Il nome in cui tutte le nazioni scelgono di camminare
“Tutti i popoli, da parte loro, cammineranno ciascuno nel nome del suo dio; ma noi, da parte nostra, cammineremo nel nome di Geova nostro Dio a tempo indefinito, sì, per sempre”. — Mic. 4:5.
1. Benché religiosamente diviso, quale dio unificatore idoleggerà e adorerà il popolo di una nazione?
LE NAZIONI UNITE, quale organizzazione per la pace e la sicurezza mondiale, hanno ora 132 nazioni membri. Vi sono altre nazioni fuori di esse. Ciascuna nazione politica ha un ideale che tiene unito il suo popolo sotto un unico governo. Essa cammina o va dunque nel nome di quell’ideale; vale a dire che si attiene a quel comune ideale o lo segue. Non passa molto prima che il popolo cominci a idolatrare quell’ideale. Diventa per loro un dio che adorano e considerano al di sopra di ogni privato, personale interesse. Il popolo può pertanto essere religiosamente diviso, eppure adorerà quell’ideale nazionale come un dio unificatore.
2. In che modo milioni di persone che asseriscono d’essere senza dio in realtà si contraddicono?
2 Milioni di persone asseriscono d’essere senza dio, atee, non devote a nessun dio. Ma si contraddicono adorando un dio nazionale. Dalla Rivoluzione Americana (1775-1783), abbiamo sentito molto parlare della “dea della Libertà”. Oppure, il dio o la dea può essere quella cosa chiamata democrazia, il dominio del popolo. O può essere l’acerrimo nemico della democrazia, cioè il comunismo internazionale. Le persone si atterranno a questi princìpi politici con una tenacia che equivale a fanatica devozione religiosa. Inoltre, ciascuna nazione custodisce gelosamente ciò che considera la sua “sovranità nazionale”, come se fosse un dio che non si deve violare o perdere. In alcune nazioni molti idoleggiano una forte istituzione militare che darà alla nazione una posizione di forza da cui trattare con le altre nazioni. Riguardo al moderno “re del nord”, fu predetto molto tempo fa: “Al dio delle fortezze, darà gloria nel suo posto”. — Dan. 11:38.
3. Come Michea 4:5 valuta correttamente la situazione su ciò in cui camminano, e come Salmo 96:5 fa la giusta stima del valore di tali popolari dèi?
3 L’ispirato scrittore dei tempi antichi valutò correttamente il corso delle moderne nazioni dicendo: “Tutti i popoli, da parte loro, cammineranno ciascuno nel nome del suo dio”. (Mic. 4:5) Ciascuno di questi dèi è assai popolare nel proprio luogo. Per tale ragione, se qualcuno che realmente sa di che si tratta rifiuta di fare quello che fanno gli altri, suscita grande risentimento. L’indignazione arriva fin quasi al punto di agire violentemente verso l’offensore. Ma sorge la domanda: Che valore hanno quegli “dèi” idolatri? A che cosa conducono le persone delle nazioni? La presente situazione mondiale dovrebbe dare a queste domande la più convincente risposta, specialmente data l’immutabile corrente degli affari e delle condizioni del mondo. Siamo costretti ad ammettere che l’antico scrittore fece un’appropriata stima delle divinità popolari dicendo: “Tutti gli dèi dei popoli sono dèi senza valore”. — Sal. 96:5.
4. Fra quali condotte scelgono oggi le persone, e chi fa oggi la scelta che reca salvezza?
4 È tempo che i popoli si rendano conto del valore dei loro popolari dèi. Gli “dèi” che li hanno portati all’attuale caos non riescono a farli uscire da esso e non si può sperare che li tirino fuori. Se i “popoli” non se ne rendono conto, allora dovrebbero rendersene conto almeno i singoli individui, prima che il turbine degli avvenimenti mondiali in rapida successione li trascini con sé nella distruzione. Possiamo essere tratti fuori sani e salvi da questo disastroso vortice solo se scegliamo il Dio giusto e camminiamo nel nome di quel Dio. O continuiamo ad andare nel nome di qualche popolare dio, o scegliamo di andare in un’altra direzione, camminando nel nome di un Dio migliore di tutti i popolari dèi delle nazioni. La scelta di quest’ultima condotta, la condotta giusta, è ancora possibile a chi ama la vita e la felicità. In anni recenti centinaia di migliaia di persone in tutto il globo hanno compreso il significato degli avvenimenti mondiali e hanno fatto quella felice scelta. Non è ancora troppo tardi perché altri facciano altrettanto.
5. È solo la sincerità a far loro intraprendere questa coraggiosa condotta, e perché è la condotta corretta?
5 È una condotta coraggiosa? Sì, davvero! Per intraprendere una così coraggiosa condotta ci vuole senz’altro sincerità. Che intraprendano questa condotta sinceramente non è messo in dubbio neppure per un momento, ma la semplice sincerità che dimostrano intraprendendo questa condotta la rende forse la condotta giusta? No! Quindi, la coraggiosa condotta è intrapresa non solo con sincerità, ma in base a fidate informazioni, a corretta conoscenza. E questo sotto una guida degna di fiducia, migliore della guida di “dèi senza valore”. La correttezza della condotta è mostrata dal fatto che fu predetta in una profezia dimostratasi non menzognera ma verace. Tutti gli aspetti di questa profezia sono veraci, perché proviene da un Dio che nessuno può accusare di aver detto una menzogna, poiché non mente. Dopo che aveva trattato per oltre quattromila anni con il genere umano si poté ancora scrivere di Lui: “È impossibile che Dio menta”. (Ebr. 6:18; Tito 1:2) Questo è l’Iddio nel cui nome un crescente numero di persone sceglie oggi di camminare.
6. Da che specie di luogo proviene questa profezia, e quando fu pronunciata dal profeta?
6 La profezia che predisse correttamente questo rimarchevole avvenimento del nostro giorno non venne dunque da un mitico luogo d’origine. È un luogo storico — un paese che oggi è conosciuto in tutto il mondo, di cui la stampa parla molto — Israele. Colui che dichiarò la profezia ispirata da Dio era un uomo di nome Michea, che disse di essere della città di Moreset nel territorio della tribù di Giuda, circa trentacinque chilometri a sud-ovest di Gerusalemme. Visse durante i regni di tre re storici, cioè di “Iotam, di Acaz, di Ezechia, re di Giuda”. (Mic. 1:1) Questo pone Michea nell’ottavo secolo avanti la nostra Èra Volgare, per cui dovette finir di profetizzare prima del 716 a.E.V.
7. Che cosa relativamente a Michea rafforza la nostra fiducia nella sua profezia, e quale posteriore profeta vi si riferisce?
7 Comunque, ciò che dovrebbe rafforzare la nostra fiducia in Michea quale profeta di un Dio vero e vivente non è solo la sua storicità, ma anche il coraggio con cui dichiarò il suo messaggio benché così facendo rischiasse la vita. Al suo giorno i re avevano praticamente il potere assoluto, potere di vita o di morte sui loro sudditi. (Prov. 16:14) Che Michea fosse un profeta di tale importanza ci è fatto notare in una successiva occasione quando il profeta Geremia in Gerusalemme fu minacciato di morte dai capi giudei i quali trovarono da ridire su parole che sembrarono loro sovversive e non patriottiche. Leggiamone il racconto stesso di Geremia:
8. Come Geremia 26:16-19 fa questo riferimento alla coraggiosa profezia di Michea?
8 “Quindi i principi e tutto il popolo dissero ai sacerdoti e ai profeti: ‘Non c’è nessun giudizio di morte che spetti a quest’uomo, poiché ci ha parlato nel nome di Geova nostro Dio’. Per di più, certuni degli anziani del paese si levarono e dicevano a tutta la congregazione del popolo: ‘Michea di Moreset stesso profetizzava ai giorni di Ezechia re di Giuda e continuò a dire a tutto il popolo di Giuda: “Geova degli eserciti ha detto questo: ‘Sion stessa sarà arata come un semplice campo, e Gerusalemme stessa diverrà semplici mucchi di rovine, e il monte della Casa sarà per gli alti luoghi di una foresta’”. Lo misero in alcun modo a morte Ezechia re di Giuda e tutti quelli di Giuda? Non temé egli Geova e non placava la faccia di Geova, così che Geova si rammaricò della calamità che aveva pronunciata contro di loro? Noi stiamo operando dunque una grande calamità contro le nostre anime’”. — Ger. 26:16-19.
9. (a) Come Michea soddisfece le tre fondamentali esigenze di un vero profeta? (b) Che cosa significa il nome Michea, e, come dice Isaia 26:4, qual è il modo giusto di rispondere alla sfida di quella domanda?
9 Michea fu senz’altro un vero profeta del solo vero Dio, poiché soddisfece le tre fondamentali esigenze. Cioè: (1) Parlò nel nome del vero Dio. (2) Le sue profezie si avverarono. (3) Le sue profezie servirono e contribuirono a volgere le persone oneste al solo vero Dio. (Deut. 13:1-5; 18:20-22) Oltre ogni possibilità di dubbio, Michea camminò nel nome del suo Dio. Il suo nome stesso sfida tutti noi a paragonare il suo Dio con tutti gli “dèi senza valore” che i popoli delle nazioni adorano, poiché il suo nome ebraico, Michea, significa “Chi è come Iah?” Il modo giusto di rispondere alla sfida contenuta in questa domanda fu suggerito da un profeta contemporaneo di Michea, cioè Isaia, che scrisse: “Confidate in Geova, in ogni tempo, poiché in Iah Geova è la Roccia dei tempi indefiniti”. — Isa. 26:4; 12:2.
SVOLTA DECISIVA NELLA STORIA
10. (a) In effetti, che cosa dobbiamo rispondere alla domanda suscitata dal nome di Michea? (b) Quale domanda sorge circa la nostra risposta, e a quale decisiva svolta della storia si riferì Michea per guidarci a questo riguardo?
10 Se vogliamo rispondere alla sfida contenuta nella domanda del nome di Michea, i fatti ci obbligherebbero a rispondere: “Non c’è nessuno come Iah Geova!” Stando così le cose, ci si presenta ora la domanda: Che cosa faremo in merito a ciò? Se faremo la cosa giusta al riguardo significherà una svolta decisiva nella nostra vita, anche nella vita di molti che dichiarano d’essere cristiani. Questo cambiamento sarebbe in armonia con quanto predisse il profeta Michea. Nelle sue profezie egli additò la svolta decisiva della storia umana. No, non ci riferiamo qui alla profezia di Michea che il promesso Messia o Cristo sarebbe nato come uomo nella cittadina di Betleem nel paese di Giuda. (Mic. 5:2) Il tempo dell’adempimento di quella profezia viene usato come inizio di ciò che la cristianità chiama “èra cristiana”, anche se essa non è proprio sicura della data precisa in cui nacque Cristo. (Matt. 2:1-6; Luca 2:4-17) Avvenne meno di duemila anni fa. Ma la svolta decisiva di tutta la storia umana a cui ci riferiamo è quella cui siamo pervenuti nella nostra stessa generazione. Il profeta Michea l’additò!
11. Riferendosi a che cosa Michea introdusse questa gloriosa profezia, e perché dovremmo cercar di vederne l’adempimento nella nostra stessa generazione?
11 Michea predisse ciò che sarebbe avvenuto a questa svolta degli avvenimenti. Lo vediamo oggi accadere? Dovremmo vederlo, perché siamo nel periodo giusto della storia. Quando Michea descrisse profeticamente quello che vediamo accadere oggi, l’introdusse predicendo ciò che fu una svolta decisiva nella storia della sua propria nazione. Questa profezia si adempì il secolo dopo Michea, per cui egli non visse per vedere avverarsi quanto aveva predetto. In tal modo sfuggì a una calamità nazionale. Ma questa calamità che si abbatté sulla sua nazione ha avuto un parallelo nella nostra moderna generazione, ragione per cui merita che la consideriamo. Leggiamo dunque ciò che scrisse Michea e vediamo come introduce appropriatamente una meravigliosa profezia che trova adempimento, proprio in questo ventesimo secolo:
12. In Michea da 3:9 a 4:1, quale cattiva condizione religiosa descrisse il profeta, e quali cambiamenti predisse riguardo al “monte della casa di Geova”?
12 “Udite questo, suvvia, capi della casa di Giacobbe e comandanti della casa d’Israele, che detestate il diritto e che fate perversa perfino ogni cosa diritta; edificando Sion con atti di spargimento di sangue e Gerusalemme con ingiustizia. I suoi propri capi giudicano semplicemente per un regalo, e i suoi propri sacerdoti istruiscono solo per un prezzo, e i suoi propri profeti praticano la divinazione semplicemente per il denaro; eppure continuano ad appoggiarsi su Geova, dicendo: ‘Non è Geova in mezzo a noi? Su di noi non verrà nessuna calamità’. Perciò a motivo vostro Sion sarà arata come un semplice campo, e Gerusalemme stessa diverrà semplici mucchi di rovine, e il monte della casa sarà come gli alti luoghi di una foresta. E deve accadere nella parte finale dei giorni che il monte della casa di Geova sarà fermamente stabilito al di sopra della cima dei monti, e sarà per certo innalzato al di sopra dei colli; e a esso devono affluire i popoli”. — Mic. da 3:9 fino a 4:1.
13. Quando avvenne quella svolta degli avvenimenti nei tempi antichi?
13 Sembra questa citazione di Michea una brusca svolta negli avvenimenti di una nazione? Non ci può essere dubbio che l’importante parte finale di questa profezia doveva avverarsi, poiché le profetiche parole introduttive si avverarono certissimamente. La storia scritta lo comprova. Nell’anno 607 a.E.V., verso l’inizio di quello che sarebbe il nostro mese di ottobre, la città del Medio Oriente poeticamente chiamata “Sion” fu effettivamente come un semplice campo che era stato arato. Sì, la capitale nazionale, Gerusalemme, giacque come semplici mucchi di rovine.
14. (a) Quale aspetto cominciò allora ad assumere il “monte della casa di Geova”? (b) A causa di quali pratiche giudiziarie e religiose aveva voluto Geova che questo avvenisse?
14 E che dire del monte di 760 metri su cui era sorta la casa di adorazione di Geova di sorprendente bellezza edificata dal re Salomone? Quel sacro monte assunse l’aspetto di “alti luoghi di una foresta”. Fu reso deserto come la boscosa cima di un colle. Fu un disonore per Geova Dio? Apparentemente sì. E tuttavia egli l’aveva voluto, poiché aveva ispirato il suo profeta Michea a predire per primo tale calamità religiosa. Aveva ogni ragione al mondo per farlo, specialmente perché Gerusalemme era piena di ingiustizia ed era contaminata da ingiustificati atti di spargimento di sangue. Che cos’altro poteva attendersi da una città quando i suoi capi chiudevano gli occhi al diritto accettando regali, quando i sacerdoti del tempio impartivano istruzione religiosa a prezzo fisso e quando falsi profeti praticavano la divinazione demonica per far denaro a spese di persone credule? E tuttavia quegli ipocriti religiosi pensavano di camminare nel nome di Geova, o che Geova continuasse ad essere in mezzo a loro nel suo tempio, per proteggerli dalla calamità! Non c’è da meravigliarsi che la profezia di Michea, benché così sorprendente, si avverasse.
15. (a) Quale mezzo impiegò Geova per recare la predetta calamità nazionale, e quando? (b) Che ne fu delle cose governative e religiose in Gerusalemme, e che ne fu della posizione di Geova come dio?
15 La religione non è una difesa per gli ipocriti. Gli ipocriti religiosi furono delusi in ciò che si aspettavano erroneamente da Geova, nonostante quello che aveva predetto Michea. Con quale mezzo, dunque, recò Geova una calamità nazionale su di loro nel 607 a.E.V.? Fu per mezzo dei Babilonesi al comando del re Nabucodonosor. Dopo aver assediato Gerusalemme per circa diciotto mesi, l’esercito babilonese vi irruppe, saccheggiando la città e il suo tempio, conducendo via i miseri prigionieri superstiti e bruciando la città santa. Il trono reale, il “trono di Geova”, come si chiamava, su cui sedeva la discendenza dei re della famiglia reale di Davide, sparì, come anche l’“arca del patto” di Geova che si trovava nel compartimento più interno, “il Santissimo”, del tempio. Così il regno di Davide, esistito per 463 anni in Gerusalemme, fu abbattuto. Fu interrotta anche la completa adorazione di Geova nel suo tempio. La posizione di Geova come dio si abbassò bruscamente fra le nazioni pagane. La Sua adorazione scese a un basso livello nella stima delle nazioni del mondo. Il suo santo nome sembrò profanato.
16. Che cosa furono indotte a credere le nazioni pagane osservatrici circa il ripristino dell’adorazione di Geova a Gerusalemme, e perché?
16 Sarebbe mai stata ripristinata l’adorazione di Geova? Indubbiamente questa era la domanda che si presentava alla mente di molti pagani interessati. Se avessero conosciuto le profezie di Michea e Isaia e Geremia e di altri profeti di Geova, e vi avessero creduto, avrebbero saputo che la risposta era Sì! Ma gli increduli pagani e quelli che disprezzarono l’adorazione dell’Iddio di Abraamo, Isacco e Giacobbe pensarono di no. Gli anni passarono lentamente, fino al settantesimo anno, e l’adorazione di Geova non era stata restaurata nella città santa. Gerusalemme continuava ad essere un mucchio di rovine; Sion continuava ad essere come un semplice campo tutto sottosopra come se fosse stato arato. Il monte del tempio era come un’altura deserta in una giungla. Invece della musica strumentale e dei canti del tempio, si levavano da esso le aspre, stonate grida di uccelli e animali selvatici. I pagani che osservavano tutt’intorno parevano aver ragione di credere che, essendo il popolo di Geova esiliato principalmente a Babilonia, la Sua adorazione sarebbe sparita.
17. Quale svolta degli avvenimenti ci fu riguardo a Babilonia, e in che modo un altro ramo della famiglia umana assunse potenza mondiale?
17 Tuttavia, nessuno pensi mai che l’adorazione del vero Dio possa essere annientata! Quelli che provarono soddisfazione nel calamitoso declino dell’adorazione di Geova non si rendevano conto che era vicina una svolta degli avvenimenti. Essa ebbe luogo in modo sorprendente. Erano finiti sessantotto anni da che Gerusalemme giaceva desolata senza uomo o animale domestico, quando la forte Terza Potenza Mondiale della storia biblica cadde. Com’era stato predetto dai profeti dell’Iddio che non mente mai, Geova, l’impero di Babilonia cadde. Mediante i suoi spaventosi eserciti Babilonia aveva distrutto il tempio di Geova a Gerusalemme con il suo permesso, ma essa non rimase impunita per quel presuntuoso insultante atto verso il solo vivente e vero Dio. La potenza mondiale dei governanti semitici cessò. Con una svolta degli avvenimenti, ebbe inizio la potenza mondiale dei governanti ariani o iafetici, che sarebbe continuata fino al nostro giorno. Il conquistatore persiano, Ciro il Grande, divenne re di Babilonia e della Quarta Potenza Mondiale della storia biblica. Ora la religione babilonese subì una caduta. Il suo principale dio, Merodac o Marduk, fu disonorato.
18. (a) Quale profezia di Geremia riguardo all’iddio di Babilonia e al suo paese doveva allora cominciare ad adempiersi? (b) Che paragone c’è fra la desolazione di Babilonia e quella che essa causò a Gerusalemme?
18 Arrivò il tempo che si adempissero le parole del profeta Geremia: “Annunciatelo fra le nazioni e proclamatelo. E alzate un segnale; proclamatelo. Non occultate nulla. Dite: ‘Babilonia e stata catturata. Bel [Il Signore] è stato svergognato. Merodac s’è atterrito. . . . Poiché contro di lei è salita una nazione dal nord. È quella che fa del suo paese un oggetto di stupore, così che non c’è nessuno che vi dimori. Sia uomo che animale domestico son fuggiti. Se ne sono andati’”. (Ger. 50:2, 3) Questa profezia ha oggi un significato per noi. Possiamo chiedere: Dov’è Babilonia sul fiume Eufrate in quello che è oggi il paese dell’Iraq? Non è nient’altro che una desolata rovina, avendo subìto una sorte come quella che inflisse all’antica Gerusalemme, solo che la sua desolazione è continuata per secoli, per più di mille anni, mentre la desolazione di Gerusalemme durò solo settant’anni.
GEOVA ACQUISTA PREMINENZA COME DIO
19. Dopo che la Persia ebbe conquistato Babilonia, quale dio acquistò preminenza, e questo dio chi impiegò per restaurare il suo tempio?
19 Al sorprendente crollo di Babilonia nel 539 a.E.V., quale dio acquistò importanza internazionale? Il dio nazionale dei vittoriosi Persiani o il dio degli esuli a Babilonia, Geova? La profezia di Michea, insieme alle profezie di altri uomini ispirati da Dio, indicava che Geova avrebbe acquistato preminenza. Fu così e diede prova che le sue profezie sono infallibili. Sotto ispirazione Michea disse: “E nei giorni futuri il monte della casa di Geova sarà stabilito sulla vetta dei monti, elevato al di sopra dei colli e vi affluiranno i popoli”. (Mic. 4:1, traduzione [inglese] di Byington) Per recare l’adempimento primario o tipico di questa profezia che presentava una sfida, Geova Dio impiegò come strumento il re Ciro il Grande, adoratore del principale dio della vittoriosa Persia. Nella Sua superiorità, Geova fece operare a Suo favore l’adoratore di un falso dio per la restaurazione del tempio di Gerusalemme.
20. In adempimento di quale profezia relativa al conquistatore persiano ebbe luogo questo, e quando e come?
20 In che modo? Ebbene, Geova parlò di sé come di “Colui che dico di Ciro: ‘Egli è il mio pastore, e tutto ciò in cui io mi diletto adempirà completamente’; perfino nel mio dire di Gerusalemme: ‘Sarà riedificata’, e del tempio: ‘Saranno gettate le tue fondamenta’”. (Isa. 44:27, 28) Il re Ciro adempì davvero completamente la cosa in cui Geova si dilettava, benché questo fosse contrario a ciò che avrebbe recato diletto all’iddio nazionale della Persia. Nell’anno 537 a.E.V., nel settantesimo anno della desolazione di Gerusalemme e del suo tempio, Geova destò lo spirito di Ciro perché decretasse che si doveva ricostruire quel tempio a Gerusalemme. A tal fine Ciro decretò che gli esuli a Babilonia i quali si offrivano volontari per questo lavoro del tempio fossero liberati da Babilonia e tornassero al “monte della casa di Geova”. (2 Cron. 36:20-23; Esd. 1:1-4) Alla fine di quel settantesimo anno di desolazione di Gerusalemme un fedele rimanente di volontari per i lavori del tempio era tornato nel paese di Giuda, ponendo fine alla sua desolazione. Nella primavera dell’anno dopo (536 a.E.V.) furono poste le fondamenta del secondo tempio di Gerusalemme. — Esd. 3:8-12.
21. Nonostante che cosa fu completato il secondo tempio di Geova, e quando?
21 Questo non piacque ai pagani oppositori dell’adorazione di Geova. Ma la loro opposizione non poteva avere la meglio sull’Onnipotente Dio. Quindi, dopo anni di attiva opposizione da parte di questi provocatori pagani, il secondo tempio di Geova in Gerusalemme fu terminato dal suo fedele rimanente in inverno, il terzo giorno del mese lunare di Adar dell’anno 515 a.E.V. — Esd. 6:15.
22. In che modo il “monte della casa di Geova” fu “fermamente stabilito al di sopra della cima dei monti”, sia per il rimanente restaurato che per le nazioni e i popoli pagani?
22 Per essere impiegato in quest’opera, il restaurato rimanente dovette elevare l’adorazione di Geova al di sopra di ogni altra cosa nella loro vita e abbattere l’adorazione dei falsi dèi che i loro antenati avevano infedelmente adottata. L’adorazione di Geova, rappresentata dal “monte della casa di Geova”, fu innalzata al di sopra dell’alta posizione che le nazioni pagane attribuivano ai loro dèi demonici, dèi adorati in molti casi su naturali alti luoghi come vette dei colli e cime dei monti. In senso figurativo, il monte della casa di adorazione di Geova fu “fermamente stabilito al di sopra della cima dei monti” e fu “innalzato al di sopra dei colli”. Il rispetto per l’adorazione di Geova assunse la suprema posizione non solo fra il suo popolo eletto ma anche fra molti delle nazioni e dei popoli pagani. Indubbiamente molti di loro salirono a Gerusalemme ad adorare il vero Dio, come fecero i proseliti religiosi ai giorni degli apostoli cristiani e come fece quel reale eunuco d’Etiopia, che l’evangelizzatore Filippo fu delegato a convertire al cristianesimo. — Atti 2:5-10; 8:26-39; Giov. 12:20, 21.
23. (a) Nel nome di chi cominciarono a camminare quelle persone delle nazioni e dei popoli? (b) Che specie di adempimento della profezia fu quello, e, alla venuta del Messia, quale domanda sorge riguardo a camminare nel nome?
23 Invece di camminare nel nome dei loro precedenti dèi, tali persone di tutte le varie nazioni e popoli camminarono nel nome dell’Iddio la cui adorazione era la più sommamente esaltata, Geova. Quello fu veramente l’adempimento della profezia di Michea. Ma solo un adempimento parziale, un adempimento in piccole proporzioni o tipico. Il pieno, completo adempimento non vi ebbe luogo allora prima che Geova Dio mandasse il suo Messia sulla terra. Il finale, culminante adempimento della gloriosa profezia di Michea doveva avvenire nel nostro ventesimo secolo. In che modo avviene? È forse perché viviamo nel secolo in cui la cristianità è cresciuta fino alle sue massime proporzioni, avendo approssimativamente novecento milioni di membri e più fra le nazioni di tutto il globo? E non ha fatto questo avvenire un cambiamento? Dalla venuta del Messia o Cristo, non è giusto che camminiamo nel nome del Messia, Gesù, invece che nel nome di Geova? Le chiese della cristianità adempiono forse la profezia di Michea? Ciò merita che si faccia qui un esame!