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BattesimoAusiliario per capire la Bibbia
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Alcuni sostengono che Paolo si riferisse all’usanza del battesimo “per procura”, cioè battezzare persone vive al posto di persone morte che non erano state battezzate. L’esistenza di tale pratica da parte di cristiani o di apostati all’epoca di Paolo non può essere dimostrata, né sarebbe d’accordo con requisiti scritturali: convinzione personale, fede e decisione da parte di ciascuno. L’intero versetto (29), nella Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture, dice: “Altrimenti, che faranno quelli che si battezzano allo scopo di essere dei morti? Se i morti non saranno affatto destati, perché sono anche battezzati allo scopo di essere tali?” Le successive parole di Paolo possono chiarire l’argomento. Egli prosegue dicendo che lui e i suoi compagni erano in pericolo ogni ora, e che lui stesso si esponeva ogni giorno alla morte. (I Cor. 15:30, 31) Questo richiama ancora una volta alla mente le parole di Paolo in Romani 6:3-5 e Filippesi 3:10, 11, dove spiega che si sottoponeva a una morte simile a quella di Cristo, essendo sepolto mediante il battesimo nella sua morte con la speranza di una risurrezione simile alla sua.
IL BATTESIMO COL FUOCO
Quando molti farisei e sadducei vennero da lui per essere battezzati, Giovanni Battista li chiamò “progenie di vipere”. Parlò della venuta di ‘colui che avrebbe battezzato con spirito santo e con fuoco’. (Matt. 3:7, 11; Luca 3:16) Il battesimo col fuoco non può identificarsi, come dicono alcuni, con le lingue di fuoco scese alla Pentecoste, perchè i discepoli non furono immersi nel fuoco. (Atti 2:3) Giovanni disse agli ascoltatori che sarebbe avvenuta una separazione, sarebbe stato raccolto il grano, dopo di che la pula sarebbe stata bruciata con fuoco che non si poteva spegnere. (Matt. 3:12) Fece notare che il fuoco non sarebbe stato una benedizione o una ricompensa, ma era una conseguenza del fatto che ‘l’albero non produceva frutto eccellente’. — Matt. 3:10; Luca 3:9.
Usando il fuoco come simbolo di distruzione, Gesù predisse l’esecuzione dei malvagi che sarebbe avvenuta durante la sua presenza: “Nel giorno che Lot uscì da Sodoma piovve dal cielo fuoco e zolfo e li distrusse tutti. Lo stesso avverrà nel giorno in cui il Figlio dell’uomo sarà rivelato”. (Luca 17:29, 30; Matt. 13:49, 50) Altri esempi in cui il fuoco rappresenta non una forza salvifica, ma una forza distruttiva, si trovano in II Tessalonicesi 1:8; Giuda 7 e II Pietro 3:7, 10.
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Bdellio, gomma diAusiliario per capire la Bibbia
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Bdellio, gomma di
[ebr. bedhòlahh; gr. bdèllion].
Fragrante gommoresina d’aspetto simile alla mirra e usata a volte per adulterarla. Si ricava da una pianta (Commiphora africana) che si trova nell’Africa NO e in Arabia, e anche da un tipo simile nell’India NO. Si tratta di alberelli o cespugli spinosi d’aspetto stentato, con piccole foglie, che crescono in luoghi caldi e soleggiati. Quando si incide la corteccia ne sgorga una gomma o succo fragrante e resinoso che forma delle “gocce” tonde o ovali che misurano da 2,5 a 5 cm di diametro. Staccata dall’albero la gomma s’indurisce rapidamente, diventando come cera trasparente e simile a una perla.
In Numeri 11:7 viene detto che la manna raccolta dagli israeliti durante il faticoso viaggio nel deserto aveva “l’aspetto della gomma di bdellio”. Precedentemente la manna era stata paragonata a “brina sulla terra”. (Eso. 16:14) Questo fa pensare al colore quasi bianco della gomma di bdellio. Giuseppe Flavio (Antichità giudaiche, Libro III, cap. I, 6), nel parlare del provvedimento della manna menziona che il bdellio aveva la fragranza di una spezia.
[Figura a pagina 157]
Arbusto da cui si ricava Il bdellio
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BeemotAusiliario per capire la Bibbia
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Beemot
(Beemòt).
Il nome “Beemot”, che ricorre in Giobbe 40:15, è stato variamente considerato (1) una derivazione del nome egiziano del “bue d’acqua”, (2) un termine forse d’origine assira che significa mostro e (3) un plurale intensivo del termine ebraico behemàh (bestia selvaggia) che si ritiene significhi “bestia grossa” o “enorme”. Nella Settanta il termine greco therìa (bestie selvagge traduce l’ebraico behemàh. (Giob. 40:10, Bagster) Evidentemente però s’intende un solo animale, com’è indicato dal fatto che si tratta della descrizione di una sola bestia, generalmente ritenuta l’ippopotamo, non di molte. Infatti, diverse traduzioni della Bibbia (vedi VR, CEI, Ga, NW ed. 1957, Ge) usano la parola “ippopotamo” per identificare la creatura menzionata da Dio.
L’ippopotamo è un mammifero enorme, dalla pelle spessa, quasi senza pelo, che frequenta fiumi, laghi e acquitrini. Si nutre di piante d’acqua dolce, erba, canne e cespugli, ingerendo ogni giorno oltre 90 kg di vegetazione per riempire il suo stomaco che ha una capienza di 150–190. litri circa.
Un tempo l’ippopotamo si trovava in quasi tutti i grandi laghi e fiumi dell’Africa, ma, avendogli l’uomo dato la caccia, è scomparso da molte regioni e pare sia sconosciuto a N delle cateratte di Khartoum, nel Sudan. Nell’antichità l’ippopotamo può aver frequentato le acque del Giordano. Infatti si dice che zanne e ossa d’ippopotamo siano state trovate in varie parti della Palestina.
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