Siate pronti ad ascoltare, ma lenti a parlare
“Sappiate questo, miei diletti fratelli. Ogni uomo deve essere pronto ad ascoltare, lento a parlare, lento all’ira”. — Giac. 1:19.
1. Qual è lo scopo principale della lingua umana, e in che modo molte lingue sono usate in tal modo oggi?
LO SCOPO principale della lingua dell’uomo è quello di glorificare il grande Creatore dell’uomo, Geova Dio Onnipotente. Essendo il mezzo per dar lode a Dio, la lingua è oggi usata in tutto il mondo per annunciare lo stabilito regno dei cieli. Questa è la buona notizia che, come disse Gesù, “sarà predicata in tutta la terra abitata a scopo di testimonianza a tutte le nazioni”. Com’è preziosa la lingua che porta questo rallegrante messaggio! “La lingua del giusto è come argento fino”. Secondo la giusta volontà di Dio i veri cristiani devono sempre essere pronti a parlare di questa buona notizia del Regno ad altri: “Predica la parola, datti a questo con urgenza in tempo favorevole e in tempo difficoltoso”. — Matt. 24:14; Prov. 10:20, Ti; 2 Tim. 4:2.
2, 3. Qual è il significato fondamentale del consiglio dell’apostolo Giacomo riguardo ad essere “lento a parlare”?
2 Ad alcuni potrà sembrare strano che, data l’urgenza di annunciare il messaggio del Regno, il discepolo Giacomo abbia scritto questo consiglio ispirato: “Sappiate questo, miei diletti fratelli. Ogni uomo deve essere pronto ad ascoltare, lento a parlare, lento all’ira”. Non è per quanto riguarda la predicazione del Regno che i cristiani devono essere ‘lenti a parlare’. Il discepolo Giacomo aveva ben altro in mente. — Giac. 1:19.
3 Il significato del consiglio divino in Giacomo 1:19 è che essendo “pronto ad ascoltare, lento a parlare, lento all’ira”, ognuno di noi eviterà di contaminare la pura adorazione ed eviterà di attirare la rovina su di sé specialmente per il cattivo uso della lingua. Se un cristiano pensa che non vi sia bisogno di tenere a freno la lingua, dovrebbe prestare ascolto all’avvertimento divino: “Se uno pensa d’esser religioso, e non tiene a freno la sua lingua ma seduce il cuor suo, la religione di quel tale è vana”. Se il cristiano non vuol rendere vana la sua adorazione di fronte a Dio’, non solo deve lodare Dio annunciando il suo glorioso regno ma deve anche far della sua lingua una benedizione per l’umanità. Per aiutare a tenere a freno la lingua Giacomo raccomanda di essere “pronto ad ascoltare, lento a parlare”. — Giac. 1:26, VR.
4. Come descrive Giacomo la lingua e il suo effetto, e qual è dunque la condotta saggia?
4 Se ci rendiamo conto del potente effetto della lingua, apprezzeremo il grande valore del consiglio di Giacomo. È vero che la lingua è una piccola parte del corpo; ma anche il morso del cavallo e il timone della nave sono cose relativamente piccole, eppure il loro effetto è tremendo: “Se mettiamo il freno in bocca ai cavalli perché ci ubbidiscano, noi guidiamo anche tutto quanto il loro corpo. Ecco, anche le navi, benché siano così grandi e sian sospinte da fieri venti, son dirette da un piccolissimo timone, dovunque vuole l’impulso di chi le governa. Così anche la lingua è un piccol membro, e si vanta di gran cose. Vedete un piccol fuoco, che gran foresta incendia! Anche la lingua è un fuoco, è il mondo dell’iniquità. Posta com’è fra le nostre membra, contamina tutto il corpo e infiamma la ruota della vita, ed è infiammata dalla geenna. Ogni sorta di fiere e d’uccelli, di rettili e d’animali marini si doma, ed è stata domata dalla razza umana; ma la lingua, nessun uomo la può domare”. Poiché dal modo in cui il cristiano usa la propria lingua dipende la vita o la morte e poiché nessun uomo oggi ha il perfetto controllo della propria lingua, chiunque vuol essere saggio non dovrebbe affrettarsi a parlare. — Giac. 3:3-8, VR.
TROPPE CHIACCHIERE
5. Quale grave pericolo vi è nel parlare troppo, e qual è la relazione fra ascoltare e imparare?
5 Anche l’essere pronto a dire parole che non sono cattive in se stesse può essere dannoso per il cristiano. Si può parlare troppo e così non essere “pronto ad ascoltare”. Vi deve essere equilibrio fra il parlare e l’ascoltare. Poiché dobbiamo essere pronti ad ascoltare particolarmente in ciò che riguarda la verace Parola di Dio, alcuni non progrediscono verso la maturità spirituale perché non sono buoni ascoltatori e passano parlando più tempo di quanto dovrebbero. A volte i ministri dei testimoni di Geova hanno tenuto studi biblici a domicilio con persone loquaci, sempre pronte a parlare. Costoro spesso fanno pochi progressi spirituali perché sciupano il loro tempo parlando. Bisogna che si rendano conto che “il saggio ascolterà e accetterà maggior istruzione”. Quindi il modo in cui si ascolta ha diretta influenza su ciò che si impara. Si deve anche parlare, ma senza permettere che questo ci impedisca di ascoltare, specialmente quando si viene istruiti sulla Parola di Dio. Mentre Maria, sorella di Marta, “sedeva ai piedi del Signore”, era tempo che imparasse, infatti essa “continuava ad ascoltare la sua parola”. — Prov. 1:5; Luca 10:39.
6. Perché alcuni non sono buoni ascoltatori? Con quale risultato?
6 Conversando si nota che oggi molti non sono buoni ascoltatori, poiché vogliono parlare quasi sempre loro. Quando è tempo d’ascoltare e continuano a parlare potrebbero privare se stessi d’importante conoscenza. Chi dovrebbe ascoltare troppo spesso ha la mente altrove, forse pensando fra sé ciò che vorrà dire appena avrà l’opportunità di entrare nella conversazione. A volte sembra impossibile insegnare a tali persone, poiché la regola biblica è: “Hai tu visto un uomo precipitoso nel suo parlare? C’è più da sperare da uno stolto che da lui”. “Lo stolto moltiplica le parole”. Non è meraviglia che molti chiedano senza ragione “Che hai detto?” appena qualcuno ha parlato loro! Se non fossero stati troppo preoccupati di parlare, probabilmente non avrebbero avuto bisogno di chiedere al loro interlocutore di ripetere le sue parole. La capacità di prestare attenzione è una cosa in cui dobbiamo sempre migliorare, perché moltissimo di quel che impariamo dipende da questa. — Prov. 29:20; Eccl. 10:14, VR.
PRESTATE ATTENZIONE
7. Quando è tempo di essere particolarmente pronti ad ascoltare, e perché?
7 Mentre si viene istruiti sulla Parola di Dio, alle adunanze della congregazione o ad una grande assemblea del popolo di Geova, non è tempo di cercare gli amici e di parlare. La Parola di Geova consiglia: “Bada ai tuoi passi quando vai alla casa di Dio, e appressati per ascoltare, anziché per offrire il sacrificio degli stolti, i quali non sanno neppure che fanno male. Non esser precipitoso nel parlare”. A volte a una grande assemblea le persone parlano fra loro inutilmente, cercando amici che non hanno visto da molto tempo, eccetera; facendo questo proprio mentre vengono spiegate dal podio importanti verità bibliche. Questo mostra mancanza di rispetto per la Parola di Dio e per la sua organizzazione. Durante le adunanze e le sessioni dell’assemblea si dovrebbe ‘appressarsi per ascoltare’; dopo avremo tempo di far conversazione. — Eccl. 5:1, 2, VR.
8. Perché è così importante prestare attenzione, e che cosa sarà d’aiuto in ciò?
8 Esser pronto ad ascoltare significa prestar attenzione a ciò che si ascolta, permettendo alle verità di Dio di penetrare profondamente nel cuore e nella mente. Si può ascoltare senza prestare veramente attenzione. Non si dovrebbe lasciare vagare la mente perché è così importante prestare attenzione all’insegnamento della Parola di Dio che un apostolo di Cristo consigliò: “È necessario che prestiamo attenzione più del solito alle cose che abbiamo udite, affinché non ci sviamo”. Quindi il cristiano dev’essere all’erta quando riceve istruzione biblica. Rendendosi conto della necessità di essere mentalmente desto, il cristiano non dovrebbe mangiare troppo prima delle adunanze, sapendo che è difficile ascoltare bene con una mente intorpidita. Il buon ascolto può anche essere agevolato dalla dovuta ventilazione nel luogo dell’assemblea e avendo se possibile una temperatura giusta, non troppo fredda né troppo calda. Fate dunque ciò che è ragionevole per poter prestare “attenzione più del solito” alla verità della Parola di Dio. “Felice l’uomo che mi ascolta tenendosi desto”. — Ebr. 2:1; Prov. 8:34.
RAGIONEVOLEZZA E RIMPROVERI
9. Perché la prontezza ad ascoltare aiuta ad essere ragionevole, e perché questo è particolarmente importante per i sorveglianti?
9 La prontezza ad ascoltare, come regola generale, aiuta ad essere ragionevole. La Parola di Dio dice: “Fate conoscere la vostra ragionevolezza a tutti gli uomini”. Come potete fare questo se non ascoltate? Spesso è necessario ascoltare con pazienza tutti gli aspetti di una questione, invece di imporre le proprie parole affrettatamente. Se non si ascolta abbastanza, si potrebbero trarre conclusioni errate. I sorveglianti delle congregazioni cristiane, dice Paolo, devono essere ‘ragionevoli’. (1 Tim. 3:2, 3) Perciò, nei rapporti con i loro fratelli cristiani, i sorveglianti devono essere ‘pronti ad ascoltare’. — Filip. 4:5.
10, 11. (a) Quale pericolo vi è nel non essere pronti ad ascoltare, e perciò in che modo la Parola di Dio indica che si devono addestrare gli orecchi? (b) Che si deve fare quando i sorveglianti parlano o danno consigli?
10 Il grave pericolo derivante dal non essere pronto ad ascoltare è che tale comportamento costituisce una barriera che impedisce di trarre beneficio dal consiglio e dal rimprovero. Agli orecchi naturalmente non piace sentire un rimprovero; ma il cristiano deve addestrare i suoi orecchi ad essere pronti ad ascoltare a questo riguardo. “Riprendi il savio, e t’amerà”. “Ascolta il consiglio e ricevi l’istruzione, affinché tu diventi savio per il resto della vita”. “Un rimprovero fa più impressione all’uomo intelligente, che cento percosse allo stolto”. Per esser saggio e avere intendimento bisogna essere pronti ad ascoltare consigli e rimproveri, senza offendersi o arrabbiarsi. “L’orecchio attento alla riprensione che mena a vita, dimorerà fra i savi”. — Prov. 9:8; 19:20; 17:10; 15:31, VR.
11 Quando i sorveglianti parlano in questo senso, rimproverando e correggendo, dobbiamo essere particolarmente pronti ad ascoltare. Gli apostoli di Gesù dovevano essere pronti ad ascoltare; una volta Giacomo e Giovanni, pronti all’ira, volevano invocare il fuoco dal cielo per distruggere gli abitanti di un inospitale villaggio samaritano. Luca 9:55 dice che Gesù “si voltò e li rimproverò”. Essi non ne furono offesi; furono pronti ad ascoltare per trarre profitto dal rimprovero di Gesù. “Chi accetta la correzione, è sulla via della vita; chi disprezza l’ammonimento, va fuori strada”. — Prov. 10:17, Na.
LA RISPOSTA GENTILE
12. Come risponderà il ministro del Regno quando persone in errore lo rimproverano?
12 Quelli che sono pronti ad ascoltare la Parola di Dio, i suoi consigli ed istruzioni, sono i più inclini ad essere ‘lenti a parlare, lenti all’ira’. Esser lenti a parlare significa non essere pronti a rispondere con insolenza quando si riceve un consiglio o non si è trattati gentilmente. Se uno viene istigato all’ira, deve essere particolarmente lento a parlare o a rispondere con parole irate. Quando porta ad altri il messaggio del Regno, a volte il ministro di Dio può essere rimproverato e bersagliato da aspre parole d’accusa. Ma il ministro del Regno ignorerà con indulgenza tali affronti; egli sa che non si ottiene niente di buono restituendo male per male. Sa inoltre che “la lingua dolce spezza dell’ossa”. Una persona può essere dura come osso, ma questa dura scorza esteriore può essere ammorbidita con parole dolci. “Le parole soavi sono un favo di miele: dolcezza all’anima, salute al corpo”. Rispondendo con parole irate alle parole irate non si farà altro che creare difficoltà ad un altro ministro del Regno. Quindi la lingua del ministro del Regno risponderà in modo gentile, mansueto e amichevole: “La risposta, quando è dolce, allontana il furore, ma la parola che fa male suscita ira. La lingua dei saggi fa del bene con la conoscenza, ma la bocca degli stolti sgorga follia”. — Prov. 25:15; 16:24, VR; Prov. 15:1, 2.
LENTI A LAGNARSI
13. Che cosa impedisce di essere pronti a dire sciocchezze e a lamentarsi, e quale consiglio dà Paolo in merito?
13 Se siamo lenti a parlare non ci lasceremo andare a stolte lamentele o critiche. Se la nostra mente è piena di verità del Regno e siamo occupati ad esprimere queste verità, occupati a parlare della buona notizia del Regno, occupati ad incoraggiarci l’un l’altro con esperienze del ministero del Regno, occupati ad accrescere il nostro ministero e ad incoraggiare altri ad accrescere il loro, saremo meno tentati a lasciare che la lingua emetta un fiume di chiacchiere inutili, di discorsi sciocchi e di parole lamentose. Tali discorsi non sono edificanti. Paolo consigliò: “Non esca dalla vostra bocca nessuna parola corrotta, ma qualunque parola sia buona ad edificare secondo il bisogno, affinché impartisca ciò che è favorevole agli ascoltatori”. — Efes. 4:29.
14. Perché non è saggio essere pronti a lamentarsi, e quindi che cosa dovremmo riconoscere?
14 Esser pronto a manifestare un errore non significa impartire “ciò che è favorevole agli ascoltatori”. Lo spirito di lamentazione è un ostacolo tremendo che dev’essere superato, per riuscire a tenere a freno la lingua. Purtroppo nessuno ha domato perfettamente la lingua, e i fratelli commettono degli errori, ma voi fate lo stesso. Non aspettatevi la perfezione da loro e Geova non la esigerà da voi. Riconoscete che si possono commettere errori con la lingua; ma allo stesso tempo riconosceteli per quello che sono, inezie di poca importanza di fronte alle verità del Regno.
15. Se uno è pronto a lamentarsi, come potrebbe agire, e perché tale condotta è errata?
15 Se uno è pronto a pronunciare parole di recriminazione, potrebbe mettere in dubbio alcune delle decisioni del comitato di servizio della congregazione. Potrebbe anche parlarne ad altri, pronto a passar parola lamentandosi con quanti più possibile. Costui non apprezza l’organizzazione teocratica che Geova ha qui sulla terra, e tale azione è effettivamente contro Dio. Geova, mediante il suo santo spirito, ha nominato questi servitori; ed essi hanno la responsabilità di occuparsi della congregazione e devono serbarla pura e spiritualmente sana. Se questi servitori non si occuperanno dovutamente degli interessi del Regno, Geova li rimuoverà allo stesso modo come furono nominati, attraverso la sua organizzazione visibile. Non siate dunque pronti a pronunciare parole che abbattono. Ora è tempo di continuare ad “esortarvi l’un l’altro ogni giorno, finché si possa dire ‘Oggi’”. — Ebr. 3:13.
“NON PARLARE INGIURIOSAMENTE DI ALCUNO”
16. Quale pericolo vi è nel parlare di altre persone, e quale consiglio dà la Bibbia in merito?
16 Esser lenti a parlare significa che staremo attenti di non parlare ingiuriosamente di alcuno. Quando si parla di altre persone c’è sempre il pericolo di danneggiare il buon nome di qualcuno. Poiché nessun uomo ha raggiunto la perfezione, è facile trovare difetti in chiunque; sì, anche in se stessi. Perciò Paolo consigliò: “Continua a ricordar loro . . . di non parlare ingiuriosamente di alcuno”. Il buon nome degli altri deve essere rispettato, non offeso da qualcuno che di proposito o sconsideratamente travisi la realtà, in modo da creare una cattiva impressione nella mente degli ascoltatori. Il fatto che le sue parole fossero sconsiderate non diminuisce il danno recato al buon nome di un altro. Anche senza travisarli o esagerarli, scoprendo i difetti degli altri li si espone a pubblica vergogna, rendendo difficile di rimanere amici: “L’uomo buono a nulla scova ciò che è cattivo, e sulle sue labbra vi è come un fuoco divorante. L’intrigante continua a seminare contesa, e il calunniatore divide quelli che sono amici fra loro”. Chi ha vero amore cristiano non farà conoscere a tutti i difetti di suo fratello, poiché l’amore “non si comporta indecentemente”. “Chi copre i falli si procura amore, ma chi sempre vi torna su, disunisce gli amici migliori”. — Tito 3:1, 2; Prov. 16:27, 28; 1 Cor. 13:5; Prov. 17:9, VR.
17, 18. Come mai alcuni parlarono ingiuriosamente di Paolo, e come rimproverò egli coloro che facevano cattivo uso della lingua?
17 Ai giorni dell’apostolo Paolo alcuni che si professavano cristiani usavano la loro lingua senza profitto. Paolo stesso fu vittima di lingue chiacchierone, lingue pronte a parlare di cose ingiuriose. Tali discorsi provocarono l’indignazione di Paolo, proprio come dice la scrittura: “Il vento del nord porta la pioggia, e la lingua che sparla di nascosto fa oscurare il viso”. Perciò egli scrisse: “Voi guardate all’apparenza delle cose. . . . quand’anche mi gloriassi un po’ di più dell’autorità che il Signore ci ha data per la edificazione vostra e non per la vostra rovina, non ne sarei svergognato. Dico questo perché non paia ch’io cerchi di spaventarvi con le mie lettere. Difatti, dice taluno, ben sono le sue lettere gravi e forti; ma la sua presenza personale è debole, e la sua parola è cosa da nulla. Quel tale tenga questo per certo: che quali siamo a parole, per via di lettere, quando siamo assenti, tali saremo anche a fatti quando saremo presenti”. “Che se pur sono rozzo nel parlare, tale non sono nella conoscenza; e l’abbiamo dimostrato fra voi, per ogni rispetto e in ogni cosa”. “Poiché io temo, quando verrò, di trovarvi non quali vorrei, e d’essere io stesso da voi trovato quale non mi vorreste; temo che vi siano tra voi contese, gelosie, ire, rivalità, maldicenze, insinuazioni, superbie, tumulti”. “Ho avvertito . . . e avverto, ora che sono assente, tanto quelli che hanno peccato per l’innanzi, quanto tutti gli altri, che, se tornerò da voi, non userò indulgenza; giacché cercate la prova che Cristo parla in me”. — Prov. 25:23; 2 Cor. 10:7-11; 11:6; 12:20; 13:2, 3, VR.
18 Poiché furono pronti a parlare di ciò di cui non avrebbero dovuto parlare, i membri di quella congregazione di Corinto avevano bisogno di un rimprovero. Paolo ebbe abbastanza coraggio da fare tale giusto rimprovero. Anche se poté ferire i loro sentimenti per un po’, avrebbe fatto loro del bene, e col tempo essi avrebbero apprezzato tale rimprovero. “Chi riprende qualcuno gli sarà alla fine più accetto di chi lo lusinga con le sue parole”. — Prov. 28:23, VR.
19. Se si vuol parlare molto, che cosa si dovrebbe considerare?
19 Coloro che desiderano usare la loro lingua per fare una quantità di chiacchiere dovrebbero ricordare che mangeranno il frutto della loro lingua: “Col frutto della sua bocca l’uomo sazia il corpo; si sazia col provento delle sue labbra. Morte e vita sono in potere della lingua; chi l’ama ne mangerà i frutti”. Se i frutti sono frutti del Regno, la predicazione della buona notizia, questi condurranno alla vita eterna nel nuovo mondo di Dio. Ma se uno è pronto a parlare di ciò che è corrotto, ingiurioso e stolto, avverrà come Gesù avvertì i Farisei: “Io vi dico che di ogni detto non profittevole che gli uomini pronunciano, essi renderanno conto nel Giorno del Giudizio; poiché mediante le tue parole sarai rivendicato, e mediante le tue parole sarai condannato”. È proprio vero: “Chi vuole amare la vita e veder giorni buoni, trattenga la sua lingua da ciò che è dannoso e le sue labbra dal parlare con inganno”! — Prov. 18:20, 21, VR; Matt. 12:36, 37; 1 Piet. 3:10.
‘SOPPORTATEVI L’UN L’ALTRO’
20. Quale tendenza vi è oggi nel mondo, e perché i cristiani non devono fare altrettanto?
20 Sia nella congregazione che nella cerchia familiare, vi sono molte piccole cose che non è importante fare in un modo piuttosto che in un altro. La prontezza a mostrare i difetti di queste cose insignificanti indica mancanza di equilibrio. Indica mancanza d’amore perché l’amore “non cerca i propri interessi”. Oggi nel mondo vi è la tendenza di essere pronti a difendere il proprio operato e a criticare, rimproverare e trovare a ridire su tutto. Alcuni sono tiranni a parole nelle piccole cose. Non è dunque meraviglia che un umorista del mondo abbia detto: “Mia moglie è troppo bella per parlarne, ma non per litigare!” Questi bisticci non devono esistere fra cristiani. Seguite dunque la volontà di Dio espressa in Filippesi 2:14: “Continuate a fare ogni cosa senza mormorii e dispute”. Fate veramente quello che consiglia l’apostolo: “Continuate a sopportarvi l’un l’altro e perdonatevi liberamente l’un l’altro se qualcuno ha motivo di lagnarsi contro l’altro”. Seguendo tale consiglio vi sarà letizia e unità sia nella cerchia familiare che nella congregazione. “Ecco, quanto è buono e piacevole che i fratelli dimorino insieme uniti!” — 1 Cor. 13:5; Col. 3:13; Sal. 133:1.
EVITIAMO LE PAROLE AVVENTATE QUANDO SIAMO ARRABBIATI
21. Perché bisogna essere “lento a parlare”, specialmente se provocato ad ira, e quale esempio indica la stoltezza di parlare affrettatamente con ira?
21 Specialmente quando è provocato all’ira il cristiano deve essere “lento a parlare”. Altrimenti dirà parole sciocche, avventate, di cui si pentirà; perché specialmente quando si è adirati si verifica che: “Nella moltitudine delle parole non manca la colpa, ma chi frena le sue labbra è prudente”. L’esempio di Mosè è una dimostrazione di come sia facile peccare con la lingua quando si è adirati. Gli Israeliti mormoratori “lo provocarono ad ira anche alle acque di Meriba, e venne del male a Mosè per cagion loro; perché inasprirono il suo spirito, ed egli parlò sconsigliatamente con le sue labbra”. Quando gli Israeliti ebbero bisogno d’acqua, Geova comandò a Mosè di prendere la sua verga e di far scaturire l’acqua dalla roccia. Mosè lo fece, ma essendosi adirato con gli Israeliti che si lamentavano fu pronto a dire: “Ora ascoltate, o ribelli; vi farem noi uscir dell’acqua da questo sasso?” In seguito Geova disse a Mosè: “Siccome non avete avuto fiducia in me per dar gloria al mio santo nome agli occhi dei figliuoli d’Israele, voi non introdurrete questa raunanza nel paese che io le do”. A caro prezzo egli pagò le parole avventate. — Prov. 10:19; Sal. 106:32, 33; Num. 20:10, 12, VR.
22. Perché le parole avventate di Mosè non furono provocate da un cuore ribelle o orgoglioso, e quale lezione dobbiamo quindi imparare?
22 Mosè non si ribellò nel suo cuore. Piuttosto, in un momento d’ira, fu pronto a parlare. Ciò che ne risultò non era alla gloria di Dio. Le parole di Mosè avevano dato l’impressione che egli e Aronne avessero provveduto per il popolo durante tutti quegli anni nel deserto. Né avvenne che Mosè fosse orgoglioso e arrogante. “Mosè era un uomo molto mansueto, più d’ogni altro uomo sulla faccia della terra”. Eppure egli peccò con la lingua. Anche il più umile servitore di Dio deve sorvegliare la sua bocca: “Chi custodisce la sua bocca preserva la propria vita; chi apre troppo le labbra va incontro alla rovina”. — Num. 12:3; Prov. 13:3, VR.
23. Come può aiutarci il consiglio di Giacomo?
23 Prendete quindi a cuore il consiglio di Giacomo: “Ogni uomo deve essere pronto ad ascoltare, lento a parlare, lento all’ira”. Questo vi aiuterà a produrre frutti accettevoli a Dio. Vi aiuterà ad adoperare la vostra lingua alla gloria del Creatore. Vi aiuterà ad adempiere la volontà divina espressa in Romani 14:19: “Cerchiamo dunque le cose che contribuiscono alla pace e alla reciproca edificazione”.