-
Fatevi un buon nome presso DioLa Torre di Guardia 1981 | 15 agosto
-
-
Fatevi un buon nome presso Dio
“Meglio un buon nome che un profumo eccellente, e il giorno della morte che quello della nascita”. — Eccl. 7:1, “Mariani”.
1. Cosa si fanno tutti, e in che modo le azioni di qualcuno si riflettono sul nome di altri?
TUTTI, anche quelli che non fanno nulla, fanno per sé qualcosa di più di quello che fanno. Un uomo fa bei mobili, e, in più, si fa un nome come abile artigiano. Una donna prepara pietanze squisite e così si fa un nome come brava cuoca. Un altro ancora non fa nulla e si fa un nome per la sua pigrizia. Tutti si fanno un nome. E a volte le nostre azioni si riflettono sul nome di altri. Con le loro calunnie Saul e quelli che gli erano vicini procurarono a Davide un cattivo nome, o una cattiva reputazione. Coi suoi salmi Davide esaltò il nome di Dio. Geova permise a Davide di farsi un buon nome. Alcuni che affermano di rappresentare Dio diffamano il suo nome a causa delle loro menzogne religiose e delle loro azioni immorali. Con le loro parole e le loro azioni, i veri adoratori esaltano il nome di Dio, e così facendo si fanno essi stessi un buon nome presso Geova Dio. — Sal. 64:1-6; I Cron. 17:8; Ezec. 36:20-23.
2. Quale affermazione apparentemente strana troviamo in Ecclesiaste, e da quale consiglio è seguita?
2 Nel libro biblico di Ecclesiaste c’è un versetto che può sembrare un’affermazione piuttosto strana ad alcuni lettori: “Meglio un buon nome che un profumo eccellente, e il giorno della morte che quello della nascita”. Com’è possibile questo? Come può la morte essere migliore della vita? Se poteste scegliere, non preferireste cominciare la vita anziché finirla? Leggiamo di nuovo questo versetto insieme a quelli che lo seguono:
“Meglio un buon nome che un profumo eccellente, e il giorno della morte che quello della nascita. Meglio andare a una casa in lutto che a una casa in festa; perchè è la fine di ogni uomo, e il vivente pone a essa il cuore. Meglio la tristezza che il riso: poichè la tristezza del volto è buona per il cuore. Il cuore dei saggi è nella casa in lutto, quello degli stolti nella casa in festa. È meglio ascoltare la riprensione del saggio che il canto dello stolto: perchè il riso dello stolto è simile al crepitio delle spine sotto la caldaia. E anche questo è vanità”. — Eccl. 7:1, 6, “La Sacra Bibbia” a cura di B. Mariani.
3. (a) Quale antica usanza d’Israele stiamo considerando, e qual è il pensiero più confortante in tale occasione? (b) Come sappiamo che il nome di cui si parla qui è un buon nome?
3 Questa strana dichiarazione, che il giorno della morte è meglio che quello della nascita, vi è dunque chiara? Lo sarà, se saprete in quale occasione e perché furono pronunciate quelle parole. Riguardano un’usanza seguita nell’antico Israele. Quando in una famiglia moriva una persona, la loro casa diventava una casa in lutto. Era usanza che amici e vicini andassero a fare le condoglianze. Il pensiero più confortante era che il giorno della morte di questa persona cara fosse stato meglio del giorno della sua nascita, se si era fatta un buon nome presso Dio. È vero che nell’ebraico originale il primo versetto di questo brano dice semplicemente “un nome” anziché “un buon nome”.a Tuttavia si comprende che si parla di un buon nome. Un caso simile è quello di Proverbi 22:1: “Un nome è da scegliere più delle abbondanti ricchezze”. Alcune traduzioni aggiungono l’aggettivo “buono” per indicare di quale nome si tratta.b Si tratta necessariamente di un buon nome, sia nel proverbio sia in Ecclesiaste 7:1; altrimenti, nessuna delle due dichiarazioni avrebbe senso.
4. Cosa possiamo avere alla morte che non avevamo alla nascita, e perché?
4 Nel corso della nostra vita ci facciamo un nome, buono o cattivo. Se ci comportiamo in modo saggio agli occhi di Dio, ci facciamo un buon nome presso di lui. Ma ci vuole tempo. Il giorno della nascita non abbiamo vissuto abbastanza a lungo per farci un qualsiasi nome. Inoltre, nasciamo con il peccato adamico e con la condanna a morte. (Rom. 5:12) Quindi se anni dopo, il giorno della nostra morte, ci siamo fatti un buon nome presso Dio, abbiamo qualcosa che non possedevamo il giorno della nostra nascita. Abbiamo un nome di cui Dio si ricorderà quando risusciterà i morti perché vivano sotto il regno di Cristo. “Il ricordo del giusto è per la benedizione, ma il nome medesimo dei malvagi marcirà”. — Prov. 10:7.
BENEFICIO PER CHI FA CORDOGLIO
5. Quali riflessioni può fare chi si reca in una casa in lutto?
5 Quando un antico israelita si recava in una casa in lutto per confortare i superstiti, anche lui ne traeva beneficio. Riflettiamo su ciò mentre rileggiamo alcuni versetti: “Meglio andare a una casa in lutto che a una casa in festa; perchè è la fine di ogni uomo, e il vivente pone a essa il suo cuore”. (Eccl. 7:2, Mariani) Non solo la persona mostra benevola compassione ai superstiti anziché ricercare insensibilmente il proprio piacere, ma riflette anche sul fatto che in tale casa è morta una persona, che questo non è nulla di eccezionale, che la morte arriva per tutti e che arriverà anche per lei. Quando arriverà, il giorno della sua morte sarà meglio di quello della sua nascita? Avrà agito saggiamente durante la sua vita, così che quando arriverà il giorno della sua morte si sarà fatta un buon nome presso Dio? Coloro che sono in vita devono porvi il cuore, mentre c’è ancora tempo per cambiare, poiché non ci si può fare un buon nome in pochi minuti pentendosi in punto di morte.
6. Perché, in questo caso, la tristezza è meglio del riso?
6 “Meglio la tristezza che il riso”, prosegue il brano, “poichè la tristezza del volto è buona per il cuore”. (Eccl. 7:3, Mariani) Anziché sciupare tempo in frivoli divertimenti, è meglio esaminare la propria vita, ammettere gli errori commessi e rattristarsi per il male compiuto. Il proprio cuore migliorerà e indurrà a cambiare il proprio comportamento e a cominciare ad agire saggiamente, anziché trascorrere la vita a ridere scioccamente come irresponsabili stolti. “Il cuore dei saggi è nella casa in lutto, quello degli stolti nella casa in festa”. — Eccl. 7:4, Mariani.
7. (a) In quale disposizione di mente può così venire a trovarsi chi fa cordoglio? (b) Perché il riso degli stolti è paragonato al rumore delle spine sotto una pentola?
7 Inoltre, “è meglio ascoltare la riprensione del saggio che il canto dello stolto”. (Eccl. 7:5, Mariani) Il trovarsi a contatto con la morte, come a un funerale, è qualcosa che fa riflettere e dovrebbe indurre a pensare al modo in cui si vive. Può anche mettere nella giusta disposizione di mente per ascoltare saggi consigli. Le critiche, anche quando sono fatte con gentilezza, sono difficili da sopportare, ma è meglio ascoltare le critiche che il canto o la “lode degli stolti”. (The New English Bible) Ascoltando e seguendo i saggi rimproveri contenuti nelle pagine della Bibbia saremo aiutati a farci un buon nome presso Dio. Sprecare il tempo ascoltando sciocche lusinghe è vanità: “Perchè il riso dello stolto è simile al crepitio delle spine sotto la caldaia. E anche questo è vanità”. (Eccl. 7:6, Mariani) Non serve a nulla mettere delle spine sotto una pentola. Le fiamme si levano in alto con un rumoroso crepitio, ma si spengono subito quando le spine si trasformano in cenere. Le spine non hanno abbastanza sostanza per far durare il fuoco finché si è finito di cucinare. Quel rumoroso spettacolo è inutile come il riso dello stupido. Né l’uno né l’altro servono a qualcosa di valore duraturo.
UN’AFFERMAZIONE ANCORA PIÙ STRANA
8. Avendo un più profondo intendimento, quale lezione riceviamo?
8 Avendo ora un più profondo intendimento torniamo all’affermazione secondo cui ‘il giorno della morte è meglio di quello della nascita’. Vediamo che non è più un’affermazione strana ma un’efficace lezione su come condurre la nostra vita per farci un buon nome presso Dio. Allora il giorno della nostra morte sarà meglio di quello della nascita. Questo, naturalmente, se verrà il giorno della nostra morte. ‘Cosa?’ esclamerà qualcuno. ‘Se verrà il giorno della nostra morte? Significa che potrebbe anche non venire? Questa è un’affermazione ancora più strana di quella secondo cui la morte è meglio della nascita!’
9. Quali condizioni vedono i vostri occhi, e cosa dovrebbero veramente vedere?
9 Si tratta nuovamente di capire i tempi in cui viviamo. Avete occhi che vedono, che vedono veramente? Certo vedete che i tempi sono critici e difficili, che molti sono egocentrici e superbi, che i matrimoni falliscono e le famiglie si sfasciano, che dappertutto ci sono inganno e menzogna e violenza, e che perfino molti di coloro che affermano d’essere cristiani si dimostrano ipocriti. Ma vedete coi vostri occhi cosa significano queste cose? Ci è detto cosa significano in II Timoteo 3:1-5, 13:
“Ma sappi questo, che negli ultimi giorni vi saranno tempi difficili. Poiché gli uomini saranno amanti di se stessi, amanti del denaro, millantatori, superbi, bestemmiatori, disubbidienti ai genitori, ingrati, sleali, senza affezione naturale, non disposti a nessun accordo, calunniatori, senza padronanza di sé, fieri, senza amore per la bontà, traditori, testardi, gonfi d’orgoglio, amanti dei piaceri anziché amanti di Dio, aventi una forma di santa devozione ma mostrandosi falsi alla sua potenza; e da questi allontanati. Ma uomini malvagi e impostori progrediranno di male in peggio, sviando ed essendo sviati”.
10. Cosa odono i vostri orecchi e cosa dovrebbero ulteriormente capire?
10 Avete orecchi che odono, che odono veramente? Certo avete sentito parlare delle guerre, delle carestie, dei terremoti e delle pestilenze che imperversano nel mondo dal 1914. Sapete che la crisi della morale investe il mondo intero. E avete sentito parlare della predicazione mondiale della buona notizia del regno di Cristo compiuta dai testimoni di Geova, e delle ondate di persecuzione che si sono abbattute su di loro perché annunciano che questo regno millenario è vicino. Ma i vostri orecchi odono il significato di queste cose? Afferrano il fatto che queste cose furono predette da Gesù come segno della fine, quando rispose alla domanda dei discepoli: “Dicci: Quando avverranno queste cose, e quale sarà il segno della tua presenza e del termine del sistema di cose?” — Matt. 24:3.
11. Cosa dicono gli schernitori, e cosa significa questo?
11 Il vostro cuore è sensibile a tutto ciò che questo significa o è talmente incallito che vi induce a dire: “Le cose sono sempre andate così”? Gli schernitori avverano un’altra parte del segno che siamo negli “ultimi giorni”. La loro presenza fu predetta in II Pietro 3:3, 4: “Negli ultimi giorni verranno degli schernitori con i loro scherni, che procederanno secondo i propri desideri e diranno: ‘Dov’è questa sua promessa presenza? Infatti, dal giorno che i nostri antenati si addormentarono nella morte, tutte le cose continuano esattamente come dal principio della creazione’”.
QUALCOSA DI NUOVO
12. Cosa c’è di nuovo nella storia del mondo?
12 Il vostro cuore è indubbiamente toccato dal fatto che, quando pensate all’inquinamento di tutto il nostro pianeta, riconoscete che ‘NON è vero che tutte le cose continuano esattamente come dal principio della creazione’. Mai prima d’ora gli uomini hanno avuto la potenza di rendere la terra un pianeta inabitabile. Ora hanno tale potenza e la usano proprio a tal fine! Gli scienziati hanno dato agli industriali una tecnologia che doveva risultare una benedizione per tutta l’umanità, ma quella benedizione si è trasformata in maledizione, perché inquina l’ambiente e diffonde micidiali malattie in tutta la terra. L’aria che respiriamo è avvelenata, la terra in cui coltiviamo quello che mangiamo è inquinata, molti fiumi e laghi che ci provvedono acqua potabile stanno morendo e gli oceani stanno diventando delle immense fogne!
13. Riguardo a quale parte del segno gli schernitori non possono dire: “È sempre stato così”?
13 Vi rendete conto nel vostro cuore che le possibilità della terra di provvedere il necessario per la vita sono in pericolo, che questo non è mai accaduto prima d’ora e che gli schernitori non possono giustificarlo dicendo che la storia si ripete? Forse vorrebbero farlo, poiché anche il fatto che la terra venga rovinata fu predetto come parte del segno degli “ultimi giorni”. Il libro biblico di Rivelazione lo rivelò quasi diciannove secoli fa, nel capitolo 11, versetto 18: “Le nazioni si adirarono, e venne l’ira tua, e il tempo fissato di giudicare i morti, e di dare la ricompensa . . . a quelli che temono il tuo nome, . . . e di ridurre in rovina quelli che rovinano la terra”.
14. Perché nel giorno di Gesù, e anche nel nostro giorno, la maggioranza degli uomini non dà ascolto all’avvertimento?
14 Se i vostri occhi vedono veramente, e i vostri orecchi odono veramente e il vostro cuore non è divenuto insensibile, capirete che viviamo negli “ultimi giorni” e che si avvicina la fine di questo sistema di cose malvagio. Ma la maggioranza degli uomini non lo capisce, come nel giorno di Gesù la maggioranza non afferrò il suo messaggio di avvertimento. Ciò che disse loro a quel tempo, citando la profezia di Isaia, si applica anche oggi all’umanità:
“Guardando, guardano invano, e udendo, odono invano, né ne afferrano il significato; e in loro si adempie la profezia d’Isaia, che dice: ‘Udendo, voi udrete, ma non ne afferrerete affatto il significato; e, guardando, guarderete, ma non vedrete affatto. Poiché il cuore di questo popolo si è ingrossato e coi loro orecchi hanno udito con noia, e han chiuso i loro occhi; affinché non vedano con gli occhi e non odano con gli orecchi e non ne afferrino il significato col cuore e non si convertano, e io non li sani’”. — Matt. 13:13-15.
15. Chi può ora rallegrarsi, e con quale speranza?
15 Nel versetto successivo Gesù aggiunge queste parole per i suoi seguaci: “Comunque, felici i vostri occhi perché vedono, e i vostri orecchi perché odono”. Quelli che oggi hanno occhi e orecchi e cuore che vedono e odono e capiscono che viviamo negli “ultimi giorni” possono essere veramente felici. “Quando queste cose cominceranno ad avvenire”, è detto loro, “alzatevi e levate la testa, perché la vostra liberazione s’avvicina”. (Luca 21:28) È possibile che alcuni di coloro che vivono negli “ultimi giorni” non vedano mai il giorno della loro morte. Gesù paragonò questo tempo ai giorni di Noè. Come Noè e la sua famiglia furono risparmiati dal diluvio che distrusse quel mondo malvagio, così oggi coloro che agiscono saggiamente e si fanno un buon nome presso Dio non vedranno la morte quando Geova Dio distruggerà questo sistema di cose malvagio nella sua guerra di Armaghedon. Non diciamo dunque qualcosa di impossibile quando affermiamo che alcuni possono non vedere mai il giorno della loro morte. Esprimiamo invece la speranza che Dio ci offre.
16, 17. Cos’è riluttante ad ammettere la gente, e cos’è ora di capitale importanza per noi?
16 Come nell’antico Israele un uomo poteva ragionare che aveva il resto della vita per farsi un buon nome presso Dio, anche oggi uno potrebbe non voler accettare il fatto che domani può morire. Sa che gli altri moriranno, ma non lui. Altri più giovani moriranno, ma non lui. Pensa sempre che gli restino altri anni da vivere. Questo modo di ragionare è errato, pericoloso. Sarebbe stato un pericoloso errore anche nell’antico Israele, ma oggi lo è molto di più. Non viviamo in tempi normali, quando potremmo aspettarci di vivere una vita normale di settanta o anche ottant’anni. Siamo negli “ultimi giorni”. Si avvicina la morte di un sistema di cose. È di vitale importanza per noi dare ascolto alle parole di Efesini 5:15-17: “Guardate dunque accortamente che il modo in cui camminate non sia da persone non sagge ma da saggi, riscattando per voi stessi il tempo opportuno, perché i giorni sono malvagi. Per questo motivo cessate di divenire irragionevoli, ma comprendete qual è la volontà di Geova”.
17 Ora, mentre siete ancora vivi, prima che venga il giorno della vostra morte, è il tempo di farvi un buon nome presso Dio.
-
-
Fatevi un buon nome ora!La Torre di Guardia 1981 | 15 agosto
-
-
Fatevi un buon nome ora!
“Tutto ciò che la tua mano trova da fare, fallo con la tua medesima potenza, poiché non c’è lavoro né disegno né conoscenza né sapienza nello Sceol, il luogo al quale vai”. — Eccl. 9:10.
1. In quale tempo dobbiamo farci un buon nome presso Dio?
QUALCUNO dirà: ‘E se la fine non viene durante la mia vita? Nel corso dei secoli alcuni hanno pensato che la fine venisse durante la loro vita e invece non è venuta’. Anche se le loro aspettative non si sono realizzate, per molti di loro quello era sempre il tempo per farsi un buon nome presso Dio, per esercitare fede nel Figlio di Dio, onde essere risuscitati “nell’ultimo giorno” per ottenere la vita eterna. (Giov. 6:40; 11:24) Molto tempo prima degli attuali “ultimi giorni” l’apostolo Paolo poté dire: “Da ora in poi mi è riservata la corona della giustizia”. In qualunque tempo uno viva, quello è il momento per farsi un buon nome, che la fine del mondo sia vicina o lontana. — II Tim. 4:8; Ebr. 11:4-38.
2. (a) C’è qualcosa, di materiale o d’altro genere, che possiamo portare con noi alla morte? (b) Quale esortazione è dunque appropriata?
2 “Proprio come uno è uscito dal ventre di sua madre, nudo se ne andrà di nuovo, proprio com’è venuto; e uno non si può portare via nulla per il suo duro lavoro, che possa prendersi nella mano”. (Eccl. 5:15) Materialmente parlando, non c’è nulla che il morto “possa prendersi nella mano”. Ma egli può prendersi l’unica cosa di valore duraturo per cui valga la pena di vivere questa vita: un buon nome presso Dio. Mentre ognuno di noi è in vita, questo è il momento per farsi un buon nome presso Dio. Sfruttate questo tempo! Riscattatelo! “Tutto ciò che la tua mano trova da fare, fallo con la tua medesima potenza, poiché non c’è lavoro né disegno né conoscenza né sapienza nello Sceol, il luogo al quale vai”. Specialmente ora che siamo alla fine di questo sistema di cose, quando c’è la possibilità che molti viventi non vedano mai la morte, è tempo di fare con la nostra potenza ciò che le nostre mani trovano da fare nell’attività cristiana. — Eccl. 9:10.
3. Quale accurata conoscenza è essenziale, e a cosa può servire?
3 Se vogliamo farci un buon nome presso Dio dobbiamo preoccuparci di due cose: del male e del bene. Dobbiamo smettere di fare il male e cominciare a fare il bene. Cosa ci vuole? Bisogna lavorare sulla mente. “Cessate di conformarvi a questo sistema di cose”, disse Paolo, “ma siate trasformati rinnovando la vostra mente”. (Rom. 12:2) In Efesini 4:23 egli ripete la formula: “[Siate] rinnovati nella forza che fa operare la vostra mente”. E cosa sia tale forza è indicato in Colossesi 3:9, 10: “Spogliatevi della vecchia personalità con le sue pratiche, e rivestitevi della nuova personalità, che per mezzo dell’accurata conoscenza si rinnova secondo l’immagine di Colui che la creò”. La forza che fa operare la mente, che rinnova la mente e che fa ottenere il favore di Dio è l’accurata conoscenza della sua Parola, la Bibbia.
4. Perché non basta smettere per un po’ di fare il male, e cos’altro si deve fare?
4 Stringere i denti e accingersi risolutamente a smettere di fare le cose vietate non sempre funziona. Anche se riuscite per un po’ a smettere di farle non siete ancora fuori pericolo. Gesù lo mostrò con un esempio. Uno spirito impuro uscì da un uomo, la sua “casa”, e in seguito vi tornò. Trovando la casa non occupata, vi entrò con sette altri spiriti, “e le condizioni finali di quell’uomo [furono] peggiori delle prime”. (Matt. 12:43-45) Non bastava far uscire lo spirito malvagio dalla casa; affinché spiriti malvagi non vi rientrassero era necessario riempirla con cose buone. Non basta smettere di fare il male e lasciare un vuoto, ma dobbiamo cominciare a fare il bene. Per non dare spazio al male siate occupati a fare il bene. “Opponetevi al Diavolo”, disse Giacomo, “ed egli fuggirà da voi. Appressatevi a Dio, ed egli si appresserà a voi”. (Giac. 4:7, 8) La pigrizia è un invito per Satana; riempire la mente di verità è una protezione. — Filip. 4:8, 9.
IL BISOGNO DI GUIDA
5. Perché è difficile per molti leggere la Bibbia, e come fu risolto il problema nel caso di un uomo di diciannove secoli fa?
5 Oggi nel campo della religione e della filosofia c’è un groviglio di opinioni contrastanti sul bene e sul male. Nella loro ricerca, alcuni tentano di leggere la Bibbia ma riscontrano che è difficile. Non sono i primi a fare questa scoperta. Diciannove secoli fa un etiope viaggiava sul suo carro e leggeva il libro di Isaia. “Filippo [l’evangelizzatore] accorse e lo udì leggere ad alta voce il profeta Isaia, e disse: ‘Capisci effettivamente quello che leggi?’ Egli disse: ‘Realmente, come posso, se qualcuno non mi guida?’” Filippo salì sul carro e viaggiò con lui e gli provvide la guida necessaria. — Atti 8:26-35; 21:8.
6. Dove possiamo aspettarci di trovare oggi persone qualificate come Filippo, e dove non le troveremo?
6 Dove sono oggi persone qualificate come Filippo in grado di guidare altri e stabilire mediante la Bibbia qual è la condotta che permette di farsi un buon nome presso Dio? Non nelle rispettate, ortodosse religioni di stato della cristianità, come ci si potrebbe aspettare. Filippo non era un illustre scriba o fariseo, ma era un cristiano disprezzato, calunniato e perseguitato. La storia ci insegna che spesso i sistemi religiosi popolari istituzionalizzati sono preda di filosofie umane e si rendono colpevoli di adulterare le parole di Dio.
7. (a) In che modo l’antico Israele adulterò la Parola di Dio? (b) Fino a che punto alcune chiese e alcune persone che oggi frequentano le chiese della cristianità imitano Israele, trasgredendo quali scritture?
7 La nazione d’Israele aveva la legge di Geova, ma adulterò la Sua adorazione aggiungendovi le ignobili idolatrie dell’adorazione fallica di Baal, praticata nei boschetti e negli alti luoghi. Facendo riferimento a questo miscuglio, II Cronache 33:17 dice: “Il popolo sacrificava ancora sugli alti luoghi; solo che lo faceva a Geova loro Dio”. Fu per questo miscuglio di vero e falso che Elia sfidò Israele: “Per quanto tempo zoppicherete su due differenti opinioni? Se il vero Dio è Geova, seguitelo; ma se è Baal, seguitelo”. (I Re 18:21) Oggi molte chiese e molti che vanno in chiesa sono permissivi nei confronti di pornografia, film immorali, rapporti sessuali preconiugali, adulterio e omosessualità; arrivano al punto di condonare e praticare tali cose vietate da Dio. — Rom. 1:26, 27, 32; I Cor. 6:9, 10; Riv. 21:8.
8. Al ritorno dalla cattività babilonese, in quale altro modo la nazione di Giuda adulterò la Parola di Dio rendendola priva di valore?
8 Per aver commesso tali oscenità Giuda andò in cattività a Babilonia. Al suo ritorno, adulterò nuovamente la Parola di Dio, questa volta non con l’idolatrica adorazione fallica, ma aggiungendovi tradizioni e filosofie umane. Gesù condannò per questo motivo il loro sistema religioso, gli scribi e i farisei, dichiarando: “Perché anche voi trasgredite il comandamento di Dio a motivo della vostra tradizione? Ipocriti, Isaia profetizzò appropriatamente di voi, quando disse: ‘Questo popolo mi onora con le labbra ma il loro cuore è molto lontano da me. Invano continuano ad adorarmi, perché insegnano comandi di uomini come dottrine’”. — Matt. 15:3, 7-9.
9. Quale efficace paragone fece Paolo tra i mercanti di vino disonesti e i religionisti infedeli?
9 Paolo condannava l’aggiunta alla Parola di Dio di filosofie umane contaminatrici quando disse: “Abbiamo rinunciato alle cose subdole di cui c’è da vergognarsi, non camminando con astuzia, né adulterando la parola di Dio”. In quei giorni i mercanti di vino disonesti aggiungevano liquori scadenti o perfino acqua al vino per allungarlo e guadagnare di più. Allo stesso modo alcuni religionisti aggiungevano tradizioni e filosofie umane alla Parola di Dio per renderla più bene accetta alle persone del mondo. Ma non Paolo! “Non siamo venditori ambulanti della Parola di Dio come lo sono molti uomini”, dichiarò, “ma parliamo come mossi da sincerità, sì, come mandati da Dio, alla vista di Dio, in compagnia di Cristo”. — II Cor. 4:2; 2:17.
10. Quale avvertimento diede l’apostolo Paolo, e come esso non si è dimostrato un falso allarme?
10 Paolo avvertì che il cristianesimo sarebbe diventato apostata e infatti nel quarto secolo E.V. fu adulterato in modo flagrante attraverso l’imperatore romano Costantino. (Atti 20:29, 30) Si verificò così una fusione tra il cristianesimo e le dottrine demoniche che avevano avuto origine in Egitto e a Babilonia: trinità, anima immortale, inferno di fuoco, purgatorio, preghiere per i morti, uso di rosario e altre. Queste dottrine non provenivano dalla Bibbia, ma furono incorporate nei credi delle chiese cosiddette cristiane, e lì rimangono ancor oggi. Inoltre, le moderne chiese della cristianità adulterano ancora di più la Parola di Dio: cercano con l’esegesi di mettere in dubbio l’autenticità della Bibbia e hanno adottato la teoria non scientifica dell’evoluzione che nega che Dio è il Creatore del cielo e della terra e della vita!
11. Quali diverse qualità e convinzioni contrassegnano oggi coloro che sono guide sicure come lo fu Filippo?
11 Chi sono oggi guide sicure come lo fu Filippo? Coloro che credono che la Bibbia è l’ispirata Parola di Dio; che la considerano una lampada ai loro piedi e una luce al loro cammino; che non vi aggiungono né vi tolgono nulla; che lasciano che Dio e la sua Parola siano veraci mentre ‘rendono ogni uomo bugiardo’; e che si impegnano pubblicamente a ‘predicare questa buona notizia del regno in tutta la terra abitata in testimonianza’. (II Tim. 3:16; Sal. 119:105; Deut. 4:2; Rom. 3:4; Matt. 24:14) Essi si fondano sull’autorità della Bibbia e incoraggiano gli uditori a verificare quello che dicono, non prendendo per buona la loro parola, ma prendendo per buona solo la Parola di Dio. (Atti 17:11) Per farvi un nome presso Dio, dovete sforzarvi d’essere guide fedeli, “sempre pronti a fare una difesa davanti a chiunque vi chieda ragione della vostra speranza, ma con mitezza e profondo rispetto”. O, come disse Paolo: “[Sappiate] come dare risposta a ciascuno”. — I Piet. 3:15; Col. 4:6.
CHE PERSONE DOVREMMO ESSERE
12. Cos’è più importante che studiare semplicemente la Parola di Dio e predicarla ad altri?
12 Per farci un buon nome presso Dio non basta studiare e conoscere le risposte. Dobbiamo applicare prima a noi stessi questa conoscenza. Per trarne beneficio personalmente dobbiamo metterla in pratica. Come l’uomo che nell’antico Israele andava alla casa in lutto, dobbiamo ‘porre a essa il cuore’. (Eccl. 7:2, Mariani) “Tu, dunque, che insegni a qualche altro, non insegni a te stesso? Tu, che predichi di ‘non rubare’, rubi? Tu, che dici di ‘non commettere adulterio’, commetti adulterio?” L’apostolo Paolo dichiarò inoltre: “Tratto con durezza il mio corpo e lo conduco come uno schiavo, affinché, dopo aver predicato agli altri, io stesso non sia in qualche modo disapprovato”. (Rom. 2:21, 22; I Cor. 9:27) Più importante di quello che facciamo è cosa siamo: Com’è “la persona segreta del cuore”? ‘Quale sorta di persone dovremmo essere?’ — I Piet. 3:4; II Piet. 3:11.
13. Come corresse Geova il modo di giudicare di Samuele?
13 Quello che siamo non dipende da quello che sembriamo. Il profeta Samuele fu mandato da Iesse per ungere uno dei suoi figli come re d’Israele. Samuele fu colpito dal vigoroso figlio primogenito, ma Geova disse al suo profeta: “Non guardare il suo aspetto e l’altezza della sua statura, poiché l’ho rigettato. Poiché non come vede l’uomo vede Dio, perché il semplice uomo vede ciò che appare agli occhi; ma in quanto a Geova, egli vede ciò che è il cuore”. — I Sam. 16:7.
14. Quali ulteriori prove indicano che le apparenze possono ingannare, e qual è la cosa essenziale?
14 L’apparenza inganna. Gesù disse che gli scribi e i farisei apparivano giusti di fuori, ma che erano corrotti di dentro. (Matt. 23:3, 27, 28) I giudei dei giorni di Paolo pensavano che il segno esteriore della circoncisione li avrebbe salvati, ma Paolo disse: “Non è Giudeo colui che lo è di fuori, né è circoncisione quella che è di fuori nella carne. Ma è Giudeo colui che lo è di dentro, e la sua circoncisione è quella del cuore”. (Rom. 2:28, 29) Paolo elencò le grandi cose che poteva compiere, poi aggiunse: “Ma [se] non ho amore, non ne ho alcun profitto”. Qualsiasi cosa compiamo per farci un buon nome presso Dio dovrebbe essere fatta per amore, di cuore. “Io, Geova, scruto il cuore”. — I Cor. 13:1-3; Ger. 17:10.
15. Quale sorta di persone dovremmo essere?
15 Quale sorta di persone dovremmo dunque essere? L’apostolo Paolo fa il seguente elenco di cose comandate e di cose vietate, e non è facile conformarvisi:
“Il vostro amore sia senza ipocrisia. Aborrite ciò che è malvagio, stringetevi a ciò che è buono. Con amore fraterno abbiate tenero affetto gli uni per gli altri. Nel mostrare onore gli uni agli altri prevenitevi. Non vi attardate nelle vostre faccende. Siate ferventi nello spirito. Siate schiavi di Geova. Rallegratevi nella speranza che vi sta davanti. Perseverate nella tribolazione. Siate costanti nella preghiera. Condividete con i santi secondo i loro bisogni. Seguite il corso dell’ospitalità. Continuate a benedire quelli che perseguitano; benedite e non maledite. Rallegratevi con le persone che si rallegrano; piangete con le persone che piangono. Abbiate verso gli altri i medesimi sentimenti che avete verso voi stessi; non pensate alle cose alte, ma siate attirati dalle cose modeste. Non divenite discreti ai vostri propri occhi. Non rendete a nessuno male per male. Provvedete cose eccellenti dinanzi a tutti gli uomini. Se possibile, per quanto dipende da voi, siate pacifici con tutti gli uomini. Non vi vendicate, diletti, ma fate posto all’ira; poiché è scritto: ‘La vendetta è mia; io ricompenserò, dice Geova’. Non vi fate vincere dal male, ma vincete il male col bene”. — Rom. 12:9-19, 21.
16. Cosa dovremmo evitare e cosa dovremmo cercare?
16 Questa è la sorta di persone che dovremmo essere! Sarebbe spaventoso se la misericordia di Dio non intervenisse nei casi in cui veniamo meno per debolezza. Ecco dove possiamo trovare un grande aiuto: frequentando persone che hanno gli stessi obiettivi. “Chi cammina con le persone sagge diverrà saggio, ma chi tratta con gli stupidi se la passerà male”. “Non siate sviati. Le cattive compagnie corrompono le utili abitudini”. Fuggite dall’adultero impero mondiale della falsa religione che adultera la Parola di Dio. “Uscite da essa, o popolo mio, se non volete partecipare con lei ai suoi peccati”. La sua coscienza è così incallita che non sente neppure la colpa, anche se i suoi peccati si ammassano fino al cielo. Essa si comporta come una meretrice letterale: “Ecco la via di una donna adultera: ella ha mangiato e s’è pulita la bocca e ha detto: ‘Non ho commesso nessun torto’”. È dunque essenziale acquistare forza frequentando coloro che cercano di farsi un buon nome presso Dio, “non abbandonando la nostra comune adunanza, come alcuni ne hanno l’abitudine”. — Prov. 13:20; I Cor. 15:33; Riv. 18:4; Prov. 30:20; Ebr. 10:25.
ORA È IL TEMPO!
17, 18. In che cosa dovremmo impegnarci ora, e perché non dovremmo rimandare?
17 Mentre si avvicina la fine del malvagio sistema di Satana, impegniamoci per essere ‘la sorta di persone che dovremmo essere’, per rinnovare la mente, per toglierci la vecchia personalità e rivestire la nuova e per farci un buon nome presso Dio ‘affinché il giorno della nostra morte sia meglio del giorno della nostra nascita’. (Eccl. 7:1) O, nel caso di quelli che sperano di ereditare il paradiso terrestre, affinché il giorno della morte possa non venire mai!
18 Forse pensate che a quest’ora la fine sarebbe già dovuta essere arrivata. Pensate che il Signore abbia rimandato la sua venuta? Cominciate a rallentare la vostra partecipazione all’importantissima opera di proclamare il regno di Dio, o vi lasciate addirittura andare a una condotta errata? Indipendentemente da quando verrà la fine, questo è il tempo di fare ciò che la nostra mano trova da fare per avere un buon nome. Chiunque di noi domani potrebbe non esserci più. Siamo come un fiore che appassisce, come un vapore che scompare, come un’ombra che passa. (Giob. 14:1, 2; Giac. 4:14) Ecclesiaste 9:12 avverte: “Neanche l’uomo conosce il suo tempo. Proprio come i pesci che son presi in una cattiva rete, e come gli uccelli che sono presi in una trappola, così sono accalappiati gli stessi figli degli uomini in un tempo calamitoso, quando cade su di loro all’improvviso”.
19, 20. (a) Oltre a vivere una vita moralmente pura, cos’altro è richiesto? (b) Perché è urgente agire ora?
19 Dobbiamo fare qualcosa di più del giovane che andò da Gesù a chiedere come poteva ottenere la vita eterna. Evidentemente conduceva una vita moralmente pura, ma questo non bastava. In aggiunta Gesù gli disse: “Vieni, sii mio seguace”. Gesù è il modello. (Matt. 19:16-22; I Piet. 2:21) Non solo egli seguì nella sua vita le norme di condotta stabilite da Dio ma proclamò anche ad altri “la buona notizia del regno”. “Pentitevi”, dichiarò, “poiché il regno dei cieli si è avvicinato”. Egli “intraprese un giro di tutte le città e i villaggi, insegnando nelle loro sinagoghe e predicando la buona notizia del regno”. (Matt. 4:17; 9:35) Quando le folle volevano che restasse più a lungo con loro e tentarono di trattenerlo, Gesù disse: “Anche ad altre città devo dichiarare la buona notizia del regno di Dio, perché per questo sono stato mandato”. Quando vide le folle che erano spiritualmente “mal ridotte e disperse”, fu “mosso a pietà verso di loro, perché erano come pecore senza pastore. E cominciò a insegnar loro molte cose”. (Luca 4:43; Matt. 9:36; Mar. 6:34) Egli mandò gli apostoli a predicare, dando loro queste istruzioni: “Mentre andate, predicate, dicendo: ‘Il regno dei cieli si è avvicinato’”. — Matt. 10:7, 8.
20 Ora viviamo nei difficili ultimi giorni di questo sistema satanico. “Il tempo rimasto è ridotto”. È urgente che dichiariamo la “buona notizia”. (I Cor. 7:29; 9:16) Ora è il tempo predetto in cui ‘questa buona notizia del regno dev’essere predicata in tutta la terra abitata in testimonianza, prima che venga la fine’. (Matt. 24:14) Qualunque sia il tempo fissato da Geova per portare la fine di questo sistema malvagio, non dimenticate mai che ORA, mentre siete vivi, ORA, prima che una morte imprevedibile sopraggiunga su di voi, ORA è il tempo di partecipare alla predicazione della “buona notizia” e di farsi un buon nome presso Dio!
[Immagine a pagina 28]
In qualunque tempo uno viva, quello è il momento di farsi un buon nome
-
-
Domande dai lettoriLa Torre di Guardia 1981 | 15 agosto
-
-
Domande dai lettori
● In che senso si può dire, come afferma I Corinti 6:18, che “ogni altro peccato che l’uomo commetta è fuori del suo corpo, ma chi pratica la fornicazione pecca contro il proprio corpo”?
Alla suddetta affermazione Paolo fa precedere il comando: “Fuggite la fornicazione”. È evidente che aveva molto a cuore l’argomento, poiché passa dalle osservazioni precedenti al comando “Fuggite la fornicazione” senza alcun collegamento. E usa l’imperativo. Egli ci dice che ogni volta che si presenta la tentazione o l’opportunità di commettere fornicazione, non dobbiamo temporeggiare o pensarci sopra ma fuggire immediatamente. Giuseppe, figlio del patriarca Giacobbe, ci diede a questo riguardo un ottimo esempio. Importunato dalla moglie del suo padrone Potifar, fuggì. — Gen. 39:12.
Perché l’apostolo Paolo, scrivendo ai cristiani di Corinto, si espresse così energicamente al riguardo? Perché Corinto era una città molto licenziosa, dove le tentazioni di commettere immoralità erano frequenti. Era un centro dell’adorazione di Venere, la dea dell’intemperanza sessuale. Non è strano che Corinto fosse considerata la città più immorale della Grecia. Dall’adorazione di Venere deriva il nome delle malattie causate dai rapporti sessuali immorali, le malattie veneree. A questo proposito ci è detto che la gonorrea è una delle malattie più antiche e più diffuse che affliggono la razza umana, mentre la sifilide è uno dei peggiori flagelli dell’umanità.
Come sono terribili gli effetti delle malattie veneree! Possono causare sterilità nella donna, cecità alla propria progenie e senilità, per non menzionare che alcuni degli effetti più tragici. Malgrado queste atroci conseguenze, le malattie veneree sono in aumento e si dice che stiano addirittura raggiungendo proporzioni epidemiche. Non c’è dubbio: alcuni altri peccati, come l’ubriachezza, possono nuocere in una certa misura al corpo se si persiste, ma commettendo fornicazione si pecca molto più gravemente contro il proprio corpo.
Il saggio re Salomone comprese che chi commette fornicazione pecca in questo senso contro il proprio corpo. Commentando le conseguenze delle relazioni con una meretrice, egli dice: “L’effetto che produce è più amaro dell’assenzio; è come un’affilata spada a due tagli. I suoi piedi scendono alla morte”. “Una freccia gli spacca il fegato, proprio come un uccello s’affretta nella trappola, ed egli non ha conosciuto
-