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accompagna il perdono, pur manifestando anche la pena provata prima di confessare la trasgressione a Geova e avere il perdono di Dio. Prima di confessare e mentre cercava di nascondere il suo errore, il salmista sente rimordere la coscienza e dice: “L’umore della mia vita si è cambiato come all’arido calore dell’estate”. Il tentativo di reprimere una coscienza colpevole lo logorava e l’angoscia riduceva il suo vigore proprio come un albero potrebbe perdere umore vivificante durante una siccità o nell’intenso caldo asciutto dell’estate. Le parole di Davide sembrano indicare che ne risentì sia mentalmente che fisicamente, o per lo meno, non avendo confessato il suo peccato, aveva perso gran parte della gioia di vivere. Solo una confessione a Geova poteva recare perdono e sollievo. — Prov. 28:13.
LA “BORSA DELLA VITA”
Nel supplicare Davide di desistere dalla missione di vendetta contro Nabal, trattenendolo così dall’incorrere nella colpa del sangue, Abigail disse: “Quando l’uomo si leva per inseguirti e per cercare la tua anima, l’anima del mio signore sarà per certo avvolta nella borsa della vita presso Geova tuo Dio; ma, in quanto all’anima dei tuoi nemici, egli la frombolerà come dal cavo della fionda”. (I Sam. 25:29-33) Come si avvolge con cura qualcosa di prezioso per proteggerlo e salvarlo, così la vita di Davide era nelle mani dell’Iddio vivente, e Lui gli avrebbe salvato la vita proteggendolo dai suoi nemici, purché Davide non cercasse di salvarsi con le proprie mani, ma attendesse Geova. Dio avrebbe invece gettato via l’anima dei nemici di Davide.
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Vite
Pianta dai lunghi rami sottili, rampicanti, che si sviluppa al suolo o si arrampica per mezzo dei viticci; la varietà più comune è la Vitis vinifera. Il sostantivo ebraico gèphen generalmente si riferisce alla “vite da vino” (Num. 6:4; Giud. 13:14); fa eccezione la “vite selvatica” che produceva zucche o cucurbite selvatiche. — II Re 4:39.
La storia della viticultura inizia con le parole: “Noè . . . piantava una vigna”. (Gen. 9:20) Melchisedec, re di Salem, offrì ad Abraamo “pane e vino”, dimostrando che la vite era coltivata nel paese di Canaan prima del 1933 a.E.V. (Gen. 14:18) Iscrizioni egizie del II millennio a.E.V. descrivono la vendemmia e la pigiatura dell’uva negli strettoi; i faraoni dell’epoca avevano coppieri ufficiali. (Gen. 40:9-13, 20-23) L’industria vinicola egiziana subì tuttavia un fiero colpo quando Geova “uccise la loro vite” con la piaga della grandine. — Sal. 78:47; 105:33.
Gli esploratori che penetrarono nella Terra Promessa, “un paese di . . . viti e fichi e melograni”, riportarono dalla valle del torrente di Escol un grappolo d’uva così grande che dovette essere trasportato su una sbarra da due uomini. (Deut. 8:8; Num. 13:20, 23, 26) Si dice che i grappoli d’uva di questa regione pesino di solito da 4,5 a 5,5 kg. Si sa di un grappolo del peso di circa 12 kg; di un altro, di ben 20 kg.
Oltre alla valle del torrente di Escol, altre regioni viticole menzionate nella Bibbia sono En-Ghedi sul Mar Morto (Cant. 1:14), Sichem (Giud. 9:26, 27), Silo (Giud. 21:20, 21) e, al di là del Giordano, Sibma, Esbon ed Eleale. — Isa. 16:7-10; Ger. 48:32.
PIANTAGIONE E CURA
Le vigne spesso venivano piantate sul pendio delle colline. Di solito erano cinte da una siepe o da un muretto (Num. 22:24; Prov. 24:30, 31), inoltre vi si erigevano capanne o torri di guardia (Isa. 1:8; 5:2) per proteggerle da ladri o animali molesti come volpi e cinghiali. (Sal. 80:8, 13; Cant. 2:15) La legge mosaica consentiva ai passanti di mangiare a sazietà, senza però portare via niente in un recipiente, perché questo sarebbe stato furto. — Deut. 23:24.
Per comodità nei pressi venivano scavati uno strettoio e un tino, dato che di solito il grosso del raccolto veniva pigiato per fare vino. (Isa. 5:2; Mar. 12:1; vedi VINO E BEVANDE ALCOLICHE). Naturalmente l’uva veniva mangiata fresca in notevole quantità e parte veniva fatta seccare al sole. — I Sam. 25:18; 30:12; II Sam. 16:1; I Cron. 12:40.
Anticamente le vigne venivano disposte in modi diversi. A volte le viti venivano piantate in filari regolari distanti tra loro 2,5 m o più in terreno ben preparato. Secondo la legge mosaica in un vigneto non si dovevano piantare altri semi, ma si potevano piantare alberi, per esempio fichi. (Deut. 22:9; Luca 13:6, 7) A volte si lasciava che le viti crescessero per terra lungo il pendio di una collina, sostenendo solo i grappoli con bastoni a forcella, ma più spesso le viti venivano fatte arrampicare su pergolati di legno o mucchi di pietre. L’espressione ‘sedere ciascuno sotto la propria vite e sotto il proprio fico’ diventò sinonimo di pace e sicurezza. — I Re 4:25; II Re 18:31; Isa. 36:16; Mic. 4:4; Zacc. 3:10.
La potatura è necessaria per produrre buona uva. Gesù disse che “ogni tralcio che . . . non porta frutto egli lo toglie, e ognuno che porta frutto lo purifica [potandolo], perché porti più frutto”. (Giov. 15:2) La potatura dei rami produttivi e l’eliminazione di quelli improduttivi consente alla pianta di usare tutta la linfa per produrre frutti di migliore qualità. La potatura nei paesi biblici iniziava in primavera, in marzo, e se necessario veniva ripetuta in aprile e maggio. — II Cron. 26:10; Isa. 18:5; Luca 13:7.
Una buona vite dovutamente curata e ben potata può raggiungere un’età e un’estensione fenomenale. Per esempio si dice che a Gerico una vite avesse 300 anni e un tronco del diametro di circa 45 cm. A volte queste vecchie viti raggiungevano un’altezza di oltre 9 m ed erano dei veri alberi. Ma benché una simile altezza non la faccia scomparire fra gli alberi della foresta, il legno della vite non serve né come “palo per farci qualche lavoro” né come “cavicchio per appendervi qualche genere di utensile”, perché è troppo tenero e non è abbastanza diritto per servire come legname. Davvero il legno della vite era un’appropriata illustrazione degli infedeli abitanti di Gerusalemme buoni solo per far fuoco, il destino finale, Gesù disse, delle viti improduttive. — Ezec. 15:2-7; Giov. 15:6.
Quella della vendemmia era una stagione di canti e gioia sia per chi vendemmiava che per chi pigiava l’uva negli strettoi. (Giud. 9:27; Isa. 16:10; Ger. 25:30; vedi STRETTOIO). Era tempo di letizia anche per i poveri e i residenti forestieri del paese, ai quali era permesso di raccogliere quello che rimaneva nella vigna dopo la vendemmia. (Lev. 19:10; Deut. 24:21) Era vero anche il contrario: quando le viti si seccavano, quando non producevano uva, o quando i vigneti erano desolati e pieni di spine, erano tempi calamitosi di grande afflizione. — Isa. 24:7; 32:10, 12, 13; Ger. 8:13.
Le leggi sabatiche richiedevano che ogni settimo anno e durante il Giubileo i proprietari lasciassero le vigne incolte, non potate né vendemmiate. (Lev. 25:3-5, 11) Ma in quegli anni sia le persone (proprietari, schiavi,
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