio impediva che tali beni cadessero fra le mani di egoisti ed avidi malfattori. Giobbe, Abrahamo, Isacco e Giacobbe non pensavano di andare in cielo e ricevere il premio solo lassù, dopo la morte. Dio era dunque in armonia con le loro speranze terrene, benedicendoli sulla terra. Pertanto chi avrebbe avuto il diritto di fare obiezioni alle ricchezze materiali di Giobbe? Nessuno.
13. Quale prova superò Giobbe fin qui, e quale prova propose quindi Satana, e perché?
13 Però, Satana il Diavolo non voleva che Dio ottenesse alcuna soddisfazione da Giobbe. Quindi accusò Giobbe. È bene notare che Satana non accusò né poteva accusare Giobbe di agire materialisticamente e di far cattivo uso dei beni materiali con cui Geova aveva benedetto Giobbe. No; perché fino a quel punto Giobbe aveva superato la prova del materialismo. Perciò, Satana poteva soltanto accusare Giobbe in quanto alla condizione del suo cuore. Satana il Diavolo sosteneva che il cuore di Giobbe tendeva al materialismo; che egli serviva Geova Dio solo per il bene materiale che poteva trarne. Per svelare ciò che Giobbe aveva nel suo cuore e quanto fragile fosse la sua integrità, Satana suggerì che Geova gli togliesse tutte queste ricchezze materiali. Certo, Geova non l’avrebbe fatto personalmente, ma per permettere che la questione fosse risolta avrebbe lasciato che Satana il Diavolo e la sua cricca sulla terra portassero via tali beni materiali. Satana non aveva fiducia in Giobbe. Dio sì, e non era contrario a darne prova.
14. In che modo Satana si dimostrò mentitore nella prima parte della prova di Giobbe?
14 Quale fu l’esito della prima parte della prova di Giobbe? Egli rimase saldo. Privato di ogni cosa eccetto la moglie, Giobbe dovette decidere se voleva rinunciare al suo Dio. Giobbe rifiutò di allontanarsi dal suo Dio. Fece cordoglio per i figli e “si prostrò a terra e disse: ‘Nudo sono uscito dal seno di mia madre e nudo vi ritornerò. Geova stesso ha dato e Geova stesso ha tolto. Sia benedetto il nome di Geova’. In tutto questo Giobbe non peccò né attribuì a Dio nulla di mal fatto”. (Giob. 1:20-22) Satana fu trovato bugiardo.
15. Che cosa significa il nome Giobbe, e quindi chi principalmente prefigurò egli?
15 In questa parte del dramma profetico di Giobbe possiamo vedere una prefigurazione della prova subìta da Gesù Cristo diciannove secoli fa. Il nome di Giobbe significa “oggetto di ostilità”. Sulla terra Gesù Cristo fu il principale oggetto dell’ostilità di Satana. Egli era la promessa progenie della donna di Dio, riguardo alla quale Geova aveva detto a Satana il Diavolo nel giardino dell’Eden: “Io porrò inimicizia fra te e la donna e fra la tua progenie e la progenie di lei. Questa progenie ti ferirà la testa e tu le ferirai il calcagno”. (Gen. 3:15) Da queste parole Satana sapeva che l’Onnipotente Dio avrebbe almeno permesso a lui e alla sua empia progenie di ferire Gesù Cristo al “calcagno”.
16. Come Gesù sulla terra era simile a Giobbe nell’aver tali beni materiali e figli?
16 Satana il Diavolo insultò Gesù in faccia chiedendogli se fosse il Figlio di Dio che aveva deposto la gloria celeste ed era venuto a liberare il genere umano dal micidiale dominio di Satana. (Matt. 4:3, 6) Essendo nato uomo perfetto, Gesù meritava di avere tutto ciò che Geova Dio aveva conferito all’uomo perfetto Adamo nel giardino di Eden. Quando Gesù fu unto con lo spirito di Dio per essere l’eletto Re del nuovo mondo di Dio, Gesù aveva diritto al possesso della terra con tutte le sue ricchezze e i suoi animali. Dio non gli diede una moglie umana e terrena, ma gli diede ciò che equivaleva a figli. Gli diede “figli” in forma di fedeli discepoli, leali seguaci delle sue orme, che egli poteva ammaestrare e curare, proprio come un padre terreno fa con i propri figli. Il profeta Isaia aveva predetto questi figli spirituali di Gesù dicendo: “Chiudi questa testimonianza, suggella questa legge fra i miei discepoli. Ecco me, e i figliuoli che l’Eterno m’ha dati; noi siam de’ segni e dei presagi in Israele da parte dell’Eterno degli eserciti, che abita sul monte di Sion”. (Isa. 8:16, 18, VR; Ebr. 2:5-8, 13) Dodici di questi figli spirituali furono apostoli di Gesù Cristo.
17. In che modo Gesù, come Giobbe, fu privato di tali cose, e senza violare la sua integrità?
17 Come nel caso di Giobbe, Satana il Diavolo cercò di togliere per sempre queste cose a Gesù. Vide che non poteva farlo tentando di indurre Gesù al materialismo, alla falsa adorazione o al timore di uomini o diavoli. Satana riuscì ad attirare uno dei figli apostolici di Gesù al materialismo. Per trenta pezzi d’argento questo traditore, Giuda, consegnò Gesù nelle mani dei suoi nemici, solo per suicidarsi qualche ora più tardi mediante impiccagione. Quando Gesù si lasciò prendere dalla turba guidata da Giuda, gli altri undici apostoli si spaventarono e fuggirono, lasciando Gesù solo con i suoi sanguinari nemici. Poco dopo uno di questi undici rinnegò Gesù tre volte. Gesù non fu riunito con questi undici apostoli e tutti gli altri discepoli fin dopo la sua risurrezione dalla morte, nel terzo giorno. Mentre Gesù era morto, nella tomba di un altro uomo, era veramente privo di tutto: figli e beni, per istigazione di Satana, il feritore del suo calcagno. Ma proprio fino all’ultimo momento sul palo di tortura, Gesù, come Giobbe, “non peccò ne attribuì a Dio nulla di mal fatto”. Le sue labbra e il suo cuore erano irreprensibili allorché disse: “Padre, nelle tue mani rimetto lo spirito mio”, e poi: “È compiuto”, e infine spirò. — Luca 23:46; Giov. 19:30.
18. In che modo Geova rese allora Gesù sommamente felice, e che cosa ha da lui Geova rispetto all’accusa di Satana?
18 La fiducia di Geova nel suo più grande Figlio, nel suo sommo sacerdote e mediatore, non era stata mal riposta. Gesù Cristo aveva lealmente sostenuto la Deità e sovranità universale di Geova fino alla fine, con completa integrità durante la prova più penosa e umiliante. Satana si era dimostrato ancora una volta un mendace calunniatore. Gesù Cristo aveva dato prova che Dio è verace, ed è l’unico degno del nostro devoto amore e completa ubbidienza. Avendo molta tenerezza per il suo fedele Figlio, Geova guarì la ferita che Satana gli aveva inflitto al calcagno, risuscitando Gesù dalla morte all’immortalità nei cieli e facendolo “erede di tutte le cose”. (Ebr. 1:2) Di tutta la famiglia di Dio in cielo e sulla terra Geova può ora dire a Satana e a tutte le creature che non vi è nessuno come Gesù Cristo, in tutto l’universo. Soltanto in Gesù Geova Dio ha una completa ed eterna risposta a Satana rispetto alla sua falsa accusa che Dio non possa mettere sulla terra un uomo che gli rimanga fedele nella più grande prova. Quindi Dio rese Gesù sommamente felice. Noi lo dichiariamo felice.
PERSECUZIONE E DIFFAMAZIONE
19. Contro chi Satana ha concentrato i suoi attacchi in questo “tempo della fine”, e che cosa questi devono fare, e perché?
19 Satana il Diavolo non riuscì a sostenere la sua falsa accusa contro il più grande Figlio di Dio. Desiderando una risposta diversa, egli continua ad accusare gli unti seguaci delle orme di Gesù, i fratelli spirituali di Gesù Cristo, fino a questo giorno. Per questa ragione, quando il regno nacque in cielo nel 1914 con lo scoppio della guerra celeste e il vittorioso Re Gesù Cristo cacciò Satana dal cielo giù sulla nostra terra, una gran voce in cielo disse: “Ora è venuta la salvezza e la potenza e il regno del nostro Dio e l’autorità del suo Cristo, perché è stato gettato giù l’accusatore dei nostri fratelli, che li accusa giorno e notte davanti al nostro Dio!” (Apoc. 12:7-10) Sin d’allora questo accusatore dei fratelli di Cristo ha concentrato il suo attacco contro il rimanente ancora sulla terra di questi fratelli generati dallo spirito, che come Cristo fanno parte della progenie della donna di Dio. (Apoc. 12:13, 17) Quindi in questo “tempo della fine” del mondo di Satana il rimanente degli unti coeredi di Cristo ha il privilegio di manifestare una perseveranza come quella di Giobbe e dar prova della propria integrità verso Dio. Come Giobbe e come Gesù, gli unti devono fornire a Dio una risposta per Satana affinché costui non abbia alcun motivo di vituperare Dio per causa loro. Ad essi il Padre celeste Geova ora dice: “Sii saggio, figlio mio, e rallegrami il cuore, affinché io possa rispondere a colui che mi oltraggia”. — Prov. 27:11.
20. Chi specialmente dovrebbe comprendere il libro di Giobbe, e come il suo significato è stato svelato loro per aiutarli?
20 L’adempimento del dramma profetico di Giobbe ora si trasferisce dai giorni di Gesù ai nostri giorni. Chi dunque avrebbe bisogno di comprendere il libro di Giobbe? Il rimanente di quelli che hanno sofferto con Gesù e suoi coeredi! Pertanto non fu che per direttiva divina che il soggetto dell’“integrità” ci venne presentato come cosa del tutto nuova, dieci anni dopo che il rimanente era divenuto attivo, e non prima d’allora. Ciò avvenne nell’anno 1929. Tre articoli sul libro di Giobbe furono pubblicati nell’edizione inglese di luglio e agosto de La Torre di Guardia. Quindi questi articoli furono pubblicati di nuovo nel capitolo 11 del libro Vita (in inglese), annunciato il 25 agosto 1929. Due anni dopo un sorprendente aspetto del dramma profetico di Giobbe cominciò ad adempiersi. Più tardi, durante le afflizioni della seconda guerra mondiale, una spiegazione dell’intero libro di Giobbe, capitolo per capitolo, fu pubblicata nel libro Il Nuovo Mondo (inglese), dal capitolo 4 fino a 2, annunciato durante l’Assemblea Teocratica del Nuovo Mondo dei testimoni di Geova, tenuta a Cleveland, Ohio, U.S.A., nel settembre del 1942. E dal 1957 siamo in grado di studiare il libro di Giobbe servendoci della Traduzione del Nuovo Mondo delle Scritture Ebraiche (inglese). A causa della grande prova di perseveranza e integrità abbattutasi sul rimanente in questo “tempo della fine” è stato provveduto aiuto mediante l’intendimento del libro di Giobbe, e in esso gli unti trovano le proprie esperienze drammaticamente rappresentate. Come?
21. Nella seconda riunione in cielo quale prova propose Satana, e che cosa dimostrò Geova con la sua risposta a Satana?
21 Dopo che Giobbe ebbe subìta la perdita di tutti i suoi beni materiali e dei suoi dieci figli senza maledire Dio in faccia perché Egli aveva permesso a Satana di provocare questa terribile perdita, ebbe luogo in cielo un’altra assemblea dei figli spirituali di Dio. Di nuovo fu ordinato a Satana di presentarsi. Il persecutore di Giobbe si mostrò provocante quando Geova fece notare la salda integrità di Giobbe, dicendo: “Eppure egli mantiene ferma la sua integrità, benché tu mi inciti contro di lui per inghiottirlo senza ragione”. Disprezzando Giobbe e non ammettendo ancora la sconfitta, l’infedele Satana ribatté, dicendo: “Pelle per pelle, e tutto quel che un uomo ha egli darà per la sua anima. Invece, stendi la tua mano, ti prego, e toccalo fino alle sue ossa e alla sua carne [e vedi] se egli non ti maledirà in faccia”. Geova era sicuro che anche questa forma di persecuzione da parte di Satana non avrebbe infranto l’integrità di Giobbe. Come prova della sua sovranità universale e per dimostrare che Satana stesso non poteva far nulla contro i testimoni di Geova senza il permesso del Dio Sovrano, Geova consegnò Giobbe a Satana perché subisse altri maltrattamenti, dicendo: “Eccolo in mano tua! Soltanto bada alla sua anima!”
22. Come Giobbe fu quindi colpito da Satana, e con quali conseguenze, ma come dimostrò che Satana era un mentitore?
22 Ma Satana colpì Giobbe di una malattia che sembrava significare morte sicura, tanto che Giobbe stesso disse: “Il sepolcro mi aspetta”. Sembrava una punizione del vero Dio agli occhi del popolo del Medio Oriente. I suoi stessi fratelli si tennero lontani da lui; i suoi conoscenti lo abbandonarono, lasciandolo solo; quelli che egli ben conosceva lo dimenticarono come se fosse morto; divenne straniero per i residenti e gli schiavi della propria casa, che rifiutarono di ubbidirgli. Il suo alito divenne ripugnante alla moglie; il suo corpo divenne fetido per i suoi fratelli; i giovani non lo rispettarono più, né con le parole né con la condotta; i suoi intimi compagni lo detestarono, e quelli che egli aveva amato divennero freddi verso di lui. Il suo corpo si consumò fino alle ossa, e, per spiegare come continuava a vivere, Giobbe disse: “La scampo con la pelle dei denti”. (Giob. 17:1; 19:13-20) Convinta ora che Geova avesse apertamente rigettato Giobbe, sua moglie riconobbe la sua integrità eppure disse che ciò era inutile. “Mantieni tu ancora salda la tua integrità?” ella disse. “Maledici Dio e muori!” Credendo ancora nella propria integrità, Giobbe sopportò questo colpo crudele dalla moglie del suo amore e le fece questo meritato rimprovero: “Anche tu parli da donna insensata. Accetteremo noi soltanto ciò che è buono dal [vero] Dio e non accetteremo anche ciò che è male?” Questa reazione di Giobbe stigmatizzò Satana come mendace calunniatore davanti a Dio, poiché la narrazione divina dice: “In tutto questo Giobbe non peccò con le sue labbra”. — Giob. 2:1-10.
23. In che modo il rimanente subì un’esperienza simile a quella di Giobbe con sua moglie?
23 Come ha raffigurato bene questa parte della prova d’integrità di Giobbe ciò che ha subìto il rimanente degli unti seguaci di Cristo! Ciascuno di essi può dire come l’apostolo Paolo: “A mia volta completo nella mia carne ciò che manca alle tribolazioni del Cristo a favore del suo corpo, che è la congregazione”! (Col. 1:24) Durante gli anni della prima guerra mondiale essi avevano molti compagni spirituali che, come loro, erano promessi in matrimonio al celeste Sposo nella “prima risurrezione” dai morti; ma a causa della dura persecuzione che le nazioni recarono ai testimoni di Geova con l’approvazione dei capi religiosi questi compagni si ribellarono all’idea di dover soffrire insieme al fedele rimanente. Essi dissero che Dio aveva rigettato l’organizzazione del rimanente, spezzarono i loro legami col rimanente e stabilirono una propria organizzazione religiosa. Questa fu una prova molto penosa per il fedele rimanente, come quando Giobbe dovette subire l’ostilità di sua moglie come se fosse stato un uomo abbandonato da Dio. Ma, con le Scritture, questo rimanente simile a Giobbe mise in evidenza l’insensata condotta dei ribelli, codardi egoisti, e dichiarò di essere determinato a sopportare la persecuzione che l’Onnipotente Dio permetteva come prova del proprio amore e devozione verso di Lui. Agli occhi delle sette religiose della Cristianità che si unirono per perseguitare i testimoni di Geova, il rimanente era spiritualmente così malato e colpito da Dio come lo era stato Giobbe ed esse lo abbandonarono alla distruzione per mano dei governi politici di Satana e della loro macchina militare. Ma in adempimento al dramma profetico di Giobbe, il fedele rimanente sopportò ogni cosa, benché si domandasse che cosa significasse tutto ciò.
24. Che cosa Geova impedì di fare al nemico del rimanente, eppure perché le prove del rimanente simile a Giobbe non erano terminate sulla terra?
24 La prima guerra mondiale terminò nel novembre del 1918, ma Dio aveva trattenuto le mani violente degli strumenti politici e religiosi di Satana onde non togliessero l’anima agli unti del fedele rimanente. Nella primavera del 1919 egli li ridestò dalla loro condizione spirituale simile alla morte. Li mise al lavoro per la proclamazione della buona notizia del regno di Dio che era nato nei cieli alla fine dei “fissati tempi delle nazioni” nell’autunno del 1914. Ma le loro prove sulla terra non erano finite, come l’ulteriore maltrattamento di Giobbe per mano di Satana aveva profeticamente illustrato. Doveva venire un prolungato periodo di controversia religiosa, e anche un periodo di errato giudizio, diffamazione e condanna; ma ciò avrebbe avuto per contrapposto la consolante e illuminante conoscenza di Dio.
I TRE FALSI AMICI DI GIOBBE
25. A quale azione Satana spinse i tre amici di Giobbe, e quale serie di dibattiti ciò provocò?
25 Amici mal guidati da una convinzione sbagliata potrebbero essere una dura prova della nostra integrità verso Geova Dio. Sapendo ciò, Satana indusse tre compagni di Giobbe a darsi appuntamento per venire insieme ed escogitare di comune accordo un triplice assalto all’integrità di Giobbe, per infrangerla in qualche modo. Elifaz del paese di Teman, Bildad, discendente di Suach, e Tsofar di Naama non riconobbero a prima vista Giobbe, disfatto dalla malattia. Fecero una bella scena di clamoroso e ostentato cordoglio per lui. Seduti dinanzi a lui lo osservarono per sette giorni in silenzio, lasciando la loro mente aperta ai suggerimenti di Satana su ciò che la condizione di Giobbe significasse. Infine Giobbe ruppe il silenzio invocando il male sul giorno della sua nascita e meravigliandosi che Dio lo tenesse in vita. (Giob. 2:11 fino a 3:26) Ciò condusse a una serie di tre dibattiti. Nei primi due dibattiti tutti e tre gli uomini dichiararono vigorosamente la loro opinione, e Giobbe si difese contro ciascuno, uno alla volta. Tsofar il Naamita non partecipò al terzo dibattito, pensando probabilmente che fosse inutile o non avendo altro da dire, allorché fu ridotto a silenzio insieme ai suoi due compagni.
26. A quale giudizio contro Giobbe giunsero i suoi tre compagni, e in base a che cosa?
26 Al loro arrivo questi tre uomini fingevano di esser venuti per esprimere la loro compassione per Giobbe e per consolarlo. Quanto veramente furono lontani dal mettere in atto le loro intenzioni, se mai le ebbero! Assunsero l’atteggiamento di coloro che furono predetti dal profeta Isaia come critici di Gesù Cristo: “E noi lo reputavamo colpito, battuto da Dio, ed umiliato!” (Isa. 53:4, VR) Essi interpretarono erratamente il modo in cui Dio trattava Giobbe. Compresero il modo di agire di Dio meno di Giobbe. Giobbe interpretò questa azione di Dio come prova che Dio dà sofferenze sia ai giusti che agli ingiusti, e che questo è suo diritto. I tre compagni di Giobbe giudicavano secondo l’apparenza e secondo le loro pervertite facoltà mentali. Quindi interpretarono l’azione di Dio come un modo per smascherare Giobbe pubblicamente, mostrarlo ipocrita e senza integrità e punirlo apertamente per i peccati che egli per molto tempo avrebbe tenuti nascosti ai suoi inconsapevoli compagni. Così sarebbe stato riconosciuto che Giobbe aveva un cuore cattivo, mentre essi no, dato che non soffrivano come Giobbe il che avrebbe dimostrato che erano giusti nel cospetto di Dio, e Giobbe no. Non avevano bisogno di ravvedimento né di alcun sacrificio per i peccati, ma Giobbe aveva bisogno di pentirsi, convertirsi ed essere ricondotto nel favore di Dio. Essi si sentivano giustificati per proprio merito e se ne gloriavano.
27. Che cosa disse loro appropriatamente Giobbe mostrando che non l’avevano confortato?
27 Giobbe poteva dire appropriatamente a questi tre strumenti di Satana: “Ora voi uomini non approdate a nulla; . . . Come si sono dimostrati efficaci i detti della rettitudine! Ma che cosa vale la riprensione da parte vostra?” (Giob. 6:21, 25) “Voi siete divulgatori di falsità; siete tutti medici di nessun valore. Se soltanto serbaste assolutamente il silenzio, onde poter dimostrare saggezza da parte vostra!” (Giob. 13:4, 5) “Siete tutti consolatori molesti! Finiranno mai le parole al vento? Ossia che cosa vi provoca a rispondere? Anch’io potrei parlare come voi. Se solo le vostre anime fossero al posto dell’anima mia, sarei io forse brillante in parole contro di voi, e scuoterei il capo contro di voi?” (Giob. 16:2-4) “Fino a quando voi uomini continuerete ad irritare l’anima mia e opprimermi con parole? Già dieci volte mi avete insultato; voi non vi vergognate di trattarmi così duramente. E anche se io ho errato, è con me che il mio errore passerà la notte. Se è proprio contro di me che vi date grandi arie e dimostrate che il vituperio contro di me è giusto, sappiate dunque che Dio stesso mi ha sviato e ha serrato su di me la sua rete da caccia. Mostratemi favore, mostratemi favore, voi miei compagni, poiché la mano di Dio stessa mi ha toccato. Perché continuate a perseguitarmi come fa Dio, e non siete mai sazi della mia carne?” (Giob. 19:2-6, 21, 22) “Come dunque vanamente voi uomini cercate di consolarmi, e le vostre stesse risposte rimangono come infedeltà!” (Giob. 21:34) I tre cosiddetti consolatori di Giobbe dimostrarono di non essere unti con lo spirito santo di Geova per “consolare tutti quelli che fanno cordoglio”. — Isa. 61:1-3, VR.
28. Con quali parole Giobbe raffigurò se stesso come in un tribunale con Dio quale suo avversario legale?
28 Giobbe si raffigurò in un tribunale, sostenendo la sua innocenza, con Dio quale avversario legale. Giobbe disse: “Poiché egli non è un uomo come me [che] io gli debba rispondere, che noi dobbiamo comparire insieme in giudizio. Non esiste nessuna persona a decidere fra noi, che debba porre la mano su entrambi noi”. Giobbe non poteva pensare di vincere contro Dio come avversario: “Al quale non risponderei, anche se avessi veramente ragione. Io implorerei favore dal mio avversario legale”. (Giob. 9:15, 32, 33) Eppure Giobbe avrebbe continuato a supplicarlo, poiché Giobbe era sicuro che Dio come pubblico ministero non avrebbe potuto trovarlo infedele anche se Dio avesse dovuto uccidere Giobbe per dimostrare che Giobbe non era un rinnegato: “Anche se egli mi uccidesse, non aspetterei? Solo in faccia a lui difenderei le mie vie. Egli sarebbe anche la mia salvezza, poiché dinanzi a lui nessun apostata comparirà”. (Giob. 13:15, 16) “Inoltre ora, ecco! nei cieli c’è uno che attesta di me, e il mio testimone è nei luoghi altissimi. I miei compagni sono portavoce contro di me; a Dio il mio occhio si volge privo di sonno. E si decide fra un uomo valido e Dio, come fra un figlio d’uomo e il suo compagno. — Giob. 16:19-21.
29. Con quali espressioni Giobbe mostrò la sua determinazione di sostenere la sua integrità, e come dimostrò di apprezzare la sapienza?
29 Fino alla fine Giobbe è determinato ad affermare di essere un uomo d’integrità e di comportarsi in armonia con la propria convinzione. Ai suoi compagni di mentalità falsa egli dice “È inconcepibile da parte mia che io debba giustificare voi uomini! Finché io non spiri non mi toglierò la mia integrità! Ho afferrato la mia giustizia e non la lascerò andare; il mio cuore non [mi] deriderà per alcuno dei miei giorni”. Ecco perché Giobbe arrivò a questa conclusione: “Una cosa è certa. Per questo io dico: ‘Uno d’integrità, e anche un empio, [Dio] porta alla loro fine’”. Inoltre: “Egli mi peserà in bilance giuste e Dio verrà a conoscere la mia integrità”. (Giob. 27:5, 6; 9:22; 31:6) Giobbe conosceva benissimo la propria vita privata, e considerandosi in base ad essa Giobbe si sentì sicuro di poter affermare la propria integrità. Giobbe rivela quanto altamente ha sempre apprezzato la sapienza e come Dio ha detto all’uomo: “Ecco! il timor di Geova, questo è sapienza, e allontanarsi dal male è intendimento”. — Giob. 28:28.
30. Per dimostrare che cosa Giobbe parla della sua vita privata, e con quale invito al suo avversario legale egli con le sue parole finali sottopone il suo caso a giudizio?
30 Davanti ai suoi tre compagni e anche davanti al giovane Elihu Giobbe racconta apertamente come trascorreva la propria vita, sforzandosi di vivere secondo la vera sapienza, non amando il denaro né confidando in esso, né adorando le visibili creazioni nei cieli: “Poiché avrei rinnegato il [vero] Dio di sopra”. In base alle azioni della sua vita confermate dalla propria firma egli invita il suo avversario legale a presentare le accuse: “Oh, se avessi qualcuno ad ascoltarmi, e secondo la mia firma l’Onnipotente stesso mi rispondesse! O se l’individuo nel mio caso legale avesse scritto uno stesso documento! Io lo porterei di certo sulla mia spalla; me lo legherei intorno come una grande corona. Gli direi il numero dei miei passi, mi avvicinerei a lui come a un capo”. Se si potesse dimostrare del male in Giobbe, egli sarebbe pronto a soffrirne la dovuta punizione. Quindi ora presenta il suo caso e attende il giudizio della corte divina. “Le parole di Giobbe sono giunte al termine”. — Giob. 31:28, 35-40.
31. In che modo particolarmente i capi religiosi della Cristianità hanno fatto da controparte a Elifaz, Bildad e Tsofar?
31 Nell’adempimento del dramma profetico di Giobbe durante questo “tempo della fine” particolarmente i capi religiosi della Cristianità hanno rappresentato molto bene le parti di Elifaz, Bildad e Tsofar. Accusando malignamente il rimanente del corpo di Cristo, perfino pregando Dio contro di esso, essi approfittarono ingiustamente della prima guerra mondiale che diede inizio al tempo della fine di questo mondo, e recarono sul rimanente vituperio, persecuzione e oppressione politica. Alla fine della prima guerra mondiale continuarono le loro accuse e la loro condanna del rimanente paragonabile a Giobbe, sostenendo che quelli del rimanente non avessero una buona reputazione presso Dio, non fossero testimoni di Geova e costituissero un pericolo per la sicurezza dei governi di questo mondo, per aver dato prima a Geova ciò che è suo e poi al Cesare politico ciò che era suo. Hanno cercato di prendere varie misure contro la loro opera di testimonianza di casa in casa nella ‘predicazione di questa buona notizia dell’istituito regno di Dio recata in tutta la terra abitata a scopo di testimonianza a tutte le nazioni prima che venga la fine di questo mondo ad Armaghedon’. — Atti 20:20; Matt. 24:14.
32. Dove perciò il rimanente ha dovuto parlare del proprio modo di vivere, ma dinanzi a chi si è sforzato di sostenere la propria integrità?
32 Pertanto in migliaia di tribunali della terra quelli del rimanente hanno dovuto fare aperta dichiarazione del loro modo di vivere e agire, per stabilire la propria innocenza e provare la propria innocenza, la propria integrità. Particolarmente dal 1922 essi hanno proclamato che un giudizio proveniente dal tempio spirituale di Geova è cominciato sul rimanente, e hanno cercato di dimostrare la purezza della loro condotta nella corte divina davanti al Supremo Giudice indipendentemente dalle sentenze dei tribunali civili ed ecclesiastici a loro riguardo. Davanti a Dio hanno cercato di mantenere la loro integrità, sapendo che il Suo è il giudizio finale su di loro, il giudizio che ha valore e che alla fine dev’essere eseguito. Per loro è stata una grande battaglia sostenere la loro dichiarazione di essere Cristiani d’integrità davanti a Dio al quale, come ultima risorsa, sottopongono il loro caso. Anche Gesù Cristo, il loro capo, fu diffamato e perseguitato fino alla morte, ma ciò non significò mai che venisse meno nell’integrità verso Dio.
ELIHU, IL TESTIMONE DI GEOVA
33. Chi prese quindi la parola, e perché era adirato, ma perché le sue parole non sono quelle di un ragazzo impertinente?
33 Ora che Giobbe, come pure i suoi tre falsi amici che avevano preso la parte di Satana nell’accusare Giobbe, avevano cessato la loro argomentazione, Elihu, un lontano parente di Giobbe, parlò. Rispettoso verso uomini più anziani di lui, Elihu si era trattenuto dall’esprimersi finché fosse avvenuta una completa discussione tra le parti implicate. Ma Elihu ora era adirato. Perché? “La sua ira si accese contro Giobbe perché giustificava la propria anima più che Dio. La sua ira si accese anche contro i suoi tre compagni perché non avevano trovato una risposta, ma procedettero a dichiarare Dio colpevole”. (Giob. 32:1-3) Critici moderni chiamano Elihu “verboso” e dicono che i suoi discorsi sono “prolissi” perché parlò così a lungo, esponendo ciò che è riportato nei capitoli da 32 fino a 37 del libro di Giobbe. Ma Elihu comprese che la rivendicazione di Geova Dio era più importante della rivendicazione di qualche uomo. Per esprimersi con intendimento egli si fidò più dello spirito di Dio che della sapienza che si suppone derivi dall’età matura e dall’esperienza. Era contrario a mostrare parzialità verso qualche uomo o a conferire un titolo riverenziale ad un uomo. Le sue parole non erano quelle di un ragazzo impertinente.
34. Che cosa Elihu predisse correttamente a Giobbe, predicendo così quello che sarebbe accaduto dopo il 1919 e a chi?
34 Elihu descrisse a Giobbe correttamente e in anticipo ciò che si adempì in seguito su di lui allorché fu restaurato alla posizione di un uomo pubblicamente riconosciuto come dimorante nel favore di Dio per aver dimostrato la sua integrità e per aver saggiamente data a Dio una risposta contro Satana che aveva vituperato Dio, come se Dio comprasse l’amore di quelli che lo servono. Poiché Giobbe qui prefigurava il rimanente cristiano, Elihu predisse anche ciò che è accaduto all’unto rimanente sin dal 1919, dicendo:
35. Che cosa disse Elihu in quella descrizione a Giobbe?
35 “L’anima sua si avvicina alla fossa, e la sua vita a quelli che infliggono la morte. Se esiste per lui un messaggero, un portavoce, uno solo fra mille, per dire all’uomo la sua rettitudine, lo favorisca dunque e dica: ‘Che egli non scenda nella fossa! Ho trovato un riscatto! Diventi fresca la sua carne come in gioventù, ritorni ai giorni del suo giovanile vigore’. Egli supplicherà Dio affinché prenda piacere in lui, e vedrà la sua faccia con grido gioioso, ed Egli restaurerà la Sua giustizia all’uomo mortale. Canterà agli uomini e dirà: ‘Ho peccato e ho pervertito ciò che è retto, e ciò certamente non era cosa buona per me. Egli ha riscattato l’anima mia onde non scenda nella fossa, e la mia vita stessa vedrà la luce’. Ecco! Tutte queste cose Iddio compie due volte, tre volte, nel caso dell’uomo valido, per allontanare l’anima sua dalla fossa, affinché sia illuminato con la luce dei viventi”. — Giob. 33:22-30.
36. In che modo Dio risparmiò il rimanente dall’abisso e dalla morte?
36 Nel 1918 Geova Dio risparmiò il rimanente perché non scendesse nella fossa della morte per mano di violenti nemici. Nel 1919 egli lo risparmiò perché non scendesse nella morte spirituale. Come? Mettendo in loro il suo spirito per ridestarli al suo servizio, perché fossero i suoi testimoni del Regno in questo “tempo della fine”.
37. Come concluse Elihu le sue parole a rivendicazione di Geova, e che cosa ora dimostra chi era prefigurato da Elihu nel dramma di Giobbe?
37 In questo modo sono confermate le parole di Elihu, che terminò il suo discorso in rivendicazione di Geova dicendo: “In quanto all’Onnipotente, non l’abbiamo scoperto; egli è esaltato in potenza, e non disprezzerà la giustizia e l’abbondanza di rettitudine. Perciò gli uomini lo temano. Egli non ha riguardo ad alcuno che si consideri saggio nel [proprio] cuore”. (Giob. 37:23, 24) Quindi come personaggio nel dramma profetico di Giobbe, Elihu sembra prefigurare bene lo spirituale corpo governante dell’unto rimanente del corpo di Cristo. Secondo la storia moderna sin dal 1919 questo corpo governante della classe dello “schiavo fedele e discreto” ha provveduto al rimanente nel suo insieme le illuminanti informazioni riguardanti il nostro vitale bisogno d’integrità e la suprema contesa, ossia, la rivendicazione della sovranità universale di Geova mediante il suo regno retto da Gesù Cristo.
LA RISPOSTA DI GEOVA
38. Come rispose Geova, e con quale effetto su Giobbe?
38 Giobbe aveva supplicato affinché l’Iddio che egli adorava nell’integrità parlasse. E così avvenne. “E Geova rispose a Giobbe dalla tempesta e disse: ‘Chi è questi che oscura il consiglio mediante parole senza conoscenza?’” Da ciò che egli quindi disse e fece per Giobbe dimostrò che i critici moderni sono in errore, e che egli è lo stesso Geova, Iddio delle dodici tribù d’Israele, e lo stesso Geova del quale abbiamo il privilegio d’essere testimoni davanti a tutto il genere umano in questa grande controversia del “tempo della fine”. In linguaggio elevato che concorda con il racconto della creazione nel primo libro della Bibbia, Genesi, Geova dimostrò che era al di sopra di ogni equivoco e falsa accusa, poiché egli aveva creato i cieli e la terra, nelle cui profonde meraviglie Giobbe, un semplice nuovo arrivato sulla terra, non era penetrato né avrebbe mai potuto pienamente penetrare. Giobbe non aveva nessun controllo sulla creazione e l’Onnipotente Dio poteva curare la sua creazione senza l’aiuto di Giobbe. Geova disse: “Vi dovrà essere forse contestazione con chi censura l’Onnipotente? Risponda a ciò il biasimatore di Dio stesso”. Profondamente umiliato Giobbe confessò di non aver nulla da dire per giustificarsi. Geova quindi descrisse il potente behemoth e il gigantesco leviathan, meraviglie della creazione ben note all’uomo. — Giob. 38:1, 2; 40:2, Giob. 40:15 fino a 41:34, nota in calce.
39. Che cosa uno studio delle opere creative di Geova dovrebbe rivelarci, e perciò quale fatto fu indotto Giobbe a confessare?
39 Uno studio di tali opere della creazione dovrebbe rivelarci la sapienza e potenza di Geova Dio e dovrebbe farci riflettere bene prima che permettiamo alle apparenze superficiali delle circostanze di indurci a pensare che egli sia ingiusto e privo di amore. Prendendo saggiamente a cuore la lezione, Giobbe confessò di aver sostenuto la propria difesa senza intendimento. Egli disse a Geova: “Per sentito dire avevo udito di te, ma ora il mio proprio occhio ti vede. Per questo mi ritraggo e mi pento in polvere e cenere”. — Giob. 42:1-6.
40. Da dove rispose Geova al rimanente simile a Giobbe, da quando e con quale risultato?
40 Ha Geova risposto dalla tempesta anche al rimanente prefigurato da Giobbe? Sì! Questa tempesta è la grande tribolazione che egli provoca contro l’organizzazione di Satana per cominciare e terminare questo “tempo della fine” del mondo di Satana. Questa tribolazione colpì la parte invisibile dell’organizzazione di Satana nel 1914, e fece precipitare lui e i suoi demoni dal cielo giù in vicinanza della terra. I giorni di questa tribolazione sono stati abbreviati permettendo a Satana un “breve periodo di tempo” per operare sulla terra nel mettere alla prova il rimanente, mentre il rimanente e i suoi compagni di buona volontà compiono una proclamazione mondiale della buona notizia dell’istituito regno di Dio. La tribolazione ricomincerà con la battaglia di Armaghedon, distruggendo l’organizzazione visibile di Satana e stroncando la sua organizzazione invisibile. Durante questo intervallo dovuto all’interruzione dei giorni di tribolazione, come se si trattasse del calmo centro di un uragano prima che giunga la fase finale della bufera, Geova ha risposto al rimanente simile a Giobbe, particolarmente dal 1919. D’allora in poi il rimanente spirituale ha ottenuto il giusto intendimento di molte dottrine bibliche. È stato reso consapevole della sfida di Satana contro la sua integrità, e anche della suprema contesa per la sovranità universale di Geova, che dev’essere rivendicata dal suo regno instaurato. Quindi come mai nel passato siamo divenuti suoi testimoni.
41. Come trattò Geova Elifaz, Bildad e Tsofar, e che cosa dovettero fare essi?
41 Dopo aver parlato a Giobbe dalla tempesta, Geova riprovò severamente Elifaz, Bildad e Tsofar. Essi furono costretti a preparare sacrifici, offrirli ed essere aiutati dalle preghiere di Giobbe. Essi avevano bisogno di convertirsi, non Giobbe, poiché Geova disse: “Solo la sua faccia mi sarà accettevole per non imputarvi vergognosa follia, poiché voi non avete detto riguardo a me ciò che è verace come ha fatto il mio servo Giobbe”. — Giob. 42:8.
42. Che cosa fece quindi Geova per Giobbe, e di che cosa fu egli esempio morendo in tarda età?
42 Geova quindi liberò Giobbe dalla mano di Satana e lo guarì. Sta scritto: “Geova accettò la faccia di Giobbe. E Geova stesso allontanò la soggiogata condizione di Giobbe quando egli pregò per i suoi compagni, e Geova cominciò a dare in più tutto ciò che era stato di Giobbe, in quantità doppia”. I suoi fratelli e le sue sorelle e i suoi conoscenti di prima vennero a mangiare, bere e associarsi con lui come nel passato, e gli portarono regali. Sua moglie gli diede di nuovo sette figli e tre figlie, le più belle fanciulle di tutto il paese, e ad esse fu data una parte dell’eredità insieme ai loro sette fratelli. La vita di Giobbe fu miracolosamente prolungata di altri 140 anni, ed egli vide la quarta generazione dei suoi discendenti. Infine, egli morì nella sua integrità, esempio della tenerezza e compassione di Geova verso quelli che mantengono l’integrità verso di lui e della felicità dei servitori di Dio per la loro perseveranza in ogni specie di ostilità satanica e per la loro determinazione di rivendicare Geova. — Giob. 42:7-17.
43. Come fu reso felice il rimanente fra il 1919 e il 1931?
43 Come sono stati felici gli unti del rimanente, simili a Giobbe, sin dal 1919, e particolarmente dal 1931! Dopo la prima guerra mondiale essi furono liberati dalla schiavitù spirituale del mondo di Satana e la loro relazione con Geova Dio fu ripristinata. Egli li benedisse dando loro giovanile vigore perché predicassero il messaggio del Regno in ogni luogo, e concesse loro grande incremento, tanto numeroso da compensare per tutti i loro compagni divenuti infedeli e allontanatisi durante la precedente prova; inoltre il numero del rimanente fu completato, affinché il corpo spirituale raggiungesse così il numero stabilito di 144.000 membri.
44. Dopo il 1931 come si adempì il quadro profetico degli altri dieci figli di Giobbe?
44 Ma che cosa è accaduto dopo il 1931? Ecco che allora il Giusto Pastore di Geova Dio, Gesù Cristo, cominciò a radunare col rimanente le sue “altre pecore”, per le quali diverrà “Padre eterno” durante i mille anni del suo benedetto regno. Egli ha adoperato il rimanente dei membri del suo corpo nel radunamento di queste “altre pecore”. In tal modo le pecore diventano come figli spirituali del rimanente, figli generati dalla buona notizia del regno predicata dal rimanente. Quindi queste “altre pecore” corrispondono alla seconda famiglia di dieci figli che Giobbe ricevette dopo che Geova aveva allontanato la sua afflizione. — 1 Cor. 4:15.
45. In che modo sono belli come i figli di Giobbe, e come ricevono un’uguale eredità?
45 Come è prefigurato dal numero perfetto dieci, queste “altre pecore” sono già divenute una “gran folla” ma continuano ancora ad essere radunate durante questo breve periodo prima di Armaghedon. Spiritualmente sono belle, poiché sono le cose desiderabili di tutte le nazioni, le cose preziose di tutte le nazioni, venute al tempio spirituale di Geova per glorificarlo. Come le tre figlie di Giobbe ricevettero da lui un’eredità insieme ai loro sette fratelli, così ora fra le “altre pecore” le donne partecipano insieme agli uomini al privilegio di essere testimoni di Geova e di predicare la buona notizia del regno. In tal modo aiutano a radunare un numero ancora maggiore di “altre pecore”. Perfino molti che ebbero una volta un errato concetto della persecuzione satanica del rimanente, come nel caso dei parenti e amici di Giobbe, hanno ricevuto una correzione e sono ora divenuti compagni teocratici del rimanente.
46. Fin quando il rimanente e le “altre pecore” devono perseverare e come saranno resi felici facendo ciò?
46 Il rimanente deve continuare a perseverare fino ad Armaghedon. Tutte le radunate “altre pecore” devono similmente mantenere la loro integrità verso Dio e perseverare insieme al rimanente fino a quando questo mondo satanico di persecutori e oppositori sarà desolato ad Armaghedon. Come siamo felici di aver perseverato con integrità fino ad ora! Come saremo indicibilmente felici di aver perseverato finché Geova avrà rivendicato la sua sovranità universale ad Armaghedon e ci condurrà nel suo giusto nuovo mondo! Infatti allora glorificherà il rimanente di provata integrità nel regno celeste del suo Figlio Gesù Cristo e benedirà inoltre la gran folla delle “altre pecore”, elevandole alla sublime perfezione umana in un paradiso che adornerà tutta la terra.