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Qual è la responsabilità del cristiano verso i bisognosi e i malati?La Torre di Guardia 1966 | 15 agosto
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L’amorevole aiuto e interessamento verso le persone bisognose e malate che sono nella congregazione cristiana rafforzano il vincolo d’associazione cristiana. La benignità mostrata a persone fuori della congregazione cristiana è una raccomandazione per la verità a cui il popolo di Geova rende testimonianza. Seguendo il consiglio dell’apostolo Giovanni, dunque, “amiamo non a parole né con la lingua, ma con opera e verità”. — 1 Giov. 3:18; 2 Cor. 6:4-6.
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Domande dai lettoriLa Torre di Guardia 1966 | 15 agosto
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Domande dai lettori
● È appropriato che il cristiano si valga dei provvedimenti d’assistenza sociale del governo o dei soccorsi inviati nelle aree sinistrate? — P. A., El Salvador.
Sì; il governo prende questi provvedimenti aspettandosi che chi vi ha diritto se ne valga.
I cristiani pagano le tasse richieste dai governi del mondo. (Rom. 13:1, 6, 7) Quindi, allorché sorge il bisogno, il cristiano che è legalmente qualificato a ricevere aiuto governativo può giustamente accettare i benefici resi disponibili mediante tali disposizioni di soccorso sostenute dalle tasse, se lo desidera.
Vi sono però individui senza scrupoli che non sono veri cristiani e che in molti casi si sono procurati tale assistenza in modo disonesto. Alcuni hanno celato fatti inerenti alla loro vera condizione economica. Altri si sono rifiutati di lavorare, benché ne fossero in grado. In certi casi, con mezzi subdoli, famiglie son vissute per anni mediante aiuto governativo, sebbene non vi avessero effettivamente diritto. Il vero cristiano non può fare queste cose. Egli dev’essere onesto, sincero e retto. Dovrebbe avere una coscienza pulita davanti a Dio e agli uomini. — Prov. 3:32; Atti 24:16.
Giustamente i cristiani tengono presente il principio enunciato dall’apostolo Paolo in 2 Tessalonicesi 3:10: “Se qualcuno non vuole lavorare, neppure mangi”. Essi sanno anche che “se alcuno non provvede per quelli che son suoi, e specialmente per quelli che sono membri della sua casa, ha rinnegato la fede ed è peggiore di uno senza fede”. (1 Tim. 5:8) Nè dimenticano che “tesori ammassati con lingua bugiarda sono un soffio che passa e lacci di morte”. (Prov. 21:6, Ga) Ovviamente, dunque, i cristiani capaci e forti lavoreranno per procurarsi le cose necessarie della vita quando è possibile e non cercheranno in modo illegale e disonesto l’aiuto del governo o un altro aiuto finanziario.
Se si sapesse che un dedicato cristiano ha ottenuto in modo illegittimo e illegale tale assistenza, egli non avrebbe “un’eccellente testimonianza da persone di fuori” della congregazione cristiana, e nemmeno da quelle in essa. Egli sarebbe ‘avido di guadagno disonesto’. Di conseguenza, non sarebbe qualificato per divenire un servitore nominato nella congregazione cristiana. — 1 Tim. 3:1, 7-9.
Il sincero cristiano è disposto a lavorare. Comunque, può perdere il lavoro per qualche ragione. Se esiste un provvedimento per cui tale persona riceva un sussidio di disoccupazione, non c’è nessuna obiezione scritturale a ciò mentre cerca di trovare un altro lavoro. Mentre riceve questa assistenza e cerca un altro lavoro, il cristiano può anche essere in grado di dedicare più tempo del solito all’attività di ministero. Ma non sarebbe appropriato che il cristiano rifiutasse di lavorare e intendesse specificamente rimanere negli elenchi degli assistiti per un tempo indefinito, solo per poter dedicare più tempo all’opera di predicazione. Per di più, se il disoccupato deve dedicare sforzi e tempo a cercare un lavoro per avere diritto a tale aiuto, sarebbe inadeguato che il cristiano accettasse il denaro ma non soddisfacesse questa esigenza. Quando si presentasse un lavoro conveniente, il cristiano non lo rifiuterebbe e non cercherebbe disonestamente di continuare a ricevere il sussidio di disoccupazione o altro aiuto finanziario di natura paragonabile. Egli sa che la Bibbia non approva la disonestà né la pigrizia. Le Scritture raccomandano l’onesto, strenuo lavoro. — Efes. 4:28; Eccl. 3:22.
Se, a motivo di esistenti circostanze che ora non si possono cambiare, il cristiano vive di qualche forma di pubblica assistenza, egli userà giudiziosamente il denaro provveduto per suo beneficio. Esso gli è fornito per soddisfare
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