Preservate la pace per portare frutto
TUTTI i servitori di Geova Dio hanno l’obbligo di portare due specie di frutti: il frutto dello spirito e il frutto del ministero del Regno. Il frutto dello spirito è descritto dall’apostolo Paolo: “Amore, gioia, pace, longanimità, gentilezza, bontà, fede, mitezza, padronanza di sé”. Questo è anche il frutto che aveva in mente il discepolo Giacomo, fratellastro di Gesù, quando scrisse: “Il frutto della giustizia è seminato nella pace, da coloro che cercano la pace”. — Matt. 13:23; Gal. 5:22, 23; Giac. 3:18, Na.a
Il portar frutto e l’impegnarsi in lotte non vanno d’accordo, sia che questo frutto rappresenti il letterale raccolto dei campi o i frutti dello spirito. In tempo di guerra, i terreni usati come campi di battaglia non producono alcun raccolto, non è vero? E come possono gli agricoltori badare ai loro terreni se sono al fronte a combattere? Similmente noi, quali cristiani testimoni di Geova, non possiamo produrre i frutti dello spirito né i frutti del ministero quando vi sono lotte fra noi. Come possono aumentare l’amore, la gioia, la pace, la mitezza, la gentilezza, la bontà e cose simili se vi è attrito e confusione?
Poiché in ogni momento e in ogni luogo dovremmo coltivare i frutti dello spirito, dobbiamo sempre cercare di preservare la pace fra noi. Sì, “il servo del Signore invece non deve litigare, ma essere mansueto con tutti, pronto ad insegnare e paziente. Deve correggere con dolcezza gli avversari”. Queste parole di Paolo ci mostrano un principio reciproco all’opera: la mitezza e la padronanza di sé producono condizioni pacifiche che fanno crescere i frutti dello spirito, e questi stessi frutti comprendono la mitezza e la padronanza di sé. — 2 Tim. 2:24, 25, Na.
Il nostro obbligo di preservare la pace opera in due modi: Da una parte dobbiamo stare attenti di non permettere che ciò che gli altri dicono o fanno ci induca ad adirarci, suscitando lotte. E, d’altra parte, dobbiamo badare noi stessi di non dire e non fare qualche cosa che susciti inutili lotte. Perciò, quando un individuo dice qualche cosa di offensivo, quando qualcuno si eccita e comincia a gridare, o perde il controllo di sé e vuole colpire, questo è il tempo appropriato, non solo di contare fino a dieci, ma di stare in guardia e di chiedere aiuto a Geova, affinché possiamo preservare la pace, non rispondendo per le rime. “Una risposta dolce calma la collera, e una parola mortificante eccita l’ira”. — Prov. 15:1, Na.
Quante opportunità abbiamo di preservare la pace! Innanzi tutto, nella nostra casa. Il marito o la moglie si sveglia forse di malumore perché non ha riposato bene la notte o per qualche altra indisposizione? In tal caso non rispondete nello stesso modo, ma esercitate padronanza di voi stessi, siate longanimi, oltremodo miti, gentili, comprensivi, anche se pensate di sentirvi peggio! O forse il vostro coniuge incredulo fa continuamente delle osservazioni sprezzanti e denigratorie, perseguitandovi astutamente? Nuovamente non contraccambiate, ma ricordate l’esempio che diede Gesù: “Ingiuriato, non ingiuriava; maltrattato, non minacciava”. — 1 Piet. 2:23, Na.
Abbiamo specialmente bisogno di stare in guardia per preservare la pace nella congregazione cristiana, nei rapporti con i nostri fratelli. Dobbiamo operare per preservare la pace nei nostri rapporti con loro, affinché non ostacoliamo né la nostra né la loro crescita in frutti spirituali. A questo riguardo i sorveglianti e i loro assistenti di ministero hanno la grande responsabilità di prendere l’iniziativa nel dare l’esempio, essendo pazienti, gentili e comprensivi con quelli che vanno da loro per risolvere problemi e con quelli che sbagliano ed hanno bisogno di correzione. Mosè, il sorvegliante della nazione d’Israele, fu l’uomo più mansueto che vi fosse sulla terra ai suoi giorni. Ogni sorvegliante dovrebbe essere il cristiano più mansueto, più mite e più gentile della sua congregazione. — Num. 12:3.
E, naturalmente, il preservare la pace per portare frutto si applica anche ai nostri rapporti con gli estranei. Per quanto fosse ostacolato e perseguitato, Gesù non perse mai, in nessuna occasione, il controllo di se stesso. Quindi, “se è possibile, per quanto sta in voi, vivete in pace con tutti”. “Cercate la pace con tutti”. — Rom. 12:18; Ebr. 12:14, Na.
Perciò, tutti uniti, facciamo il massimo per preservare la pace nella nostra casa, quando siamo in compagnia dei fratelli, e con gli estranei, affinché possiamo continuare senza ostacoli a portare i frutti dello spirito, che sono così essenziali per mantenere l’integrità e portare frutto nel ministero del Regno.
[Nota in calce]
a Per i particolari vedere La Torre di Guardia del 1º agosto 1960.