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Domande dai lettori (1)La Torre di Guardia 1975 | 1° giugno
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in una luce inaccessibile” nel più alto dei cieli, nell’invisibile reame spirituale. Ciò nondimeno, l’essere “rapiti” deve riferirsi a qualche cosa che accade effettivamente in relazione alla risurrezione.
Potrebbe riferirsi al fatto che sono “rapiti” lontano dal condannato mondo del genere umano? Potrebbe riferirsi al fatto che sono elevati, che si mettono a ‘sedere nei luoghi celesti unitamente a Cristo Gesù’ perché è stata loro assegnata l’eredità celeste insieme a lui? (Efes. 1:3; 2:6) No, non era questo che Paolo considerava nella sua lettera ai Tessalonicesi.
Il riferimento al loro essere “rapiti” era un punto che i cristiani di Tessalonica potevano usare per confortarsi gli uni gli altri quando i coeredi di Gesù morivano. Ovviamente, il fatto che i coeredi sono ora separati dal mondo condannato non è la vera fonte di conforto quando qualcuno muore nella congregazione del popolo di Dio. Inoltre, l’essere separati in questo modo e uniti con Gesù in senso spirituale non potrebbe proprio voler dire essere “sempre col Signore”. Una volta che i coeredi di Cristo terminano il loro corso terreno, quella condizione non esiste più, poiché alla risurrezione saranno personalmente con il loro Signore e per sempre. E, naturalmente, anche il mondo condannato passerà. Inoltre, chi è ora sulla terra potrebbe essere separato per un po’ dal mondo ma a causa di infedeltà perdere in seguito la ricompensa d’essere con il Signore Gesù Cristo. — Riv. 2:10.
Perciò, le parole di Paolo ai Tessalonicesi indicano che c’è qualche cosa di diverso nella risurrezione di quelli che muoiono prima della presenza di Cristo nel potere del Regno e di quelli che terminano il loro corso terreno e muoiono durante quella presenza. Questa differenza si può discernere da Rivelazione 14:13, dove leggiamo: “Felici i morti che da ora in poi [cioè dalla sua venuta nella gloria del Regno] muoiono unitamente al Signore. Sì, dice lo spirito, si riposino dalle loro fatiche, poiché le cose che fecero vanno direttamente con loro”. Mentre i coeredi di Cristo che morirono prima della sua presenza dovettero dormire nella morte, questo non è necessario per quelli che finiscono il loro corso terreno durante tale presenza. Essi sono immediatamente destati alla vita celeste. Cessano le loro fatiche terrene ed entrano direttamente al servizio celeste. Come invisibili persone spirituali, sono ‘rapite’, come nelle nubi (simbolo di invisibilità), per essere per sempre con il loro invisibile Signore. Questo è anche in armonia con le parole dell’apostolo Paolo ai Corinti: “Non tutti ci addormenteremo nella morte [cioè rimarremo nello stato di morte in attesa della risurrezione in futuro], ma tutti saremo mutati, in un momento, in un batter d’occhio”. — 1 Cor. 15:51, 52.
Pertanto, ciò che Paolo scrisse in I Tessalonicesi 4:13-18 era in sostanza questo incoraggiante messaggio: Gli unti cristiani che muoiono prima della presenza del Signore dormono nella morte. Quando comincia quell’attesa presenza, essi sono destati alla vita celeste come immortali creature spirituali. Gli unti cristiani che sono in vita durante quella presenza, comunque, non dormono nella morte. Alla morte essi sono immediatamente mutati, essendo portati in cielo per essere con Cristo per sempre.
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Domande dai lettori (2)La Torre di Guardia 1975 | 1° giugno
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Domande dai lettori
● Qual è l’applicazione della profezia di Isaia 21:11, 12, che dice: “La dichiarazione contro Duma: C’è uno che mi chiama da Seir: ‘Guardia, che ne è della notte? Guardia, che ne è della notte?’ La guardia disse: ‘Il mattino deve venire e anche la notte. Se volete domandare, domandate. Tornate!’”?
La profezia è evidentemente una dichiarazione contro Edom. La parola “Duma” non sembra riferirsi a città o località di nome Duma. Difficilmente potrebbe riferirsi all’ismaelitica Duma (che prese nome da un figlio di Ismaele [Gen. 25:14]), a circa metà strada fra la Palestina e la Babilonia meridionale, né alla giudea Duma, situata nell’isolata regione montagnosa. (Gios. 15:52) Che subito dopo ci sia un riferimento a Seir pure indica che la profezia fu rivolta contro quel paese. Seir fu occupato prima dagli Orei, ma i figli di Esaù li spodestarono ed entrambi i nomi Edom e Seir vennero usati in riferimento al paese. — Gen. 14:6; Deut. 2:12.
Sia Isaia che Geremia profetizzarono la completa desolazione di Edom (Seir), nemico di Geova e del suo popolo. (Isa. 34:5, 9-15; Ger. 49:7-22) “Duma” significa “silenzio” ed è così tradotto in Salmo 94:17; 115:17. La parola “Duma” usata in riferimento a Edom voleva dire che Edom doveva divenire silenzioso, come nel silenzio della morte, o dell’inesistenza.
Come in visione o in modo simbolico, la profezia mostra che qualcuno di Edom si preoccupa della sorte di Edom. La domanda “Guardia, che ne è della notte?” è come se fosse fatta da qualcuno che attende con desiderio la fine di una lunga notte di malattia o tribolazione, e grida alla guardia sul muro: ‘Quanto è inoltrata la
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