Sovranità
Potere o autorità suprema; dominio o autorità di un signore, re, imperatore e simili; il potere che, in ultima analisi, determina il governo di uno stato. Nelle Scritture Ebraiche il termine ʼAdhonày ricorre spesso, e l’espressione ʼAdhonày Yehowìh più di duecento volte. ʼAdhonày è una forma plurale di ʼadhòhn, “signore”, “padrone”. La forma ʼadhonìm è semplicemente una forma plurale che si può riferire a uomini, come “signori”, “padroni”. Invece il termine ʼAdhonày nelle Scritture si riferisce sempre a Dio, e il plurale è usato per indicare eccellenza o maestà. Il più delle volte i traduttori lo rendono “Signore”. Quando ricorre insieme al nome di Dio (ʼAdhonày Yehowìh), come per esempio nel Salmo 73:28, l’espressione viene tradotta “Signore Dio (Iddio)” (CEI, Di, PIB); “Dio Signore” (Ma [72:27]; “Signore, Iaveh [Jahveh]” (Co, Luzzi); “Sovrano Signore Geova” (NW). Nei Salmi 47:9; 138:5 e Salmi 150:2 Moffatt usa il termine “sovrano”, ma non per tradurre ʼAdhonày.
Il sostantivo greco despòtes significa colui che ha autorità suprema, o proprietà assoluta e potere incontrastato. (W. E. Vine, An Expository Dictionary of New Testament Words, Vol. III, pp. 18, 46) Viene tradotto “signore”, “padrone”, “proprietario”, e quando è rivolto in modo diretto a Dio viene reso “Signore” (Di, VR e altri), “Sovrano” (Co), in Luca 2:29; Atti 4:24 e Rivelazione (Apocalisse) 6:10. La versione della CEI lo rende “Signore” nei primi due versetti e “Sovrano” nell’ultimo.
Quindi, anche se nei testi ebraico e greco non c’è un aggettivo qualificativo a sé per “sovrano”, questa sfumatura è evidente nei termini ʼAdhonày e despòtes quando nelle Scritture sono riferiti a Geova Dio, per indicare l’eccellenza della sua signoria.
SOVRANITÀ DI GEOVA
Geova Dio è Sovrano dell’universo (“sovrano del mondo”, Salmo 47:9, Mo) per il fatto che ne è il Creatore, e per la sua divinità e supremazia quale Onnipotente. (Gen. 17:1; Eso. 6:3; Riv. 16:14) A lui appartengono tutte le cose e da lui, Supremo Governante, deriva ogni autorità e potenza. (Sal. 24:1; Isa. 42:21-23; Riv. 4:11; 11:15) Il salmista cantò di lui: “Geova stesso ha fermamente stabilito il suo trono nei medesimi cieli; e su ogni cosa il suo proprio regno ha tenuto dominio”. (Sal. 103:19; 145:13) Rivolgendosi a Dio, i discepoli di Gesù pregarono: “Sovrano Signore, tu sei Colui che hai fatto il cielo e la terra”. (Atti 4:24, NM; Mo) Per la nazione di Israele, Dio stesso rappresentava i tre rami del potere governativo: giudiziario, legislativo ed esecutivo. Il profeta Isaia disse: “Geova è il nostro Giudice, Geova è il nostro Datore di statuti, Geova è il nostro Re; egli stesso ci salverà”. (Isa. 33:22) In Deuteronomio 10:17 Mosè fece una mirabile descrizione di Dio quale Sovrano.
Nella sua posizione sovrana Geova ha il diritto e l’autorità di delegare incarichi governativi. Davide fu fatto re di Israele, e le Scritture parlano del ‘regno di Davide’ come se fosse il suo regno. Ma Davide riconobbe Geova quale grande Sovrano, dicendo: “Tue, o Geova, sono la grandezza e la possanza e la bellezza e l’eccellenza e la dignità; poiché ogni cosa nei cieli e sulla terra è tua. Tuo è il regno, o Geova, che pure t’innalzi quale capo sopra tutto”. — I Cron. 29:11.
GOVERNANTI TERRENI
Coloro che governano le nazioni della terra esercitano il loro limitato potere perché il Sovrano Signore Geova lo permette o lo tollera. Che i governi politici non ricevano la loro autorità da Dio, cioè che non agiscano grazie a una qualsiasi autorità o potenza da lui concessa, è mostrato in Rivelazione 13:1, 2, dove viene detto che la bestia selvaggia con sette teste e dieci corna riceve “la sua potenza e il suo trono e grande autorità” dal dragone, Satana il Diavolo. — Riv. 12:9; vedi AUTORITÀ SUPERIORI; BESTIE SIMBOLICHE.
IL REGNO DEL FIGLIO DI DIO
Dopo la caduta dell’ultimo re che sedette sul “trono di Geova” a Gerusalemme (I Cron. 29:23), il profeta Daniele ebbe una visione della futura intronizzazione del Figlio stesso di Dio. La posizione di Geova si distingue nettamente quando lui, l’Antico di Giorni, conferisce il potere al Figlio. La Bibbia dice: “Continuai a guardare nelle visioni della notte, ed ecco, con le nuvole dei cieli veniva qualcuno simile a un figlio d’uomo; e ottenne accesso all’Antico dei Giorni, e lo fecero accostare proprio dinanzi a Lui. E gli furono dati dominio e dignità e regno, affinché tutti i popoli, i gruppi nazionali e le lingue servissero proprio lui.
Il suo dominio è un dominio di durata indefinita che non passerà, e il suo regno un regno che non sarà ridotto in rovina”. (Dan. 7:13, 14) Confrontando questo brano con Matteo 26:63, 64 risulta indubbio che il “figlio d’uomo” della visione di Daniele è Gesù Cristo. Egli è introdotto alla presenza di Geova e riceve il dominio. — Confronta Salmo 2:8, 9; Matteo 28:18.
SFIDA ALLA SOVRANITÀ DI GEOVA
Per i 6.000 anni da che, secondo la cronologia biblica, l’uomo è sulla terra, è esistita la malvagità. Tutta l’umanità ha continuato a morire, e peccati e trasgressioni contro Dio si sono moltiplicati. (Rom. 5:12, 15, 16) Dal momento che la Bibbia indica che Dio diede all’uomo un inizio perfetto, si pongono le domande: come ebbero inizio il peccato, l’imperfezione e la malvagità? e perché l’Onnipotente Dio ha permesso che questo stato di cose continuasse per secoli? Le risposte stanno nella sfida contro la sovranità di Dio che ha dato origine a un’importantissima contesa che riguarda il genere umano.
Cosa richiede Dio da quelli che lo servono
Nel corso dei secoli Geova Dio, con le sue parole e le sue azioni, ha dimostrato di essere un Dio di amore e immeritata benignità, che manifesta giustizia e giudizio perfetti, ed è misericordioso verso coloro che cercano di servirlo. (Eso. 34:6, 7; Sal. 89:14; vedi GIUSTIZIA; MISERICORDIA). Ha mostrato benignità anche verso gli ingrati e gli sleali. (Matt. 5:45; Luca 6:35; Rom. 5:8) Egli prova diletto nell’esercitare la sua sovranità con amore. — Ger. 9:24.
Quindi le persone che desidera nel suo universo sono persone che lo servono a motivo dell’amore che hanno per lui e per le sue ottime qualità. Devono amare prima Dio e, poi, il prossimo. (Matt. 22:37-39) Devono amare la sovranità di Geova; devono desiderarla e preferirla a ogni altra. (Sal. 84:10) Devono essere persone che, anche se fosse loro possibile diventare indipendenti, preferirebbero la Sua sovranità perché sanno che il suo dominio è di gran lunga più sapiente, più giusto e migliore di ogni altro. (Isa. 55:8-11; Ger. 10:23; Rom. 7:18) Costoro servono Dio non semplicemente per timore della sua onnipotenza né per ragioni egoistiche, ma per amore della sua rettitudine, giustizia e sapienza, e a motivo della conoscenza che hanno della grandezza e amorevole benignità di Geova. (Sal. 97:10; 119:104, 128, 163) Si uniscono all’apostolo Paolo nell’esclamare: “O profondità della ricchezza e della sapienza e della conoscenza di Dio! Come sono imperscrutabili i suoi giudizi e impenetrabili le sue vie! Poiché ‘chi ha conosciuto la mente di Geova, o chi è divenuto il suo consigliere?’ O: ‘Chi gli ha dato per primo, così che gli debba esser reso?’ Poiché da lui e mediante lui e per lui sono tutte le cose. A lui sia la gloria per sempre. Amen’”. — Rom. 11:33-36.
Costoro riescono a conoscere Dio, e conoscerlo realmente significa amarlo ed essere fedeli alla sua sovranità. (I Giov. 3:6; 4:8) Gesù conosceva il Padre suo meglio di chiunque altro, e disse: “Ogni cosa mi è stata consegnata dal Padre mio, e nessuno conosce pienamente il Figlio eccetto il Padre, né alcuno conosce pienamente il Padre eccetto il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare”. — Matt. 11:27.
Mancanza di amore e apprezzamento
Perciò, la sfida lanciata contro la sovranità di Geova proveniva da uno che, pur godendo i benefici della sovranità di Dio, non apprezzava né manifestava la conoscenza di Dio e quindi non aveva approfondito il suo amore per Lui. Si trattava di una creatura spirituale di Dio, un angelo. Quando la coppia umana, Adamo ed Eva, venne posta sulla terra, costui vide un’opportunità di attaccare la sovranità di Dio. Per prima cosa fece un tentativo (che ebbe successo) di distogliere Eva e poi Adamo dalla sottomissione alla sovranità di Dio. Sperava di stabilire una sovranità rivale Vedi PECCATO
La questione in gioco
Cosa fu messo in discussione? Chi venne vituperato e diffamato dalla sfida dell’angelo che fu poi chiamato Satana il Diavolo, sfida che Adamo sostenne con la sua azione ribelle? Venne sfidata la realtà stessa della supremazia di Geova, l’esistenza della sua sovranità? Era in pericolo la sovranità di Dio? No, perché Geova ha potenza e autorità suprema, e nessuno in cielo e in terra può strappargliele di mano. (Rom. 9:19) A essere sfidate furono dunque la legittimità, dignità e giustizia della sovranità di Dio: la sua sovranità era o no esercitata in modo degno e giusto, e nel migliore interesse dei suoi sudditi? Ne sono una prova le parole rivolte a Eva: “È realmente così che Dio ha detto che non dovete mangiare di ogni albero del giardino?” Il serpente insinuò che una cosa del genere era incredibile, che Dio era eccessivamente rigido nel trattenere qualcosa a cui la coppia umana aveva diritto. — Gen. 3:1.
L’albero della conoscenza del bene e del male
Prendendo il frutto dell’“albero della conoscenza del bene e del male” Adamo ed Eva si ribellarono. Il Creatore, quale Sovrano Universale, aveva pieno diritto di stabilire la legge relativa all’albero; infatti Adamo, essendo una persona creata, e non sovrana, aveva delle limitazioni, e doveva riconoscerlo. Per l’armonia e la pace universale tutte le creature ragionevoli avrebbero dovuto riconoscere e sostenere la sovranità del Creatore. Adamo avrebbe dimostrato di riconoscere questo fatto astenendosi dal mangiare il frutto di quell’albero. Quale futuro padre della popolazione della terra, doveva dimostrarsi ubbidiente e leale, anche in una minima cosa. Il principio era: “Chi è fedele in ciò che è minimo è anche fedele nel molto, e chi è ingiusto in ciò che è minimo è anche ingiusto nel molto”. (Luca 16:10) Adamo era capace di tale ubbidienza perfetta. Evidentemente nel frutto dell’albero stesso non c’era intrinsecamente nulla di male. (La cosa proibita non erano i rapporti sessuali, poiché Dio aveva comandato alla coppia di ‘empire la terra’. [Gen. 1:28] Era il frutto di un vero e proprio albero, come dice la Bibbia). Quello che l’albero rappresentava è ben espresso in una nota in calce a Genesi 2:17 nella Bibbia di Gerusalemme (1974):
“Questa conoscenza è un privilegio che Dio si riserva e che l’uomo usurperà con il peccato (3,5.22). Non è dunque né l’onniscienza, che l’uomo decaduto non possiede, né il discernimento morale, che l’uomo innocente aveva già e che Dio non può rifiutare alla sua creatura ragionevole. È, invece, la facoltà di decidere da se stessi ciò che è bene e male, e di agire di conseguenza: una rivendicazione di autonomia morale con la quale l’uomo rinnega il suo stato di creatura (cf. Is 5,20). Il primo peccato è stato un attentato alla sovranità di Dio, una colpa di orgoglio”.
I servitori di Dio accusati di egoismo
Un’ulteriore espressione della contesa si ha nelle parole rivolte da Satana a Dio a proposito del fedele servitore Giobbe: “È per nulla che Giobbe ha temuto Dio? Non hai tu stesso posto una siepe attorno a lui e attorno alla sua casa e attorno a ogni cosa che ha tutto intorno? Hai benedetto l’opera delle sue mani, e il suo stesso bestiame si è sparso per la terra. Ma, per cambiare, stendi la tua mano, ti prego, e tocca tutto ciò che ha e vedi se non ti maledirà nella tua medesima faccia”. Poi l’accusa: “Pelle per pelle, e l’uomo darà tutto ciò che ha per la sua anima”. (Giob. 1:9-11; 2:4) Satana accusava dunque Giobbe di non essere di tutto cuore in armonia con Dio, di ubbidire a Dio solo per considerazioni egoistiche, per interesse. Satana in tal modo calunniò Dio circa la sua sovranità, e i servitori di Dio circa la lealtà a quella sovranità. In effetti disse che non ci poteva essere uomo sulla terra che sarebbe rimasto leale alla sovranità di Geova se lui, Satana, avesse avuto la possibilità di metterlo alla prova.
Geova accettò la sfida. Ma non perché fosse insicuro della giustezza della propria sovranità. Non aveva bisogno che gli venisse provato alcunché. Solo per amore verso le sue creature intelligenti concesse tempo per provare a fondo la cosa. Permise che gli uomini venissero messi alla prova da Satana di fronte a tutto l’universo. E diede alle sue creature il privilegio di dimostrare che il Diavolo è bugiardo, e di smentire la calunnia che ha diffamato non solo il nome di Dio, ma anche il proprio. Satana, nel suo atteggiamento egotistico, fu ‘abbandonato a un disapprovato stato mentale’. Nel rivolgersi a Eva chiaramente contraddisse il suo stesso ragionamento. (Rom. 1:28) Infatti accusava Dio di esercitare la sovranità in modo ingiusto, sleale, e allo stesso tempo contava sulla lealtà di Dio: sembrava pensare che Dio si sarebbe sentito obbligato a lasciarlo in vita se lui provava le accuse circa l’infedeltà delle creature.
Indispensabile soluzione della contesa
La soluzione della contesa era realmente indispensabile per tutti i viventi, poiché riguardava la loro posizione rispetto alla sovranità di Dio. Infatti, una volta definita, una contesa del genere non sarebbe mai più stata riproposta. Chiaramente Geova desiderava che tutte le questioni relative alla contesa fossero rese pienamente note e fossero ben comprese. L’azione che Dio intraprese genera fiducia nella sua immutabilità, magnifica la sua sovranità e la rende ancor più desiderabile e saldamente stabilita nella mente di tutti coloro che la scelgono. — Confronta Malachia 3:6.
Una contesa morale
Non è dunque questione di potenza, di forza bruta; si tratta primariamente di una questione morale. Tuttavia, a motivo dell’invisibilità di Dio, e a motivo del fatto che Satana ha provato di tutto per accecare la mente degli uomini, la potenza di Geova e persino la sua esistenza sono state a volte messe in dubbio. (I Giov. 5:19; Riv. 12:9) Gli uomini hanno frainteso la ragione della pazienza e benignità di Dio e sono diventati più ribelli. (Eccl. 8:11; II Piet. 3:9) Perciò servire Dio con integrità richiede fede, e comporta sofferenze. (Ebr. 11:6, 35-38) Comunque Geova si propone di rendere nota a tutti la sua sovranità. In Egitto disse al faraone: “Infatti, per questa causa ti ho tenuto in esistenza, per mostrarti la mia potenza e onde il mio nome sia dichiarato in tutta la terra”. (Eso. 9:16) Similmente Dio ha concesso a questo mondo e al suo dio, Satana il Diavolo, un tempo per esistere e manifestare la loro malvagità e ha stabilito un tempo per la loro distruzione. (II Cor. 4:4; II Piet. 3:7) Il salmista pregò profeticamente: “Affinché conoscano che tu, il cui nome è Geova, tu solo sei l’Altissimo su tutta la terra”. (Sal. 83:18) Geova stesso ha giurato: “A me si piegherà ogni ginocchio, giurerà ogni lingua, dicendo: ‘Sicuramente in Geova sono piena giustizia e forza’”. — Isa. 45:23, 24.
A che punto è la contesa
Che portata aveva la contesa? Se l’uomo poteva essere indotto a peccare, e dal momento che l’angelo ribelle aveva peccato, la questione toccava e coinvolgeva le creature celesti di Dio, e persino il suo unigenito Figlio, il più vicino a Geova Dio. Questi, che aveva sempre fatto ciò che piaceva al Padre, sarebbe stato prontissimo a servire alla rivendicazione del nome e della sovranità di Dio. (Giov. 8:29; Ebr. 1:9) Dio lo scelse per questo incarico, mandandolo sulla terra, dove nacque come figlio maschio per mezzo della vergine Maria. (Luca 1:35) Era perfetto, e conservò questa perfezione e innocenza per tutta la vita, fino a una morte infame. (Ebr. 7:26) Prima di morire disse: “Ora vi è il giudizio di questo mondo; ora il governante di questo mondo sarà cacciato fuori”. E anche: “Viene il governante del mondo. Ed egli non ha presa su di me”. (Giov. 12:31; 14:30) Satana non riuscì a far presa in modo da infrangere l’integrità di Cristo, e fu giudicato mancante, pronto per essere eliminato. Gesù aveva “vinto il mondo”. — Giov. 16:33.
Gesù Cristo vendicatore di Dio
Così Gesù Cristo, in modo veramente perfetto, dimostrò che il Diavolo è bugiardo, rispondendo in modo esauriente alla domanda: Qualche uomo sarà fedele a Dio qualunque sia la prova a cui può essere sottoposto? Perciò il Sovrano Dio lo nominò Esecutore dei Suoi propositi, Colui che sarà impiegato per eliminare la malvagità, incluso il Diavolo, dall’universo. Egli eserciterà questa autorità, e ‘ogni ginocchio si piegherà e ogni lingua confesserà apertamente che Gesù Cristo è il Signore alla gloria di Dio Padre’. — Filip. 2:5-11; Ebr. 2:14; I Giov. 3:8.
Nel dominio concessogli il Figlio governa in nome del Padre suo, ‘riducendo a nulla’ ogni governo e ogni autorità e potenza che si oppongono alla sovranità di Geova. L’apostolo Paolo rivela che Gesù Cristo rende quindi il massimo tributo alla sovranità di Geova, poiché, “quando tutte le cose gli saranno state sottoposte, allora il Figlio stesso si sottoporrà a Colui che gli ha sottoposto tutte le cose, affinché Dio sia ogni cosa a tutti”. — I Cor. 15:24-28.
Il libro di Rivelazione mostra che dopo la fine del regno millenario di Cristo, durante il quale egli ridurrà al silenzio ogni autorità che tenti di rivaleggiare con la sovranità di Geova, il Diavolo sarà sciolto per un breve periodo di tempo. Egli cercherà di risollevare la contesa, ma non sarà concesso altro tempo per risolvere una questione già risolta. Satana e quelli che lo seguono saranno completamente annientati. — Riv. 20:7-10.
Altri vendicatori
Anche se la fedeltà di Cristo ha dimostrato in modo inequivocabile che Dio è nel giusto, ad altri è concesso di servire la causa di Dio. Gli effetti del comportamento integerrimo di Cristo, inclusa la sua morte in sacrificio, vengono indicati dall’apostolo: “Per mezzo di un solo atto di giustificazione è risultato a uomini d’ogni sorta che son dichiarati giusti per la vita”. (Rom. 5:18) Cristo è stato costituito Capo di una congregazione o “corpo” (Col. 1:18), i cui componenti partecipano alla sua morte d’integrità, ed egli è lieto di averli quali suoi coeredi, re associati nel suo Regno. (Luca 22:28-30; Rom. 6:3-5; 8:17; Riv. 20:4, 6) Gli uomini fedeli dell’antichità, che attendevano ansiosamente il provvedimento di Dio, mantennero l’integrità, pur essendo fisicamente imperfetti. (Ebr. 11:13-16) E i molti altri che si inginocchieranno riconoscenti lo faranno anch’essi con sincero apprezzamento per la degna e giusta sovranità di Dio. Perciò il salmista cantò profeticamente: “Ogni cosa che respira, lodi Iah. Lodate Iah!” — Sal. 150:6.