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UbriachezzaAusiliario per capire la Bibbia
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gli provocava]. Quando mi sveglierò? Ne cercherò ancora dell’altro [ora deve smaltire la sbornia dormendo, ma è schiavo del bere e non aspetta altro che bere ancora appena possibile]”‘. Si riduce in miseria, perché spende troppo per le bevande alcoliche e anche perché diventa inabile al lavoro e malfido. — Prov. 23:20, 21, 29-35.
VIETATA NELLA CONGREGAZIONE CRISTIANA
L’ubriacone è incline alla violenza, chiassoso in modo rude e sfrenato e si comporta in modo ridicolo, a sua vergogna. (Prov. 20:1; Sal. 107:27; Isa. 19:14) Perciò l’ubriachezza abituale non può essere tollerata nella congregazione cristiana. Nella legge data a Israele Dio ha rivelato come considera l’ubriachezza. Un figlio ostinato e ribelle, ghiotto e ubriacone, doveva essere lapidato. (Deut. 21:18-21) Similmente la Bibbia comanda che gli ubriaconi abituali o impenitenti siano espulsi dalla congregazione cristiana. (I Cor. 5:11-13) Le “opere della carne” includono “ubriachezze, gozzoviglie”, cose che le nazioni in genere praticano. Un cristiano che sia stato purificato da abitudini del genere, ma poi vi ritorna, sarà escluso dal regno di Dio. (I Cor. 6:9-11) Deve smettere di dedicare il suo tempo a fare la volontà delle nazioni partecipando ai loro eccessi col vino e sbevazzamenti. (I Piet. 4:3) Deve impegnarsi a produrre i frutti dello spirito di Dio. — Gal. 5:19-24.
Moderazione e sanità di mente sono perciò fra i requisiti dei sorveglianti cristiani (I Tim. 3:1-3; Tito 1:7); dei servitori di ministero (I Tim. 3:8); di uomini e donne d’età (Tito 2:2, 3); di uomini e donne giovani (Tito 2:4-8); dei figli (specie quelli dei sorveglianti). — Tito 1:6.
Parlando del Pasto Serale del Signore l’apostolo Paolo riprese i cristiani di Corinto, alcuni dei quali cenavano prima nel luogo di adunanza della congregazione, “così che uno ha fame ma un altro è ebbro”. Evidentemente consideravano il Pasto Serale del Signore un’occasione per mangiare e bere a sazietà. (I Cor. 11:20-22) Come indicato nella Legge, non è appropriato abbandonarsi alle bevande alcoliche prima di svolgere un servizio religioso. I sacerdoti di Israele avevano ordine di non bere vino né bevande inebrianti mentre svolgevano incarichi ufficiali, per non morire. — Lev. 10:8-11.
CASI DOCUMENTATI A RAGION VEDUTA
Diversi casi di ubriachezza sono menzionati nella Bibbia perché fanno luce su qualche questione importante. Infatti la Bibbia riferisce che, dopo il diluvio, Noè piantò una vigna, “beveva del vino e s’inebriò”. Questo episodio è riportato nelle Scritture per mostrare come mai Noè maledisse Canaan. (Gen. 9:20-27) Un’altra volta, in due notti diverse, le due figlie di Lot gli fecero bere tanto vino che si ubriacò ed esse ebbero rapporti sessuali con lui. (Gen. 19:30-38) Questo spiega l’origine delle nazioni di Moab e Ammon e la loro parentela con Israele. Lot evidentemente era abbastanza ubriaco da perdere il controllo del suo buon senso ma non “ubriaco fradicio”, cioè non così ubriaco da non poter avere rapporti sessuali. (Antiche fonti ebraiche sostengono che il testo ebraico originale ai versetti 33 e 35 dicesse: “egli seppe quando lei si levò”). Dal momento che la Parola di Dio condanna così vigorosamente l’ubriachezza, possiamo star certi che quegli uomini giusti non avevano l’abitudine di bere troppo, non erano ubriaconi. Ma questo è un esempio della sincerità della Bibbia, in quanto non nasconde la verità nel riferire per nostra istruzione episodi relativi a personaggi biblici. Altri casi di ubriachezza sono menzionati in I Samuele 25:36-38; II Samuele 11:13; I Re 20:15-21.
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UccellatoreAusiliario per capire la Bibbia
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Uccellatore
Chi si dedica alla cattura di uccelli. (Prov. 6:5; Sal. 124:7) Pare che presso gli ebrei ciò avvenisse principalmente mediante trappole, lacci o reti, ma anche in altri modi, per esempio mediante arco e frecce, fionda e forse, come in Egitto, mediante lancio di bastoni.
Nell’antichità l’uccellatore doveva studiare le abitudini e particolarità di ogni specie di uccelli e ricorrere a metodi ingegnosi per nascondere e mimetizzare le trappole. (Confronta Giobbe 18:10; Salmo 64:5, 6; 140:5). Anche il passero comune (Matt. 10:29) ha vista due volte più acuta di quella dell’uomo, e certi uccelli possono scorgere oggetti a una distanza che per gli esseri umani richiederebbe l’uso del binocolo. La vista acuta, oltre alla naturale prudenza degli uccelli, mette in risalto la veracità del proverbio: “Per nulla si stende la rete dinanzi agli occhi di alcuna cosa che ha ali”. — Prov. 1:17.
Dagli esempi di antichi bassorilievi egizi e anche dai metodi impiegati in tempi più recenti in Egitto e nei paesi arabi, sembra che un tipo di trappola avesse una base di legno con due reti montate su cerchi o semicerchi fissati a un asse comune. Queste venivano tirate all’indietro e fermate con un grilletto. La trappola poteva essere azionata dall’uccellatore, o dall’uccello stesso che, toccando l’esca al centro della trappola, faceva scattare la rete che si chiudeva sulla vittima. (Giob. 19:6) Una rete da uccellatore usata in Egitto per catturare oche selvatiche o altri uccelli poteva essere lunga anche 3 m e larga 1,50, e richiedere l’intervento di quattro o cinque uomini per chiuderla rapidamente tirando una fune al segnale dell’uccellatore. La preda veniva poi messa in gabbia in attesa di essere venduta o scannata. — Confronta Geremia 5:26, 27.
Reti libere venivano appese a due pali vicino ai nidi di alcuni uccelli e la notte gli uccellatori spaventavano gli uccelli con grida o lanterne, che lasciavano il ramo su cui erano appollaiati e rimanevano impigliati nella rete. A volte reti sospese venivano impiegate per catturare uccelli in volo durante gli spostamenti notturni; altre venivano gettate come reti a strascico sui cespugli dove si posavano gli uccelli. — Osea 7:11, 12.
Un altro metodo molto comune era l’uso di un laccio che consisteva in un cappio fissato a un ramoscello flessibile. Il ramoscello veniva piegato fino a terra e fissato leggermente all’esca messa in modo che, quando veniva toccata dall’uccello, il ramoscello scattava in alto, tirando il cappio intorno al collo o alle zampe dell’uccello e sollevandolo da terra. Scrivendo ai cristiani l’apostolo Paolo si riferiva evidentemente a un congegno del genere quando rassicurò i corinti che i suoi consigli sul matrimonio non erano intesi a ‘gettare un laccio [gr. bròkhon]’ su di loro. — I Cor. 7:35.
Il bastone da lancio, che figura in affreschi egizi, era una specie di boomerang lungo quasi mezzo metro. Veniva lanciato sulle zampe degli uccelli che si posano in stormi per terra per mangiare, come pernici, quaglie e altri. — Confronta I Samuele 26:20.
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Uccelli
Gli uccelli sono vertebrati pennuti a sangue caldo e sono ovipari, cioè depongono uova. Nella Bibbia troviamo circa trecento riferimenti a uccelli, e una trentina di varietà sono menzionate per nome. Si fa riferimento al loro volo, spesso per sfuggire ai nemici (Sal. 11:1; Prov. 26:2; 27:8; Isa. 31:5; Osea 9:11); al fatto che si posano sugli alberi (Sal. 104:12; Matt. 13:32) e fanno il nido (Sal. 84:3; Ezec. 31:6); all’uso, specie di piccioni e tortore, nei sacrifici (Lev.
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