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Lasci che altri ti facciano inciampare?La Torre di Guardia 1975 | 1° agosto
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studiare la Parola di Dio, di associarsi ad altri cristiani, di partecipare all’opera di far conoscere la buona notizia del regno di Dio. In realtà, se lasciano che le azioni di altri impediscano loro di osservare queste esigenze cristiane, mettono in dubbio la sincerità della loro professione d’essere veramente discepoli di Cristo. Se inciampassero darebbero adito al sospetto che cerchino, consciamente o inconsciamente, una scusa per non servire più Dio.
Non solo vogliamo stare attenti a non lasciare che altri ci facciano inciampare, ma vogliamo amorevolmente e saggiamente badare di non far inciampare altri. La giustizia richiede che facciamo agli altri come vorremmo che facessero a noi. (Luca 6:31) Non vorremmo che qualcuno fosse negligente o senza riguardo così da farci inciampare, non è vero? Allora dobbiamo badare di non fare inciampare altri. Per esempio, la Società Torre di Guardia ha recentemente ricevuto una lettera in cui si deplorava che alcuni immaturi inciampavano perché altri a cui guardavano come esempi ostentavano la loro passione per i liquori. Seguendo tale condotta nel consumo di liquori non si dava ascolto al consiglio dell’apostolo Paolo: “Continuate a fare sentieri diritti per i vostri piedi, affinché ciò che è zoppo non si sloghi, ma anzi sia sanato”. Inoltre, Gesù ammonì: “Se uno facesse inciampare uno di questi piccoli che ripongono fede in me, sarebbe più utile per lui che gli si appendesse al collo una macina da mulino come quella che viene fatta girare da un asino e che fosse affondato nell’ampio e aperto mare”. Certo nessuno di noi vorrebbe che questo gli accada, non è vero? — Ebr. 12:13; Matt. 18:6.
Stiamo dunque tutti attenti a fare ciò che è saggio, amorevole e giusto, evitando così sia di inciampare per quello che fanno gli altri che di fare noi stessi inciampare altri.
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Domande dai lettoriLa Torre di Guardia 1975 | 1° agosto
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Domande dai lettori
● Le pratiche licenziose da parte di una persona sposata verso il suo coniuge costituiscono per il coniuge offeso una base scritturale per ottenere il divorzio?
A volte le pratiche licenziose entro la disposizione matrimoniale provvederebbero una base per il divorzio scritturale. Naturalmente, le Sacre Scritture non incoraggiano a divorziare né comandano al coniuge innocente di divorziare dal coniuge che commette adulterio o grave perversione sessuale.
Riguardo al divorzio, Gesù Cristo dichiarò: “Chiunque divorzia da sua moglie, se non a causa di fornicazione, e ne sposa un’altra commette adulterio”. (Matt. 19:9) “Chiunque divorzia da sua moglie, salvo per causa di fornicazione, la rende soggetta all’adulterio, giacché chi sposa una donna divorziata commette adulterio”. — Matt. 5:32.
Pertanto, è dichiarato che la “fornicazione” è il solo motivo di divorzio. Nel greco comune in cui sono scritte le parole di Gesù, il termine “fornicazione” è por·neiʹa, che indica tutte le forme di immorali relazioni sessuali, perversioni e pratiche licenziose come quelle che potrebbero avere luogo in una casa di prostituzione, inclusa la copulazione orale e anale.
In quanto alle dichiarazioni di Gesù sul divorzio, esse non specificano con chi è praticata la “fornicazione” o por·neiʹa. Lasciano aperto l’argomento. Por·neiʹa si può giustamente considerare come comprendente le perversioni entro la disposizione matrimoniale e questo si vede dal fatto che l’uomo che costringe sua moglie ad avere con lui relazioni sessuali innaturali in effetti la “prostituisce” e la “corrompe”. Così egli si rende colpevole di por·neiʹa, poiché l’affine verbo greco por·neuʹo significa “prostituire, corrompere”.
Per cui, potrebbero sorgere circostanze per
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