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Mendicante, mendicareAusiliario per capire la Bibbia
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l’estrema indigenza spirituale, la cui consapevolezza precede l’ingresso nel regno di Dio, e che non può essere alleviata con i propri sforzi, ma solo grazie alla misericordia di Dio”.
Lo stesso termine è usato anche da Paolo in Galati 4:9 per esprimere la sua preoccupazione per quelli che ‘si volgevano di nuovo alle deboli e meschine [ptokhà] cose elementari’ praticate in precedenza. Tali cose erano “meschine” in confronto alle ricchezze spirituali ottenibili mediante Cristo Gesù.
Benché Gesù e gli apostoli fossero benevoli verso i mendicanti, essi non incoraggiavano a mendicare; pur accettando con gratitudine l’ospitalità, essi non mendicavano. A quelli che lo seguivano solo per avere pane, Gesù disse che non dovevano preoccuparsi per “il cibo che perisce, ma per il cibo che rimane per la vita eterna”. (Giov. 6:26, 27) Pietro disse a un mendicante zoppo presso il tempio: “Non possiedo né argento né oro, ma quello che ho te lo do”. Infatti usò i suoi doni spirituali per guarirlo. (Atti 3:6) Pur essendo a volte affamati, scarsamente vestiti e senza tetto, gli apostoli faticavano ‘lavorando con le loro mani, notte e giorno, per non essere di peso ad altri’. (I Cor. 4:11, 12; I Tess. 2:9) La regola per i cristiani era: “Se qualcuno non vuole lavorare, neppure mangi”. — II Tess. 3:10-12.
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MeneAusiliario per capire la Bibbia
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Mene
Parola iniziale del misterioso messaggio scritto miracolosamente sull’intonaco della parete della sala dei banchetti del re Baldassarre la notte del 5-6 ottobre 539 a.E.V. (calendario gregoriano) a Babilonia, poco prima della resa della città ai medi e ai persiani. Secondo Daniele, a cui Geova concesse di leggere l’iscrizione e di darne l’interpretazione, lo scritto diceva: “MENE, MENE, TECHEL e PARSIN”. (Dan. 5:25) Nello scritto comparivano evidentemente le sole consonanti ed era necessaria un’intelligente e appropriata vocalizzazione, e anche una corretta interpretazione. Le parole stesse alla lettera significano: “Una mina, una mina, un siclo e mezzisicli”.
Fornendone l’accurata interpretazione Daniele disse prima di tutto: “Questa è l’interpretazione della parola: MENE, Dio ha contato i giorni del tuo regno e vi ha posto fine”. (Dan. 5:26) Già quella parte del messaggio avrebbe dovuto rendere chiara la cosa al re Baldassarre. Geova aveva detronizzato il grande Nabucodonosor, che era stato molto più potente di Baldassarre. Perciò avrebbe potuto ridurre il numero dei giorni del regno di Baldassarre e di suo padre Nabonedo che regnava con lui. Geova poteva porre fine alla dinastia. La parola “MENE” ricorreva due volte nell’iscrizione, forse perché il messaggio si riferiva a entrambi i sovrani del regno di Babilonia in quel tempo, Nabonedo e Baldassarre. Comunque Daniele nel fornire l’interpretazione usò “MENE” una sola volta, forse perché in quell’occasione era presente solo Baldassarre.
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MenfiAusiliario per capire la Bibbia
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Menfi
(o MEMFI).
Una delle capitali dell’Egitto antico, identificata con le rovine presso Mit Rahinah, circa 22 km a S del Cairo, sulla riva O del Nilo. Menfi fu per molto tempo la più importante città del “Basso Egitto” (cioè della regione del delta e immediatamente a S di quello).
In Osea 9:6 nel testo ebraico la città è chiamata Moph (reso “Menfi” o “Memfi” in quasi tutte le traduzioni italiane). Altrove è indicata dal termine ebraico Noph (Isa. 19:13; Ger. 2:16; 44:1; 46:14, 19; Ezec. 30:13, 16), che si pensa derivi dall’egiziano Mn-nfr (scritto senza vocali), nome della piramide di Pepi I (della cosiddetta “sesta dinastia”), che si trova nei pressi di Menfi. Il termine ebraico Noph può essere derivato dall’ultima parte di tale nome (nfr). Nell’egiziano tardo Mn-nfr diventò, Menfi o Membi, reso poi Mèmphis in greco.
In tutto il corso della sua storia la città è stata un’importante centro commerciale e cominciò a declinare solo dopo la conquista greca, quando Alessandria sulla costa settentrionale diventò il porto più fiorente del paese. Secondo alcuni storici Menfi era famosa per la fabbricazione del vetro, di cui Roma era la principale importatrice. Gli alberi di acacia coltivati nella zona fornivano il legname per fare mobili, navi per la flotta egiziana e armi per l’esercito.
Menfi ebbe anche grande importanza politica, specie nel periodo che gli egittologi chiamano “Regno Antico” e anche nel “Regno Medio”. Molti storici ritengono che la sede del governo delle dinastie più antiche fosse Menfi, forse trasferita per qualche tempo a Tebe (la biblica No-Amon, oltre 480 km più a S). Probabilmente la capitale era Menfi anche quando Abraamo giunse in Egitto ed ebbe a che fare col faraone allora regnante. (Gen. 12:1-20) L’Encyclopædia Britannica (ed. 1959, Vol. 15, p. 235) dichiara che “Menfi rimase la sede del governo e la maggiore città d’Egitto fino al Nuovo Impero (XVIII-XX dinastia), quando il culto di Amon sostituì quello di Ptah e Tebe prese la direttiva”. Altri sostengono che anche in quel periodo Menfi “condivise la supremazia con Tebe”. — The International Standard Bible Encyclopædia, Vol. III, p. 2031.
Ad ogni modo la Bibbia sembra indicare che quando gli israeliti erano in Egitto la capitale si trovasse a N, nel Basso Egitto, poco distante dal paese di Gosen, in cui dimoravano gli israeliti. (Gen. 47:1, 2) Il fatto che Mosè si presentasse al faraone ‘presso il Nilo’ sembrerebbe indicare che la capitale fosse Menfi e non una località nella regione del delta (come alcuni ritengono), poiché giunto al delta il Nilo si divide in diversi rami. — Eso. 7:15
A motivo della sua importanza Menfi figura in diverse profezie relative all’Egitto. In Geremia 2:16, il profeta disse che Nof (Menfi) e Tafnes (una città della regione del delta) si sarebbero cibate di Israele “alla sommità del capo”, cioè avrebbero spogliato Israele e l’avrebbero reso calvo. Questa sarebbe stata un’umiliazione per il sedicente popolo di Dio, accompagnata dal cordoglio. (Confronta II Re 2:23; Isaia 22:12). Sia per il regno settentrionale sia per quello meridionale (Israele e Giuda), l’Egitto, qui rappresentato da Menfi e Tafnes, si dimostrò una vana fonte di sperato aiuto e sostegno, mentre allo stesso tempo si dimostrò pronto a sfruttare per motivi egoistici il popolo del patto di Dio. — Osea 7:11; Isa. 30:1-3; II Re 23:31-35.
Menfi era uno dei centri della religione e della cultura egiziana; tuttavia già nell’VIII secolo a.E.V. Isaia aveva predetto che la vantata sapienza dei principi (forse principi sacerdotali) di Nof (Menfi) sarebbe venuta meno e l’Egitto sarebbe stato sviato. (Isa. 19:13) Tali consiglieri producevano evidentemente negli egiziani un falso senso di sicurezza nei confronti dell’aggressiva potenza assira.
A Menfi sono stati scoperti monumenti del regno del sovrano etiope d’Egitto, il faraone Taharqa (chiamato nella Bibbia Tiraca). Anche se questi uscì indenne dallo scontro con Sennacherib re d’Assiria avvenuto in Canaan (732 a.E.V.; II Re 19:9), in seguito Esar-Addon figlio di Sennacherib sbaragliò l’esercito egiziano, costringendolo a ritirarsi a Menfi. Un’iscrizione dello
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