“Io lo risusciterò nell’ultimo giorno”
1. Le parole di Gesù: “Io lo risusciterò nell’ultimo giorno”, a quale classe di persone oggi viventi non si applicano?
QUESTE sorprendenti parole furono pronunciate da Gesù, e si trovano in Giovanni 6:54. Non potrebbero applicarsi alla vivente “grande folla” che sopravvive all’imminente “grande tribolazione”. (Riv. 7:9-17) Ebbene, a chi pensava Gesù quando pronunciò queste parole 19 secoli fa?
2. A chi dichiarò Gesù queste parole sulla risurrezione, e verso il tempo di quale festa ebraica che lo riguardava?
2 Il contesto biblico di Giovanni 6:54 mostra che Gesù dichiarò queste parole non solo a semplici giudei come tali, ma anche a molti suoi discepoli israeliti, inclusi i 12 apostoli. Era vicina la Pasqua dell’anno 32 E.V., “la festa dei Giudei”. (Giov. 6:4) Preparandosi per quella festa, i giudei avrebbero scannato l’agnello pasquale nel tempio di Gerusalemme e i sacerdoti avrebbero raccolto il sangue in ciotole spruzzandolo ai piedi dell’altare. (Vedi la Cyclopædia di M’Clintock e Strong, Volume 7, sotto “Pasqua”, pag. 738, colonna 1, paragrafo 4, righe 1-34; anche The Temple—Its Ministry and Services As They Were at the Time of Jesus Christ di Alfred Edersheim, 1874 E.V., pagg. 190, 191). Gesù intendeva assistere a quella festa per commemorare la prima Pasqua celebrata in Egitto nel 1513 a.E.V. Egli stesso era infatti l’antitipico Agnello pasquale, “l’Agnello di Dio”. — Giov. 1:29, 36.
3. Perché i giudei rintracciarono Gesù dopo il miracolo del giorno prima, e quale giustificazione gliene diedero?
3 I giudei, inclusi i discepoli, lo avevano visto compiere uno straordinario miracolo il giorno prima della conversazione che aveva avuto con loro a Capernaum. Aveva moltiplicato cinque pani e due pesci per sfamare le migliaia dei suoi ascoltatori. Quindi i patriottici giudei volevano farlo re come loro Capo messianico. Dato che Gesù doveva essere un Re messianico celeste, si allontanò da coloro che volevano farlo re. Più tardi, camminando sull’acqua, raggiunse i 12 apostoli che erano in una barca sul Mar di Galilea. (Giov. 6:14-21) Ma i giudei non avrebbero rinunciato così facilmente al loro intento di seguire un Messia umano e terreno. Pertanto lo rintracciarono, ricordando il miracolo del giorno prima. Volevano un Re messianico che provvedesse loro cibo materiale come Gesù aveva dimostrato di saper fare. Come giustificazione, rammentarono a Gesù che nel deserto della penisola del Sinai Dio aveva dato ai loro antenati “pane dal cielo” da mangiare sotto forma di manna miracolosa. — Giov. 6:22-31.
4. Come spiegò Gesù se Mosè aveva dato ai loro antenati il vero “pane dal cielo”?
4 Gesù rispose che Mosè non aveva dato ai loro antenati il vero pane dal cielo. “Il pane di Dio”, disse, “è colui che scende dal cielo e dà vita al mondo”. — Giov. 6:32, 33.
5. I giudei cosa chiesero quindi a Gesù, e cosa rispose egli spiegando il modo in cui potevano ottenere la vita eterna?
5 A ciò i giudei dissero: “Signore, dacci sempre questo pane”. Gesù indicò d’esserlo dicendo: “Io sono il pane della vita. Chi viene a me non avrà affatto fame, e chi esercita fede in me non avrà mai sete. . . . Poiché questa è la volontà del Padre mio, che chiunque vede il Figlio ed esercita fede in lui abbia vita eterna, e io lo risusciterò nell’ultimo giorno”. — Giov. 6:34-40.
6. Perché quelli che vanno a Gesù e ripongono fede in lui come Messia durante questo sistema di cose hanno la risurrezione garantita?
6 Pertanto coloro che vanno a Gesù ed esercitano fede in lui come Messia durante il presente sistema di cose hanno la prospettiva della vita eterna. Perché? Perché Gesù Cristo li desterà dai morti nell’ultimo giorno. Questo garantisce loro la risurrezione. Si dovrebbe notare che Gesù non disse, nel caso in discussione, che si debba prima essere risuscitati e poi andare a lui con fede e nutrirsi di lui per avere la vita eterna. È evidente che qui Gesù non parla di quelli già morti che si trovano nelle tombe commemorative, come Abraamo, Isacco, Giacobbe e Mosè, Davide e Giovanni il Battezzatore. Gesù parlava ai giudei allora viventi, inclusi molti suoi discepoli, che erano nel patto della legge mosaica.
7. Rispondendo ai mormorii dei giudei, cosa disse Gesù di chi è attratto a lui e ha la vita eterna?
7 Gli ascoltatori giudei cominciarono a mormorare fra loro disputando sull’origine di Gesù. Dal commento che Gesù fece a questo riguardo dovremmo identificare coloro ai quali rivolge in particolare le sue parole. “Rispondendo, Gesù disse loro: ‘Smettete di mormorare fra voi. Nessun uomo può venire a me se il Padre, che mi ha mandato, non lo attira; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. È scritto nei Profeti: “Ed essi saranno tutti ammaestrati da Geova”. Chiunque ha udito gli insegnamenti del Padre [come insegnante] e ha imparato viene a me. . . . Verissimamente vi dico: Chi crede ha vita eterna’”. — Giov. 6:41-47.
8. Quale profezia citava Gesù, e quale opportunità offriva agli ascoltatori giudei?
8 Gesù citava la profezia di Isaia 54:13, che è rivolta alla “donna” di Dio, la Sion celeste, e che dice: “E tutti i tuoi figli saranno persone ammaestrate da Geova, e abbondante sarà la pace dei tuoi figli”. Questi sono i figli spirituali di Geova Dio. Sono quelli che egli attira a Gesù con la fede che esercitano al presente in lui. Sono quelli di cui Gesù dice che entrano nella vita eterna in quanto li risuscita nell’ultimo giorno. Avranno la vita eterna nella celeste organizzazione spirituale di Geova. Perciò Gesù offriva ai suoi ascoltatori giudei, fra cui c’erano molti suoi discepoli, l’opportunità di diventare figli della “donna” di Dio, la Sion celeste.
“LA MIA CARNE A FAVORE DELLA VITA DEL MONDO”
9-11. (a) Quale domanda suscitano le parole di Gesù secondo cui il “pane” che egli da è la sua “carne” e questo “a favore della vita del mondo”? (b) Come risponde Paolo a questa domanda in I Corinti 10:2-11?
9 Dopo aver detto più volte che era “il pane della vita”, Gesù proseguì: “Io sono il pane vivo che scesi dal cielo; se uno [di voi miei ascoltatori] mangia di questo pane vivrà per sempre; e infatti il pane che darò è la mia carne a favore della vita del mondo”. — Giov. 6:51.
10 Pertanto Gesù fu la vera, vivificante Manna venuta dal cielo. Questo pane simbolico, egli disse, era la sua carne. Questa carne, disse, era “a favore della vita del mondo”. Aggiungendo quelle parole, volle forse dire Gesù che i giudei che mangiarono la manna nel deserto ai giorni di Mosè raffigurarono il “mondo” dell’umanità durante il regno millenario di Cristo e della sua glorificata congregazione?
11 Paolo risponde: “Tutti furono battezzati in Mosè mediante la nube e il mare; e tutti mangiarono lo stesso cibo spirituale [la manna] e tutti bevvero la stessa bevanda spirituale. Poiché bevevano al masso di roccia spirituale che li seguiva, e quel masso di roccia significava il Cristo. . . . Ora queste cose divennero nostri esempi, onde [noi cristiani] non siamo desiderosi di cose dannose, come essi le desiderarono. . . . Ora queste cose accadevano loro come esempi, e furono scritte per avvertimento a noi [cristiani generati dallo spirito] sui quali sono arrivati i termini dei sistemi di cose”. — 1 Cor. 10:2-11; Eso. 16:1-35; Num. 11:1-9.
12. In che modo la situazione degli israeliti spirituali in questo sistema di cose è diversa da quella del mondo del genere umano durante il millennio?
12 Gli israeliti nel deserto del Sinai al comando di Mosè raffigurarono dunque gli israeliti spirituali in questo sistema di cose. Questo sistema è mortifero, spiritualmente parlando. Ora è il tempo in cui gli israeliti spirituali si nutrono dell’antitipica manna celeste, il sacrificato Gesù Cristo. Durante il regno millenario di Cristo, il risuscitato genere umano non sarà in una condizione desertica simile a quella del Sinai. Sarà in corso la restaurazione del paradiso terrestre. Allora Geova non ‘attirerà’ a Gesù il genere umano come fa ora in qualità di Insegnante con gli israeliti spirituali. (Giov. 6:44) Piuttosto il Sovrano Signore Geova stabilisce suo Figlio Gesù Cristo come Re sul genere umano, e questo Re chiama i morti dalle tombe.
13. Per essere l’antìtipo dell’antica manna, di che specie dev’essere questa “carne” o come dev’essere trattata?
13 Il pane di grano è un prodotto commestibile senza sangue, come lo fu l’antica manna. Gesù disse che il “pane della vita”, l’antitipica manna, era la sua carne “a favore della vita del mondo”. Per corrispondere alla manna dell’antichità, il termine “carne” dev’essere inteso come carne dissanguata. Agli israeliti nel deserto Geova diede da bere acqua, non sangue.
14. Perché gli ascoltatori di Gesù capirono che si riferiva a “carne” dissanguata, anche se carne umana?
14 Gli ascoltatori giudei di Gesù compresero la cosa in questo modo, poiché, discutendo su ciò che intendeva, dissero: “Come [in che modo] può quest’uomo darci da mangiare la sua carne?” (Giov. 6:52) Conoscevano la legge di Dio sul soggetto del sangue. Dopo il diluvio del giorno di Noè, quando Dio integrò la dieta del genere umano, non gli diede sangue animale da bere e carne animale come cibo solido per sostentamento. Diede loro acqua da bere e carne dissanguata da mangiare. Volle per sé il sangue essendo Colui che aveva dato la vita a tutte le creature di carne e sangue. (Gen. 9:1-4) Sotto la legge mosaica data alla nazione d’Israele, la violazione della legge di Dio relativa al sangue animale era punita con la pena di morte. (Lev. 17:10-12; Deut. 12:16, 22-27) Per i giudei che ascoltavano Gesù era ripugnante mangiare carne umana, anche se dissanguata. Non volevano divenire cannibali. — 2 Re 6:26-31.a
15, 16. (a) In che senso ci si doveva nutrire della carne di Gesù? (b) In base a Giovanni 6:53-59, come Gesù diede maggior enfasi a questo punto?
15 Gesù voleva far capire agli ascoltatori giudei che dovevano mangiare la sua carne in senso figurato. Quindi, per dare maggior enfasi a questo punto, disse qualcosa che sarebbe stato ancora più discutibile se preso in senso letterale. Leggiamo:
16 “Quindi Gesù disse loro: ‘Verissimamente vi dico: Se [voi, miei ascoltatori giudei,] non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete vita in voi. Chi [fra voi miei ascoltatori] si nutre della mia carne e beve il mio sangue ha vita eterna, e io lo risusciterò nell’ultimo giorno; poiché la mia carne è vero cibo, e il mio sangue è vera bevanda. Chi si nutre della mia carne e beve il mio sangue rimane unito a me, e io unito a lui. Come il vivente Padre mi ha mandato e io vivo a causa del Padre, così chi [fra voi miei ascoltatori] si nutre di me vivrà anch’egli a causa di me. Questo è il pane che è sceso dal cielo. Non è come quando i vostri antenati mangiarono [la manna nel deserto] e morirono. Chi si nutre di questo pane vivrà in eterno’. Queste cose le disse insegnando in un’assemblea pubblica a Capernaum”. — Giov. 6:53-59.
17. (a) Che effetto produssero quelle parole di Gesù nella sinagoga giudaica, anche su molti suoi discepoli? (b) A chi furono rivolte soprattutto le parole di Gesù riportate in Giovanni 6:53, e che cosa divennero essi?
17 L’espressione tradotta “in un’assemblea pubblica” è, letteralmente, “in una sinagoga” nell’originale testo greco. È la stessa espressione usata da Gesù in Giovanni 18:20, dove si legge: “Nella sinagoga e nel tempio, dove si radunano tutti i Giudei”. Pertanto Gesù parlava a un uditorio giudaico che era nel patto della legge mosaica. Vi erano inclusi molti discepoli di Gesù. Possiamo immaginare l’effetto prodotto dalle parole di Gesù quando parlò non solo di nutrirsi della sua carne, ma di bere anche il suo sangue. “Perciò molti dei suoi discepoli, avendo udito questo, dissero: ‘Questo discorso è offensivo; chi lo può ascoltare?’” (Giov. 6:60) Queste parole fanno vedere che non tutti i discepoli di Gesù si scandalizzarono per le sue parole. Oltre a quelli scandalizzati, c’erano altri “discepoli”, inclusi i 12 apostoli. (Giov. 6:61-66) Pertanto le parole di Gesù in Giovanni 6:53 furono rivolte soprattutto ai suoi discepoli e, per estensione, a quelli che sarebbero divenuti suoi discepoli prima dell’“ultimo giorno”. Questi divennero giudei spirituali, israeliti spirituali. — Rom. 2:28, 29.
18, 19. (a) A chi apparteneva il sangue della vittima sacrificata, e cosa significava perciò fare un pasto a base del sangue e della carne di Gesù? (b) Come Gesù, a motivo della fede di un ufficiale gentile dell’esercito, e un certo giudeo che fece un commento sulle parole di Gesù a un pranzo, si riferirono a un tal pasto?
18 I giudei che erano nel patto della legge mosaica sapevano che il sangue nonché il grasso della vittima sacrificata appartenevano a Geova. (Lev. 3:16, 17) Quando Gesù ascese al cielo e comparve alla presenza di Geova, offrì a Geova il suo “sangue” o il valore d’esso come prezzo di redenzione. (Ebr. 9:12-14; Giov. 6:61, 62) Dato che il sangue apparteneva a Geova, berlo e mangiare la carne di Gesù indicava fare un pasto insieme a Geova. Così Dio avrebbe diviso il sangue del suo Agnello Gesù Cristo con i discepoli di questo Agnello. Gesù parlò di tale pasto con Geova come più grande Abraamo, quando predisse che molti credenti gentili (come l’“ufficiale dell’esercito” gentile che credette) sarebbero venuti da ogni parte della terra per giacere “a tavola con Abraamo [Geova], Isacco [Gesù Cristo] e Giacobbe [la congregazione cristiana generata dallo spirito] nel regno dei cieli”. — Matt. 8:5-12.
19 Una volta, parlando di un pranzo veramente importante a causa degli invitati, Gesù spiegò la ragione della sua importanza, dicendo: “Sarai ricompensato nella risurrezione dei giusti”. Questo faceva rammentare il privilegio di prendere un pasto con Geova Dio, poiché leggiamo: “Udite queste cose, uno degli ospiti gli disse: ‘Felice colui che mangia il pane nel regno di Dio’”. (Luca 14:12-15) Rispondendo a questa esclamazione Gesù pronunciò la parabola del “grande pasto serale” offerto da un certo uomo. Gesù mostrò così che non tutti avrebbero avuto la gioia di pranzare con Dio nel Regno. — Luca 14:16-24.
“VITA IN VOI”
20. Quelli che ottengono la ‘vita in sé’ mangiando la carne di Gesù e bevendo il suo sangue in che misura hanno la vita, e dove e quando useranno tale facoltà?
20 In Giovanni 6:53 Gesù disse: “Se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete vita in voi”. Dato che qui ricorre un’espressione simile a quella di Giovanni 5:26, An American Translation rende Giovanni 6:53 come segue: “Vi dico: Se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete vita autoesistente”. Pertanto qui Gesù intendeva la “vita” con una speciale facoltà, poiché proseguì dicendo: “Chi si nutre della mia carne e beve il mio sangue ha vita eterna, e io lo risusciterò nell’ultimo giorno”. (Giov. 6:54) Chi ottiene tale vita eterna l’avrà non sulla terra, ma nel regno celeste con Cristo. Avrà tale vita quando sarà risuscitato da Gesù Cristo “nell’ultimo giorno”. Coloro che, con Cristo nei cieli, hanno tale ‘vita in sé’ saranno in grado di impartire ad altri i benefici del sacrificio umano di Cristo. Questo avverrà quando i redenti dell’umanità saranno chiamati fuori delle tombe commemorative “nell’ultimo giorno”. — Giov. 5:28, 29.
21, 22. (a) Sotto quale aspetto la carne e il sangue di Gesù furono “vero cibo” per chi vi partecipò? (b) Quale relazione ha con lui chi vi partecipa e fino a che punto dipende da lui?
21 Se pensiamo alla qualità della “vita eterna” che si otterrà in cielo, comprendiamo perché Gesù disse: “La mia carne è vero cibo, e il mio sangue è vera bevanda”. (Giov. 6:55) Dopo questa osservazione egli mostrò la speciale relazione in cui sarebbero venuti a trovarsi i suoi discepoli ubbidienti aggiungendo: “Chi si nutre della mia carne e beve il mio sangue rimane unito a me, e io unito a lui. Come il vivente Padre mi ha mandato e io vivo a causa del Padre, così chi si nutre di me vivrà anch’egli a causa di me”. (Giov. 6:56, 57) Pertanto Gesù disse che i suoi discepoli sarebbero rimasti uniti a lui ed egli sarebbe rimasto unito a loro. In seguito, con un linguaggio simile, disse in una parabola:
22 “Rimanete uniti a me, ed io unito a voi. Come il tralcio non può da se stesso portar frutto se non resta nella vite, nello stesso modo neppure voi lo potete, se non restate uniti a me. Io sono la vite, voi siete i tralci. Chi rimane unito a me, e io unito a lui, questo porta molto frutto; perché separati da me non potete fare nulla”. — Giov. 15:4, 5.
23. Perché Giuda Iscariota non ottenne la ‘vita in sé’?
23 Giuda Iscariota rimase personalmente in compagnia di Gesù Cristo per più di un anno, tuttavia non rimase unito al suo Maestro. Per cui non cominciò a nutrirsi del corpo sacrificato di Gesù e a bere il suo sangue, dalla Pentecoste del 33 E.V. in poi. Non ottenne la ‘vita in sé’. — Giov. 6:66-71.
24. (a) In che senso Gesù fu il “pane” che scese dal cielo? (b) In che senso Gesù visse a causa del Padre, e in che senso quelli che si nutrono di lui vivono a causa di lui?
24 Comunque, Gesù rammentò a Giuda e al resto del suo uditorio giudeo riunito lì a Capernaum come i loro antenati avevano mangiato la manna nel deserto per sostentarsi. Concludendo il discorso, disse: “Questo è il pane che è sceso dal cielo. . . . Chi si nutre di questo pane vivrà in eterno”. (Giov. 6:58) Egli era stato “la Parola” di Dio lassù in cielo, ma, al tempo fissato da Dio, ‘era divenuto carne’. (Giov. 1:14) Pertanto come perfetto Figlio di Dio nella carne fu ‘il pane vivo che scese dal cielo’, la manna antitipica. La sua carne, che servì quale manna simbolica per gli israeliti spirituali,b serve anche “a favore della vita del mondo”. (Giov. 6:51) Oggi Gesù Cristo vive di nuovo nei cieli, immortale, grazie al suo Padre celeste, poiché questo “vivente Padre” lo risuscitò dai morti alla vita spirituale. In modo corrispondente, il discepolo che “si nutre” dell’antitipica manna (la “carne” di Cristo) prima della venuta dell’“ultimo giorno”, ‘vivrà a causa di me’, disse Gesù poiché il vivente Gesù lo risusciterà “nell’ultimo giorno”. — Giov. 6:54, 57, 58.
25. (a) Coloro che si nutrono del sacrificio di Cristo sulla terra continueranno a nutrirsene in cielo? (b) Quale sacra funzione svolgeranno, e con quale beneficio per l’umanità?
25 Quando in cielo avranno ‘vita in sé’, i risuscitati israeliti spirituali non avranno più bisogno di nutrirsi della carne di Gesù e di bere il suo sangue. (Giov. 6:53) Avranno il privilegio di servire come “sacerdoti di Dio e del Cristo” e potranno così trasmettere all’umanità i benefici duraturi del sacrificio espiatorio di Cristo. (Riv. 20:6) Avendo la vita eterna in cielo, non avranno bisogno di successori nella carica sacerdotale. Come il Sommo Sacerdote Gesù Cristo, potranno servire ininterrottamente come sottosacerdoti per tutto il millennio. In questo modo parteciperanno con Cristo all’opera di elevare l’uomo alla perfezione umana sulla terra.
PROVVEDIMENTI DIVINI PER LA VITA UMANA PERFETTA
26. Da quando si è formata la “grande folla”, e perché sente il bisogno del sangue dell’Agnello Gesù Cristo?
26 Sappiamo che sin dalla metà del quarto decennio del ventesimo secolo, si è andata formando una “grande folla” di “altre pecore” di Cristo. (Riv. 7:9, 10; Giov. 10:16) Anch’essa trarrà beneficio da questo sacerdozio di mille anni. All’apostolo Giovanni, che ebbe la visione apocalittica della “grande folla”, fu rammentato che anch’essa apprezza il sangue sparso dall’Agnello Gesù Cristo. L’apprezza come mezzo di purificazione, poiché fu detto a Giovanni: “Questi sono quelli che vengono dalla grande tribolazione, e hanno lavato le loro lunghe vesti e le han rese bianche nel sangue dell’Agnello”. (Riv. 7:14) Sanno che non potrebbero servire Dio in modo approvato nel tempio santo se continuassero a indossare vesti sporche. — Confronta Zaccaria 3:3-10.
27. Pur non avendo bisogno di risurrezione, di quali servizi avranno bisogno durante il millennio?
27 La “grande folla” attribuisce a Dio e all’Agnello Gesù Cristo non la risurrezione dalle tombe commemorative, ma la “salvezza” dalla “grande tribolazione”. È conservata in vita durante quella “grande tribolazione”. Quindi non ha bisogno d’essere ‘risuscitata nell’ultimo giorno’, come quelli di cui si parla in Giovanni 6:54. Tuttavia, durante il millennio avrà bisogno dei servizi del Sommo Sacerdote Gesù Cristo e dei suoi 144.000 sottosacerdoti.
28. Quale “ora” si avvicina per i morti umani redenti e quale opportunità sarà posta davanti a loro?
28 Si avvicina un’“ora” meravigliosa. È “l’ora” in cui Gesù Cristo, come giudice associato a Geova, chiamerà “tutti quelli che sono nelle tombe commemorative” perché ne vengano fuori come suoi redenti. Diverranno tutti sudditi terreni del suo regno celeste, che lo vogliano o no. Sarà posta davanti a tutti loro l’opportunità di ottenere la vita umana perfetta su una terra paradisiaca. — Giov. 5:28, 29.
29. Cosa berranno e mangeranno allora la “grande folla” e gli uomini risuscitati, e quale eccezionale opportunità avrà allora la “grande folla”?
29 Cosa dovranno bere allora i sudditi di Cristo? Cosa mangeranno? La Rivelazione data all’apostolo Giovanni mostra che allora “un fiume d’acqua di vita” uscirà da sotto il trono di Geova Dio e dell’Agnello Gesù Cristo. Da entrambe le parti del “fiume” c’erano “alberi di vita”, che davano frutto ogni mese. Le loro foglie erano per la guarigione delle nazioni. La “grande folla” e i morti risuscitati berranno e mangeranno di questi provvedimenti divini. (Riv. 22:1-3) Valendosi pienamente di tutta questa immeritata benignità che Geova Dio manifesta mediante Gesù Cristo, coloro che hanno apprezzamento e ubbidiscono si assicureranno la “risurrezione di vita”. La “grande folla” di “altre pecore” di Cristo, che non sarà stata risuscitata, avrà allora l’opportunità di continuare a vivere senza mai morire e senza tornare alla polvere della terra.
[Note in calce]
a “Cannibale” in ebraico è okhel’ adam’, e significa “mangiatore dell’uomo terreno”; oppure okhel’ ben mino’, “mangiatore del figlio della sua specie”. Per avere un’idea dell’orrore che suscitò un caso di questo genere a Gerusalemme nel 70 E.V., vedi “La guerra giudaica” di Giuseppe Flavio, capitolo 3, libro 6.
b Si noti che, secondo Rivelazione 2:9, 17, la “manna nascosta” è riservata agli israeliti spirituali che vincono. — Confronta Ebrei 9:4.
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Come la manna sostenne gli israeliti nel deserto, così Gesù, “il pane della vita”, sostiene ora gli Israeliti spirituali