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CoccioAusiliario per capire la Bibbia
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senato. I voti venivano scritti su conchiglie, frammenti di tegole o cocci.
SCOPERTE ARCHEOLOGICHE
Cocci o frammenti di ceramica sono i reperti più numerosi degli scavi compiuti dagli archeologi in antiche località. In passato un frammento ceramica poteva servire per raccogliere cenere o attingere acqua. (Isa. 30:14) Ma in Egitto, Mesopotamia e altri antichi paesi del Medio Oriente i cocci servivano soprattutto come economico materiale su cui scrivere. Per esempio, le famose Lettere di Lachis, che contengono diverse volte il tetragramma (YHWH) del nome di Geova, furono scritte su frammenti di terracotta.
Più di sessanta ostraca con iscrizioni a inchiostro in ebraico antico sono stati scoperti fra le rovine del palazzo reale di Samaria. Sembrano registrazioni della produzione di una vigna, e molti risalgono forse all’epoca di Geroboamo II. Contengono nomi di luoghi e di persone, questi ultimi a volte composti dei nomi di Baal, El e Yahweh. Ostraca greci rinvenuti in Egitto includono documenti di vario genere, ma soprattutto ricevute di tasse. Danno un’idea del greco parlato dalla popolazione del paese in epoca tolemaica, romana e bizantina e sono perciò utili nello studio della lingua koinè greca usata dagli scrittori delle Scritture Greche Cristiane. Venti ostraca greci scoperti nell’alto Egitto contengono parti dei quattro Vangeli, e risalgono probabilmente al VII secolo E.V.
USATI IN SENSO FIGURATIVO
Nelle Scritture i cocci sono usati anche in senso figurativo. Davide, angustiato e circondato da nemici, disse in un salmo profetico delle sofferenze del Messia: “La mia potenza si è seccata proprio come un frammento di terracotta”. (Sal. 22:11-15) Gli oggetti di argilla venivano cotti affinché si indurissero e diventassero ben asciutti.
La ceramica smaltata era comune all’epoca del re Salomone, infatti Proverbi 26:23 dice: “Come vernice d’argento spalmata su un frammento di terracotta sono le labbra ferventi insieme a un cuore cattivo”. Come “vernice d’argento” che nasconde la terracotta, così le “labbra ferventi” possono nascondere “un cuore cattivo” quando un’amicizia viene solo simulata.
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CoccodrilloAusiliario per capire la Bibbia
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Coccodrillo
Anche se il coccodrillo non è menzionato nella maggioranza delle traduzioni, in Giobbe 40:25 (41:1, NM) VR e PIB traducono “coccodrillo” il termine ebraico liwyathàn. La descrizione che segue ben si adatta al coccodrillo, uno dei più grossi rettili esistenti. È provato che un tempo i coccodrilli erano numerosi nel Nilo dalla foce nel Mediterraneo fino alla sorgente, mentre attualmente se ne trovano solo nel tratto superiore. Inoltre il professor W. Corswant, nel suo libro A Dictionary of Life in Bible Times (1956, p. 89) dimostra che anticamente coccodrilli erano presenti in Palestina negli acquitrini alla foce del fiume Iabboc, “chiamato dagli antichi il ‘fiume dei coccodrilli’, e presso il villaggio di Crocodilon [menzionato dallo storico romano Plinio]”. Corswant menziona anche l’uccisione di un coccodrillo avvenuta in Palestina nel 1877. L’Unger’s Bible Dictionary (p. 57) suggerisce che probabilmente in epoche bibliche abbondavano anche nel fiume Chison.
In Giobbe 41 Dio continua a umiliare Giobbe con la vivida e poetica descrizione della creazione, e il coccodrillo, spesso cattivo per natura, serve bene a questo proposito se contrapposto a un singolo uomo. (Giob. 41:1-34) I coccodrilli più grossi possono raggiungere una lunghezza di oltre 9 m e pesare anche più di 900 kg. Le mascelle, armate di denti, esercitano una tremenda pressione. Anche un esemplare di soli 55 kg può esercitare con le mascelle una pressione pari a quasi 700 kg. (Giob. 41 Vv. 13, 14) Le sue squame sono placche cornee conficcate nella pelle coriacea e sono difficili da estrarre come le unghie dell’uomo. Quest’armatura ricopre tutto il corpo del coccodrillo, e le squame ventrali sono acuminate. Colpendo di striscio quest’armatura, una pallottola rimbalza. — Giob. 41 Vv. 15-17.
Gli occhi del coccodrillo sono sporgenti, e senza dubbio la loro luminosità quando riflettono la luce del sole che sorge spiega perché sono paragonati ai “raggi dell’aurora”. L’impressione era tale da indurre gli antichi egizi a usare gli occhi del coccodrillo come simbolo del mattino nella scrittura geroglifica. Quando riaffiora dopo esser rimasto sommerso per un po’, esalando con violenza l’aria, il coccodrillo emette uno spruzzo dalle narici che, nel sole del mattino, poteva produrre il ‘raggio di luce’ descritto nel libro di Giobbe, mentre dalle narici usciva vapore denso. (Giob. 41 Vv. 18-21) Non avendo nemici naturali, può essere definito “re su tutte le maestose bestie selvagge”. — Giob. 41 V. 34.
Anche altre volte il termine “Leviatan” (Giob. 3:8; Sal. 74:14; 104:26; Isa. 27:1) può riferirsi al coccodrillo, ma la descrizione non è esplicita. La menzione del “mare” in relazione al Leviatan può, in ebraico, giustamente riferirsi a qualsiasi grande specchio d’acqua o anche a un ampio fiume. Ma, poiché uno dei giganti dell’ordine è il coccodrillo marino, il “mare” si potrebbe intendere anche nel suo significato norma. Il “Leviatan” è chiamato “mostro marino” in Isaia 27:1, e lo stesso termine ebraico (tannìn) in Genesi 1:21 si riferisce alla creazione dei “grandi mostri marini” nel quinto giorno creativo.
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CocomeroAusiliario per capire la Bibbia
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Cocomero
[ebr. pl. quishshu’ìm; miqshàh, campo di cocomeri].
Fra i cibi dell’Egitto di cui i malcontenti israeliti e la folla mista, ormai stanchi della dieta giornaliera a base di manna, provavano grande desiderio vi erano cocomeri, e anche meloni, porri, cipolle e aglio. (Num. 11:5, NW) Alcuni esegeti ritengono il cocomero un alimento troppo ordinario per suscitare tale desiderio e preferiscono tradurre questo termine ebraico melone (Cocumis melo). Tuttavia, sia le lingue affini all’ebraico, sia le traduzioni più antiche concordano sul termine cocomero, e la popolarità che il cocomero gode tuttora fra le popolazioni del Medio Oriente confermerebbe tale identificazione.
Era consuetudine costruire negli orti o nei vigneti una capanna o baracca che serviva da riparo per il guardiano che sorvegliava i prodotti dei campi dalle scorrerie di ladri e animali selvatici. Se era come quelle usate in tempi più recenti, la capanna consisteva di una intelaiatura piuttosto fragile formata da quattro pali verticali conficcati nel terreno e tenuti insieme da pali trasversali. Il tetto e le pareti erano fatti di rami, a volte come un traliccio (cioè, giunchi e ramoscelli intrecciati), mentre i pali principali erano legati con vimini (ramoscelli flessibili usati come funi). Una volta terminata la stagione della frutta, le capanne venivano abbandonate e, ai primi venti e piogge autunnali, potevano cedere o anche crollare. Perciò, nel mezzo della desolazione, Sion è descritta vividamente come ‘una capanna lasciata rimanere in una vigna, come una baracca da guardia in un campo di cocomeri’. — Isa. 1:8.
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