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MessaggeroAusiliario per capire la Bibbia
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Ger. 51:31) Per rendere più rapide le comunicazioni i messaggeri viaggiavano a cavallo. (II Re 9:17-19; Est. 8:10-14; vedi CORRIERE). Nell’antichità fra i messaggeri erano inclusi gli araldi che annunciavano pubblicamente i decreti del re o dello stato. (Dan. 3:4-6; 5:29) Messaggeri potevano essere inviati in missione di pace (Isa. 33:7), per chiedere aiuti militari (II Re 16:7; 17:4) o per imporre un tributo o la resa di una città. (I Re 20:1-9; II Re 18:17-35) Era accordata loro libertà di transito nel compimento della loro missione. Maltrattare messaggeri reali inviati in visita di cortesia in un’altra nazione era cosa così grave da far scoppiare una guerra. — II Sam. 10:1-7.
Il termine “messaggero” sia in ebraico che in greco si può riferire a messaggeri spirituali o angeli. (Sal. 104:4; Giov. 1:51) Dal contesto si può determinare se si tratta di messaggeri umani o angelici. In Isaia 63:9, per esempio, il “messaggero personale” di Geova è evidentemente il suo angelo, dato che questo messaggero salvò gli israeliti. — Confronta Esodo 14:19, 20.
Oltre a servirsi di messaggeri angelici per trasmettere informazioni a uomini e donne sulla terra e per svolgere altri incarichi (vedi ANGELO), Geova ha più volte impiegato messaggeri umani. Profeti e sacerdoti furono suoi messaggeri per la nazione di Israele. (II Cron. 36:15, 16; Agg. 1:13; Mal. 2:7) Le parole dei suoi profeti si adempivano sempre, poiché Geova è ‘Colui che esegue completamente il consiglio dei suoi messaggeri’. — Isa. 44:26.
“IL MESSAGGERO DEL PATTO”
In adempimento di Malachia 3:1, Giovanni il Battezzatore comparve come messaggero incaricato di approntare la via davanti a Geova preparando gli ebrei alla venuta del principale rappresentante di Dio, Gesù Cristo, “il messaggero del patto”. (Matt. 11:10, 11; Mar. 1:1-4; Luca 7:27, 28) Come tale Gesù Cristo venne al tempio e lo purificò. (Matt. 21:12, 13; Mar. 11:15-17; Luca 19:45, 46) Evidentemente era il messaggero del patto abraamico, poiché in base a tale patto agli ebrei per primi venne offerta l’opportunità di diventare eredi del Regno. Questo era il patto a cui si riferiva Pietro quando invitò gli ebrei al pentimento. Si noti inoltre che Zaccaria, padre di Giovanni il Battezzatore, si riferì al patto abraamico in relazione al fatto che Geova avrebbe suscitato ‘un corno di salvezza nella casa di Davide’, cioè il Messia. — Confronta Matteo 10:5-7; 15:24; 21:31; Luca 1:69-75; Atti 3:12, 19-26.
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Messia
Dal verbo ebraico mashàhh, che significa “spalmare” e quindi “ungere”. Messia (mashìahh) significa “unto”. L’equivalente greco è Khristòs o Cristo.
Nelle Scritture Ebraiche l’aggettivo verbale mashìahh si riferisce a molti uomini. Davide fu ufficialmente nominato re essendo unto con olio e per questo è chiamato “unto” o, letteralmente, “messia”. (II Sam. 19:21; 22:51; 23:1; Sal. 18:50) Altri re, fra cui Saul e Salomone, sono definiti “unto” o “l’unto di Geova”. (I Sam. 2:10, 35; 12:3, 5; 24:6, 10; II Sam. 1:14, 16; II Cron. 6:42; Lam. 4:20) Lo stesso termine viene applicato anche al sommo sacerdote. (Lev. 4:3, 5, 16; 6:22) I patriarchi Abraamo, Isacco e Giacobbe vengono chiamati “unti” o meshihhìm (LXX, khristòi) di Geova. (I Cron. 16:16, 22) Ciro re di Persia è definito “unto” in quanto avrebbe ricevuto da Dio un certo incarico. — Isa. 45:1.
Nelle Scritture Greche Cristiane la forma traslitterata Messias ricorre nel testo greco di Giovanni 1:41, con la spiegazione “che, tradotto, significa: Cristo”. (Vedi anche Giovanni 4:25). A volte il termine Khristòs è usato da solo in riferimento a qualcuno che è o si dichiara il Messia o l’Unto. (Matt. 2:4; 22:42; Mar. 13:21) Quasi sempre però Khristòs è accompagnato dal nome proprio Gesù (“Gesù Cristo” e “Cristo Gesù”) per indicare che lui è il Messia. A volte è usato da solo, ma si riferisce chiaramente a Gesù nel senso che è il Cristo per eccellenza, come nella frase: “Cristo morì per noi”. — Rom. 5:8; Giov. 17:3; I Cor. 1:1, 2; 16:24.
MESSIA NELLE SCRITTURE EBRAICHE
In Daniele 9:25, 26 il termine mashìahh si riferisce esclusivamente al futuro Messia. (Vedi SETTANTA SETTIMANE). D’altra parte, molti altri versetti delle Scritture Ebraiche ne additano la venuta, ma non in modo così esclusivo. Per esempio il Salmo 2:2 ebbe evidentemente una prima applicazione quando i re filistei cercarono di deporre l’unto re Davide. Ma una seconda applicazione al Messia predetto è confermata da Atti 4:25-27, dove il versetto viene applicato a Gesù Cristo. Inoltre molti degli uomini cui si riferiva il termine “unto” prefigurarono in vari modi Gesù Cristo e la sua opera, fra questi Davide, il sommo sacerdote di Israele e Mosè (chiamato Cristo in Ebrei 11:23-26).
Profezie in cui non ricorre il termine “Messia”
Molti altri versetti delle Scritture Ebraiche che non menzionano specificamente il “Messia” erano considerate dagli ebrei profezie che lo riguardavano. Il dottor A. Edersheim ha individuato 456 brani che “l’antica Sinagoga riteneva messianici”, e nei più antichi scritti rabbinici c’erano 558 riferimenti a sostegno di tali conclusioni. (Life and Times of Jesus the Messiah, Vol. 1, p. 163; Vol. 2, pp. 710-737) Per esempio in Genesi 49:10 era predetto che lo scettro del comando sarebbe appartenuto alla tribù di Giuda e che Silo sarebbe venuto da quella discendenza. Sia il Targum di Onkelos che il Targum di Gerusalemme e il Midrash riconoscono che l’espressione “Silo” va riferita al Messia.
Le Scritture Ebraiche contengono molte profezie che rivelano particolari circa l’origine e le attività del Messia, l’epoca della sua comparsa, il trattamento che avrebbe subito e il posto che avrebbe avuto nella disposizione di Dio. Tutti insieme, vari accenni al Messia formavano un grandioso quadro che avrebbe aiutato i veri adoratori a identificarlo. Questo avrebbe costituito una base per riporre fede in lui, il vero Condottiero inviato da Geova. Anche se gli ebrei non riconobbero in anticipo tutte le profezie che si riferivano all’Unto, le prove evangeliche indicano che avevano sufficiente conoscenza per riconoscere il Messia quando effettivamente apparve.
INTENDIMENTO DELLE PROFEZIE MESSIANICHE NEL I SECOLO E.V.
Le informazioni storiche permettono di avere un quadro generale di ciò che la maggioranza degli ebrei del I secolo E.V. sapeva del Messia. Tali informazioni sono tratte primariamente dai Vangeli.
Re e figlio di Davide
Gli ebrei in genere riconoscevano che il Messia sarebbe stato un re della discendenza di Davide. Quando gli astrologi si informarono circa “il nato re dei Giudei”, Erode il Grande sapeva che intendevano “il Cristo”. (Matt. 2:2-4) Gesù chiese ai farisei di chi sarebbe stato discendente il Cristo o Messia. Anche se non credevano in Gesù, quei capi religiosi sapevano che il Messia sarebbe stato figlio di Davide. — Matt. 22:41-45.
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