Sottomissione alle autorità superiori
“Ogni anima sia in sottomissione alle autorità superiori”. — Rom. 13:1, NW.
1. Quali sono i due superiori davanti ai quali si trovano i Cristiani oggi? È questo qualche cosa di nuovo?
I CRISTIANI oggi si trovano dinanzi a due superiori. Questa situazione non è nuova.a I Cristiani nel primo secolo d.C. furono in una condizione simile; e così si trovarono gli Israeliti dopo il 607 a.C., quando ebbero perduto la loro sovranità nazionale cedendo alle nazioni non giudaiche. In tutti e tre i casi il superiore è costituito da una assunta, temporanea, tollerata superiorità, quella della limitata superiorità degli umani governi del Cesare di questo vecchio mondo. L’altro superiore è costituito dalla vera, assoluta, eterna superiorità, quella della illimitata superiorità di Geova Dio. In questo periodo che intercorre prima di Harmaghedon i testimoni di Geova sono pienamente in grado di determinare le loro relazioni e i loro doveri legali verso le due parti di superiori governanti, le quali recano entrambe degli obblighi sugli inferiori Cristiani. La loro posizione legale è invincibile. Questo avviene a causa del fatto che essi sono eredi dei molti sani principi e dottrine legali riportati nelle Scritture e dei molti precedenti legali di casi biblici che si possono applicare correntemente. — Tito 3:1, NW.
2. Quale fu la situazione inerente ai superiori durante il ministero di Gesù, e che cosa testificò egli riguardo alla superiorità di Cesare?
2 Gesù Cristo, il più grande di Mosè, fu senza dubbio il massimo giudice e avvocato che abbia mai camminato su questa terra. Per questa ragione le sue dichiarazioni legali sono non soltanto dotate di valore persuasivo ma hanno forza impegnativa sui Cristiani. Gesù compì il suo grande ministero in un tempo nel quale i Cesari romani tenevano letteralmente il dominio della Terra Promessa di Palestina e in un tempo nel quale il patto della legge di Geova Dio era ancora in vigore sugli Ebrei. Quindi esistevano due superiori che recavano obblighi a Gesù e a tutti gli Ebrei. Alla fine del suo ministero quando Gesù faceva la sua propria difesa davanti al governatore romano Pilato sulla falsa accusa di sedizione, Pilato cercò di ricordare a Gesù la superiorità di Roma allorché disse: “‘Non sai tu che io ho autorità di liberarti e autorità di metterti al palo?’ Gesù gli rispose: ‘Tu non avresti contro di me autorità alcuna se non ti fosse stata concessa dall’alto’”. (Giov. 19:10, 11 NW) Abbiamo così la chiara prova che la superiorità di Cesare sui servitori di Dio era semplicemente una superiorità tollerata da parte del vero Sovrano Superiore, Geova Dio.
3. In che modo nemici di Gesù cercarono di intrappolarlo?
3 I religiosi nemici di Gesù tentarono di intrappolarlo sulla contesa se gli Ebrei che avevano una relazione di patto con Dio dovessero legalmente rendere tributo a Cesare. In questa maniera essi credevano di indurlo a compiere aperti atti contro l’autorità romana e così attirarsi un’accusa di sedizione. “Allora i Farisei se ne andarono e tennero consiglio insieme per coglierlo in fallo nelle sue parole. Quindi gli mandarono i loro discepoli assieme a quelli del partito di Erode, a dirgli: ‘Maestro, noi sappiamo che sei verace e insegni la via di Dio secondo verità, e non ti curi d’alcuno, perché non guardi all’apparenza esteriore degli uomini. Dicci, dunque, che ne pensi? È legale pagare il tributo a Cesare o no?’ Ma Gesù, conoscendo la loro malignità, disse: ‘Perché mi mettete alla prova, ipocriti? Mostratemi la moneta del tributo.’ Essi gli porsero un denaro. Ed egli disse loro: ‘Di chi è questa immagine e questa iscrizione?’ Risposero: ‘Di Cesare.’ Allora egli disse loro: ‘Rendete, dunque, a Cesare le cose di Cesare, ma a Dio le cose di Dio’”. — Matt. 22:15-21, NW.
4. Che cosa significa la sana dottrina legale pronunziata da Gesù per i Cristiani di oggi?
4 Nella suddetta occasione Gesù pronunziò una sana dottrina legale. Tale dottrina è dichiarata semplicemente: ‘Rendete a Cesare le cose di Cesare, ma a Dio le cose di Dio.’ Così Gesù concede che i governi di “Cesare” impongano ai loro inferiori o sudditi cristiani certi doveri di pagare tributi che è appropriato che sian resi loro per servizi compiuti. Ma, notate, nel temporaneo sistema di cose nel quale “Cesare” opera, “Cesare” può solo esigere che si renda il pagamento per quei limitati servizi per i quali i Cristiani dipendono dallo stato. Questo fu messo in rilievo da Gesù nel suo riferimento alla moneta di Cesare, che si chiamava “moneta del tributo”. Perciò in questa impegnativa dottrina legale Gesù pose un chiaro limite al quale terminano i propri doveri verso lo stato. Oltre tale limite cominciano i doveri del Cristiano verso il suo Dio. Vogliate notare che Gesù non escluse dalla considerazione questi maggiori doveri che i testimoni di Geova devono rendere al loro sovrano Dio, poiché egli completò la dichiarazione legale dicendo: “Rendete . . . a Dio le cose di Dio”.
5. Quale condotta seguono i Cristiani quando c’è un contrasto fra le esigenze di Cesare e quelle di Dio? Quale precedente imitano essi?
5 Gli uomini e le donne cristiani dedicati a Geova dipendono assolutamente da Dio per la vita e i suoi maggiori bisogni. Di conseguenza è giusto e necessario che essi rendano i loro maggiori doveri a Dio in tutti i casi di dipendenza. Se gli obblighi legali verso Cesare e quelli verso Dio sembrano in contrasto, i Cristiani seguono il precedente legale posto da Pietro e dagli apostoli nella loro difesa davanti alla corte del Sinedrio di Gerusalemme. Il giudice del Sinedrio disse: “‘Vi abbiamo positivamente ingiunto di non continuare ad insegnare sulla base di questo nome, e invece, ecco! voi avete riempito Gerusalemme col vostro insegnamento, e siete determinati a recare il sangue di quest’uomo sopra di noi.’ In risposta Pietro e gli apostoli dissero: ‘Dobbiamo ubbidire a Dio come governatore piuttosto che agli uomini.’” (Atti 5:27-29, NW) Se Cesare in seguito a ciò applica sanzioni di punizione contro i Cristiani perché seguono questo giusto precedente rifiutandosi di conformarsi alle contrastanti esigenze di Cesare, essi ne subiscono le conseguenze dalle mani di Cesare. Essi fanno questo piuttosto che infrangere la legge di Dio o trascurare di rendere a Dio le cose di Dio. Se la legge di Cesare comanda a un Cristiano di fare una cosa che la legge di Dio chiaramente proibisce, i servitori di Dio non restano indecisi fra due opinioni ma si attengono con esattezza al precedente: “Dobbiamo ubbidire a Dio come governatore piuttosto che agli uomini”.
“SOTTOMISSIONE ALLE AUTORITÀ SUPERIORI”
6, 7. Quali sono le “l’autorità superiori” alle quali Paolo si riferisce in Romani 13:1, e perché questo?
6 L’apostolo Paolo, avvocato di professione prima di divenire uno zelante ministro cristiano, con grande vigore indica la preminente posizione delle vere autorità superiori nel governo di Dio sopra i suoi servitori. Paolo scrive: “Ogni anima sia in sottomissione alle autorità superiori, perché non vi è autorità se non mediante Dio”. (Rom. 13:1, NW) Queste ultime parole, “perché non vi è autorità se non mediante Dio,” sono una prova conclusiva del fatto che le “autorità superiori” delle quali parla Paolo non potrebbero riferirsi alle potenze politiche dei governi di Cesare. Nella Scrittura in Apocalisse 13:2, NW, la Bibbia specificamente dichiara che Satana è colui che ha messo al potere e ha autorizzato i Cesari del vecchio mondo. Quindi le “autorità superiori” di Romani capitolo 13 che Dio ordina comprendono solo le governanti autorità teocratiche ed escludono le autorità di Cesare.
7 La Bibbia identifica con chiarezza queste vere autorità superiori. Prima di tutto, Geova Dio stesso, che riprende il suo sovrano controllo in quanto alle questioni della terra, è la principale autorità teocratica. Della sua amministrativa regalità è scritto: “Lodate Jah, poiché Geova il nostro Dio, l’Onnipotente, ha cominciato a regnare come re”. (Apoc. 19:6, NW; Dan. 7:13) Inoltre, anche, le Scritture dicono: “Non ci sottoporremo noi molto di più al Padre della nostra vita spirituale e vivremo?” (Ebr. 12:9, NW) Il secondo nel comando e rimanente “autorità superiore” è il Re consorte Cristo Gesù, del quale Pietro scrive: “Abbiate onore per il re”. Paolo conferma questo fatto parlando del grande nome o alto incarico che Dio diede a Gesù quando lo risuscitò alla superiore posizione di autorità consorte. “Serbate in voi questa attitudine mentale che fu pure in Cristo Gesù. Per questa stessa ragione anche Iddio lo ha innalzato a una posizione superiore e gli ha dato benignamente il nome che è al disopra di ogni altro nome, affinché nel nome di Gesù si pieghi ogni ginocchio di quelli che sono nel cielo e di quelli che sono sulla terra e di quelli che sono sotto la terra, e ogni lingua confessi apertamente che Gesù Cristo è il Signore alla gloria di Dio il Padre”. — 1 Piet. 2:17; Filip. 2:5, 9-11 e Apoc. 11:15, NW.
8, 9. (a) Chi colloca le l’autorità esistenti, e qual è la relazione dei Cristiani verso di loro? (b) Perché è una questione seria essere un inferiore sotto l’organizzazione teocratica di Dio? e quale avvertimento diede Paolo in quanto a questo?
8 I Cristiani in questo ventesimo secolo piegano prontamente le ginocchia riconoscendo come inferiori che Geova e Cristo Gesù sono quelli ai quali rendono principalmente sottomissione e le autorità divine che han diritto di porre su di loro doveri e obblighi. Paolo continua dicendo: “Le autorità esistenti sono collocate nelle loro relative posizioni da Dio”. (Rom. 13:1, NW) Qui ancora è la prova che queste sono le “teocratiche autorità superiori”, perché è scritto che “Iddio ha collocato i membri nel corpo, ciascuno di loro, come gli è piaciuto”. Perciò un dedicato Cristiano si diletta ubbidendo in ogni caso con leale e amorevole sottomissione, e questo concerne tutti i servitori di Dio. — 1 Cor. 12:18, NW.
9 A queste superiori autorità teocratiche sono affidate grandi poteri esecutivi di punizione. Esse hanno il potere di eseguire il giudizio su tutti gli oppositori. Avvertendo di questo fatto Paolo ancora scrive: “Perciò chi si mette contro l’autorità prende posizione contro l’ordinamento di Dio; quelli che hanno preso posizione contro di esso si attireranno il giudizio. Perché quelli che governano sono oggetto di paura, non alle opere buone, ma alle cattive. Vuoi tu, dunque, non aver paura dell’autorità? Continua a fare il bene, e avrai lode da essa; poiché essa [l’autorità] è ministra di Dio per il tuo bene. Ma se fai il male, abbi paura: perché non è senza scopo ch’essa porta la spada; poiché essa [l’autorità] è ministra di Dio, una vendicatrice per esprimere ira [sanzione di punizione] su chi pratica il male”. (Rom. 13:2-4, NW) Veramente è una relazione estremamente seria quella di esser portato come inferiore sotto l’organizzazione teocratica di Dio. Non si deve dimenticare mai che cattive azioni, aperta infedeltà e opposizione alle governative autorità teocratiche di Dio arrecano spaventose conseguenze.
10. Quali altri fatti dimostrano che le “autorità superiori” delle quali si parla in Romani 13:1 non potrebbero essere i governi di Cesare come pretende il clero?
10 La surriferita citazione della lettera di Paolo ai Romani non poteva mai applicarsi alle potenze politiche del mondo di Cesare come ha erratamente preteso il clero della Cristianità. I Cesari di questo mondo non hanno mai dimostrato con le loro opere di essere ‘ministri di Dio per il vostro bene’. Anzi, tutto al contrario, i Cesari han fatto male perseguitando i fedeli servitori di Dio. Basta citare soltanto i brevi fatti avvenuti nei paesi occidentali tra il 1933 e il 1946 allorché coscienziosi Cristiani furono perseguitati, abbandonati in preda a folle violente e ingiustamente imprigionati perché ubbidivano a Dio piuttosto che agli uomini. Per esempio, durante quegli anni uomini e donne, testimoni di Geova, in numero di 1.600 furono imprigionati in Britannia; 10.000 furono rinserrati in campi di concentramento da Hitler in Germania; e negli Stati Uniti, 20.000 arresti e incarcerazioni furono effettuati oltre ad almeno 1.500 insurrezioni di folle. Sin dal 1946 la Russia è divenuta notoria per l’incarcerazione e la proscrizione di migliaia dei cristiani testimoni di Geova. Si è verificato proprio quello che predisse Gesù. Come Cesare e i suoi alleati religiosi perseguitarono Gesù, così il Cesare moderno e i suoi sostenitori religiosi hanno fatto una nera macchia di persecuzione dei Cristiani moderni. — Giov. 15:20.
11, 12. (a) Che cosa dice Paolo in quanto al giusto motivo di esser sottomessi alle autorità teocratiche di Dio? (b) Come Paolo illustra questo giusto motivo, e di quali ulteriori obblighi parla egli?
11 Paolo continua a rafforzare il suo consiglio legale discutendo sul principale motivo per cui un Cristiano mostra sottomissione alle superiori autorità teocratiche. Egli fa vedere che il doveroso motivo non è solamente quello di evitare l’ira della punizione dalle mani del governo di Dio ma è la più potente forza in noi, quella del nostro coscienzioso amore per la giustizia, il nostro profondo amore per Geova il nostro Grande Benefattore. Paolo dice: “Vi è quindi una costringente ragione perché siate in sottomissione, non solo a motivo di quell’ira [sanzioni di punizione] ma anche a motivo della vostra coscienza”. (Rom. 13:-5, NW) La coscienza è quella facoltà della mente per mezzo della quale la creatura umana comprende e con distinzione percepisce che la condotta seguita da lei è giusta o errata. La coscienza del Cristiano, essendo stata per lungo tempo ammaestrata dalla Parola di Dio, sa pienamente qual è la volontà di Dio e qual è il giusto corso che piace al suo celeste Padrone. Col suo sincero amore verso Dio del quale la sua coscienza è costantemente permeata, il Cristiano si mantiene quindi senza esitare in totale sottomissione a Geova e alle sue governanti autorità teocratiche.
12 Per mettere in risalto questa condizione di coscienza Paolo fa quindi un’illustrazione di giusto motivo. “Poiché questa è la ragione per la quale voi pagate anche il tributo”. Il “tributo” menzionato è quello di pagare le tasse a Cesare. Anni prima del tempo di Paolo, Gesù aveva definito questa contesa del pagar “tributo” o tasse a Cesare (si vedano i paragrafi 3 e 4); perciò Paolo citò senza esitazione questo esempio di giusto motivo con pura coscienza come una condotta ovvia. Tornando ora a questo principale soggetto, Paolo argomenta: “Perché essi [le autorità teocratiche] sono pubblici servitori di Dio che servono costantemente questo stesso scopo. Rendete a tutti ciò che dovete loro, a chi esige il tributo [le tasse di Cesare imposte su persone e proprietà terriere], il tributo; a chi esige la tassa [le tasse di Cesare su articoli commerciali e personali], la tassa; a chi esige il timore [il rispetto per persone preminenti sia dell’organizzazione di Dio che dell’organizzazione di Cesare], tale timore; a chi esige l’onore [Pietro dice: ‘Onorate uomini d’ogni specie’], tale onore”. — Rom. 13:6, 7 e 1 Piet. 2:17, NW.
PREGHIERE PER GLI ALTOLOCATI
13. Quali domande ha suscitato 1 Timoteo 2:1-4?
13 Un’altra scrittura che ha causato confusione nelle menti di alcune persone è 1 Timoteo 2:1-4. È spesso messa in relazione con Romani 13:1-7; quindi è appropriato considerarla ora. Secondo la New World Translation, dice: “Io esorto dunque prima di tutto che siano fatti supplicazioni, preghiere, intercessioni, rendimenti di grazie, relativamente a tutte le specie di uomini, relativamente ai re e a tutti quelli che sono altolocati, affinché continuiamo a menare una vita calma e tranquilla con piena devozione e serietà. Questo è giusto e accettevole nel cospetto del nostro Salvatore, Dio, il quale vuole che tutte le specie di uomini siano salvate e vengano a un’accurata conoscenza della verità”. Chi sono i re e gli altolocati? Che specie di preghiere sarebbe offerta per loro?
14. Chi sono i re e gli altolocati? e come istruzioni date da Geremia sono in armonia con quelle di Paolo?
14 Dal contesto risulta che i re e gli altri altolocati si riferiscono ai governanti delle nazioni mondane e agli altri in alte cariche degli uffici pubblici. Ci sono casi narrati nella Bibbia nei quali il popolo di Geova rivolse preghiere che concernevano i governanti, le quali preghiere furono alcune volte a favore di tali governanti. Ai giorni di Geremia e dopo che i re giudei erano stati resi re tributari di Nebucadnetsar, re di Babilonia, nella Giudea ci fu agitazione politica, e molti si volgevano all’Egitto per aiuto nelle loro sedizioni contro Babilonia. Anche dopo che molti Giudei furono deportati a Babilonia, nel 618 a.C., lo spirito di sedizione si accrebbe ed erano nutrite grandi speranze riguardo all’Egitto che avrebbe spezzato il giogo di Babilonia. Geremia profetizzò diversamente, e anziché suscitare le speranze dei Giudei prigionieri a Babilonia di una subita liberazione egli disse loro di prepararsi per una lunga permanenza ivi, e aggiunse come parte del messaggio di Dio a loro: “Cercate il bene della città dove io vi ho fatti menare in cattività, e pregate l’Eterno per essa; poiché dal bene d’essa dipende il vostro bene”. (Ger. 29:1-7) Lo scopo delle preghiere innalzate a Dio per la città era quello di chiedere che i prigionieri giudei menassero “una vita calma e tranquilla”.
15. Come Esdra 6:10 è in armonia con 1 Timoteo 2:1, 2?
15 Dopo la caduta di Babilonia all’attacco di Dario il Medo e Ciro il Persiano, quest’ultimo decretò che i Giudei tornassero nella Giudea e ricostruissero il tempio di Gerusalemme. Questo avveniva nel 537 a.C., ma fu solo dopo anni di interruzione e opposizione che il tempio venne completato, nel 516 a.C. Al governatore giudaico Zorobabele la possibilità di completare il progetto fu data dall’intercessione di Dario II, governante dell’impero medo-persiano; e dopo aver ordinato agli oppositori di aiutare invece di ostacolare, comandando perfino che provvisioni dei beni del re fossero messe a disposizione dei Giudei per il sacrificio nel tempio, il re medo-persiano aggiunse come spiegazione: “Affinché offrano sacrifizi di odor soave all’Iddio del cielo, e preghino per la vita del re e de’ suoi figliuoli”. (Esd. 6:1-10) Apparentemente tutti i desideri di Dario II furono adempiuti, compreso quello che i Giudei innalzassero preghiere per lui e i suoi figli. Non c’è nessuna prova del contrario.
16. In che modo le circostanze di questi avvenimenti al tempi di Geremia e di Zorobabele e di Paolo sono simili?
16 Questi due casi, quello dei giorni di Geremia e l’altro, del tempo di Zorobabele, concordano perfettamente col consiglio che Paolo diede a Timoteo. Entrambi si verificarono in tempi nei quali erano notevoli i movimenti o le sommosse sediziose, e le preghiere per i trincerati governanti avrebbero mostrato che quelli che pregavano, non erano impegnati a rovesciare il governo, ma che essi favorivano la continuazione del governo esistente anziché un nuovo regime ribelle diretto da uomini. Essi volevano pace, non rivoluzione. Inoltre, Nebucadnetsar era adoperato da Dio per punire il recidivo Israele, e Dario II era un mezzo per ristabilire la vera adorazione a Gerusalemme. Questo accadeva al tempo in cui Paolo scrisse a Timoteo di pregare riguardo agli altolocati governanti,. tra il 61 e il 64 d.C. In quel tempo si tramavano sedizioni a Gerusalemme e in tutta la Palestina, e subito dopo scoppiò la guerra coi Romani che portò alla orribile distruzione di Gerusalemme, nel 70 d.C. I Cristiani non partecipavano alle sedizioni ebraiche, non avevano pregiudizi e ambizioni politiche, ma erano soltanto interessati nella pace e nella calma nella quale avrebbero potuto predicare l’evangelo. Essi non si accingevano a rovesciare alcun governo, ma lasciavano questo a Cristo Gesù per il suo tempo dovuto. Fino ad allora, potevano pregare per una pacifica amministrazione delle cose pubbliche che avrebbe condotto a una “vita calma e tranquilla con piena devozione”. Oltre a ciò, le legioni romane erano strumenti adoperati per eseguire il giudizio divino contro gli Ebrei, come Nebucadnetsar era stato così adoperato, secoli prima, nel 607 a.C. — Matt. 22:7.
17. In che modo si potrebbe pregare in tali occasioni come descrive Matteo 10:18?
17 Non solo tali preghiere potevano esser menzionate dai primi Cristiani per dimostrare che erano innocenti delle molte accuse di sedizione fatte contro di loro, ma potevano anche essere usate per influire possibilmente su decisioni che i governanti avrebbero potuto fare circa la predicazione dell’evangelo. (Luca 23:2; Atti 17:7; 24:5) Gesù avvertì i suoi seguaci: “Sarete trascinati davanti a governatori e re per amor mio a scopo di una testimonianza per loro e per le nazioni”. (Matt. 10:18, NW) Il Cristiano pregherebbe certamente Dio prima di tali interrogatori, e la preghiera si riferirebbe al funzionario davanti al quale dovrebbe presentarsi, essendo egli menzionato. Il Cristiano potrebbe pregare che il messaggio venisse presentato con chiarezza e coraggio e in una forma comprensibile per il funzionario o il giudice, e che se piacesse a Dio egli lo rendesse ben disposto verso il messaggio, senza pregiudizi, ragionevole, in modo che potrebbe vedere la giustezza della causa del Cristiano agendo in suo favore, concedendogli libertà d’azione per la predicazione, e non frenando tale attività con l’imprigionamento del ministro.
18. Come tale maniera di pregare fu esemplificata ai giorni di Ester?
18 Le preghiere riguardo a funzionari governativi in tal senso o per tale scopo sono anche esemplificate nelle Scritture. Quando la regina Ester si presentò senza essere invitata al re persiano Serse ella mise in pericolo la sua vita, quindi prima di far questo mandò notizia a Mardocheo: “Va’, raduna tutti i Giudei che si trovano a Susa, e digiunate per me; state senza mangiare e senza bere per tre giorni, notte e giorno. Anch’io con le mie donzelle digiunerò nello stesso modo; e dopo entrerò dal re, quantunque ciò sia contro la legge; e, s’io debbo perire, ch’io perisca!” Tale digiuno davanti a Dio sarebbe stato certamente fatto con preghiere e supplicazioni per la sicurezza di Ester, il che vuol dire che essi avrebbero chiesto a Dio di far considerare Ester favorevolmente dal re, poiché questo era il punto dal quale pendeva la sua sicurezza. Le intercessioni ebbero successo, poiché Ester trovò favore presso il re. — Ester 4:16; 5:2.
19. Come tale maniera di pregare ebbe successo nel caso di Nehemia?
19 Ancora, quando Nehemia dovette presentare una causa che implicava l’adorazione di Geova davanti al re persiano egli digiunò e pregò, terminando la sua preghiera così “O Signore, te ne prego, siano le tue orecchie attente alla preghiera del tuo servo e alla preghiera de’ tuoi servi, che hanno a cuore di temere il tuo nome; e concedi oggi, ti prego, buon successo al tuo servo, e fa’ ch’ei trovi pietà agli occhi di quest’uomo”. L’uomo era il re, del quale Nehemia era coppiere. Quando Nehemia comparve dinanzi al re gli fu domandato: “Che cosa domandi?” Prima ancora di rispondere Nehemia fece qualche cosa, ed egli ci dice che cosa: “Allora io pregai l’Iddio del cielo; poi risposi al re”. La sollecita preghiera venne prima, e recò risultato, poiché la richiesta fu soddisfatta. “Questo mi concesse il re, grazie al benevolo favore del mio Dio”. (Neh. 1:4, 11; 2:4, 5; 2:8, Mo) È più che evidente che Nehemia pregò Dio perché formasse la decisione del re, e Dio appagò quella preghiera, e Nehemia diede a Dio il credito della risposta favorevole del re.
20. In quale caso Paolo mostrò la disposizione di rivolgere suppliche per governanti?
20 E considerate il seguente scambio di parole tra il re Agrippa e Paolo, quando una grave questione che implicava la predicazione di Paolo doveva esser decisa: “Agrippa disse a Paolo: ‘In breve tempo tu mi persuaderesti di divenir Cristiano.’ E Paolo disse: ‘lo desidererei da Dio che in breve tempo o in molto tempo non solo tu ma anche tutti quelli che oggi mi ascoltano diveniste come sono anch’io, eccetto questi legami.’” Col re erano il governatore e altre persone altolocate. Queste parole di Paolo inerenti a questi capi, se non erano una preghiera regolare, erano nella forma di una supplicazione o intercessione, poiché esprimevano un ‘desiderio a Dio’. Non vi fu alcuna conversione degli alti funzionari, ma la loro decisione fu favorevole per Paolo: “Quest’uomo non pratica nulla che meriti la morte o i legami”; “Quest’uomo avrebbe potuto essere rilasciato se non si fosse appellato a Cesare”. (Atti 26:28-32, NW) In questo caso particolare Paolo fu successivamente rilasciato da Cesare.
21. In qual modo tali preghiere sono di possibile beneficio a ogni specie di uomini?
21 In altre occasioni i primi Cristiani pregarono relativamente a governanti, se non sempre a loro favore. (Atti 4:23-31) Essi fecero questo perché l’opera della predicazione prosperasse. Inoltre, le preghiere che concernevano i governanti potevano anche considerarsi come a loro favore, nel senso che se essi si conformavano alle invocazioni sarebbero stati in una migliore posizione presso Dio. Se le preghiere per la giusta amministrazione delle cose pubbliche da parte dei funzionari sono appagate e conducono a una calma esistenza, senza persecuzioni e insurrezioni di folle violente, senza proscrizioni e incarceramenti, esse arrecano bene a ogni specie di uomini, e non solo ai testimoni di Geova e ai governanti. Pertanto è nell’interesse della salvezza di ogni specie di uomini e dell’acquisto della conoscenza della verità che noi preghiamo riguardo ai governanti e ad altri altolocati. La espansione della predicazione aiuta tutte le specie di uomini.
22. Mantenendo quindi il nostro equilibrio in questa questione, per che cosa pregheremo noi e per che cosa non pregheremo?
22 Alcuni funzionari governativi sono venuti alla verità, ma noi non preghiamo per questo. Noi preghiamo per l’opportunità di predicare a tutte le “altre pecore” del Signore che sono ancora disperse, e se dei governanti sono fra loro ne siamo lieti. Né noi preghiamo per i progetti politici dei governanti, o per il mondo del quale essi sono una parte. (Giov. 17:9; Giac. 4:3, 4) Le nostre preghiere non devono prendere nessun tono o colore politico, perché noi siamo neutrali riguardo alle questioni di questo mondo. Gli Ebrei al tempo di Gesù, e prima e dopo il suo tempo, andarono troppo oltre nel loro riguardo per Cesare, potendo dire a prova del loro patriottismo: “Noi offriamo sacrifici due volte ogni giorno per Cesare, e per il popolo romano”. (Guerre degli Ebrei, Libro II, capitolo X, sezione 4, di Giuseppe Flavio) Essi arrivarono al suicida estremo di rigettare il Messia col clamoroso grido: “Noi non abbiamo altro re che Cesare”. (Giov. 19:15) Lasciamo che altri diventino tanto instabili nella loro considerazione di questa questione da cadere nella distruzione se insistono su di essa, ma noi ascoltiamo il consiglio di Paolo: “Voi, però, mantenete l’equilibrio in tutte le cose”. (2 Tim. 4:5, NW) Quindi non pregheremo per la conversione del mondo, o per la conversione di una nazione atea, o per la conversione di corpi governativi o singoli funzionari; piuttosto pregheremo Dio perché se piace a lui diriga i governanti e i giudici a vedere con chiarezza le controversie relative al suo popolo, onde egli faccia questo per amor del suo lavoro. Noi potremmo pregare circa cause in corti, bandi, persecuzioni di là della “cortina di ferro”, e per altre circostanze dove è implicato il lavoro, e questa preghiera si riferirà anche ai funzionari implicati nel caso, e se essi agiscono rettamente esso sarà a loro vantaggio. Iddio compirà di certo il suo lavoro e benedirà il suo popolo, e qualche volta egli dirige i governanti mondani affinché facciano la sua volontà. (Apoc. 17:17) Ad ogni modo, le nostre preghiere inerenti a quelli che sono altolocati non li eleveranno mai al disopra delle Autorità Superiori, Geova Dio e Cristo Gesù.
23. Che cosa significa per un Cristiano ‘essere in sottomissione’?
23 Tutta la questione della sottomissione alle “autorità superiori” è una questione di umiltà. Noi riconosciamo la nostra posizione grandemente inferiore dinanzi all’Iddio vivente. Comprendiamo che siamo del tutto dipendenti da lui per la vita e per tutte le sue illimitate benedizioni presenti e future. Con la crescente conoscenza della sua Parola il nostro giusto apprezzamento di questa sottomissione è accresciuto. Esso è riflesso non solo nelle nostre attività di predicazione, ma anche nella nostra associazione di desti membri della società del nuovo mondo e nell’ambito della nostra vita domestica. La sottomissione di noi stessi alle vere autorità superiori produce un’amorevole relazione la quale è una relazione di favore divino. — Giac. 4:6, 7, NW.
24. Quale consapevolezza si dovrebbe avere della (1) nostra vecchia condotta e della (2) nostra nuova condotta?
24 La nostra vecchia condotta nella società del vecchio mondo ha lasciato le sue tracce nel tempo prima che venissimo a sottometterci alle vere autorità superiori. Ma quel precedente tempo di insubordinazione è passato. Ora che abbiamo cominciato a tenere una condotta nuova teniamola con pieno intendimento. Si deve prestare molta attenzione affinché seguiamo i sani principi e i ricchi precedenti posti nella Bibbia per guidare i nostri passi. Non cogliete le occasioni per dispiacere alle superiori autorità teocratiche con qualche atto d’infedeltà. Esso potrebbe significare il vostro fallimento di ottenere la vita eterna nel nuovo mondo. I vecchi scrupoli e abitudini è bene metterli da parte. Nuovi doveri che si possono accertare mediante le Scritture è bene che siano accettati e adempiuti da tutti noi. Dedichiamo dunque tutte le nostre energie e sostanze in una totale sottomissione al governo del nuovo mondo. Impegnamoci tutti in questa nuova condotta per farne un successo. Giornalmente vivete e conformatevi come se foste nel nuovo mondo. Infatti, la vita nella società del nuovo mondo è già una realtà. Godete ora in pieno i frutti e la pace della sottomissione del nuovo mondo.
[Nota in calce]
a La Corte di Distretto degli Stati Uniti, del Distretto Orientale di Washington, nel 1943 deliberò, conforme alle enunciazioni di Giacomo Madison, quarto presidente degli Stati Uniti all’inizio del 1800, che una persona è sia un suddito del Sovrano Universale (Dio) che un suddito dello stato. Questa corte citò il “Memoriale e Protesta” di Madison: “È dovere di ogni uomo rendere al Creatore tale omaggio, e tale omaggio soltanto, come egli crede che sia accettevole a Lui. Questo dovere è precedente, nell’ordine di tempo e nel grado dell’obbligo verso le pretese della Società Civile [lo stato]. Prima che alcun uomo possa considerarsi come un membro della Società Civile, egli deve considerarsi come un suddito dell’Universo. E se un membro della Società Civile, che entra in qualche associazione subordinata, deve sempre farlo con una riserva del suo dovere verso l’Autorità Generale; tanto più deve ogni uomo che diviene membro di qualche particolare Società Civile, farlo con una riserva della sua ubbidienza verso Il Sovrano Universale [Dio]”. United States v. Hillyard, 52 F. Supp. 612.