Il “calice” che tutte le nazioni devono bere dalla mano di Dio
1. Visto che il futuro si presenta preoccupante, quale domanda siamo spinti a fare riguardo alla pozione data da bere all’umanità?
CHE aspetto preoccupante ha assunto la situazione mondiale nella nostra generazione! Stando a quanto dicono persone informate sulla tendenza degli affari mondiali, il cosiddetto “destino delle nazioni” non è affatto luminoso. Per l’umanità sarà di certo un’amara pozione da bere. Visto il continuo fallimento dei disperati sforzi umani per stornare la catastrofe mondiale, ci sentiamo spinti a chiedere: Vi è forse la mano di qualche Intelligenza superiore, sì, la mano di Dio?
2. In che modo la soprascritta e i versetti sette e otto del Salmo 75 indicano qualcosa che ci interessa?
2 Questo fa venire in mente le parole di un vecchio cantico. Secondo l’intestazione, doveva essere cantato su una melodia intitolata “Non ridurre in rovina”. La nazione d’Israele, cui il compositore apparteneva, non cadde permanentemente in rovina insieme con le nazioni circonvicine, ma, per divina provvidenza, sorse di nuovo. Abbiamo così un cantico molto adatto ai nostri tempi, del quale ci interessano ora i versetti sette e otto, che dicono: “Poiché Dio è il giudice. Egli abbassa questo, ed esalta quello. Poiché vi è un calice nella mano di Geova, e il vino spumeggia, è pieno di mistura. E sicuramente ne sarà versata la feccia; tutti i malvagi della terra la scoleranno, la berranno”. — Sal. 75:7, 8 e soprascritta; vedi anche Versione Riveduta, Nardoni.
3. Secondo la pozione che le nazioni sono costrette a bere, come le giudica Geova, e in che modo possiamo evitare di berla assieme a loro?
3 Il “calice” da cui tutte le nazioni dovranno bere nel prossimo futuro contiene la più amara pozione che abbiano mai bevuta. Ce lo insegna la storia, antica e moderna. Il fatto che tutte le nazioni debbano bere questa terribile pozione rende certo che Dio, il “Re delle nazioni”, le giudica ‘malvage’. (Sal. 75:8; Ger. 10:7) Saranno perciò costrette a bere, per mano sua, perfino la feccia dal “calice” di vino spumeggiante, denso di droghe. Ma che dire di noi, che speriamo in un futuro felice? Come possiamo evitare di bere la pozione letale da quel “calice” con le nazioni condannate? Logicamente dobbiamo ascoltare qualsiasi consiglio venga dato da Colui che a tempo debito porgerà quel “calice” alle nazioni, e quindi dobbiamo agire prontamente secondo quel consiglio. Lo faremo?
4. La minacciosa situazione ai giorni di Geremia interessò quale parte della terra?
4 Oggi la situazione mondiale somiglia a quella in cui si trovarono una ventina di nazioni negli ultimi anni di Geremia. La parte della terra interessata era una zona compresa tra Africa, Asia ed Europa. Oggi in quella zona si trovano le nazioni produttrici di petrolio del Medio Oriente. È ancora un “punto caldo” come al tempo di Geremia.
5. Come si può datare la profezia di Geremia, capitolo 25?
5 Sulla scena mondiale dell’epoca comparve uno che il mondo chiamerebbe “l’uomo del destino”. Il suo lungo nome, Nabucodonosor, significa “Nabu protegge dalla sfortuna [o: protegge il confine]”. Quest’uomo fatale, figlio di Nabopolassar, divenne imperatore di Babilonia nel 625 a.E.V. Quello stesso anno fu pronunciata una portentosa profezia che lo riguardava. Non fu fatta da uno dei tanti astrologi di quell’antico paese di scrutatori degli astri, ma dal Creatore delle stelle, Geova, l’Iddio del profeta Geremia. Si può datare la profezia in base a Geremia 25:1, 2, che dice: “La parola che fu rivolta a Geremia riguardo a tutto il popolo di Giuda nel quarto anno di Ioiachim figlio di Giosia, re di Giuda, cioè il primo anno di Nabucodonosor re di Babilonia; che Geremia il profeta pronunciò riguardo a tutto il popolo di Giuda e riguardo a tutti gli abitanti di Gerusalemme”. Il quarto anno del regno di Ioiachim fu il 625 a.E.V.
6. Quale sfondo la profezia di Geremia 25:8-14 fornì alla visione dei canestri di fichi?
6 Questa profezia precedette di otto anni la visione di Geremia dei canestri di fichi al tempio di Gerusalemme. (Ger. 24:1-3) Quale sfondo questa precedente profezia fornì per quella visione, e cosa diceva?
“Perciò Geova degli eserciti ha detto questo: ‘“Per la ragione che non ubbidiste alle mie parole, ecco, io mando e di sicuro prenderò tutte le famiglie del nord”, è l’espressione di Geova, “pure mandando a Nabucodonosor re di Babilonia, mio servitore, e li farò venire contro questo paese e contro i suoi abitanti e contro tutte queste nazioni all’intorno; e di sicuro li voterò alla distruzione e ne farò oggetto di stupore e qualche cosa a cui fischiare e luoghi devastati a tempo indefinito. E di sicuro distruggerò da essi il suono d’esultanza e il suono d’allegrezza, la voce dello sposo e la voce della sposa, il suono della macina a mano e la luce della lampada. E tutto questo paese deve divenire un luogo devastato, un oggetto di stupore, e queste nazioni dovranno servire il re di Babilonia per settant’anni”’.
“‘E deve accadere che quando i settant’anni si saranno compiuti io chiederò conto al re di Babilonia e a quella nazione’, è l’espressione di Geova, ‘del loro errore, pure al paese dei Caldei, e per certo ne farò distese desolate a tempo indefinito. E per certo farò venire su quel paese tutte le mie parole che ho pronunciate contro di esso, pure tutto ciò che è scritto in questo libro che Geremia ha profetizzato contro tutte le nazioni. Poiché essi stessi, molte nazioni e grandi re, pure li hanno sfruttati come servitori; e per certo li ripagherò secondo la loro attività e secondo l’opera delle loro mani’”. — Ger. 25:8-14.
“NABUCODONOSOR RE DI BABILONIA, MIO SERVITORE”
7. Oggi quale nome merita di essere temuto come quello di Nabucodonosor, e quando le nazioni lo temeranno?
7 C’è oggi qualche uomo il cui nome sia così temuto da tutte le nazioni come lo era il nome di Nabucodonosor a quel tempo, a partire dal ventitreesimo anno dell’attività profetica di Geremia? (Ger 25:3) No, nessun uomo di questo XX secolo rimarrà nella storia per un motivo uguale a quello dell’antico re Nabucodonosor. È vero che in Romani 13:1, 6 l’apostolo Paolo dice che i cristiani ossequenti alle leggi pagano le tasse alle “autorità superiori” perché queste “sono pubblici servitori [leitourgoi in greco] di Dio che servono costantemente a questo stesso scopo”. Ma oggi nessun particolare uomo politico può essere profeticamente chiamato da Geova Dio “mio servitore”. (Ger. 25:9; 27:6) L’unico che può essere chiamato “servitore” in adempimento di questa profezia di Geremia è il più grande servitore di Geova in tutto l’universo. Questi è suo Figlio Gesù Cristo, al quale ha dato un nome superiore a quello di qualsiasi altra creatura in cielo e sulla terra. (Isa. 42:1; Filip. 2:5-11) Anche se oggi i governanti mondiali non lo temono com’era temuto Nabucodonosor, lo faranno nell’imminente “guerra del gran giorno dell’Iddio Onnipotente” ad Har-Maghedon. — Riv. 16:13-16.
8. Perché Geova chiamò Nabucodonosor “mio servitore”, e quale aspetto della sua attività va inteso come una prefigurazione di ciò che oggi ci interessa?
8 Perché Geova chiamò il re Nabucodonosor “mio servitore”? Perché se ne servì per punire il popolo di Giuda che aveva rifiutato di ascoltare i suoi profeti. La punizione tramite questo re di Babilonia si estese anche alle nazioni circonvicine che avevano perfidamente sfruttato il popolo di Geova per disprezzo verso di Lui. Questo non significa però che Nabucodonosor prefigurasse Gesù Cristo, che adorava solo Geova come Dio. Ciò che ha un significato tipico è il compito esecutivo svolto da Nabucodonosor per conto di Geova contro le nazioni colpevoli. Esso prefigura ciò che Gesù Cristo farà per conquistare il mondo quale Principale esecutore dei giudizi di Geova durante l’imminente “grande tribolazione” in cui tutte le nazioni nemiche saranno polverizzate sotto i piedi del più grande Servitore di Geova. Perciò queste nazioni (incluse quelle della cristianità) sono la moderna controparte di quelle antiche nazioni che caddero davanti alla potenza mondiale babilonese. Ecco perché la questione interessa molto da vicino anche noi.
9. Quale altro periodo di tempo cominciò all’inizio dei “settant’anni” di completa desolazione di Giuda, e in che modo quel periodo di tempo non fu mai interrotto?
9 La macchina bellica babilonese portò la distruzione sul paese del regno di Giuda, che rimase desolato per settant’anni. (Ger. 25:11, 12; 29:10; Dan. 9:1, 2; II Cron. 36:17-21) La completa desolazione del paese di Giuda e di Gerusalemme per sette decenni cominciò nel mese autunnale di tishri del 607 a.E.V. A quel tragico evento è collegato l’anno molto più tragico del 1914 E.V. In che modo? Nell’autunno di quell’anno terminarono i “sette tempi”, o 2.520 anni, di dominio delle nazioni gentili iniziati con la desolazione di Giuda nel 607 a.E.V. (Luca 21:24; Dan. 4:16, 23, 25, 32) Quei “fissati tempi delle nazioni” gentili, o Tempi dei Gentili, abbracciano il periodo di tempo in cui il Sovrano Universale Geova permise alle nazioni gentili di esercitare il dominio mondiale senza interferenze da parte del suo regno messianico. Dopo che Nabucodonosor ebbe distrutto Gerusalemme nel 607 a.E.V., il tipico regno di Dio sulla terra non fu più ristabilito nella Gerusalemme terrestre, nelle mani della famiglia reale di Davide, onde non interrompere il completo dominio della terra da parte delle potenze mondiali gentili.
10. Sebbene Ciro rovesciasse la dinastia di Nabucodonosor nel 539 a.E.V., in che modo Giuda e le altre nazioni servirono il re di Babilonia per settant’anni?
10 Il conquistatore persiano di Babilonia, Ciro il Grande, non ristabilì il regno della famiglia di Davide a Gerusalemme. È vero che conquistò Babilonia nel 539 a.E.V., cioè circa due anni prima dello scadere dei “settant’anni” di desolazione del paese di Giuda. Si proclamò re di Babilonia e dapprima non mutò la politica della dinastia babilonese del re Nabucodonosor. Così le nazioni soggiogate da Nabucodonosor continuarono a servire il “re di Babilonia” per settant’anni. Solo nel settantesimo anno di desolazione di Giuda Ciro il Grande liberò i giudei esiliati dalla diretta servitù al re di Babilonia, e li lasciò tornare a casa perché riedificassero il paese desolato e la capitale Gerusalemme col suo tempio. (Esd. 1:1–3:2) In questo modo Geova chiese conto ai babilonesi “del loro errore”, errore commesso contro l’Iddio di Israele. — Ger. 25:12.
IL “CALICE” OFFERTO A TUTTE LE NAZIONI
11. A causa di quali avvenimenti celesti dal 1914 E.V. le cose non sono state più le stesse sulla terra?
11 Essendo terminati i Tempi dei Gentili nel 1914, sappiamo che il giorno in cui Geova chiederà conto alle nazioni gentili “del loro errore” dev’essere molto vicino. Dal 1914 il mondo non è più stato lo stesso. Gli storici secolari non ne sanno spiegare la ragione. Ma la ragione è semplicemente quella che verso il 4-5 ottobre 1914, 2.520 anni dopo la desolazione di Giuda e Gerusalemme a causa della conquista babilonese, finirono i Tempi dei Gentili di ininterrotto dominio mondiale. Geova Dio non stabilì il “trono di Geova” nella Gerusalemme terrestre per farvi sedere qualche erede terreno del re Davide, e far così rivivere il tipico regno di Dio sulla terra. (I Cron. 29:23) Invece, dato che “il regno del mondo” era ora divenuto il regno del Signore Dio, Geova fece nascere il suo regno dalla sua organizzazione celeste e insediò suo Figlio Gesù Cristo, l’Erede di Davide, alla sua destra sul trono celeste. (Riv. 11:15; 12:1-5) Da allora questo discendente reale del re Davide ha partecipato con Geova Dio al dominio mondiale in mezzo ai suoi nemici prima di calpestarli a morte.
12. In che modo la classe di Geremia ha continuato a porgere il “calice” alle nazioni?
12 Come conseguenza, le nazioni gentili devono bere un “calice” dalla mano di Dio. Particolarmente dal 1919 la classe di Geremia ha richiamato l’attenzione delle nazioni su questo “calice”. Preavvertendone le nazioni, la classe di Geremia ha simbolicamente porto alla nazioni il calice di Geova. Questo fu prefigurato in Geremia, capitolo 25. Il profeta disse:
“Poiché Geova l’Iddio d’Israele mi ha detto questo: ‘Prendi questo calice di vino di furore dalla mia mano, e lo devi far bere a tutte le nazioni alle quali io ti manderò. E devono bere e scuotersi da una parte all’altra e agire come uomini folli a causa della spada che io mando fra loro’.
“E io prendevo il calice dalla mano di Geova e lo facevo bere a tutte le nazioni alle quali Geova mi aveva mandato: cioè a Gerusalemme e alle città di Giuda e ai suoi re, ai suoi principi, per farne [delle città] un luogo devastato, un oggetto di stupore, qualche cosa a cui fischiare e una maledizione, proprio come in questo giorno”. — Ger. 25:15-18.
13. Cos’era “la spada” che Geova doveva mandare fra tutte le nazioni?
13 Qual era la “spada” che Geova avrebbe mandato fra le nazioni elencate in Geremia 25:18-26? Era la guerra di conquista che egli permise al suo “servitore” Nabucodonosor di intraprendere contro tutte quelle nazioni.
14. La “spada” cosa colpì per primo, su quali re influì e come?
14 La simbolica “spada” colpì per primo il tipico regno di Geova nel paese di Giuda. (Ger. 25:29) I “re” di Gerusalemme che ricevettero i colpi della “spada” furono (1) Ioiachim figlio di Giosia; (2) Ioiachin (Ieconia) figlio di Ioiachim; (3) Sedechia figlio di Giosia e zio di Ioiachin. Il primo colpo, inferto al re Ioiachim nel 620 a.E.V., quattro anni dopo la profezia di Geremia circa la “spada” e il “calice”, lo rese sotto giuramento re vassallo di Nabucodonosor. Il secondo colpo di spada fu inferto nel 617 a.E.V. quando il giovane Ioiachin fu spodestato dal trono a Gerusalemme ed esiliato a Babilonia. Il terzo e ultimo colpo distrusse Gerusalemme e il suo tempio nel 607 a.E.V.; il re spergiuro, Sedechia, fu deportato a Babilonia dove morì prigioniero, cieco e senza figli. A metà del mese lunare di tishri del 607 a.E.V., Gerusalemme e le città di Giuda rimasero desolate.
15. Anche chi doveva bere il “calice” dalla mano di Geova, e chi per ultimo?
15 Gerusalemme non sarebbe stata la sola a bere l’amara pozione offerta da Dio. In Geremia 25:19-26 il profeta nomina più di venti re o regni cui porge il “calice di vino di furore” di Geova. Comincia col Faraone d’Egitto e i suoi servitori, e conclude l’elenco dei governanti dicendo: “E il re di Sesac stesso berrà dopo di loro”. Secondo gli studiosi, “Sesac” non è che il crittogramma di Babele (Babilonia). Il suo re condannato fu l’ultimo della dinastia di Nabucodonosor, cioè Nabonedo, insieme col figlio coreggente Baldassarre. Questo Baldassarre fu costretto a bere il “calice” di Geova nel 539 a.E.V., quando fu ucciso dopo la caduta di Babilonia nelle mani di Ciro il Persiano. Servendosi del crittogramma Sesac, Geremia evitò di menzionare direttamente a quel tempo Babilonia.
16. In che modo alcuni avrebbero potuto rifiutare di bere il “calice”, ma cosa fu ordinato a Geremia di dire?
16 È possibile che alcuni dei regni menzionati ingaggiassero una lotta contro l’aggressore Nabucodonosor per impedire che si adempisse il decreto di Geova. Ma a titolo informativo il profeta Geremia ricevette l’ordine di scrivere per loro: “Geova degli eserciti ha detto questo: ‘Voi berrete senza fallo. Poiché, ecco, io comincio a recare la calamità sulla città [Gerusalemme] sulla quale è invocato il mio nome, e ve ne andreste voi in alcun modo impuniti?’” Rispondendo alla sua stessa domanda Geova dice: “‘Non ve ne andrete impuniti, poiché c’è una spada [la conquista militare babilonese] che io chiamo contro tutti gli abitanti della terra’, è l’espressione di Geova degli eserciti”. — Ger. 25:28, 29.
17. In che modo le nazioni hanno mostrato di non aver intenzione di bere il “calice”, ma con quale risultato?
17 È dal 1919 E.V. che le nazioni rifiutano di bere il simbolico “calice” del messaggio dell’ira di Geova dalla mano della classe di Geremia. Hanno quindi preso provvedimenti contro i testimoni di Geova, sia contro la classe di Geremia che contro la “grande folla” di loro compagni, arrivando al punto di metterli al bando e di proibire la libera distribuzione dei loro messaggi biblici stampati. Ma invano! Sospinti dallo spirito di Geova, i suoi ubbidienti testimoni continuano a tenere le loro adunanze e a predicare il Regno clandestinamente. Mostrano così di ubbidire a Dio anziché a uomini che Gli si oppongono. (Atti 4:19; 5:29) Nel non lontano futuro questi oppositori politici impareranno che il fatto di costringere i testimoni di Geova ad agire clandestinamente non servirà a risparmiare ai governanti mondiali di bere il “calice” dalle mani di Dio stesso nella “guerra del gran giorno dell’Iddio Onnipotente” nel simbolico luogo chiamato Har-Maghedon. — Riv. 16:13-16.
18. Per chi quel giorno sarà un “gran” giorno, e quindi cosa rifiuta di fare la classe di Geremia?
18 Quel giorno sarà ‘grande’ per Geova. Sarà per lui motivo di gioia, perché allora combatterà per la causa della sua sovranità universale. Quale Comandante in capo, manderà in battaglia il conquistatore del mondo, suo Figlio Gesù Cristo, che riporterà una vittoria di gran lunga superiore a qualsiasi vittoria dell’antico re di Babilonia, Nabucodonosor. (Riv. 19:11-21) Questo darà a Geova motivo di gridare con esultanza maggiore dei felici pigiatori che preparano nello strettoio il vino che rallegra Dio e l’uomo. (Riv. 19:11-15; Giud. 9:12, 13) La classe di Geremia è certa della vittoria di Geova ad Har-Maghedon. Perciò rifiuta di tacere quanto riguarda la veniente rivendicazione della sovranità di Geova, anche se ai governanti delle nazioni questa amara pozione non piace.
19. Quanto di ciò che Geova dice loro la classe di Geremia pubblica intrepidamente?
19 L’odierna classe di Geremia ubbidisce coraggiosamente al comando dato al profeta in quel lontano primo anno del regno dell’imperatore Nabucodonosor su Babilonia: “E in quanto a te [Geremia], profetizzerai loro tutte queste parole, e devi dir loro: ‘Dall’alto Geova stesso ruggirà, e dalla sua santa dimora emetterà la sua voce. Senza fallo ruggirà sul suo luogo di dimora. Egli farà risuonare un grido come quello dei pigiatori contro tutti gli abitanti della terra’”. — Ger. 25:30.
LA POZIONE CHE FA AGIRE LE NAZIONI “COME UOMINI FOLLI”
20. Quelli della classe di Geremia dovrebbero forse essere chiamati ‘semplici profeti di sventura’ a causa di ciò che la vittoria di Geova significherà per le nazioni?
20 Il grido di vittoria di Geova risuonerà in tutto il cielo e la terra. La classe di Geremia e i loro compagni continuano ad annunciarlo, sebbene la vittoria di Geova significhi calamità per tutte le nazioni. Quelli della classe di Geremia dovrebbero forse essere chiamati ‘semplici profeti di sventura’? No! Altrimenti anche Geova Dio, la Fonte del loro messaggio, dovrebbe essere chiamato profeta di sventura. Dando misericordioso avvertimento, egli dice: “Geova degli eserciti ha detto questo: ‘Ecco, una calamità esce di nazione in nazione, e una gran tempesta stessa si leverà dalle più remote parti della terra. E gli uccisi da Geova per certo saranno in quel giorno da un’estremità della terra fino all’altra estremità della terra. Su di essi non si farà lamento, né saranno raccolti o seppelliti. Diverranno come letame sulla superficie della terra’”. — Ger. 25:32, 33.
21. Perché Geova poteva giustamente assumersi la responsabilità di quelli uccisi a causa dell’espansione dell’impero di Nabucodonosor?
21 Con questo linguaggio Geova predisse la vittoriosa marcia di Nabucodonosor contro le nazioni che sarebbero state assorbite dall’impero babilonese. Avrebbe permesso a Nabucodonosor di spostarsi rapidamente da una nazione all’altra servendosi della spada d’esecuzione che Geova gli avrebbe messo nelle mani per infrangere qualsiasi resistenza. Sotto questo aspetto Geova si assumeva la responsabilità di quelli uccisi dal conquistatore babilonese. Egli stesso chiamò le vittime dell’aggressione babilonese “gli uccisi da Geova”. Egli era Colui che costringeva le nazioni a bere dal “calice” la pozione che le avrebbe fatte agire “come uomini folli”. Sia che gli uomini l’attribuiscano a Geova Dio o no, la storia secolare mostra con dovizia di particolari che il re Nabucodonosor estese l’impero babilonese su una superficie maggiore di quella delle precedenti potenze mondiali. Dovette esserci la mano di Geova, perché, proprio nel primo anno del regno di Nabucodonosor, Egli predisse l’espansione dell’impero babilonese. — Ger. 25:1, 2; 32:1, 2; 52:29; II Re 25:8; Ger. 52:12; Dan. 2:37, 38; 4:20-25.
22. Perché non vogliamo trovarci fra gli uccisi da Geova nell’imminente “grande tribolazione”?
22 Che dire ora degli “uccisi da Geova” nell’imminente “grande tribolazione” che culminerà nella “guerra del gran giorno dell’Iddio Onnipotente” ad Har-Maghedon? Vogliamo trovarci fra loro? No! Essere uccisi allora da Geova significherebbe essere da lui giustiziati.
23. Come fu prefigurato quale sarebbe stata la parte di questo sistema di cose a crollare per prima nella “grande tribolazione”, e perché prima lei?
23 Allo scoppio della “grande tribolazione” tutte le nazioni condannate saranno allineate contro l’Iddio della classe di Geremia. Allineate saranno anche le nazioni della cristianità, perché sono fra gli oppositori e persecutori dei testimoni di Geova. La cristianità sarà la prima parte di questo sistema di cose a crollare, essendo la moderna controparte del regno apostata di Giuda e Gerusalemme. Per prefigurare questo fatto, il regno di Giuda fu il primo a dover bere il “calice” contenente il “vino di furore”. Geova disse che avrebbe recato la calamità internazionale cominciando dalla ‘città sulla quale era invocato il suo nome’. (Ger. 25:29) La cristianità è la parte religiosa più responsabile davanti a Dio e a Cristo, e perciò sarà da lei che comincerà la calamità mondiale, come in una reazione a catena. Sarà una simbolica “tempesta” che nessun intervento umano riuscirà a stornare.
24. Cosa indica il fatto che la tempesta si scatenerà “dalle più remote parti della terra”, e quante vittime farà?
24 Questa simbolica “tempesta” deve venire “dalle più remote parti della terra”, perché sarà scatenata dal di fuori del reame delle nazioni condannate. (Ger. 6:22) Nell’adempimento moderno questo significa in effetti che sarà scatenata da un’invisibile Fonte celeste, perché sarà davvero “un atto di Dio”. Dilagando in tutto il globo, come il diluvio dei giorni di Noè invase l’intera terra, ricoprirà certamente la terra di vittime della “tempesta” da un’estremità all’altra. Come potrebbero mai la classe di Geremia e la “grande folla” di loro compagni sopravvissuti seppellirle tutte? Geova dovrà usare i suoi poteri per eliminare i cadaveri. — Riv. 19:11-21.
25. In vista di Geremia 25:34-38, fra chi è meglio trovarsi?
25 In quel “giorno di vendetta da parte del nostro Dio”, sarà meglio trovarsi fra quelli che gli schernitori chiamavano “profeti di sventura” che fra quelli che urleranno a causa della “grande tribolazione”. (Isa. 61:2; Riv. 7:14, 15; Matt. 24:21-30) “Urlate, pastori, e gridate!” dice Geova tramite Geremia. “E voltolatevi, maestosi del gregge, perché i vostri giorni per essere scannati per le vostre dispersioni si sono compiuti, e dovete cadere come un vaso desiderabile! E il luogo in cui fuggire è perito dai pastori, e il mezzo di scampo dai maestosi del gregge. Ascoltate! Il grido dei pastori e l’urlo dei maestosi del gregge, poiché Geova spoglia il loro pascolo. E i pacifici luoghi di dimora sono stati resi senza vita a causa dell’ardente ira di Geova. Egli ha lasciato il suo padiglione proprio come un giovane leone fornito di criniera, poiché il loro paese è divenuto oggetto di stupore a causa della spada devastatrice e a causa della sua ira ardente”. — Ger. 25:34-38.
26. In quella profezia, chi sono i “pastori” e i “maestosi del gregge”?
26 Questa profezia ci fa forse venire in mente ecclesiastici che sono chiamati pastori in senso spirituale e le cui chiese o congregazioni sono chiamate “greggi”? È probabile, ma qui Geova non si rivolge ai capi religiosi della nazione. Nelle Scritture Ebraiche gli uomini di governo sono chiamati pastori e il loro popolo, o sudditi, greggi. Quindi “i maestosi del gregge” sarebbero i principi o i favoriti del re fra il gregge nazionale. Dev’essere così in Geremia 25:34-38, poiché nell’intero capitolo non si fa menzione di sacerdoti o leviti. Quelli ai quali Geremia riceve il comando di porgere il “calice” di Geova sono chiamati “re”, “principi” e “regni”. (Ger. 25:18-26) L’imminente “calamità” o “tempesta” mondiale colpirà non solo il clero e altri capi religiosi, ma infine anche gli elementi politici governativi di questo sistema di cose.
27. Quale rappresentante di Sesac deve bere il “calice” per ultimo?
27 È il “re di Sesac” a bere il “calice” per ultimo. La profezia di Geremia 51:41 ne parla come se il fatto fosse già accaduto, dicendo: “Oh come è stata catturata Sesac, e come è presa la Lode dell’intera terra! Come Babilonia è divenuta semplice oggetto di stupore fra le nazioni!” — Ger. 25:26; 27:7.
28. Di cosa si preoccupano maggiormente i “pastori” e i “maestosi”, e come viene spogliato il loro pascolo?
28 Sarà solo per ragioni egoistiche che quei “pastori” e “maestosi” politici ‘urleranno’, sì, si voltoleranno per terra. Quando il Sovrano Signore Geova farà i conti con loro alla “grande tribolazione”, capiranno con raccapriccio che per loro è giunto il giorno d’essere scannati e dispersi. Se vi fosse via di scampo o luogo in cui rifugiarsi, non si sentirebbero spinti a ‘urlare’. Non si preoccupano tanto di ciò che accadrà al “gregge” nazionale, quanto del fatto che stanno per essere uccisi. I loro incarichi e alte posizioni ben rimunerate devono sparire! Il loro “pascolo”, il sistema di cose tramite cui sfruttavano i loro greggi nazionali, sarà spogliato, rovinato. I “pacifici” luoghi di dimora in cui prima vivevano e facevano profitti, verranno resi senza vita. Un silenzio di morte regnerà sui recinti dei loro “greggi”.
29. In che modo Geova sarà allora come un giovane leone fornito di criniera, e con quale risultato verrà usata la “spada”?
29 Per produrre tale “oggetto di stupore” mondiale, l’ira di Geova deve davvero divampare. Egli non potrebbe essere simile a un leone di una valle fluviale costretto a uscire dalla sua tana dalle acque del Giordano in piena. No, “Geova degli eserciti” sarà allora come un coraggioso leone che lascia il suo riparo per andare all’attacco nonostante la presenza di pastori sui pascoli. Per mezzo del suo Figlio-Servitore, Gesù Cristo, egli brandisce la “spada” della “guerra del gran giorno dell’Iddio Onnipotente”. (Ger. 25:30, 38) I pastori e i maestosi del mondo non si riprenderanno mai più dai colpi mortali della sua “spada devastatrice”!
30. A motivo di ciò che udiamo con gli orecchi della fede nella profezia di Geova, cosa dovremmo fare ora?
30 Ascoltate! Con gli orecchi della fede nella profezia di Geova ne udite il suono sempre più forte. Attraverso i corridoi del suono di questo “tempo della fine” sentiamo giungere dal predetto futuro l’urlo di tutti i “pastori” nazionali, insieme con le grida di dolore dei “maestosi” dell’umano gregge. Cosa faremo dunque noi ascoltatori? Mentre la via della salvezza è ancora aperta e finché c’è ancora un luogo in cui rifugiarsi, agiamo! Troviamo sicurezza e protezione nei recinti del regno di Geova affidato al Pastore Gesù Cristo. — Ezec. 34:23, 24; Ger. 23:5, 6.
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Geova, tramite la moderna classe di Geremia, avverte misericordiosamente dell’imminente “tempesta” globale