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Gesù CristoAusiliario per capire la Bibbia
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a un palo fra due criminali. (Isa. 53:7; Matt. 26:67, 68; 27:26-38; Mar. 14:65; 15:15-20; Giov. 19:1) Con la sua morte in sacrificio fu d’esempio ed espresse l’amore di Dio verso gli uomini (Rom. 5:8-10; Efes. 2:4, 5), e permise agli uomini di avere l’assoluta certezza del suo incrollabile amore per i discepoli fedeli. — Rom. 8:35-39; I Giov. 3:16-18.
Poiché il ritratto del Figlio di Dio secondo la breve descrizione che ne fa la Bibbia (Giov. 21:25) è splendido, ben più splendida doveva essere la realtà. Il suo rincorante esempio di umiltà e benignità, unite a forza nel sostenere la giustizia e la rettitudine, assicura che il governo del suo Regno sarà tutto quello che gli uomini di fede hanno atteso per secoli, anzi supererà di gran lunga ogni aspettativa. (Rom. 8:18-22) In ogni cosa diede un perfetto esempio ai discepoli, un esempio ben diverso da quello dei sovrani terreni. (Matt. 20:25-28; I Cor. 11:1; I Piet. 2:21) Gesù, il loro Signore, lavò loro i piedi. Così stabilì il modello di premura, sollecitudine e umiltà che doveva caratterizzare la congregazione dei suoi seguaci unti, non solo sulla terra, ma anche in cielo. (Giov. 13:3-15) Benché siano stati elevati a troni celesti, partecipi come “regal sacerdozio” con Gesù Cristo di ‘ogni autorità in cielo e sulla terra’ per i mille anni del suo regno, devono servire con amore e avere umile cura dei bisogni dei suoi sudditi sulla terra. — Matt. 28:18; Rom. 8:17; I Piet. 2:9; Riv. 1:5, 6; 20:6; 21:2-4.
DICHIARATO GIUSTO E DEGNO
Con la sua condotta di integrità a Dio durante tutta la vita sulla terra, Gesù Cristo ha compiuto il “solo atto di giustificazione” che l’ha reso idoneo a prestare servizio in cielo quale unto Re–Sacerdote di Dio. (Rom. 5:17, 18) Con la risurrezione dai morti alla vita quale Figlio celeste di Dio è stato “dichiarato giusto nello spirito”. (I Tim. 3:16) Creature celesti l’hanno dichiarato “degno di ricevere potenza e ricchezza e sapienza e forza e onore e gloria e benedizione”, essendo simile a un leone a favore della giustizia e del giudizio, e simile a un agnello sacrificato per la salvezza di altri. (Riv. 5:5-13) Non è stato un semplice atto umanitario, poiché lo scopo principale era quello di santificare il Nome del Padre suo. (Matt. 6:9; 22:36-38) Gesù l’ha fatto non solo usando quel Nome, ma facendo conoscere la Persona che lo porta, manifestando le mirabili qualità del Padre, il suo amore, la sapienza, la giustizia e la potenza, facendo conoscere o provare ciò che quel Nome rappresenta. (Matt. 11:27; Giov. 1:14, 18; 17:6-12) E soprattutto, ha fatto questo sostenendo la sovranità universale di Geova, dimostrando che il governo del suo Regno sarà basato solidamente su tale Suprema Fonte d’autorità. Perciò si poté dire di lui: “Dio è il tuo trono per sempre”. — Ebr. 1:8.
Il Signore Gesù Cristo è dunque il “principale Agente e Perfezionatore della nostra fede”. Adempiendo la profezia e rivelando i futuri propositi di Dio con quello che diceva, faceva ed era, ha provveduto il fondamento solido su cui deve poggiare la vera fede. — Ebr. 12:2; 11:1.
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GetsemaniAusiliario per capire la Bibbia
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Getsemani
(Getsèmani) [frantoio dell’olio].
Probabilmente un oliveto in cui c’era un frantoio per la spremitura delle olive. Il Getsemani si trovava a E di Gerusalemme, dall’altra parte della valle del Chidron (Giov. 18:1), sul Monte degli Ulivi o nelle vicinanze. (Luca 22:39) Qui Gesù Cristo si incontrava spesso con i discepoli. (Giov. 18:2) La sera di Pasqua del 33 E.V. Gesù, insieme ai discepoli fedeli, si ritirò in quest’orto a pregare. Scoperto e tradito da Giuda Iscariota, venne arrestato da una turba armata. — Matt. 26:36-56; Mar. 14:32-52; Luca 22:39-53; Giov. 18:1-12.
Non si può stabilire con esattezza l’ubicazione dell’orto del Getsemani, perché (secondo la testimonianza di Giuseppe Flavio) tutti gli alberi intorno a Gerusalemme furono abbattuti dai romani durante l’assedio del 70 E.V. (Guerra giudaica, Libro V, cap. XII, 4) Una tradizione identifica il Getsemani col giardino recinto dai Francescani nel 1848. In questo giardino di 46 m per 43, che si trova a un bivio sul pendio O quasi ai piedi del Monte degli Ulivi, ci sono otto olivi centenari.
[Figura a pagina 551]
Tradizionale ubicazione dei Getsemani; in lontananza, dall’altra parte della valle del Chidron, si scorgono la Porta Dorata e parte della Cupola della Roccia
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GheaziAusiliario per capire la Bibbia
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Gheazi
(Gheàzi) [valle della visione]. Servitore del profeta Eliseo.
Quando Eliseo si chiedeva cosa fare per un’ospitale sunamita, fu Gheazi che portò all’attenzione del suo padrone il fatto che la donna non aveva figli e suo marito era vecchio. Perciò Eliseo le disse che in premio avrebbe avuto un figlio. Anni dopo il bambino avuto miracolosamente si ammalò e morì. Allora la sunamita sellò un’asina, andò da Eliseo sul Carmelo e gli si strinse ai piedi. Vedendo ciò Gheazi cercò di allontanarla, ma gli fu detto di lasciarla stare. Dopo che la donna ebbe finito di parlare, Eliseo mandò immediatamente Gheazi dal ragazzo, mentre lui e la donna lo seguivano. Durante il percorso Gheazi tornò loro incontro con la notizia che, benché gli avesse messo il bastone di Eliseo sulla faccia, “il ragazzo non si [era] svegliato”. Tuttavia poco dopo Eliseo risuscitò il figlio della sunamita. — II Re 4:12-37.
In seguito poiché ci sarebbero stati sette anni di carestia, Eliseo raccomandò alla sunamita e alla sua famiglia di trasferirsi temporaneamente ovunque fosse possibile. Finita la carestia la donna tornò in Israele dalla Filistea e andò dal re per supplicarlo di restituirle la casa e il campo. Proprio in quel momento Gheazi stava raccontando al re che Eliseo le aveva risuscitato il figlio. Sentendone il racconto dalla sunamita stessa, il re diede ordine che le venisse restituita ogni cosa, incluso tutto quello che aveva prodotto il campo durante la sua assenza. — II Re 8:1-6.
L’avidità di guadagno egoistico fu la rovina di Gheazi. Eliseo aveva rifiutato di accettare un dono dal siro Naaman per averlo guarito dalla lebbra (II Re 5:14-16), ma Gheazi bramando il dono ragionò che era solo giusto accettarlo. Perciò rincorse Naaman e, in nome di Eliseo, chiese un talento d’argento e due mute di abiti, col pretesto che servivano per due giovani figli dei profeti appena arrivati dalla regione montuosa di Efraim. Naaman fu ben lieto di dargli non uno, ma due talenti d’argento, e anche le due mute di abiti, e disse a due suoi servitori di portare il dono per Gheazi. A Ofel questi prese il dono dalle mani dei servitori, li congedò, portò il dono a casa sua e poi si presentò a mani vuote a Eliseo, negando di essere andato in qualche posto quando gli fu chiesto: “Da dove sei venuto, Gheazi?” Perciò fu colpito dalla lebbra. L’avidità, unita alla menzogna, costò a Gheazi il privilegio di continuare a servire Eliseo; inoltre la lebbra si attaccò alla sua progenie. — II Re 5:20-27.
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GhebaAusiliario per capire la Bibbia
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Gheba
(Ghèba) [colle].
Città di Beniamino data ai cheatiti; una delle tredici città sacerdotali. (Gios. 18:21, 24; 21:17, 19; I Cron. 6:54, 60) Gheba si trovava presso il confine settentrionale del regno di Giuda; di qui l’espressione “da Gheba fino a Beer-Seba”. (II Re 23:8) L‘antica città viene di solito identificata
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