La religione babilonica reca violenza e la rovina nazionale
1. (a) A quali cause è attribuita di solito la violenza che esiste oggi? (b) Quali domande sorgono, e come possiamo trovare la risposta, con quali risultati?
IN OGNI nazione la violenza è divenuta un pericolo sempre presente. La crescente illegalità è attribuita a varie cause, come nazionalismo, razzismo, povertà e disoccupazione. Ma qual è la principale radice della difficoltà? e si può fare qualche passo per proteggersi? Se desideriamo onestamente e sinceramente la risposta a queste domande e abbiamo il coraggio di affrontare la verità, possiamo trovare la risposta. Potremo quindi individualmente, con tale coraggio, unito alla conoscenza e alla pronta azione, salvare la nostra vita e quella della nostra famiglia.
2. (a) Che cosa ci provvide Dio perché avessimo la risposta alle suddette domande? (b) Quale triste condizione di Giuda rivelò Dio?
2 Troviamo un parallelo nelle difficili circostanze che giunsero al colmo nel paese di Giuda prima della distruzione di tale nazione. Infatti, Dio fece mettere per iscritto una descrizione della deplorevole condizione di Giuda e della causa fondamentale, come esempio di ciò che si sarebbe verificato oggi in proporzioni molto maggiori. Dio pose chiaramente la contesa davanti a coloro che si dichiaravano suo popolo e non li lasciò senza avvertimento, ma rivelò in modo molto vigoroso che specie di nazione erano divenuti. Osea, che profetizzò sia al regno settentrionale d’Israele che a quello di Giuda, disse coraggiosamente: “Si spergiura, si mentisce, si uccide, si ruba, si commette adulterio; si rompe ogni limite, sangue tocca sangue”. Geremia descrisse Gerusalemme: “In mezzo a lei, non v’è che oppressione. . . . in lei non si sente parlar che di violenza e di rovina; dinanzi a me stanno continuamente sofferenze e piaghe”. Ezechiele disse che il paese era pieno di violenza. — Osea 4:2; Ger. 6:6, 7, VR; Ezech. 8:17; 9:9.
LA PRINCIPALE CAUSA DI AFFLIZIONE
3. (a) Che cosa provocò la difficile situazione di Giuda? (b) Quale domanda suscita ciò?
3 Che cosa provocò questo stato di cose? Osea spiega: “Non v’è né verità, né misericordia, né conoscenza di Dio nel paese”. (Osea 4:1, VR) Perciò la causa fondamentale era che il popolo aveva abbandonato la legge e la conoscenza di Dio. Ma questo non era tutto, perché oltre ad abbandonare la legge di Dio essi erano divenuti soggetti all’influenza corruttrice della falsa religione babilonica. Come può la falsa religione provocare una cosa simile? Quali pratiche religiose causano tale degradazione, portando una nazione alla decadenza e sull’orlo della distruzione? Se esamineremo il racconto lo sapremo.
4. (a) Quando le cattive condizioni giunsero al colmo nella storia di Giuda? (b) Avrebbero dovuto Sedechia e il popolo avere un atteggiamento ribelle verso Nabucodonosor? Spiegate.
4 La violenza giunse al colmo in Gerusalemme durante il regno del re Sedechia di Giuda, che fu reso vassallo da Nabucodonosor, re di Babilonia, la Terza Potenza Mondiale, nel 617 a.C. Il profeta Geremia predisse la completa desolazione di Giuda e anche una successiva caduta di Babilonia. Ma scrisse ai Giudei che erano stati portati in schiavitù nel 617 a.C. e che erano a Babilonia, che la loro nazione si era spinta troppo avanti nella disubbidienza a Dio, che non sarebbero stati riportati in patria prima che trascorresse un periodo di settant’anni e che non dovevano ribellarsi a Babilonia. — Ger. 29:1-10; 27:1-15.
5. Quale altro profeta, oltre a Geremia, suscitò ora Geova, e che cosa mostrano le sue profezie?
5 Ma a Babilonia vi era anche un altro profeta di Geova. Specialmente i suoi scritti descrivono che la radice dell’afflizione di Giuda era la falsa religione babilonica. Era Ezechiele, che cominciò a profetizzare a Babilonia nel 613 a.C., e continuò ventidue anni. — Ezech. 1:1-3; 3:15; 29:17, 18.
6. Quali tre esempi di idolatria vide Ezechiele nel tempio di Gerusalemme, e come gli fu rivelato questo?
6 Mentre Ezechiele, prigioniero a Babilonia, non poteva vedere ciò che succedeva a Gerusalemme, Dio, mediante il potere ispiratore del suo spirito, trasportò Ezechiele in visione nel tempio di Geova a Gerusalemme. Ivi, presso la porta interna che dava a settentrione, vide un detestabile idolo eretto in violazione all’esclusiva devozione richiesta da Geova Dio e contro il Secondo Comandamento. (Eso. 20:4-6) Dentro, scolpite sul tempio, v’era “ogni sorta di figure di rettili e di bestie abominevoli, e tutti gl’idoli della casa d’Israele”. Settanta anziani d’Israele offrivano effettivamente incenso a queste sculture idolatre. Pensavano che Geova non li vedesse far questo. — Ezech. 8:1, 3-12, VR.
ADORAZIONE DI NIMROD
7. (a) Quale quarta detestabile cosa nel tempio fu quindi mostrata ad Ezechiele? (b) Con quale nome compare Tammuz, e in relazione a quali miti e riti?
7 Questa era falsa religione babilonica. Come la colleghiamo con Babilonia? Ezechiele ci dice: “E mi menò all’ingresso della porta della casa dell’Eterno, che è verso il settentrione; ed ecco quivi sedevano delle donne che piangevano Tammuz”. (VR) Ivi, in Ezechiele 8:13, 14, la Sacra Bibbia annotata da Giuseppe Ricciotti chiama questo dio “Adone”, poiché così lo chiama l’ufficiale versione latina Vulgata. Chi era egli?
Il nome Adone, con cui era nota ai Greci questa divinità, non è nient’altro che il fenicio אדון, ’Adhon, che è lo stesso in ebraico. . . .
(1) Il nome di una divinità fenicia, l’Adone dei Greci. Egli era in origine un dio-sole sumero o babilonese, chiamato Dumuzi, marito di Ishtar, che corrisponde all’Afrodite [Venere] dei Greci. L’adorazione di queste divinità fu introdotta in Siria in tempi molto remoti coi nomi di Tammuz e Astarte, e compare tra i Greci nel mito di Adone e Afrodite, corrispondenti ad Osiride ed Iside nel panteon egiziano, il che indica quanto si diffuse questo culto. Il mito babilonese rappresenta Dumuzi, o Tammuz, come un bel pastore ucciso da un cinghiale, simbolo dell’inverno. Ishtar lo pianse a lungo e scese nell’aldilà per liberarlo dalle braccia della morte. . . . Il cordoglio per Tammuz si celebrava a Babilonia il secondo giorno del quarto mese, che prese così il nome di Tammuz. . . . Le donne di Gebal [Siria] solevano rifugiarsi in questo tempio a metà estate per celebrare la morte di Adone o Tammuz, e in relazione a questa celebrazione sorsero i licenziosi riti che resero il culto tanto vergognoso da indurre Costantino il Grande a sopprimerlo. — The International Standard Bible Encyclopedia, edizione del 1955, Volume 5, pagina 2908a.
8. (a) Quale significato dà l’Encyclopedia Americana a Dumuzi? (b) Quali informazioni dà The Two Babylons su Tammuz?
8 Secondo l’Encyclopedia Americana (Volume 26 dell’edizione del 1929, pagina 238), il nome Dumuzi in sumero significa “il sole della vita”. Ma The Two Babylons, di Hislop, dice a pagina 245:
Il nome Tammuz, applicato a Nimrod o a Osiride, corrispondeva ad Alorus, o “dio del fuoco”, e pare gli sia stato attribuito quale grande purificatore per mezzo del fuoco. Tammuz deriva da tam, “rendere perfetto”, e muz, “fuoco”, e significa “Fuoco il perfezionatore”, o “il fuoco perfezionatore”. A questo significato del nome, come pure alla caratteristica di Nimrod come Padre degli déi, allude il verso zoroastriano quando dice: “Tutte le cose sono la progenie di UN SOLO FUOCO. Il PADRE perfezionò tutte le cose, e le consegnò alla seconda mente, che tutte le nazioni degli uomini chiamano la prima”. . . . Di qui, anche, senza dubbio, deriva la necessità del fuoco del Purgatorio per “perfezionare” infine le anime degli uomini, e purificare tutti i peccati che hanno portato con sé nel mondo invisibile.
Inoltre, su Tammuz, Hislop aggiunge, alle pagine 21, 22:
Nella scrittura è chiamato (Ezechiele 8:14) col nome di Tammuz, ma tra gli scrittori classici è noto comunemente col nome di Bacco, cioè “Il Compianto”. Al lettore comune, il nome Bacco suggerisce solo l’idea di gozzoviglie e ubriachezze, ma ora è risaputo che fra tutte le abominazioni commesse durante le sue orge, il loro grande obiettivo era dichiaratamente “la purificazione delle anime”, e questo dalla colpa e dalla contaminazione del peccato. Questo compianto, rappresentato e adorato come un fanciullino nelle braccia di sua madre, . . .
9. Perché la religione babilonica ebbe un cattivo effetto sul modo di vivere dei Giudei?
9 Non è difficile comprendere che questa infiltrazione di falsa religione babilonica attirò il disfavore di Dio ed esercitò un’influenza molto degradante sul modo di vivere dei Giudei. Babilonia era stata l’origine della confusione e il principio della violenza sulla terra dopo il Diluvio. (Gen. 10:8-12; 11:8, 9) La sua religione promosse ogni forma di illegalità e vizio, compresi demonismo, magia, incantesimi e stregoneria. Glorificò il sesso e promosse pervertite pratiche sessuali.a
LA CROCE SIMBOLEGGIA NIMROD
10. Mostrate che l’adorazione della croce ebbe origine a Babilonia e dove si diffuse di là.
10 Per i Babilonesi un palo diritto era un simbolo sacro. Come nell’alfabeto ebraico, tale croce aveva la forma originale della lettera T (o Taw), ed era così la lettera iniziale del nome del loro dio Tammuz, o Bacco. La croce veniva adorata secoli prima della cosiddetta èra cristiana. Questa adorazione si diffuse da Babilonia, come osserva l’archeologo V. Gordon Childe:
Un ‘sigillo’ proveniente da Mohenjo-Daro descrive una divinità con le corna e con tre facce che siede a gambe incrociate in un atteggiamento di meditazione rituale fra varie bestie selvagge; ovviamente è il prototipo di Siva, ‘a tre facce’, ‘signore degli animali’, ‘principe degli yogi’, . . . Diverse tavolette d’argilla rappresentano una divinità maschile; una raffigura un fiume che scaturisce dal seno di una dea. . . . La svastica e la croce, comuni su francobolli e placche, erano simboli religiosi o magici tanto a Babilonia che nell’Elam nel più antico periodo preistorico, ma preservano tale natura anche nell’India moderna come altrove.b
11. (a) Quale evidenza di The Two Babylons indica che la cristianità prese la croce da Babilonia? (b) (nota in calce) Quale altra evidenza indica che l’uso della croce nell’adorazione è di origine pagana?
11 The Two Babylons (Hislop) dice riguardo alla croce, alle pagine 199, 204 e 205:
Fu adorata per secoli nel Messico prima che vi mettessero piede i missionari cattolici romani, ed erano erette grandi croci di pietra, probabilmente al “dio della pioggia”. La croce così largamente adorata, o considerata un sacro emblema, era l’inequivocabile simbolo di Bacco, il Messia babilonese, poiché egli era rappresentato con una fascia intorno al capo avente delle croci . . . Questo simbolo del dio babilonese è riverito fino a questo giorno in tutte le immense distese della Tartaria [località asiatica ed europea dei Tartari], dove predomina il buddismo, e il modo in cui viene rappresentato fra loro costituisce un sorprendente commento del linguaggio attribuito alla Croce da Roma. “La croce”, dice il colonnello Wilford, in Asiatic Researches, “benché non sia oggetto di adorazione fra i Baudhas o buddisti, è uno degli emblemi e dei simboli preferiti da essi. . . . [nella cristianità] il Tau, il segno della croce, l’inequivocabile segno di Tammuz, il falso Messia, fu ovunque sostituito ad esso [al posto della lettera greca Chi o X come in Christós]. . . .”c
12. Quale diretta e indiretta adorazione del sole era praticata in modo profano nel tempio di Geova?
12 Indubbiamente, la croce era un simbolo sacro per le apostate donne giudee che contaminarono il tempio di Geova sedendovi e facendo cordoglio per il babilonese Bacco,d il dio Tammuz. In effetti, queste donne facevano cordoglio per la morte del potente cacciatore Nimrod, il fondatore di Babilonia, che senza dubbio incontrò una morte violenta perché era colpevole di violenza verso l’uomo e gli animali. (Gen. 10:8-10; 9:6) Mentre quelle donne giudee adoravano indirettamente il dio-sole nello stesso modo in cui lo adoravano le donne babilonesi, il profeta Ezechiele vide uomini che rendevano diretta adorazione al sole nel tempio di Salomone a Gerusalemme. — Ezech. 8:16.
L’ADORAZIONE DI NIMROD PROMUOVE LA VIOLENZA
13. Perché l’adorazione di Nimrod avrebbe causato violenza e dissolutezza in una nazione?
13 Nimrod fu il padre della violenza dopo il Diluvio. Non solo uccise sfrenatamente animali, ma diede anche la caccia agli uomini e insegnò ad altri ad uccidere gli uomini. Perciò l’adorazione di Nimrod quale dio Tammuz o Bacco avrebbe naturalmente indotto queste persone ad agire come Nimrod, secondo il principio che la persona imita il dio che adora, e coltiva le qualità, buone o cattive, attribuite a tale dio. (Rom. 1:22-28; Giov. 8:44; 1 Cor. 11:1; Rom. 12:2; Efes. 4:22-24; Gal. 5:22, 23) I Babilonesi sostenevano anche la violenza di Nimrod con la loro credenza che la vita nel profondo Aralu, la loro immaginaria dimora dei morti, era più tollerabile per i soldati che per il resto dell’umanità.e E il dio Bacco è tuttora simbolo di sfrenate gozzoviglie. L’adorazione di Nimrod rappresentato dalla croce non poteva produrre altro che violenza e dissolutezza in tutto il paese.
14. (a) Come la religione babilonica cambiò le condizioni del paese di Giuda? (b) Come tale falsa adorazione influì sulla loro relazione con Geova?
14 La degradante e moralmente corrotta adorazione babilonica a cui si erano abbassati i Giudei recò molte detestabili malattie. Dove avevano dimorato giustizia e osservanza della legge, l’omicidio era divenuto una cosa comune. (Isa. 1:15, 21; Ger. 7:9; Deut. 28:58-61) Odio e violenza erano rivolti specialmente a coloro che difendevano l’adorazione di Geova e la sua legge. (2 Re 24:3, 4; Ger. 26:8; 32:2, 3; 37:15, 16; 38:4) Vedeva e se ne interessava Dio, abbastanza da agire? Egli disse ad Ezechiele: “Hai visto, figliuol d’uomo? È egli poca cosa per la casa di Giuda di commettere le abominazioni che commette qui, perché abbia anche a riempire il paese di violenza, e a tornar sempre a provocarmi ad ira? Ed ecco che s’accostano il ramo al naso.f E anch’io agirò con furore; l’occhio mio non li risparmierà, e io non avrò pietà; e per quanto gridino ad alta voce ai miei orecchi, io non darò loro ascolto”. — Ezech. 8:17, 18, VR.
LA ROVINA O LA PACE DIPENDE DALL’ADORAZIONE
15. Quale opera di esecuzione vide quindi Ezechiele, e di che cosa fu questo una previsione?
15 Nella visione di Ezechiele i giustizieri di Geova cominciarono a uccidere prima i ventiquattro adoratori del sole, quindi i settanta uomini che adoravano immagini idolatre scolpite sui muri e le donne che facevano cordoglio per il dio Tammuz avente le croci. (Ezech. 8:17 fino a 9:8) Questa non era che una previsione di ciò che stava per accadere a Gerusalemme, che considereremo in prossime edizioni di questa rivista. — Ger. 25:9, 15-18.
16. (a) Che cosa apprendiamo da questa pagina di storia giudaica? (b) Quale effetto ha avuto la religione babilonica sulle nazioni dei nostri giorni, e con quale fine in vista per loro?
16 Questa pagina di storia giudaica mostra chiaramente che la falsa religione babilonica fu davvero la causa delle afflizioni di Giuda, una nazione che aveva Geova come suo Dio, la Sua legge come legge nazionale, e che aveva avuto da lui protezione e pace, prosperità, purezza morale e fisica finché gli fu ubbidiente. Ci aiuta a capire che la falsa religione babilonica è la radice dei mali, dell’illegalità e della violenza del mondo. Le sue cattive pratiche commesse in nome di Dio hanno completamente allontanato molti, persino nella cristianità, dalla fede in Dio e li hanno indotti a divenir vittime di ideologie come l’ateo comunismo, che a sua volta provoca altra violenza. Oggi nessuna nazione può durare, più di quanto durasse Giuda, se i suoi sistemi religiosi seguono le pratiche dell’adorazione babilonica.
17. (a) Può una persona sfuggire alla brutta fine a cui vanno incontro le nazioni? (b) Quale differenza vi è tra gli effetti della vera adorazione e quelli della falsa adorazione babilonica?
17 Ma Gesù Cristo diede alle persone oneste delle nazioni un’incoraggiante direttiva con le parole: “Questo significa vita eterna, che acquistino conoscenza di te, il solo vero Dio, e di colui che tu hai mandato, Gesù Cristo”. (Giov. 17:3) Acquistando la vera conoscenza di Geova Dio e di suo Figlio e associandosi a coloro che adorano Dio con spirito e verità non si creerà confusione né si susciterà il superstizioso timore del purgatorio o dell’inferno di fuoco. Né si promoveranno errati appetiti sessuali né il desiderio di fare violenza alla proprietà o al nostro prossimo. Questo ci impedirà di seguire la via degradata percorsa dalle nazioni che conduce alla distruzione. Ci renderà puri e ci recherà la pace e il favore di Dio, con la certezza della vita nel suo nuovo ordine di giustizia. — Giov. 4:23, 24.
[Note in calce]
a Ancient History, Part I, di P. V. N. Myers, pagina 72, e Religion of Babylon and Assyria, di Jastrow, pagine 145-147, 556, 557, 560, 657, 659, 701.
b New Light on the Most Ancient East, edizione del 1953, pagine 184, 185, nel IX capitolo intitolato “La civiltà indiana nel terzo millennio a.C.”
c Alla voce “Croci e crocifissi”, The Encyclopedia Americana, edizione del 1929, Volume 8, pagina 238, dice:
Il simbolo della croce risale ad un’ignota antichità. Fu riconosciuta in tutti i paesi, in ogni parte del mondo, in ogni tempo. Prima dell’èra attuale i buddisti, i bramini e i druidi usarono questo emblema. Seymour ci dice: “I druidi ritenevano che il braccio lungo della croce simboleggiasse la via della vita, i bracci corti le tre condizioni del mondo spirituale, equivalenti a cielo, purgatorio e inferno”. Presso gli antichi Egiziani la croce era un simbolo rispettato. La loro ankh (croce ansata o croce con l’anello) rappresentava la vita, e un’asta perpendicolare con vari bracci ad angolo retto (croce del Nilo) pare avesse alcuni riferimenti agli abbondanti raccolti. Cinque dei loro simboli dei pianeti . . . erano rappresentati da una croce unita a un cerchio o a parte di un cerchio. Prescott dice che quando i primi Europei arrivarono nel Messico, con loro sorpresa, trovarono “la croce, il sacro emblema della loro propria fede, eretto come oggetto di adorazione nei templi di Anahuac”.
d In ebraico la parola corrispondente al verbo “piangere” è bakkah (בכה), come in Ezechiele 8:14.
e The International Standard Bible Encyclopedia, edizione del 1955, volume 1, pagina 373.
f Vedere la nota in calce su Ezechiele 8:17, nella Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture, edizione inglese del 1958.