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DivorzioAusiliario per capire la Bibbia
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o provocarne la morte, consentendole così di risposare il primo marito. Se il primo marito tornava a prenderla in moglie questa sarebbe stata una cosa impura agli occhi di Dio, inoltre egli stesso si sarebbe coperto di ridicolo perché prima l’aveva mandata via come una donna in cui aveva trovato “qualche cosa di indecente” e poi, dopo che si era legittimamente unita ad un altro uomo ed era diventata sua moglie, la rivoleva di nuovo.
Senza dubbio il fatto stesso che il primo marito non poteva risposare la moglie da cui aveva divorziato dopo che era diventata di un altro uomo, neanche se questo divorziava da lei o moriva, doveva indurre il marito che intendeva divorziare a pensarci bene prima di porre termine al matrimonio. (Ger. 3:1) Tuttavia non c’era nulla che proibiva di risposare la moglie divorziata se lei non si era risposata dopo l’annullamento legale del loro, matrimonio.
ALLONTANAMENTO DELLE MOGLI PAGANE
Prima che gli israeliti entrassero nella Terra Promessa era stato detto loro di non fare nessuna alleanza matrimoniale con gli abitanti pagani. (Deut. 7:3, 4) Ciò nonostante, ai giorni di Esdra gli ebrei avevano preso mogli straniere e, in preghiera a Dio, Esdra riconobbe che in tal modo si erano resi colpevoli. In seguito alle sue esortazioni e avendo riconosciuto il proprio errore, gli uomini d’Israele che avevano preso mogli straniere le mandarono via “insieme ai figli”. (Esd. 9:10–10:44) Invece i cristiani, che provenivano da tutte le nazioni (Matt. 28:19), non dovevano divorziare dal coniuge che non fosse adoratore di Geova, e non era neanche auspicabile che si separassero dal proprio coniuge, come indica il consiglio ispirato di Paolo. (I Cor. 7:10-28) Ma quando si trattava di contrarre un nuovo matrimonio, ai cristiani era consigliato di sposarsi “solo nel Signore”. — I Cor. 7:39.
GIUSEPPE PENSAVA DI DIVORZIARE
Mentre era promessa sposa di Giuseppe, ma prima che si fossero uniti in matrimonio, Maria rimase incinta per opera dello spirito santo, e la Bibbia dichiara: “Comunque, Giuseppe suo marito, essendo giusto e non volendo farne un pubblico spettacolo, intendeva divorziare segretamente da lei”. (Matt. 1:18, 19) Dato che il fidanzamento era per gli ebrei del tempo così vincolante è usato appropriatamente il termine “divorzio”.
Matteo non fornisce alcun particolare circa la procedura che Giuseppe intendeva seguire, ma indica che voleva usar misericordia a Maria. Giuseppe non è considerato per questo un uomo ingiusto, ma anzi, “essendo giusto e non volendo farne un pubblico spettacolo”, proprio per questo “intendeva divorziare segretamente da lei”. — Matt. 1:19.
CIRCOSTANZE CHE VIETAVANO IL DIVORZIO IN ISRAELE
Secondo la legge data da Dio a Israele, in certe circostanze il divorzio era impossibile. Poteva succedere che un uomo prendesse moglie, avesse rapporti sessuali con lei e poi cominciasse a odiarla. Poteva falsamente dichiarare che lei non era vergine quando l’aveva sposata, accusandola ingiustamente di azioni famigerate e diffamandola. Se i genitori della ragazza producevano le prove che la figlia era vergine al tempo del matrimonio, gli uomini della città dovevano disciplinare il falso accusatore. Dovevano imporgli una multa di cento sicli d’argento, da dare al padre della ragazza, e lei doveva continuare a essere sua moglie, poiché era dichiarato: “Non gli sarà permesso di divorziare da lei per tutti i suoi giorni”. (Deut. 22:13-19) Inoltre se veniva scoperto che un uomo aveva preso una vergine che non era fidanzata e aveva avuto rapporti con lei, era stabilito: “L’uomo che è giaciuto con lei deve pure dare al padre della ragazza cinquanta sicli d’argento, ed ella diverrà sua moglie per il fatto che l’ha umiliata. Per tutti i suoi giorni, non gli sarà permesso di divorziare da lei”. — Deut. 22:28, 29.
UNICO MOTIVO DI DIVORZIO PER I CRISTIANI
Nel Sermone del Monte Gesù disse che “chiunque divorzia da sua moglie, salvo per causa di fornicazione, la rende soggetta all’adulterio, giacché chi sposa una donna divorziata commette adulterio”. (Matt. 5:32) Con questo Cristo spiegò che se un uomo divorzia da sua moglie per motivi diversi dalla fornicazione da parte di lei la espone a un futuro adulterio; e ciò perché la moglie non adultera non è giustamente separata dal marito mediante divorzio e non è libera di sposare un altro uomo e avere rapporti sessuali con lui. Quando disse che chiunque “sposa una donna divorziata commette adulterio”, Cristo si riferiva a una donna divorziata per motivi diversi dalla “fornicazione”. Tale donna, pur essendo divorziata legalmente, non era divorziata scritturalmente.
Marco, come Matteo (Matt. 19:3-9), riporta le parole di Gesù Cristo ai farisei a proposito del divorzio: “Chiunque divorzia da sua moglie e ne sposa un’altra commette adulterio contro di lei, e se una donna, dopo aver divorziato da suo marito, ne sposa un altro, commette adulterio”. (Mar. 10:11, 12) Una dichiarazione simile si trova in Luca 16:18: “Chiunque divorzia da sua moglie e ne sposa un’altra commette adulterio, e chi sposa una donna divorziata dal marito commette adulterio”. Presi da soli questi versetti sembrano proibire in ogni caso il divorzio per i seguaci di Cristo, o almeno indicare che un divorziato non ha diritto di risposarsi se non dopo la morte del coniuge da cui ha divorziato. Comunque, le parole di Gesù citate da Marco e Luca vanno intese alla luce della più completa citazione di Matteo, che include la frase “se non a causa di fornicazione” (Matt. 19:9; vedi anche Matteo 5:32), indicando che quanto scrissero Marco e Luca citando quello che aveva detto Gesù sul divorzio si applica se il motivo per ottenere il divorzio era diverso dall’adulterio commesso dal coniuge infedele.
Il cristiano non è però scritturalmente obbligato a divorziare dal coniuge adultero ma pentito. Il marito o la moglie può in tal caso usare misericordia, come sembra abbia fatto Osea riprendendo la moglie adultera Gomer e come fece Geova avendo misericordia dei figli d’Israele che si erano resi colpevoli di adulterio spirituale, ma poi si erano pentiti. — Osea cap. 3.
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Dodici, I
Vedi APOSTOLO.
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Doeg
(Dòeg) [ansioso].
Edomita che prestava servizio come principale pastore del re Saul, impegnativo incarico di sorveglianza. (I Sam. 21:7; 22:9) Evidentemente Doeg era un proselito. Essendo “trattenuto dinanzi a Geova” a Nob, forse a motivo di un voto, di un’impurità o di un sospetto caso di lebbra, Doeg fu testimone quando il sommo sacerdote Ahimelec diede a Davide pane di presentazione e la spada di Golia. In seguito, quando Saul, rivolgendosi ai suoi servitori, espresse l’opinione che stessero cospirando contro di lui, Doeg rivelò quello che aveva visto a Nob. Dopo aver convocato il sommo sacerdote e anche gli altri sacerdoti di Nob e aver interrogato Ahimelec, Saul ordinò ai corridori di mettere a morte i sacerdoti. Poiché questi rifiutarono, Doeg, per comando di Saul, non esitò a uccidere ben ottantacinque sacerdoti. Dopo quest’azione malvagia Doeg votò Nob alla distruzione, uccidendo tutti gli abitanti, giovani e vecchi, e anche il bestiame. — I Sam. 22:6-20.
Com’è indicato dalla soprascritta del Salmo 52, Davide scrisse a proposito di Doeg: “La tua lingua trama avversità, affilata come un rasoio, operando ingannevolmente. Hai amato ciò che è male più di ciò che è bene, la falsità più del parlare con giustizia. Hai amato tutte le parole divoratrici, o lingua ingannevole”. — Sal. 52:2-4.
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