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MannaAusiliario per capire la Bibbia
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DESCRIZIONE
La manna era “bianca come seme di coriandolo” e aveva “l’aspetto” della gomma di bdellio, sostanza trasparente simile alla cera che si presenta in grosse gocce. Il suo sapore era simile a “quello di focacce al miele” o di “pane dolce all’olio”. Dopo averla macinata in una macina a mano o pestata in un mortaio, la manna veniva bollita o impastata e cotta al forno. — Eso. 16:23, 31, NW; Num. 11:7, 8.
Nessuna sostanza naturale oggi conosciuta corrisponde in ogni particolare alla descrizione biblica della manna e perciò non è possibile identificarla con un prodotto conosciuto. E questo specialmente per gli aspetti miracolosi della manna che Geova provvide agli israeliti. La presenza della manna non dipendeva dalla stagione dell’anno né da una particolare località del deserto. Benché tutti gli altri giorni facesse i vermi e cominciasse a puzzare se veniva conservata fino all’indomani, l’omer di manna in più raccolto nel sesto giorno, da mangiare il sabato, non andava a male. Il sabato non si trovava manna, e questo contribuì a far osservare il sabato agli israeliti. — Eso. 16:19-30.
Probabilmente il capofamiglia raccoglieva la manna per tutta la famiglia. Dato che la manna si scioglieva quando il sole diventava caldo, senza dubbio egli raccoglieva in fretta più o meno la quantità necessaria alla famiglia e poi la misurava. Sia che ne fosse raccolta poca o molta, secondo la grandezza della famiglia, la quantità raccolta risultava sempre un omer per persona. (Eso. 16:16-18) L’apostolo Paolo alluse a ciò nell’incoraggiare i cristiani di Corinto a usare ciò che avevano in eccedenza per sopperire ai bisogni materiali dei loro fratelli. — II Cor. 8:13-15.
SCOPO
Geova lasciò che gli israeliti provassero la fame nel deserto e poi provvide la manna per insegnare loro che l’uomo non vive di solo pane, ma di ogni espressione della bocca di Geova. E fece questo ‘per umiliarli e per metterli alla prova onde far loro del bene nei giorni di poi’. (Deut. 8:3, 16) Quando gli israeliti si stancarono della manna e cominciarono a chiamarla “pane spregevole”, Geova punì tale ribellione mandando fra loro serpenti velenosi, che provocarono la morte di molti. — Num. 21:5, 6.
Il salmista chiamò la manna “grano del cielo” (Sal. 78:24), “pane dal cielo” (Sal. 105:40) e “pane dei potenti”. (Sal. 78:25) Degli angeli viene detto che sono “possenti in potenza” (Sal. 103:20) e quindi si potevano ben definire “potenti”. Questo però non significa che gli angeli mangino effettivamente la manna, ma piuttosto che Dio può essersi servito di mezzi angelici per provvederla agli israeliti. (Confronta Galati 3:19). Oppure, dato che il cielo è la dimora dei “potenti”, l’espressione “pane dei potenti” può semplicemente indicarne l’origine celeste.
“MANNA NASCOSTA”
Affinché le future generazioni potessero vedere la manna, Aaronne doveva deporre davanti a Geova una giara contenente un omer (l 2,2) di manna. Quando fu completata l’arca d’oro del patto, dentro di essa fu riposta una “giara d’oro” piena di manna. (Eso. 16:32-34; Ebr. 9:4) Quella era letteralmente “manna nascosta”. Ma cinque secoli più tardi, quando l’Arca fu trasferita dalla tenda eretta da Davide al tempio costruito da Salomone, la giara d’oro non c’era più. (II Sam. 6:17; I Re 8:9; II Cron. 5:10) Era ormai servita al suo scopo.
Benché fosse un provvedimento divino (Nee. 9:20), la manna non sostenne per sempre la vita degli israeliti. Cristo Gesù fece notare questo particolare, e poi aggiunse: “Io sono il pane vivo che scese dal cielo; se uno mangia di questo pane vivrà per sempre; e infatti il pane che darò è la mia carne a favore della vita del mondo”. (Giov. 6.30-33, 48-51, 58, NW) I fedeli unti seguaci di Cristo si avvalgono di questa manna celeste o “pane della vita”. Cristo si riferì simbolicamente alla giara di manna nell’assicurare ai ‘vincitori’ che avrebbero ricevuto la “manna nascosta”, un alimento imperituro oppure ciò che risulta da tale alimento, nel loro caso l’immortalità e incorruttibilità in cielo. — Riv. 2:17; I Cor. 15:53.
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ManoAusiliario per capire la Bibbia
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Mano
[ebr. yadh (il termine più usato); kaph, che significa anche “palma” (o “pianta” del piede); yamìn, “destra”; semòʼl, “sinistra”. Gr. khèir, “mano”; dexià, “destra”; aristerà, “sinistra”].
Il termine “mano”, com’è usato nelle Scritture, include a volte anche il polso, infatti in Genesi 24:22, 30, 47 ed Ezechiele 16:11 si legge che si portavano braccialetti alle “mani”, e in Giudici 15:14 è menzionato che Sansone aveva le “mani” nei ceppi. La mano impiega la forza del braccio e la dirige, perciò spesso, quando ricorre in un contesto figurativo, al termine “mano” si può associare l’idea di “forza applicata”. (Eso. 7:4; 13:3; Deut. 2:15) Poiché la mano è la parte del corpo umano più agile e versatile, e quella con cui si lavora, in molti versetti biblici è usata simbolicamente per indicare le azioni più svariate.
GESTI DELLE MANI E LORO SIGNIFICATO
Le mani erano usate per fare gesti che esprimevano vari sentimenti. Venivano alzate in preghiera, di solito con le palme rivolte verso il cielo come in una supplica (II Cron. 6:12; Nee. 8:6); alzate in giuramento (Gen. 14:22); portate alla bocca in una forma di saluto (Giob. 31:27); battute per la gioia o per applaudire (II Re 11:12), oppure con ira o scherno (Num. 24:10; Giob. 27:23; Naum 3:19); agitate minacciosamente (Isa. 10:32); messe sulla sommità del capo o sui fianchi in segno di tristezza o afflizione (II Sam. 13:19; Ger. 30:5, 6); lavate con acqua per indicare purezza cerimoniale, innocenza, o per sottrarsi a una responsabilità. (Matt. 15:1, 2; 27:24; paragona Salmo 26:5, 6; 51:1, 2). Geova assicurò a Giacobbe che suo figlio Giuseppe gli avrebbe ‘posto la mano sugli occhi’, cioè gli avrebbe chiuso gli occhi dopo morto. (Gen. 46:4) Questo privilegio spettava normalmente al primogenito. Tali parole dunque non solo rassicuravano Giacobbe che il suo diletto figlio Giuseppe gli sarebbe stato vicino negli ultimi anni della sua vecchiaia, ma evidentemente predicevano anche che la primogenitura, persa da Ruben, sarebbe passata a Giuseppe. Durante la loro investitura, Mosè mise i sacrifici nelle mani dei sacerdoti come parte della cerimonia che simbolicamente li preparava per il sacerdozio, ‘riempiendo loro le mani’ di autorità e potere. — Lev. 8:25-27.
USI FIGURATIVI E SIMBOLICI
‘In mano o sotto la mano di’ significa essere in potere o sotto l’autorità di qualcuno (Gen. 9:2; 41:35; Giob. 2:6; I Piet. 5:6; confronta Genesi 37:21), oppure può significare ‘a sua disposizione’ o ‘affidato a qualcuno’ (Gen. 16:6, confronta Nardoni; 42:37, confronta Con; Luca 23:46; Giov. 10:28, 29); “con mano levata” è segno di vigore, vittoria (Eso. 14:8); ‘rafforzare le mani’ significa autorizzare o equipaggiare e provvedere (Esd. 1:6); ‘indebolire le mani’, abbattere il morale (Ger. 38:4); ‘mettere la vita nella
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