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La perseveranza viene ricompensataLa Torre di Guardia 1962 | 15 settembre
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La perseveranza viene ricompensata
SERVO come pioniere speciale nella nostra congregazione di Coatepeque, a Quezaltenango, nel Guatemala. Recandomi per la prima volta in un villaggio vicino, Flores Costa Cuca, cercai di pronunciare il sermone e offrire la letteratura a un giovane che stava uscendo dall’ufficio postale. Sembrava che avesse fretta. Mentre montava a cavallo mi disse che se erano libri religiosi non lo interessavano. Ma gli sembrò strano che gli offrissi i libri a una contribuzione così ragionevole.
Passarono due settimane e tornai in quel piccolo villaggio, e lo trovai che lavorava in un campo a un chilometro e mezzo circa dalla città. Andammo a parlare nella sua veranda. Benché fosse gentile e cortese, sembrò ch’io non potessi trovare alcuno spunto per spiegare lo scopo della mia visita. L’unica cosa su cui ci mettemmo d’accordo fu che sarei tornato a visitarlo quando mi fossi recato nuovamente in quel villaggio.
Da quel giorno lo visitai regolarmente. Più di una volta studiammo sul posto dove lavorava, nella costruzione dei marciapiedi. Ci mettevamo a sedere su due grossi massi, riparandoci all’ombra degli alberi. Egli apprezzava il fatto che limitassi lo studio ad un’ora. Sapeva sempre quanto tempo avremmo impiegato. I nostri regolari studi continuarono per due anni.
La maggiore difficoltà che trovavo nello studio con lui era la sua notevole indifferenza. Sembrava che non gli importasse affatto che vi fosse un inferno di fuoco o una trinità di dèi oppure no. Un giorno un’organizzazione protestante lo invitò a un’adunanza speciale e gli offrì delle pubblicazioni che condannavano la Società Torre di Guardia e la nostra opera. Reagì immediatamente! Cominciarono le domande. Cominciò a fare delle particolareggiate investigazioni. Ora voleva conoscere la verità!
Non solo studiò ma condivise ciò che aveva imparato. Alcuni mesi dopo, durante la visita del nostro servitore di circoscrizione, il mio amico si battezzò, simboleggiando la sua dedicazione a Geova Dio. Spiegò pazientemente alla sua famiglia il perché e il percome della verità, ma i suoi genitori non credettero nemmeno ch’egli stesse studiando la vera Bibbia! Portò subito a casa la versione Nacar-Colunga (cattolica) e li convinse.
Circa una settimana dopo, successe qualcosa di nuovo. Improvvisamente i suoi familiari si disfecero di tutte le loro immagini di legno e dei quadri dei santi. Anche il suo aiutante, un cattolico molto sincero, cominciò a studiare.
Il mio nuovo fratello in fede cominciò a studiare con altri. Oggi v’è un centro di servizio della congregazione in casa sua, e vi partecipano cinque fratelli dedicati. Tre di essi hanno fatto i pionieri temporanei, compreso quello con il quale studiai, malgrado il fatto che sia storpio a causa della poliomielite.
Qualche tempo fa il nostro fratello mi ha detto: “Per immeritata benignità di Geova e mediante la perseveranza dei suoi servitori, ora so, non solo che egli esiste, sopra tutte le cose, ma capisco perché sono qui, perché vivo, e che cosa egli esige da me. Ho fede e, ciò che più conta, posso spiegare la ragione della mia fede. Conosco la verità”.
Certamente Geova benedice la nostra perseveranza quando lo serviamo con amore.
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Tradizione contro le ScrittureLa Torre di Guardia 1962 | 15 settembre
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Tradizione contro le Scritture
L’arcivescovo di Dublino, Richard Whately, del diciannovesimo secolo, ammise che la tradizione umana ha un effetto indebolitore quando disse: “La tradizione, come quella sostenuta dai cattolici romani, è subordinata alla Scrittura e dipende da essa, quasi come alcune piante parassite dipendono dagli alberi che le sostengono. Le prime si attaccano a questi ultimi e s’adagiano su di essi; quindi a poco a poco li invadono con le loro stesse foglie, finché, un po’ alla volta, li indeboliscono, e quindi li soffocano”. (The New Dictionary of Thoughts) Non c’è da meravigliarsi se Gesù condannò la tradizione umana quando disse: “Perché anche voi trasgredite il comandamento di Dio per la vostra tradizione?” — Matt. 15:3, Na.
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