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GionaAusiliario per capire la Bibbia
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‘Solo quaranta giorni ancora, e Ninive sarà rovesciata’”. — Giona 3:1-4.
Per alcuni critici è incredibile che i niniviti, re compreso, fossero sensibili alla predicazione di Giona. (Giona 3:5-9) Interessanti a questo proposito sono le osservazioni di C. F. Keil: “La profonda impressione fatta sui niniviti dalla predicazione di Giona, tale che l’intera città si pentì in sacco e cenere, è ben comprensibile, se solo teniamo presente la grande emotività degli Orientali, il timore di un Essere Supremo proprio di tutte le religioni pagane dell’Asia, e la grande stima di cui indovini e oracoli godevano in Assiria dai tempi più remoti...; e se teniamo conto anche della circostanza che la comparsa di uno straniero, il quale, senza alcun concepibile interesse personale e col più intrepido ardimento, rivelò alla grande città reale le sue empie vie e ne annunciò la distruzione entro un brevissimo periodo di tempo, con la fiducia così caratteristica dei profeti inviati da Dio, non poteva non fare grande impressione sulla mente della popolazione e tanto più se la notizia del miracoloso operato dei profeti d’Israele era giunta a Ninive”. — Biblical Commentary on the Old Testament, I Dodici Profeti Minori, Vol. I, pp. 407, 408.
Trascorsi quaranta giorni senza che accadesse nulla a Ninive, Giona fu molto contrariato che Geova non avesse recato la calamità sulla città. Pregò persino che Dio lo facesse morire. Ma Geova gli rispose chiedendogli: “Ti sei tu giustamente acceso d’ira?” (Giona 3:10–4:4) Il profeta lasciò allora la città e in seguito si costruì una capanna. Là, a E di Ninive, Giona stava a vedere cosa sarebbe accaduto alla città. — Giona 4:5.
Quando una pianta di zucca (o di ricino, secondo alcune traduzioni) crebbe miracolosamente facendogli ombra, il profeta se ne rallegrò molto. Ma la sua gioia fu di breve durata. L’indomani, di prima mattina, un verme danneggiò la pianta, facendola seccare. Privato della sua ombra, Giona era ora esposto a un ardente vento orientale e il sole cocente picchiava sulla sua testa. Ancora una volta, chiese di morire. — Giona 4:6-8.
Mediante questa pianta di zucca venne data a Giona una lezione di misericordia. Egli provava commiserazione per la pianta, forse chiedendosi perché fosse morta. Eppure non l’aveva piantata né coltivata. D’altra parte, essendo il Creatore e Sostenitore della vita, Geova aveva molto più ragione di provare commiserazione per Ninive. Il valore dei suoi abitanti e del bestiame era molto maggiore di quello di una pianta di zucca. Perciò chiese a Giona: “Da parte mia, non dovrei io provare commiserazione per Ninive la gran città, in cui esistono più di centoventimila uomini che non conoscono affatto la differenza fra la destra e la sinistra, oltre a molti animali domestici?” (Giona 4:9-11) Che Giona abbia capito la lezione è indicato dalla candida descrizione delle proprie esperienze.
Può darsi che in seguito Giona abbia incontrato almeno uno di coloro che erano a bordo della nave partita da Ioppe, forse nel tempio di Gerusalemme, e da lui sia stato informato dei voti fatti dai marinai dopo che la tempesta si era placata. — Giona 1:16; confronta Giona 2:4, 9; vedi GIONA, LIBRO DI; NINIVE.
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Giona, libro diAusiliario per capire la Bibbia
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Giona, libro di
Unico libro delle Scritture Ebraiche che tratta esclusivamente l’incarico di un profeta di Geova di proclamare un messaggio di condanna a una città non israelita, e col risultato che la città si pentì. Gli avvenimenti narrati nel libro riguardano solo il suo scrittore, Giona figlio di Amittai. Essendo evidentemente lo stesso Giona menzionato in II Re 14:25, deve aver profetizzato durante il regno di Geroboamo II re d’Israele (ca. 844-803 a.E.V.). È dunque ragionevole collocare gli avvenimenti descritti nel libro di Giona nel IX secolo a.E.V.
AUTENTICITÀ
A motivo del carattere soprannaturale di molti avvenimenti menzionati, il libro di Giona ha spesso subito gli attacchi dei critici della Bibbia. La realtà del levarsi del vento tempestoso prontamente placato, del pesce che inghiottì Giona e tre giorni dopo vomitò il profeta incolume, e dell’improvvisa crescita e morte di una pianta di zucca è stata messa in dubbio per la ragione che oggi non accadono cose del genere. Questa obiezione potrebbe essere valida se il libro di Giona affermasse che allora erano cose di ordinaria amministrazione. Ma non è così. Riferisce avvenimenti della vita di un uomo che ebbe uno speciale incarico da Dio. Perciò coloro che sostengono che queste cose semplicemente non possono essere accadute devono negare l’esistenza di Dio o la sua capacità di agire sulle forze naturali e sulla vita vegetale, animale e umana in modo speciale secondo il suo proposito. — Matt. 19:26; vedi PESCI.
Alcuni mettono in dubbio l’autenticità del libro di Giona perché nei documenti assiri non c’è alcuna conferma dell’attività di questo profeta. In realtà però l’assenza di informazioni del genere non dovrebbe sorprendere. Era normale per le nazioni dell’antichità esaltare i propri successi, tacendo le sconfitte e le umiliazioni, e anche cancellare tutto quello che era loro sfavorevole. Inoltre, dal momento che non sono stati preservati o scoperti tutti i documenti antichi, nessuno può dire con certezza che non sia mai esistito un resoconto di ciò che accadde all’epoca di Giona.
L’omissione di certi particolari (come il nome del re d’Assiria e il punto esatto dove Giona fu vomitato
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