La rassicurante storia della dedicazione
“Temete Geova, e servitelo con integrità e fedeltà . . . quanto a me e alla casa mia, serviremo Geova”. — Gios. 24:14, 15, NM.
1. Perché l’adorazione di Geova richiede la dedicazione a lui, e com’è dimostrato questo nel caso d’Israele in Egitto?
ADORARE significa trattare con riverenza a causa del merito o pregio riconosciuto alla qualità o all’insieme delle qualità della cosa adorata. Perciò l’adorazione di Geova Dio richiede la dedicazione a lui per le sue qualità assolutamente degne. In Egitto Mosè e i suoi conservi Israeliti adoravano Geova, rifiutandosi di agire contrariamente alle sue leggi. (Eso. 1:17, 21; Ebr. 11:23-29) Geova riconobbe Israele come suo popolo: “Ho veduto, ho veduto l’afflizione del mio popolo che è in Egitto, . . . e sono sceso per liberarlo dalla mano degli Egiziani, . . . Or dunque vieni, e io ti manderò a Faraone perché tu faccia uscire il mio popolo, i figliuoli d’Israele, dall’Egitto”. (Eso. 3:7-10) Memore dei suoi propositi quali erano stati espressi nel suo patto stabilito con Abrahamo, Isacco e Giacobbe, e in vista del provvedimento finale della Progenie di liberazione, Geova ‘s’è ricordato del suo patto’. (Eso. 6:5) Le parole che dovevano essere rivolte da Mosè ai figli d’Israele erano queste: “E vi prenderò per mio popolo, e sarò vostro Dio; e voi conoscerete che io sono Geova, il vostro Dio, che vi sottrae ai duri lavori impostivi dagli Egiziani. E v’introdurrò nel paese, che giurai di dare ad Abrahamo, a Isacco e a Giacobbe; e ve lo darò come possesso ereditario: io sono Geova”. — Eso. 6:7, 8, VR e NM.
2. Com’è mostrato lo scopo della liberazione d’Israele dall’Egitto?
2 In quell’occasione della grande liberazione dall’Egitto fu ripetutamente reso chiaro che lo scopo di condurre Israele fuori da quel paese era di poter adorare e servire Geova come Suo popolo. Israele decise di fare ciò che Geova voleva che facesse, sebbene gli Israeliti non sapessero allora precisamente ciò che la loro liberazione dall’Egitto avrebbe potuto implicare. (Eso. 10:26) Riguardo a quel popolo Geova aveva dichiarato a Mosè: “E tu dirai a Faraone: ‘Così dice l’Eterno [Geova]: Israele è il mio figliuolo, il mio primogenito; e io ti dico: Lascia andare il mio figliuolo, affinché mi serva; e se tu ricusi di lasciarlo andare, ecco, io ucciderò il tuo figliuolo, il tuo primogenito’”. — Eso. 4:22, 23.
3. Citate dei fatti indicanti i passi inerenti alla dedicazione d’Israele.
3 Con la sua potenza Geova adempì la sua parola, annientando la potenza d’Egitto e liberando il suo popolo Israele. Questo popolo liberato, a lui devoto, era sotto il comando di Geova, come fu specificato quando “l’Eterno parlò a Mosè, dicendo: ‘Consacrami ogni primogenito, tutto ciò che nasce primo tra i figliuoli d’Israele, tanto degli uomini quanto degli animali: esso mi appartiene’”. (Eso. 13:1, 2) Al tempo della liberazione dall’Egitto e in seguito, a questo popolo devoto furono mostrati i particolari inerenti all’adorazione. Al monte Sinai mediante un patto stabilito Geova fece rilevare alla nazione d’Israele la speciale relazione nella quale essa si trovava con lui; e qui Israele come nazione, tutto il popolo, dichiarò il proprio consenso alla dedicazione. Geova disse: “Or dunque, se ubbidite davvero alla mia voce e osservate il mio patto, sarete fra tutti i popoli il mio tesoro particolare; poiché tutta la terra è mia; e mi sarete un regno di sacerdoti e una nazione santa”. “E tutto il popolo rispose concordemente e disse: ‘Noi faremo tutto quello che l’Eterno [Geova] ha detto’”. — Eso. 19:5, 6, 8.
4. Spiegate la via della vita nella quale Israele fu avviato, citando i molti fatti indicanti ciò che Geova esigeva.
4 Fu dunque a una nazione volenterosa di individui liberati, a un popolo ch’egli possedeva come sua particolare proprietà che “Iddio pronunziò tutte queste parole, dicendo: ‘Io sono [Geova], l’Iddio tuo, che ti ho tratto dal paese d’Egitto, dalla casa di servitù. Non avere altri dii nel mio cospetto’”. (Eso. 20:1-3) Leggete i primi diciassette versetti del 20º capitolo di Esodo, e noterete particolarmente che nel versetto 5 di Esodo 20 è dichiarato: “Io Geova, il tuo Dio, sono un Dio che esige devozione esclusiva”. (NM) I capitoli seguenti riferiscono i termini dettagliati del patto ivi proposto, e finiscono con le parole: “Non farai alleanza di sorta con loro, né coi loro dèi. Non dovranno abitare nel tuo paese, perché non t’inducano a peccare contro di me: tu serviresti ai loro dèi, e questo ti sarebbe un laccio”. (Eso. 23:32, 33) Con la sua liberazione dall’Egitto e la sua organizzazione sotto la legge di Geova Dio promulgata per mezzo di Mosè, la nazione d’Israele fu introdotta nella via della vita, che si concentrava sull’adorazione di Dio, suo Governatore, Legislatore, Giudice e oggetto della sua adorazione. Gli Israeliti riconobbero questo, dicendo in dedicazione: “Noi vogliamo fare tutto quello che Geova ha detto ed essere ubbidienti”. (Eso. 24:7, NM) Successivamente, per mostrare di nuovo la sua dovuta direzione delle attività del suo popolo, Geova dichiarò: “Prendi i Leviti in luogo di tutti i primogeniti dei figliuoli d’Israele, e il bestiame de’ Leviti in luogo del loro bestiame; e i Leviti saranno miei. Io sono [Geova]”. (Num. 3:45) Geova fece ulteriormente organizzare la nazione per la dovuta esecuzione di tutte le cose inerenti alla sua adorazione, tanto cerimoniale che governativa, poiché egli era il loro Re e Governatore.
5. Raccontate gli avvenimenti storici qui specificati e mostrate in che modo essi stabiliscono che la dedicazione è un serio passo personale.
5 Durante la storia d’Israele, il popolo di Dio, vi furono molte occasioni in cui si dedicavano cose o persone. Nel 20º capitolo di Deuteronomio abbiamo il racconto del procedimento che doveva essere seguito quando un uomo chiamato in guerra aveva una casa non ancora inaugurata. In 2 Samuele 8:11 è scritto che Davide aveva “dedicato” anche i vasi. La parola “dedicato” qui usata ha il significato di rendere sacra una cosa. In 1 Re 7:51 Salomone introduce nel tempio gli utensili che Davide aveva in precedenza dedicati all’uso per Geova. In 1 Re 8:63 viene descritto che il re e tutto il popolo inaugurano la casa di Geova, cominciando a farne uso appropriato nell’adorazione di Geova. La buona Anna fece voto di dedicare a Geova il suo bambino prima che fosse concepito e suo figlio Samuele servì fedelmente nell’adorazione di Geova Dio. (1 Sam. 1:11) Samuele partecipò personalmente al servizio a cui era dedicato, com’è esposto in 1 Samuele 3:10: “Samuele rispose: ‘Parla, poiché il tuo servo ascolta’”. La sua continua ubbidienza è mostrata in tutto il racconto del suo ministero, compreso 1 Samuele 3:19, 20, che dice: “Samuele intanto cresceva, e l’Eterno era con lui e non lasciò cader a terra alcuna delle parole di lui. Tutto Israele, da Dan fino a Beer-Sceba, riconobbe che Samuele era stabilito profeta dell’Eterno”. Il profeta Isaia intraprese volontariamente il servizio di Dio: “Udii la voce del Signore che diceva: ‘Chi manderò? E chi andrà per noi?’ Allora io risposi: ‘Eccomi, manda me!’ Ed egli disse: ‘Va’, e di’ a questo popolo’”. (Isa. 6:8, 9) La testimonianza relativa alla storia della vera adorazione in tutte le età è concorde nel dimostrare che la dedicazione costituiva un serio passo personale nella giusta direzione intrapreso da tutti quelli che adoravano Geova Dio e ricevettero la sua approvazione.
DEDICAZIONE DEL FIGLIO DI DIO
6. Nel caso di Gesù, perché era necessaria la sua dedicazione personale, e perché era importante?
6 Di tutti gli esempi di dedicazione a Geova Dio, il preminente è quello di Cristo Gesù. Gesù era devoto al suo Dio. Egli osservò la legge dei Giudei. Sotto questa legge Gesù arrivò all’età di trent’anni e affrontò la decisione che doveva prendere nella sua vita. Avrebbe fatto egli la volontà di Dio? Era volontà di Dio che continuasse a fare il falegname e a conformarsi semplicemente alla legge di Mosè? No, l’adorazione di Geova doveva essere diffusa e grandi passi in avanti dovevano esser fatti relativamente alla realizzazione dei suoi propositi comprendenti la fondazione di una nuova organizzazione teocratica, la congregazione cristiana, la raccolta dei suoi membri, e infine l’istituzione del governo teocratico antitipico, il regno dei cieli, e il nuovo mondo di giustizia. Gesù conosceva il Padre suo e la Sua parola contenuta nelle Scritture Ebraiche. Egli conosceva l’eccellenza di Geova e non era soddisfatto d’essere un falegname e nemmeno intendeva deviare dal perseguire il fine di fare la volontà del Padre suo. Egli prese una decisione, concentrò la propria mente, stabilì una determinata condotta per il resto della sua vita. Adempì la profezia del 40º Salmo, che dice, in parte: “Tu non prendi piacere né in sacrifizio né in offerta; tu m’hai aperto gli orecchi. Tu non domandi né olocausto né sacrifizio per il peccato. Allora ho detto: Eccomi, vengo! Sta scritto di me nel rotolo del libro. Dio mio, io prendo piacere a far la tua volontà, e la tua legge è dentro al mio cuore”. (Sal. 40:6-8) Nel decimo capitolo di Ebrei l’apostolo Paolo cita questa profezia, dichiarando ch’essa si applica a Cristo Gesù, alla sua dedicazione. Vediamo così che questo devoto Figlio di Dio fece una personale solenne dedicazione di se stesso al suo Dio, per fare la sua volontà e osservare la legge di Dio che questo servitore dedicato serbava nel cuore. Da quella condotta allora intrapresa non si sviò mai. Quella decisione fu importante per Gesù. Una decisione simile è importante per voi.
7. (a) Che cosa conduce alla dedicazione? (b) Sono appropriate le formalità? Perché?
7 Che cosa condusse alla dedicazione di Gesù? La conoscenza ch’egli aveva di Dio, l’amore per il suo Padre celeste ed un sincero desiderio di promuovere la causa della pura adorazione, per il compimento dei propositi di Geova e la rivendicazione del suo nome. Che cosa induce oggi un uomo a dedicarsi a Geova? Una conoscenza della verità, un intendimento dei propositi di Geova, le prospettive di vita per gli uomini mediante Cristo Gesù, l’apprezzamento delle provvisioni di Dio per mezzo di suo Figlio, l’amore che s’è sviluppato nel cuore dell’individuo e la decisione di seguire, non le pratiche e i princìpi dell’empio vecchio mondo, governato dal Diavolo, ma la volontà di Dio per la rivendicazione del suo nome. È una dedicazione all’Essere Supremo. Perché Gesù non si occupò semplicemente del proprio lavoro, impegnandovisi attivamente e facendo quando poteva nell’avanzamento del suo ministero? Perché dovette dedicare se stesso? Per il motivo che fare la volontà di Dio e promuovere la sua adorazione non è una questione casuale. Non è qualche cosa che vada bene sia che la facciate o che non la facciate. La dedicazione a Geova esige solennità speciali, la stesura di un contratto, un accordo formale che, reso manifesto, faccia sapere a tutti quelli implicati e interessati ciò che si debba attendersi in avvenire dall’individuo. Essa richiede precisione, ordine.
8. (a) In realtà, che cosa viene detto a Geova all’atto della dedicazione? (b) Perché non è meglio astenersi dal compiere la dedicazione per evitare la responsabilità?
8 Non si tratta di avere soltanto un’apparenza formale seguendo poi interiormente scopi egoistici. È tutto l’opposto. Si tratta di prendere una calma, ponderata determinazione di fare la volontà di Dio, dicendo onestamente a Geova: “Vengo per fare la tua volontà. Mi dedico a te. Faccio un voto a te. Eccomi. Manda me. Farò tutto ciò che dici tu. Ammaestrami con la tua parola, con la tua legge. Usami per la tua lode”. Qualcuno potrebbe dire: “Ma la dedicazione comporta una grande responsabilità!” È vero. Ma se non c’è dedicazione, esiste forse responsabilità? Se non v’è un contratto, non c’è alcuna responsabilità o obbligazione di adempiere i termini del contratto. Pertanto, senza dedicazione, la persona non dedicata non è tenuta a conformarsi ai termini di una dedicazione che non ha mai fatta. Non sarebbe quindi meglio astenersi dal dedicarsi a Dio evitando così la responsabilità? No, questo sarebbe un errore fatale in questo giorno di giudizio. Perché? Perché ciò che impedisce a una persona di dedicarsi è la mancanza di conoscenza e di apprezzamento, oppure l’egoismo. Geova Dio non accorda la vita a persone prive di apprezzamento, egoiste o infedeli. Se abbiamo una sana e vera fede in Dio, ci dedicheremo a lui. Se non ci dedichiamo a lui, vuol dire che o non crediamo a quel ch’egli dice oppure non c’interessiamo di lui, e in tal caso non riceveremo la vita da lui. Geova Dio non è obbligato ad accordare la vita ad uomini e donne che, come sanguisughe, sono pronti a ricevere e usare tutte le disposizioni che Geova ha prese, tenendo tutto per se stessi senza dar nulla in cambio, in devozione, apprezzamento, amore, gratitudine, integrità, rettitudine e lotta per i provvedimenti divini.
9. Precisate la giusta attitudine e la base della dedicazione.
9 Non temete dunque di dedicarvi. Piuttosto siatene ansiosi. Informatevi. Imparate la verità. Acquistate conoscenza dei provvedimenti di Geova esposti nella sua Parola e poi, spinti dall’amore che la verità genera nel vostro cuore, dedicatevi a fare la volontà di Geova. Dedicatevi a Geova Dio. Gesù non disse: ‘Io detesto di fare la tua volontà, ma devo farla. Vi sono costretto’. La profezia mostra che dice: “Dio mio, io prendo piacere a far la tua volontà”. A questo riguardo l’individuo esercita la propria libera volontà. Non è il caso d’essere codardi, indecisi. Si tratta d’esser risoluti, dotati di una forte volontà, di sottomettere quella forte volontà alla volontà di Geova Dio, d’essere decisi ad ubbidire ai suoi comandamenti, non ai comandi degli uomini o ai propri interessi apparenti quando questi sono in conflitto con la volontà di Dio come è esposta nella sua Parola. Chi si dedica a Geova viene a trovarsi in relazione personale con lui mediante il passo della dedicazione, mediante il patto di fare la sua volontà. Questo si basa sull’amore verso Dio e sulla fede nei suoi provvedimenti mediante Cristo Gesù quale mezzo per cui ci è possibile ricevere l’approvazione di Geova, per il merito del suo riscatto che sarà applicato infine a nostro favore.
10. Esponete i risultati della dedicazione mostrando ch’essa è pratica, consigliabile, lodevole ed essenziale.
10 Pertanto vediamo che la dedicazione, invece di essere una cosa poco pratica, fantastica, inutile, appartenente alla falsa religione e un termine senza significato, è pratica, consigliabile, lodevole, essenziale. Per il fatto che era il popolo eletto di Dio la nazione d’Israele ottenne la liberazione dall’Egitto. La dedicazione a Geova può apportarci anche la libertà perché ci fa cambiare il nostro punto di vista e ci fa vedere le cose con gli occhi della sua Parola, gli occhi del nostro intendimento dei suoi propositi. Avendo fiducia e speranza in lui non siamo più schiavi del vecchio mondo, della sua organizzazione, delle sue mire e pratiche o della sua religione diabolica. Non comporta forse la dedicazione l’assoggettamento a Geova? Certamente. È uno dei suoi scopi. Noi viviamo qui sulla terra di Dio, non per nostra volontà o disposizione personale. Dobbiamo essere schiavi o servi di una o dell’altra cosa, della giustizia o dell’ingiustizia. Se ci dedichiamo a Geova Dio e accettiamo d’essere suoi schiavi, facciamo la giusta scelta. Gesù fece questo. La sua dedicazione è manifestata dal fatto stesso ch’egli agì spinto dall’amore e dallo zelo per il suo Padre celeste.
11. Nell’esperienza di Giosuè, contenuta nel capitolo 24 di Giosuè, quali buone decisioni furono prese?
11 La questione ci ricorda quella affrontata al tempo di Giosuè quand’egli disse: “E ora temete Geova, e servitelo con integrità e fedeltà e togliete via gli dèi ai quali i vostri padri servirono di là dal Fiume e in Egitto, e servite Geova. E se è male al vostro cospetto servire Geova, scegliete oggi a chi volete servire, o agli dèi ai quali i vostri padri servirono di là dal Fiume o agli dèi degli Amorrei, nel paese dei quali abitate. Ma quanto a me e alla casa mia, serviremo Geova”. (Gios. 24:14, 15, NM) La risposta che il popolo diede a Giosuè in quella occasione mostrò una decisione molto saggia da parte sua. “Allora il popolo rispose e disse: ‘Da parte nostra non possiamo neanche pensare di abbandonare Geova per servire altri dèi! Poiché è Geova il nostro Dio che ha condotto noi e i nostri padri fuori dal paese d’Egitto, . . . Quanto a noi anche, serviremo Geova, perch’egli è il nostro Dio’”. (Gios. 24:16-18, NM) Quegli individui facevano forse allora atto di dedicazione a Geova? No, essi confermavano la loro dedicazione a lui ossia la dichiaravano di nuovo. Notate come il racconto prosegue: “E Giosuè disse al popolo: ‘Voi non potrete servire Geova, perch’egli è un Dio santo; è un Dio che esige esclusiva devozione. Egli non perdonerà le vostre trasgressioni e i vostri peccati. Se abbandonerete Geova e servirete dèi stranieri, egli vi si volterà contro, vi farà del male e vi consumerà, dopo avervi fatto tanto bene’. Quindi il popolo disse a Giosuè: ‘No! Noi serviremo Geova’. Con questo Giosuè disse al popolo: ‘Voi siete testimoni contro voi stessi, che di propria volontà vi siete scelti l’Eterno per servirlo’. Quelli risposero: ‘Siamo testimoni!’ ‘Togliete dunque via gli dèi stranieri che sono in mezzo a voi, e inclinate il cuor vostro a Geova l’Iddio d’Israele!’ E il popolo rispose a Giosuè: ‘Geova il nostro Dio è quello che serviremo e alla sua voce ubbidiremo!’ Così Giosuè fermò in quel giorno un patto col popolo e gli stabilì delle leggi e delle prescrizioni a Sichem”. — Gios. 24:19-25, NM.
12. Quale condotta conduce alla benedizione della vita?
12 La condotta di dedicazione è colma di benedizioni ed è richiesta da tutti coloro che vogliono servire Geova Dio. Essa conduce alla vita eterna. Le parole di Gesù in Luca 14:27 (NM) ne indicano la necessità, dichiarando: “Chi non porta il suo palo di tortura e non viene dietro a me non può essere mio discepolo”. La salvezza della vita mediante devozione al supremo Governatore Geova per mezzo del suo rappresentante Cristo Gesù è indicata dalle parole di coloro su cui incombeva la fame in Egitto quando il giusto Giuseppe aveva cura degli affari della nazione: “Compra noi e le terre nostre in cambio di pane; e noi con le nostre terre saremo schiavi di Faraone; e dacci da seminare affinché possiamo vivere e non moriamo, e il suolo non diventi un deserto”. “Così Giuseppe comprò per Faraone tutte le terre d’Egitto; . . . E quelli dissero: ‘Tu ci hai salvato la vita!’” — Gen. 47:19, 20, 25.
LA DECISIONE
13. Quale parte ha la fede nella decisione che conduce alla dedicazione? E quale l’umiltà e il pentimento?
13 Precedentemente abbiamo menzionato l’importanza della fede in rapporto alla dedicazione. Si deve esser attratti verso Dio da una fede basata sulla conoscenza di lui e dei suoi propositi, conoscenza che si ottiene mediante la sua parola di verità, la Bibbia. Pertanto, sono appropriate le parole di Gesù: “Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me”. (Giov. 14:6, NM) Lo stesso fatto è indicato nella dichiarazione di Gesù, in Giovanni 6:44 (NM): “Nessuno può venire a me se il Padre, che mi ha mandato, non lo attira; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno”. Allo stesso fine l’apostolo Paolo scrisse agli Ebrei: “Inoltre, senza fede è impossibile ottenere il suo beneplacito, poiché chi si avvicina a Dio deve credere ch’egli è e, che è il rimuneratore di quelli che sinceramente lo cercano”. (Ebr. 11:6, NM) L’umiltà è necessaria. Si dev’essere umili, coscienti del proprio bisogno spirituale, per accostarsi a Geova con la dedicazione. Si deve riconoscere umilmente il peccato ereditario e le debolezze ed essere sinceramente pentiti. Queste buone qualità essenziali furono manifeste nell’attitudine dei primi convertiti al Cristianesimo. “Or essi, udite queste cose, furon compunti nel cuore, e dissero a Pietro e agli altri apostoli: Fratelli, che dobbiam fare? Quelli dunque i quali accettarono la sua parola, furon battezzati; e in quel giorno furono aggiunte a loro circa tremila persone”. (Atti 2:37, 41) Altro consiglio sul ravvedimento fu dato da Pietro nel successivo capitolo di Atti: “Ravvedetevi, dunque, e rivoltatevi in modo che i vostri peccati siano cancellati, onde vengano tempi di refrigerio dalla persona di Geova e che egli mandi il Cristo per voi designato, Gesù”. — Atti 3:19, 20, NM.
14, 15. Riguardo alla dedicazione, che cosa indicano le parole di Gesù in Luca 14:28-33?
14 La saggia decisione della dedicazione viene presa col pieno intendimento della responsabilità posta davanti a ciascuno, di quella responsabilità, cioè, che grava sulla persona non dedicata e della responsabilità che incombe su chi effettua la dedicazione a Geova Dio. La dedicazione è un passo calcolato in base all’apprezzamento di ciò che essa implica. Questo è ben esposto da quel che dichiarò Gesù relativamente al calcolo della spesa che si deve sostenere prima d’intraprendere un progetto: “Infatti chi è fra voi colui che, volendo edificare una torre, non si metta prima a sedere e calcoli la spesa per vedere se ha da poterla finire? Che talora, quando ne abbia posto il fondamento e non la possa finire, tutti quelli che la vedranno prendano a beffarsi di lui, dicendo: Quest’uomo ha cominciato a edificare e non ha potuto finire. Ovvero, qual è il re che, partendo per muover guerra ad un altro re, non si metta prima a sedere ed esamini se possa con diecimila uomini affrontare colui che gli vien contro con ventimila? Se no, mentre quello è ancora lontano, gli manda un’ambasciata e chiede di trattar la pace. Così dunque ognun di voi che non rinunzi a tutto quello che ha, non può esser mio discepolo”. — Luca 14:28-33.
15 Qui Gesù non diceva che, circa la dedicazione, l’individuo avesse facoltà di scegliere una condotta o l’altra e che tanto l’una che l’altra fossero ugualmente giuste e sagge. Ciò ch’egli mette in risalto è il fatto che nessuno di noi che non rinuncia a tutti i suoi beni può essere discepolo di Gesù né può dovutamente avvicinarsi a Geova mediante Cristo Gesù con la dedicazione seguendo la condotta di Gesù. Questo non significa che dobbiamo vivere nella miseria. Significa che la dedicazione è un fatto reale e assoluto che implica noi stessi, la nostra vita e le nostre risorse, dedicati alla lode di Geova facendo la sua volontà e osservando i suoi comandamenti nel miglior modo possibile. Vogliamo farlo? Dopo aver ponderato ogni cosa, siamo egualmente desiderosi di farlo? Dovremmo esserlo. La dedicazione dunque non è un sentimentalismo, una “conversione”, provocata da emozioni e agitazioni di un risveglio religioso. È una questione considerata con calma alla luce dei fatti, compresi questi:
16. Quali fatti deve ponderare con calma chi si dedica a Geova?
16 Chi fa la dedicazione a Geova lo deve riconoscere come Sovrano supremo, il grande Datore della vita, e deve riconoscere Cristo Gesù come suo Salvatore, come Re, e deve inoltre percepire e capire il fatto che lo spirito santo di Dio è la forza attiva e che occupa il suo posto nella vita dei Cristiani dedicati. Queste cose costituiscono gli elementi della nostra fede, e che abbiano una relazione diretta alla nostra dedicazione è provato da quanto dichiarò Gesù: “Andate dunque e fate discepoli le persone di tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello spirito santo”. (Matt. 28:19, NM) Molto tempo prima, il salmista pregò dicendo: “E riconoscan che tu solo, che hai nome Jahveh, sei l’Altissimo sopra tutta la terra”. (Sal. 83:18, Lu) E di nuovo: “Poiché in te è la fonte della vita”. (Sal. 36:9) Alla congregazione di Filippi, che ebbe il privilegio di organizzare, l’apostolo Paolo scrisse: “È per questa stessa ragione Iddio lo ha innalzato [Cristo Gesù] a una posizione superiore e gli ha benignamente dato il nome che è al disopra di ogni altro nome, affinché nel nome di Gesù si pieghi ogni ginocchio . . . e ogni lingua confessi apertamente che Gesù Cristo è il Signore alla gloria di Dio Padre”. (Filip. 2:9-11, NM) La dedicazione è una scelta, una decisione calma, ponderata. “Perché chi semina in vista della carne raccoglierà la corruzione dalla sua carne, ma chi semina in vista dello spirito raccoglierà la vita eterna dallo spirito”. (Gal. 6:8, NM) “Siate ripieni dello spirito”. — Efes. 5:18, NM.
17. Come si può sapere se la propria dedicazione è accettevole a Geova, e quale incoraggiamento ci viene dato a questo riguardo?
17 Come possiamo sapere se la nostra dedicazione è accettata da Geova Dio? Sappiamo che lo è se è sincera. Una dedicazione sincera fatta in preghiera viene accettata e gradita da Geova. Ciò dovrebbe incoraggiare quelli che sono timidi e sentono la loro inferiorità fino al punto di dire: “Non potrei mai servire Dio. Non potrei mai ottenere la sua approvazione. Non potrei mai dedicarmi a Geova. Non potrei mai essere un suo testimone”. Ci vien dato un incoraggiamento nel racconto riguardante Cornelio dove leggiamo: “Egli vide chiaramente in visione, verso l’ora nona del giorno, un angelo di Dio che entrò da lui e gli disse: Cornelio! Ed egli guardandolo fisso, e preso da spavento, rispose: Che v’è, Signore? E l’angelo gli disse: Le tue preghiere e le tue elemosine son salite come una ricordanza davanti a Dio. Ed ora, manda degli uomini a Ioppe, e fa’ chiamare un certo Simone, che è soprannominato Pietro. E Cornelio disse [a Pietro]: Sono appunto adesso quattro giorni che io stavo pregando, all’ora nona, in casa mia, quand’ecco un uomo mi si presentò davanti, in veste risplendente, e disse: Cornelio, la tua preghiera è stata esaudita, e le tue elemosine sono state ricordate nel cospetto di Dio. Mentre Pietro parlava così, lo spirito santo cadde su tutti coloro che udivano la Parola”. — Atti 10:3-5, 30, 31, 44.
18. A chi è offerto il privilegio della dedicazione?
18 Qualunque sia la nazione, l’origine, lo stato sociale, la portata di incapacità ereditaria, mediante la dedicazione e un fedele servizio si apre davanti a voi la via per ottenere l’approvazione di Dio. Potete prendere questa strada con fiducia; dovreste prenderla. Notate ciò che fu dichiarato a questo riguardo in occasione dell’inaugurazione del glorioso tempio costruito sotto la direzione di Salomone. La preghiera dell’inaugurazione fu in parte questa: “Anche lo straniero, che non è del tuo popolo d’Israele, quando verrà da un paese lontano a motivo del tuo nome — perché si udrà parlare del tuo gran nome, della tua mano potente e del tuo braccio disteso — quando verrà a pregarti in questa casa, tu esaudiscilo dal cielo, dal luogo della tua dimora, e concedi a questo straniero tutto quello che ti domanderà, affinché tutti i popoli della terra conoscano il tuo nome per temerti, come fa il tuo popolo d’Israele e sappiano che il tuo nome è invocato su questa casa che io ho costruita!” — 1 Re 8:41-43.
19. Sotto quali ulteriori aspetti è necessario l’intendimento?
19 Come è già stato trattato in altri articoli de La Torre di Guardia, scritturalmente c’è una distinzione tra consacrazione e dedicazione. La consacrazione, come viene applicata nelle Scritture, si riferisce all’atto divino d’insediare i sacerdoti associati con Cristo Gesù e si applica soltanto a Cristo e ai membri del suo corpo, unti e generati dallo spirito, e questo atto, naturalmente, segue o viene dopo la dedicazione individuale di quei Cristiani che sono chiamati ad esser membri del corpo di Cristo. Le speranze di questi sono celesti e non terrestri come quelle delle “altre pecore” di Geova. Un individuo si dedica a Geova Dio; che cosa ne segue? Che cosa deve fare la persona dedicata per ricevere e conservare continuamente l’approvazione di Geova e riuscire nella sua carriera di Cristiano dedicato? Che cosa impongono le Scritture ai Cristiani dedicati? Queste domande saranno considerate nella nostra prossima edizione.