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FebeAusiliario per capire la Bibbia
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Cencrea, uno dei maggiori porti dell’importante città di Corinto, offriva molte opportunità di manifestare ospitalità a persone di passaggio, fra cui l’apostolo Paolo. (Atti 18:18) Alcuni ritengono che in tal senso Febe prestasse servizio come “difensora di molti”. Tuttavia il termine tradotto “difensora” (prostàtis) ha il significato fondamentale di “protettrice” o “soccorritrice”, e quindi non richiede di mostrare semplice cordialità, ma anche di venire in aiuto di altri nel bisogno. Può inoltre essere tradotto “patrona”. Essendo libera di viaggiare e di rendere notevoli servizi nella congregazione, Febe probabilmente era vedova e anche piuttosto ricca. Poteva essere in grado di far valere la sua influenza nella comunità a favore dei cristiani che erano accusati ingiustamente, difendendoli; oppure poteva aver offerto loro rifugio in momenti di pericolo, proteggendoli. La Bibbia comunque non fornisce particolari.
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FecciaAusiliario per capire la Bibbia
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Feccia
Nelle Scritture il corrispondente termine ebraico (shemarìm) ricorre cinque volte ed è sempre al plurale. Si riferisce alle particelle in sospensione che si separano e si depositano sul fondo quando il vino viene lasciato riposare. Un buon vino lasciato a invecchiare “sulla feccia” diventa limpido, forte e generoso. Infatti in Isaia 25:6 l’espressione “vini chiariti” sarebbe letteralmente “vino tenuto sulla feccia”. Viceversa, quando un vino che è cattivo a motivo della qualità scadente dell’uva lo si lascia stare sulla feccia, non se ne migliora il gusto o l’aroma, particolari a cui si riferiscono i profeti in alcune illustrazioni. (Ger. 48:11; Sof. 1:12) Inoltre in una figura retorica il salmista dice che “tutti i malvagi della terra” saranno costretti a scolare il calice dell’ira di Geova, bevendone anche la feccia, fino all’ultima amara goccia. — Sal. 75:8; confronta Ezechiele 23:32-34.
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FedeAusiliario per capire la Bibbia
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Fede
“La sicura aspettazione di cose sperate; l’evidente dimostrazione di realtà benché non vedute”. (Ebr. 11:1) “Sicura aspettazione” traduce il sostantivo greco hypbstasis. luesto termine è comune in antichi documenti commerciali su papiro. Rende l’idea di qualche cosa che avvalora condizioni visibili e garantisce un futuro possesso. In considerazione di ciò Moulton e Milligan suggeriscono questa versione: “Fede è l’atto di proprietà di cose sperate”. Oppure (NVB): “La fede è garanzia delle cose sperate”. E il sostantivo greco èlegkhos, tradotto “evidente dimostrazione”, rende l’idea di produrre prove che dimostrino qualche cosa, in particolare qualche cosa di contrario alle apparenze. Tali prove rendono dunque chiaro quello che prima non si capiva e perciò confutano ciò che è semplice apparenza. La “evidente dimostrazione”, o prova convincente, è così concreta o vigorosa che tale è definita la fede.
La fede è quindi la base della speranza e la prova convincente di realtà invisibili. L’insieme delle verità enunciate da Gesù Cristo e dai suoi discepoli ispirati costituisce la vera “fede” cristiana. (Giov. 18:37; Gal. 1:7-9; Atti 6:7; I Tim. 5:8) La fede cristiana si basa sull’intera Parola di Dio, incluse le Scritture Ebraiche, che Gesù e gli scrittori delle Scritture Greche Cristiane spesso citavano a sostegno delle loro affermazioni.
La fede si basa su prove concrete. Le visibili opere creative attestano l’esistenza di un Creatore invisibile. (Rom. 1:20) I fatti realmente accaduti durante il ministero e la vita terrena di Gesù Cristo lo identificano quale Figlio di Dio. (Matt. 27:54) La dimostrazione che Dio provvede alle creature terrestri è una valida ragione per credere che sicuramente provvederà ai suoi servitori, e ciò che ha fatto in passato quale Datore di vita, in grado anche di ridare la vita, dimostra chiaramente la credibilità della speranza della risurrezione. (Matt. 6:26, 30, 33; Atti 17:31; I Cor. 15:3-8, 20, 21) Inoltre l’attendibilità della Parola di Dio e l’accurato adempimento delle sue profezie infondono fiducia nella realizzazione di tutte le Sue promesse. (Gios. 23:14) Perciò, In tutti questi modi, “la fede segue ciò che si ode”. — Rom. 10:17; confronta Giovanni 4:7-30, 39-42; Atti 14:8-10.
La fede non é credulità. Lo scienziato ha fede nei principi che regolano il suo ramo scientifico. Basa nuovi esperimenti su scoperte precedenti e prevede nuove scoperte in base alle cose già verificate. Lo stesso dicasi dell’agricoltore: prepara il terreno e semina il seme, attendendo, come negli anni passati, che il seme germogli e le piante crescano grazie all’umidità e alla luce del sole necessaria. Quindi la fede nella stabilità delle leggi naturali che governano l’universo costituisce un fondamento per i progetti e le attività umane.
ANTICHI ESEMPI DI FEDE
Ciascuno del “così gran nuvolo di testimoni” menzionato da Paolo (Ebr. 12:1) aveva un solido fondamento per la fede. Abele ad esempio era senz’altro a conoscenza della promessa di Dio relativa a un “seme” che avrebbe schiacciato la testa del “serpente”. Ed ebbe tangibili prove dell’attuazione della condanna pronunciata da Geova in Eden contro i suoi genitori. Fuori dell’Eden Adamo e la sua famiglia mangiarono pane col sudore della fronte perché la terra era stata maledetta e perciò produceva spine e triboli. Probabilmente Abele osservò lo struggente desiderio che Eva provava per il proprio marito e la prepotenza di Adamo nei confronti della moglie. Senza dubbio sua madre si lamentò delle pene della gravidanza. Inoltre l’entrata del giardino di Eden era sorvegliata da cherubini e dalla fiammeggiante lama di una spada. (Gen. 3:14-19, 24) Tutto questo costituiva una “evidente dimostrazione” che dava ad Abele la certezza che la liberazione sarebbe venuta per mezzo del ‘seme della promessa’ e perciò, spinto dalla fede, “offrì a Dio un sacrificio di maggior valore di quello di Caino”. — Ebr. 11:4.
Abraamo ebbe una valida ragione per aver fede in una risurrezione, dal momento che lui e Sara avevano sperimentato il miracoloso rigenerarsi delle loro facoltà riproduttive, cosa che in un certo senso era paragonabile a una risurrezione, in quanto permise che la discendenza di Abraamo continuasse per mezzo di Sara. La nascita di Isacco fu il risultato di questo miracolo. Quando gli fu detto di sacrificare Isacco, Abraamo ebbe fede che Dio avrebbe risuscitato suo figlio. Basava tale fede sulla promessa di Dio che “ciò che si chiamerà ‘tuo seme’ sarà per mezzo di Isacco”. — Gen. 21:12; Ebr. 11:11, 12,17-19.
Prova di sincera convinzione diedero pure coloro che andavano da Gesù per essere sanati. Anche se non ne erano stati personalmente testimoni oculari, avevano almeno sentito parlare delle potenti opere di Gesù. Perciò, In base a quello che avevano visto o udito, conclusero che Gesù poteva guarire anche loro. Inoltre conoscevano la Parola di Dio e quindi sapevano dei miracoli compiuti nel passato dai profeti. Sentendo parlare Gesù, alcun conclusero che era “Il Profeta” e altri “il Cristo”. Quindi molto appropriatamente Gesù qualche volta diceva a chi era stato guarito: “La tua fede ti ha reso sano”.
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