Sapienti detti per i nostri giorni
“Acquista sapienza, e in tutto ciò che acquisti, acquista intendimento”. — Prov. 4:7.
1. Perché la vita nella felicità non è un desiderio puramente egoistico, e come si potrà ottenerla in un mondo perfetto?
VIVERE nella felicità! Ecco ciò che noi tutti desideriamo, non è vero? Potrebbe sembrare una pretesa egoistica. Tuttavia, l’uomo fu fatto in origine per vivere, e per essere felice nella vita. Quindi il desiderio di vivere felici è naturale. Mostrandoci degni della vita eterna noi rivendichiamo Dio, il Datore della vita. In armonia con ciò, Geova Dio creò il primo uomo nella perfezione e lo pose in un paradiso, nel giardino dell’Eden, dove avrebbe potuto vivere in eterno e godere perfettamente la vita. Poiché tutti noi eravamo allora nei lombi di quel primo uomo, per essere da lui generati, la possibilità della vita eterna nella completa felicità apparteneva allora anche a noi. Ma l’opportunità di nascere da genitori perfetti in un paradiso di felicità ci fu tolta. Perché? Per la stoltezza del nostro primo genitore, Adamo, ed ecco in quale stato si trova tutto il genere umano in questi cosiddetti giorni moderni! La famiglia umana è tutt’altro che felice, la durata della sua vita è stata ridotta a una media molto inferiore ai cento anni, e la stessa esistenza dell’intera famiglia umana sembra ora minacciata dall’improvviso, terribile scatenarsi di una terza guerra mondiale del più moderno stile. Fortunatamente il nostro Creatore, Geova Dio, ha offerto di nuovo a coloro che amano la vita l’opportunità di godere felicità eterna in un mondo perfetto. Come ottenerla? Mediante la sapienza.
2. In che modo tale sapienza vivificante differisce dalla sapienza di questo mondo?
2 Tale sapienza vivificante è molto diversa da quella del mondo. La sapienza di questo mondo è responsabile del suo triste stato, e con la sapienza di questo mondo non v’è alcuna possibilità né di uscire da questo triste stato né di ottenere un giorno la vita nella felicità. La sapienza di questo mondo viene dal basso, dal fondo, da uomini degenerati ed egoisti, che si appoggiano sul proprio intendimento. Derivando da una sfera sovrumana, cioè, dall’invisibile, essa proviene dagli empi demoni, dai diavoli, e quindi è demonica, diabolica. La sapienza di questo mondo non sa che “l’iddio di questo mondo” è Satana il Diavolo, il grande avversario di Geova e dell’uomo. Soltanto così possiamo spiegarci perché la razza umana sia scesa a tale condizione degradata, priva di amore, egoistica, sia incapace di vivere con se stessa e mantenere pace e armonia fra i membri della propria famiglia, ma stia percorrendo la via che conduce al proprio suicidio in una guerra atomica per dissidi politici, religiosi, razziali ed economici. Al contrario, la sapienza che conduce alla vita senza fine, nel mondo libero e felice, proviene dall’alto. Poiché viene all’uomo dal di fuori, essa proviene da Geova Dio, il grande Datore di vita, pace e felicità.
3. Quale sapienza dunque ci renderà saggi, e dove si può attingerla, com’è illustrato dal più saggio re dell’antichità?
3 Per vivere dobbiamo dunque essere dotati di una sapienza diversa da quella del mondo. Dobbiamo attingere questa sapienza non alle scuole di istruzione di questo mondo né alla sua cosiddetta scuola dell’esperienza. Dobbiamo attingerla all’unica fonte che possa provvedercela, Geova Dio. Dal più saggio re dei tempi antichi abbiamo questo messaggio: “Geova stesso dà la sapienza; dalla sua bocca provengono la conoscenza e l’intendimento. E per gli uomini retti egli tesoreggerà l’effettiva sapienza, per quelli che camminano nell’integrità egli è uno scudo”. (Prov. 2:6, 7) A questa stessa fonte egli attinse la sua sapienza, in modo da sapere che cosa dirci. Era giovane quando divenne re delle dodici tribù d’Israele, nell’anno 1037 prima dell’èra cristiana. Quando Geova Dio gli apparve in sogno e chiese al giovane re Salomone che cosa desiderasse, egli rispose: “Dammi dunque sapienza e conoscenza affinché io possa presentarmi davanti a questo popolo e affinché io possa entrare, poiché chi mai potrebbe giudicare questo tuo grande popolo?” Dio si compiacque di questa richiesta, ed in effetti diede a Salomone straordinaria sapienza e conoscenza. (2 Cron. 1:7-12; 1 Re 5:12) Il racconto storico dice: “La sapienza di Salomone era più vasta della sapienza di tutti gli Orientali e di tutta la sapienza d’Egitto”. — 1 Re 4:30.
4. Rivolgerci oggi alla preservata sapienza di Salomone equivale a quale attività dei tempi antichi, e la sapienza di chi stiamo realmente studiando?
4 A sostegno di questo la storia biblica dice ulteriormente: “Egli poté dire tremila proverbi e i suoi cantici furono mille e cinque”. Il libro della Bibbia chiamato Proverbi è appropriatamente una composizione di Salomone. Esso è presentato con queste parole: “I proverbi di Salomone, figlio di Davide, re d’Israele, per conoscere la sapienza e la disciplina, discernere i detti d’intendimento, ricevere la disciplina che dà l’assennatezza, la giustizia, il giudizio e la rettitudine, per dare accorgimento agli inesperti, conoscenza e abilità di riflettere al giovane. Il saggio ascolterà e accetterà maggior istruzione, e l’uomo d’intendimento ne ritrarrà avvedute direttive, per capire un proverbio e un detto oscuro, le parole dei saggi e i loro enigmi”. (Prov. 1:1-6) Nella storia biblica è scritto: “Venivano da tutti i popoli per udire la sapienza di Salomone, anche da parte di tutti i re della terra che avevano sentito parlare della sua sapienza”. (1 Re 4:32, 34) Se da tutti i popoli della terra, compresa la regina di Saba, giunsero persone da distanze diverse per conoscere la sapienza di Salomone, è saggio da parte nostra considerare oggi la sua sapienza che il potere di Dio ha preservata per noi nel libro dei Proverbi. Poiché questo libro fu scritto sotto ispirazione divina, e poiché la sapienza di Salomone fu veramente quella che “Dio gli aveva messa in cuore”, quando studiamo il libro dei Proverbi, in realtà non studiamo semplicemente la sapienza di Salomone, la sapienza di un semplice uomo, ma la sapienza di Geova Dio. (1 Re 10:23, 24) Questi proverbi riassumono verità eterne e sono quindi perfettamente d’attualità oggi come lo furono in quel tempo.
IL SEGRETO DELLA SAPIENZA
5. Qual è il segreto della sapienza rivelatoci da Salomone, e perché il più grande testimone di Geova sulla terra paragonò Salomone a se stesso?
5 Salomone, il re di Gerusalemme, ci indica nei suoi proverbi il segreto della vera sapienza. Cioè: “Il timor di Geova è il principio della sapienza, e la conoscenza dell’Altissimo è l’intendimento. Poiché per mio mezzo i tuoi giorni diventeranno molti, e anni di vita ti saranno aggiunti”. Inoltre: “Il timor di Geova è il principio della conoscenza. La sapienza e la disciplina sono ciò che solo gli stolti hanno disprezzato”. (Prov. 9:10, 11; 1:7) Possiamo vedere da queste parole che Salomone incoraggiava la conoscenza e il timore di Geova, ed egli era un testimone di Geova; infatti, il più eminente testimone di Geova del suo tempo. Il più grande testimone che sia mai vissuto sulla terra paragonò Salomone a se stesso. Diciannove secoli fa Gesù Cristo disse: “La regina del meridione [la regina di Saba] sarà destata nel giudizio con questa generazione e la condannerà; perché ella venne dai confini della terra per udire la sapienza di Salomone, ma, ecco! qui c’è più che Salomone”. (Matt. 12:42) Sarà interessante vedere che cosa scrisse il re Salomone riguardo a Gesù Cristo, il Re più sapiente e più grande di Salomone.
6. Che cosa è necessario prima di tutto a tutti quelli che cercano la vita, e a sostegno di ciò che cosa fanno oggi i testimoni di Geova a somiglianza di Salomone?
6 Tuttavia, dato che la vivificante conoscenza e sapienza hanno principio nella conoscenza e nel timore di Geova, è anzitutto necessario che tutti i cercatori della vita temano Geova Dio. Prima di temerlo con intendimento lo dobbiamo conoscere, non come insegnano di lui le confuse religioni della Cristianità, ma come ce ne parlano i Proverbi e il resto della scritta Parola di Dio. E proprio come il re Salomone testimoniò riguardo a Geova Dio, così i testimoni di Geova dei nostri giorni recano attivamente a tutti i popoli la vera conoscenza di Dio mediante la stampa e la parola, come lo stesso Salomone predisse.
7. Che cosa dobbiamo dunque conoscere prima di tutto, e perché?
7 Prima di tutto, dobbiamo sapere che Geova Dio è il Creatore di tutte le cose visibili ed invisibili, e in base a questa premessa dobbiamo aver fede, cioè viva e profonda convinzione ch’egli esiste. Perché? Perché “senza fede è impossibile ottenere il suo beneplacito, poiché chi si avvicina a Dio deve credere ch’egli è, e che è il rimuneratore di quelli che sinceramente lo cercano”. (Ebr. 11:6) La creazione visibile che ci circonda e le forze invisibili riconosciute da tutti sono la meraviglia di tutto il genere umano, perfino degli scienziati materialisti che non credono in un ente creatore. Col progredire dello studio e della conoscenza, aumenta in loro la necessità di riconoscere che la creazione presuppone una conoscenza, una sapienza, un’intelligenza a cui essi non potranno mai pervenire. E perché no? Perché, come l’ispirato Salomone scrive: “Geova stesso con sapienza fondò la terra. Fissò saldamente i cieli con discernimento. Per la sua conoscenza le crescenti acque furono divise, e i cieli nuvolosi stillarono una leggera pioggia”. (Prov. 3:19, 20) Dato che egli è l’origine di tutta la creazione visibile e invisibile, vi fu un tempo nell’eterno passato in cui Geova Dio fu tutto solo, poiché egli è eterno.
8. Benché allora fosse solo, quale conoscenza aveva egli?
8 Benché fosse tutto solo nello spazio infinito egli aveva conoscenza; aveva conoscenza di se stesso e sapeva che non c’era alcun altro nello sconfinato spazio. Egli conosceva bene tutte le sue facoltà, poiché era l’Onnipotente, al quale nulla è impossibile. Conosceva il tempo opportuno per il principio della sua creazione. Quando venne quel tempo egli cominciò a mostrare sapienza.
9. Come mostrò Geova impareggiabile sapienza fin dall’inizio della creazione, e per fare che cosa Geova si servì quindi del suo unico Figlio, e perché?
9 Sin dal principio della creazione Dio rivelò una sapienza impareggiabile. Quale fu dunque la sua prima creazione? Fu un figlio, il suo primogenito, l’unico figlio diretto. Non fu terrestre, come siamo noi, perché la terra allora non esisteva. Fu spirituale, come il suo celeste Padre, e fu perciò in grado di vedere, udire il Padre suo e parlargli, essendo personalmente in sua compagnia. Come Geova Dio chiamasse a quel tempo suo figlio noi non lo sappiamo. Ma Geova Dio gli diede una sapienza infinitamente maggiore di quella che diede poi al re Salomone; cosicché fu come se Dio avesse trasformato questa sapienza in una creatura vivente. Fu come se la sapienza stessa fosse divenuta persona, tanto perfettamente questo figlio mostrò la sapienza del suo Padre celeste. Il figlio infatti chiama se stesso sapienza. Come spesso sulla terra un figlio lavora col padre, così Geova Dio volle che suo figlio lavorasse con lui. Egli sapeva che non era bene che un figlio dotato di tanto talento rimanesse in ozio. Sarebbe stato come sciupare il talento del figlio, non usarlo al suo servizio. Questo saggio figlio non era pigro. Ansioso di operare, egli volle fare quello che il suo celeste Padre, Creatore e Datore di vita, desiderava che facesse. In armonia a ciò, Geova Dio impiegò questo suo unico figlio nella creazione di tutte le altre cose visibili e invisibili, animate e inanimate.
10. Di che cosa parla questo celeste Figlio, e perché parla di sé come sapienza, benché in ebraico “sapienza” sia di genere femminile?
10 Per ispirazione di Dio, i Proverbi di Salomone raffigurano il celeste figlio di Dio come sapienza personificata, che parla quindi dell’opera creativa compiuta sin dal principio. Naturalmente in lingua ebraica la parola “sapienza” è di genere femminile, ma quando il figlio di Dio usò la parola “sapienza” riferendosi a se stesso non volle certo dire che fosse una femmina o donna. Egli faceva semplicemente riferimento ad un’eminente qualità ricevuta dal Padre che usava come proprio nome per dimostrare che questa qualità di Dio agiva per mezzo suo nell’opera creativa. Quindi dice:
11. Che cosa dice riguardo alla creazione la sapienza personificata, in Proverbi 8:12, 22-31?
11 “Io, sapienza, ho dimorato con l’accorgimento e ho trovato la conoscenza della riflessione. Geova stesso mi formò come principio della sua via [Apocalisse 3:14], la prima delle sue più antiche opere. Da tempo indefinito fui stabilita, dall’inizio, da epoche anteriori alla terra. Quando non c’erano ancora le crescenti acque fui generata come con le doglie, quando ancora non c’erano sorgenti rigurgitanti d’acqua. Prima che i monti stessi fossero fondati, prima delle colline, fui generata come con le doglie, quando egli ancora non aveva fatto la terra e gli spazi aperti e le prime zolle della terra produttiva. Quando egli preparava i cieli io ero là; quando stabilì un orizzonte sulla superficie delle crescenti acque, quando rese ferme le nuvole in alto, quando fece rafforzare le fonti delle crescenti acque, quando fissò per il mare il suo decreto che le acque stesse non oltrepassassero il suo ordine, quando decretò i fondamenti della terra, io ero presso di lui come un artefice e giorno per giorno divenni ciò che egli amava particolarmente, rallegrandomi in ogni tempo nel suo cospetto, rallegrandomi nel terreno produttivo della sua terra, e le cose che amavo erano con i figli degli uomini”. — Prov. 8:12, 22-31.
12. Perché dunque si può dire che “Geova stesso con sapienza fondò la terra”, e come le cose che la sapienza amava risultarono essere con i figli degli uomini?
12 In senso vero e proprio quindi si può dire che “Geova stesso con sapienza fondò la terra”, poiché nel fondarla egli impiegò il suo sapiente figlio come “artefice” presso di lui. Questo è in pieno accordo con quanto l’apostolo cristiano Giovanni narra più tardi sul modo in cui tutta la creazione venne all’esistenza. (Giov. 1:1-3) Questo creato figlio di Dio non sapeva allora che, molto tempo dopo che Geova gli avrebbe detto: “Facciamo l’uomo a nostra immagine”, egli stesso sarebbe divenuto uomo, per redimere il genere umano dalle terribili conseguenze della stoltezza del primo uomo, cioè del suo peccato contro il puro comandamento di Geova Dio. In un senso molto particolare il figlio di Dio mostrò che, per citare le sue stesse parole, “le cose che amavo erano con i figli degli uomini”. Sulla terra fu molto più sapiente del re Salomone e ai suoi fedeli apostoli disse che, quando avrebbero dovuto dare testimonianza davanti ai governanti politici di questa terra, “io vi darò vigorosa parola e sapienza alle quali tutti i vostri avversari insieme non potranno resistere né contraddire”. (Luca 21:15) Uno dei suoi apostoli chiamato Paolo mostra la differenza tra la sapienza di questo mondo, la sapienza dei suoi filosofi greci e la sapienza di Dio. Egli dice:
13. Come Paolo, in 1 Corinzi 1:20-30, espone la differenza fra la sapienza di questo mondo e quella di Dio?
13 “Non ha Iddio reso pazza la sapienza del mondo? Poiché, visto che nella sapienza di Dio il mondo con la propria sapienza non ha conosciuto Iddio, Iddio ha ritenuto bene di salvare i credenti mediante la pazzia di ciò che si predica. Poiché i Giudei chiedono segni e i Greci cercano sapienza, ma noi predichiamo Cristo al palo, per i Giudei causa di scandalo e per le nazioni pazzia; ma, per quelli che sono chiamati, tanto Giudei che Greci, Cristo la potenza di Dio e la sapienza di Dio. . . . affinché nessuna carne si vanti dinanzi a Dio. Ma per mezzo di lui voi siete uniti a Cristo Gesù, che è diventato per noi, da parte di Dio, sapienza”. — 1 Cor. 1:20-30.
14. Perché la via della sapienza per noi ora è di essere seguaci e imitatori di Cristo, e perché è più saggio della politica di questo mondo accettare lui come Re?
14 In questi nostri giorni dunque la via della sapienza è per noi quella di divenire discepoli e imitatori di Cristo. “Accuratamente nascosti in lui sono tutti i tesori della sapienza e della conoscenza”. Quindi l’apostolo Paolo continua ad ammonirci: “Badate: forse ci può essere qualcuno che vi porterà via come sua preda con la filosofia e un vano inganno secondo la tradizione degli uomini, secondo le cose elementari del mondo e non secondo Cristo; poiché è in lui che tutta la pienezza della qualità divina abita corporalmente”. (Col. 2:3, 8, 9, nota in calce) Egli è la personificazione stessa della sapienza di Dio. Riconoscendolo come la persona che Dio provvide per la nostra salvezza dalla morte derivante dalla stoltezza di Adamo, abbiamo la speranza della vita. Come sapienza personificata egli dice “Chi mi trova certamente troverà la vita e ottiene benevolenza da Geova. Ma chi manca verso di me fa violenza all’anima sua; tutti quelli che mi odiano intensamente sono coloro che amano la morte”. (Prov. 8:35, 36) Per noi la cosa più saggia è di accettare, invece della politica di questo mondo, il glorificato Gesù Cristo quale unto Re del Nuovo Mondo di Geova, poiché egli è più sapiente del re Salomone. Perfino gli angeli del cielo dicono di lui: “L’Agnello che è stato immolato è degno di ricever la potenza e le ricchezze e la sapienza e la forza e l’onore e la gloria e la benedizione”. (Apoc. 5:11, 12) Egli possiede tutto ciò che è necessario per essere Re del Nuovo Mondo.
CONOSCENZA, SAPIENZA E INTENDIMENTO
15. Perché non era necessario che Adamo mangiasse dell’albero proibito per ottener conoscenza, e a che cosa venne meno disubbidendo?
15 Nei Proverbi, il re Salomone ha molto da dire circa la conoscenza, la sapienza e l’intendimento o discernimento. Egli li associa l’una all’altro. Vediamo perché. La prima è la conoscenza. Essa proviene da Geova Dio. Nel giardino dell’Eden, originaria dimora dell’uomo, Iddio piantò fra gli altri “l’albero della conoscenza del bene e del male”. Dio comandò al primo uomo Adamo di non mangiare di questo albero se voleva evitare la morte. (Gen. 2:9, 15-17) Il libro dei Proverbi, come pure tutto il resto della Bibbia, ci mostra imponentemente come Geova, l’Iddio Onnipotente, fosse ben capace di impartire a suo tempo ad Adamo la conoscenza del bene e del male senza che Adamo disubbidisse a Dio e mangiasse dell’albero proibito della conoscenza del bene e del male. Disubbidendo a Dio Adamo abbandonò il timore del suo Creatore e venne meno alla conoscenza, poiché, come Proverbi 1:7 dice: “Il timor di Geova è il principio della conoscenza”.
16. Perché Dio non vuole che gli uomini cadano nell’ignoranza, e in modo corrispondente perché Salomone ci invita ad ascoltare ciò che ha da dire?
16 Dio non fece l’uomo ignorante e non vuole che l’uomo cada nell’ignoranza, perché ciò non ha buoni risultati. “Inoltre, che l’anima sia senza conoscenza non è bene, e chi si affretta coi suoi piedi pecca”. (Prov. 19:2) La conoscenza dovrebbe servire per impedirci di affrettarci inconsciamente verso una data strada, peccando in tal modo verso Dio. “Ogni uomo accorto agirà con conoscenza, ma l’insensato diffonderà la follia”. (Prov. 13:16) Sapendo i benefici della conoscenza di Dio, l’ispirato scrittore di Proverbi esorta tutti coloro che la cercano ad ascoltare ciò che dirà in questo libro della Bibbia: “Porgi l’orecchio e ascolta le parole dei saggi, affinché tu possa applicare il cuore alla mia conoscenza”. — Prov. 22:17.
17. Quando Dio mostrò per la prima volta sapienza, che cos’è la sapienza, e quindi di che cosa ha bisogno e si serve la sapienza?
17 Durante la sua eterna esistenza prima di creare il suo sapiente Figlio, Geova Dio possedeva la conoscenza. Quando cominciò a creare, egli mise all’opera quella conoscenza. Fu allora che usò la sapienza, cioè la manifestò. La sapienza opera. Essa consiste nella capacità di usare dovutamente la conoscenza; di esercitare la conoscenza in modo giusto, per avere buoni risultati; e di compiere il proprio scopo. Essa significa agire in modo illuminato. La sapienza richiede conoscenza: “I saggi sono coloro che tesoreggiano la conoscenza, ma la bocca dello stolto è essa stessa vicino alla rovina”. La sapienza impiega la conoscenza: “La lingua dei saggi fa del bene con la conoscenza, ma la bocca degli stolti sgorga follia. Le labbra dei saggi divulgano la conoscenza, ma il cuore degli stolti non è così”. — Prov. 10:14; 15:2, 7.
18. Quando Dio, mediante la sapienza, finì di creare il primo uomo e la prima donna, che cosa vide, e che cosa ci occorre prima di tutto per agire con la sapienza di Dio?
18 Nella creazione di tutte le altre cose, Geova Dio impiegò la sapienza personificata nel proprio figlio primogenito, e l’adoperò come un artefice. Quando Dio, per mezzo della sapienza, finì di creare il primo uomo e la prima donna, “Dio vide tutto ciò che aveva fatto, ed ecco! era molto buono”. (Gen. 1:31) La sapienza conferisce un avveduto indirizzo all’attività, e data la Sua sapienza e capacità tutta l’attività di Geova Dio è perfetta. La sapienza è dunque più che la semplice conoscenza, più che il semplice possesso mentale di istruzione. Essa consiste nel mettere in opera tale istruzione in modo da recare onore e lode alla grande Sorgente della conoscenza, Geova Dio, e quindi beneficio alle sue creature. Se vogliamo agire con la sapienza di Dio, dobbiamo agire con la conoscenza che procede da lui. Per questo non possiamo evitare di ricorrere alla Parola di Dio, alla Sacra Bibbia, e di studiarla per ottenere la sua sapienza. L’acquisto di tale conoscenza è necessario per ottenere la vita. La sapienza personificata disse al Padre suo: “Questo significa vita eterna, che acquistino conoscenza di te, il solo vero Dio, e di colui che tu hai mandato, Gesù Cristo”. (Giov. 17:3) Quindi si può esser sapienti, e le labbra e le mani possono recar ad altri la conoscenza vivificante.
19. (a) Che cosa è indispensabile oltre alla conoscenza e alla sapienza? (b) Perché la conoscenza è necessaria all’intendimento, ma che cos’è l’intendimento stesso?
19 Oltre la conoscenza e la sapienza, un requisito indispensabile è l’intendimento. Vale a dire, abbiamo bisogno dell’intendimento di Dio. Non possiamo porre il nostro intendimento delle cose, degli avvenimenti e degli ordinamenti, contro il suo: “Confida in Geova con tutto il tuo cuore e non ti appoggiare sul tuo intendimento. In tutte le tue vie riconoscilo, ed egli stesso appianerà i tuoi sentieri. Non divenir saggio ai tuoi propri occhi. Temi Geova e allontanati dal male”. (Prov. 3:5-7; 21:30) Per riconoscerlo in tutte le nostre vie dobbiamo conoscerlo, acquistando cognizione di ciò ch’egli ha detto e fatto. Questo lo troviamo nella Bibbia. Senza aver cognizione di lui non possiamo godere i benefici del vero intendimento. “Il timor di Geova è il principio della sapienza, e la conoscenza dell’Altissimo è l’intendimento”. Di nuovo ci viene detto: “Gli uomini dediti al male non possono comprendere il giudizio, ma quelli che cercano Geova possono comprendere ogni cosa”. (Prov. 9:10; 28:5) Pertanto l’intendimento significa la capacità di vedere una cosa nelle sue parti collegate, separare queste parti e vedere e sapere perché siano unite e operino insieme, e di vedere tutto ciò in relazione con Dio. Significa discernimento, sempre tenendo presente Dio. Quindi è più che sapienza, che è la capacità e l’inclinazione di usare la propria conoscenza per conseguire il proprio scopo col miglior risultato.
20. Come Geova mostrò intendimento nel creare i cieli, e a questo riguardo perché fece l’uomo differente dalla creazione animale inferiore?
20 Nella creazione dei meravigliosi cieli visibili, Geova Dio usò e manifestò intendimento. Sin dal loro inizio egli conosceva e discerneva tutte le parti dei cieli, la reciproca relazione e cooperazione di queste parti e l’effetto che hanno l’una sull’altra. Era anche importante che egli discernesse e preconoscesse l’effetto che esse avrebbero esercitato sulle sue creature terrene. Egli è “Colui che ha fatto i cieli con intendimento: . . . Colui che ha steso la terra sopra le acque: . . . Colui che ha fatto le grandi luci: . . . Anche il sole per dominare di giorno: . . . La luna e le stelle per dominare insieme di notte”. (Sal. 136:5-9) “Egli, con la sua potenza, ha fatto la terra; con la sua sapienza ha stabilito fermamente il mondo; con la sua intelligenza ha disteso i cieli”, (Ger. 10:12, VR) Egli creò l’uomo differente dalla inferiore creazione animale della terra, in quanto diede all’uomo la capacità e il desiderio di comprendere. Per continuare a vivere l’uomo doveva comprendere la propria relazione con il Creatore.
21. Perché una persona che ha intendimento si rivolge alla Parola di Dio, e perché si tiene in stretto contatto con la sapienza?
21 Per comprendere dobbiamo sapere che cosa cerchiamo di afferrare mentalmente con chiara visione. “Il cuore che ha intendimento cerca la conoscenza, ma la bocca degli stolti tende alla follia”. La ricerca fatta dall’intendimento per acquistare conoscenza è premiata: “Il cuore dell’uomo d’intendimento acquista conoscenza, e l’orecchio dei saggi cerca di trovare conoscenza”. Poiché il cuore che ha intendimento vede la Fonte della vera conoscenza e riconosce la relazione che l’uomo ha con Dio e la dipendenza dell’uomo da Dio in ogni cosa, tale cuore si rivolge alla Parola di Dio per acquistare la conoscenza vitale e Dio gli concede intendimento del significato della sua Parola: “Se si dà intendimento a una persona saggia essa acquista conoscenza”. (Prov. 15:14; 18:15; 21:11) La persona che ha intendimento non soltanto desidera conoscere tutte le cose inerenti alla Parola e alle opere di Dio, e il loro scopo, ma si mantiene in stretto contatto con la sapienza per avere la capacità e l’intelligenza di usare tale conoscenza in armonia con Dio. Tiene la sapienza proprio davanti a sé. “La sapienza sta dinanzi a chi ha intendimento, ma gli occhi dello stolto sono agli estremi confini della terra”. (Prov. 17:24) Poiché l’insensato mostra di non avere discernimento, i suoi occhi potrebbero essere senz’altro tanto distanti da lui quanto gli estremi confini della terra.
22. In che cosa lo stolto differisce dalla persona che ha intendimento, e come Salomone nonostante la sua sapienza divenne insensato?
22 L’insensato non pensa a Dio né lo considera; chi ha intendimento sì. Egli non è soltanto saggio temendo Geova; ha intendimento. Agisce in armonia col proprio timor di Dio. Fu Dio stesso che disse: “Ecco! il timor di Geova: questo è sapienza, e allontanarsi dal male è intendimento”. (Giob. 28:28) Chi ha intendimento non rigetterà la riprensione per poi farsene beffe: “Il beffardo dovresti battere, affinché l’inesperto diventi accorto, e si dovrebbe riprendere chi ha intendimento affinché possa discernere la conoscenza” (Prov. 19:25) Una semplice riprensione, non un colpo violento, è sufficiente per chi ha intendimento. Malgrado tutta la sua sapienza, egli potrebbe agire in modo imprudente o sbagliato. Per questo motivo può di tanto in tanto aver bisogno di riprensione per essere richiamato all’intendimento. Indurito nella vecchiaia, il re Salomone non diede ascolto a una semplice riprensione. Nonostante tutta la sapienza con cui Dio l’aveva favorito, si volse alla stoltezza. Perché? Perché abbandonò l’intendimento. Come? Permettendo che la visione e l’acuto discernimento che aveva della sua relazione con Geova Dio s’intorpidissero; egli diventò come una bestia. “L’uomo della terra, benché in onore, se non intende, è veramente paragonabile alle bestie che sono state distrutte”. — Sal. 49:20.
23. In che modo Salomone perse quindi il suo intendimento, e come possiamo apprezzare la grande sapienza da cui si allontanò?
23 Salomone perdette l’intendimento quando abbandonò la sua relazione con Geova e si sottomise ad altri dèi, gli dèi delle numerose donne pagane ch’egli aveva sposate. “E Geova si adirò con Salomone, perché il cuore di questi si era allontanato da Geova l’Iddio d’Israele, che gli era apparso due volte. E riguardo a questa cosa gli comandò di non andar dietro ad altri dèi, ma egli non aveva osservato quel che Geova aveva comandato”. (1 Re 11:9, 10) La grande sapienza da cui Salomone si allontanò per morire nel disfavore di Dio può essere apprezzata quando consultiamo gli scritti da lui composti per ispirazione in qualità di testimone di Geova.
24. Perché non dovremmo mai beffarci delle cose di Dio, e perché cercheremo di rendere conoscenza, sapienza e intendimento parte di noi stessi?
24 Non dobbiamo mai beffarci delle cose di Dio. La vivificante conoscenza del vero Dio non sarà mai acquistata in tal modo. Chi comprende il legame creativo che ha con Dio e la sua totale dipendenza da lui troverà che è facile conoscerlo. “Il beffardo ha cercato di trovare sapienza, e non ce n’è; ma per chi ha intendimento la conoscenza è cosa facile”. (Prov. 14:6) Riconoscendo dunque come la conoscenza, la sapienza e l’intendimento devono stare insieme e sono tutti e tre indispensabili alla vita e alla giusta condotta, cercheremo di renderli parte inseparabile di noi stessi, come se fossero nostri parenti, membri della nostra famiglia spirituale. “Di’ alla sapienza: ‘Tu sei mia sorella’, e possa tu chiamare l’intendimento ‘Parente mia’”. — Prov. 7:4.