Capitolo VII
La “nuova creazione” all’opera!
1, 2. (a) Quale creazione, avvenuta meno di duemila anni fa, fu più meravigliosa di quella dell’uomo e della donna? (b) Secondo le parole di Gesù in Luca 24:46-48 e in Atti 1:8 per quale scopo fu unta la “nuova creazione”?
LA CREAZIONE del primo uomo e della prima donna circa seimila anni fa fu meravigliosa. (Genesi 1:26-28) La nascita di una “nuova creazione” meno di duemila anni fa fu ancor più meravigliosa, ancor più significativa per tutto il genere umano. Quella nascita avvenne il giorno di Pentecoste del 33 E.V. allorché nacque la congregazione dei discepoli di Cristo, tutti unti con lo spirito santo di Dio per proclamare il suo regno messianico.
2 Meno di due settimane prima di quello storico giorno di Pentecoste, il risuscitato Gesù Cristo disse ai suoi discepoli:
“Così è scritto che il Cristo avrebbe sofferto e che sarebbe sorto dai morti il terzo giorno, e in base al suo nome il ravvedimento per il perdono dei peccati sarebbe stato predicato in tutte le nazioni: cominciando da Gerusalemme, sarete testimoni di queste cose”. (Luca 24:46-48) “Riceverete potenza quando lo spirito santo sarà arrivato su di voi, e mi sarete testimoni in Gerusalemme e in tutta la Giudea e la Samaria e fino alla più distante parte della terra”. — Atti 1:8.
3. Quanto fu grande il territorio assegnato, e quando i discepoli cominciarono a testimoniarvi, e da dove?
3 Poteva essere assegnato per la testimonianza un territorio più vasto di questo? Includeva tutta la terra. Come raggiungere tutto questo territorio con la testimonianza messianica? Questo avrebbe richiesto tempo, sì, persistenza, coraggiosi sforzi. Ma, non appena il promesso spirito santo fu arrivato su di loro il giorno di Pentecoste, essi si misero all’opera per testimoniare ad altri, dapprima a Gerusalemme.
4. Come in quel giorno di Pentecoste cominciarono a susseguirsi gli avvenimenti secondo la profezia di Gioele 2:28, 29?
4 Gli avvenimenti si susseguirono proprio come aveva predetto Gioele 2:28, 29: i discepoli pieni di spirito cominciarono a profetizzare, anche in lingue straniere, in maniera miracolosa! Migliaia di Ebrei che erano a Gerusalemme per celebrare la festa di Pentecoste si radunarono per assistere allo spettacolo. Udirono la piccola congregazione dei discepoli di Cristo “parlare”, come essi dissero, “nelle nostre lingue delle magnifiche cose di Dio”. — Atti 2:11.
5. Come in quel giorno di Pentecoste Pietro usò la prima delle due “chiavi del regno dei cieli”?
5 Per spiegare l’occasione, l’apostolo Pietro usò la prima delle due “chiavi del regno dei cieli” prendendo la direttiva e rivolgendosi alla folla che li interrogava. (Matteo 16:19) Rese testimonianza a Gesù quale Messia, che era stato respinto e ucciso dai capi giudei ma che il terzo giorno era stato risuscitato e ora era glorificato alla destra di Dio. Gli Ebrei compunti ora chiesero: “Fratelli, che cosa faremo?” Pietro rispose: “Pentitevi, e ciascuno di voi si battezzi nel nome di Gesù Cristo per il perdono dei peccati, e riceverete il gratuito dono dello spirito santo. Poiché la promessa [di Gioele 2:28, 29] è per voi e per i vostri figli e per tutti quelli che son lontani, quanti Geova nostro Dio chiami a sé”. — Atti 2:14-39.
6. Cosa accadde ai pentiti Ebrei che furono battezzati, e da che cosa furono salvati?
6 Quelli che accettarono Gesù come il Messia o Cristo ubbidientemente furono battezzati in acqua. Così quel giorno si aggiunsero circa tremila anime. Il glorificato Gesù Cristo li battezzò con spirito santo, ed essi nacquero di nuovo come figli spirituali di Dio. Dalla sottomissione al patto della Legge mosaica furono trasferiti sotto il nuovo patto di cui era stato mediatore Gesù Cristo. In questo modo prestarono ascolto all’urgente consiglio di Pietro: “Salvatevi da questa perversa generazione”. Ciò facendo, sfuggirono al battesimo di fuoco che nel 70 E.V. recò la distruzione di Gerusalemme per mano degli assedianti romani al comando del generale Tito. — Atti 2:40; Luca 3:16, 17.
7. In che modo gli unti dovevano imitare Gesù Cristo, e il compimento dell’opera che egli predisse aprì ai credenti la via per che cosa?
7 Da quel giorno di Pentecoste in poi, l’unzione con lo spirito santo venne su un sempre maggior numero di credenti in Gesù quale Messia. Ora cosa bisognava fare? Come unti avevano l’obbligo di imitare l’esempio di Gesù Cristo. Che fece egli dopo la sua unzione al fiume Giordano? Andò in tutto il paese e predicò il regno di Dio. (Matteo 4:12-17) La predicazione del regno di Dio non sarebbe cessata alla sua morte. Alcuni giorni prima del suo martirio a Gerusalemme, egli predisse la distruzione di quella città ad opera dei Romani ma dichiarò che, ancor prima di quella calamità nazionale, ‘questa buona notizia del regno sarebbe stata predicata in tutta la terra abitata, in testimonianza a tutte le nazioni’. (Matteo 24:14-22) Venuta la Pentecoste, e la loro unzione con spirito santo, gli unti non persero tempo e si misero all’opera! Questa predicazione del Regno aprì la via perché i credenti divenissero coeredi di Gesù Cristo nel suo regno dei cieli.
8. Come la predicazione del Regno fu rivolta ai Samaritani, e con quali risultati?
8 Scoppiò violenta persecuzione. I discepoli si dispersero da Gerusalemme. Ma questa dispersione della congregazione servì semplicemente a estendere la proclamazione del Regno. Come era stato predetto, la testimonianza raggiunse la provincia di Samaria. Costretto ad andarsene da Gerusalemme, il discepolo Filippo rivolse la sua attenzione ai Samaritani. “Quand’ebbero creduto a Filippo, che dichiarava la buona notizia del regno di Dio e del nome di Gesù Cristo, erano battezzati, uomini e donne”. In seguito, alla visita di Pietro e Giovanni in Samaria, i Samaritani battezzati ricevettero per mezzo di questi apostoli lo spirito santo. — Atti 8:1-17.
9. (a) Quale inattesa conversione ora ebbe luogo fra gli Ebrei? (b) Come Pietro usò la seconda delle due “chiavi del regno dei cieli”?
9 Ora all’improvviso, meraviglia delle meraviglie, il capo dei persecutori diventa cristiano. Saulo di Tarso si converte al cristianesimo. Diviene un preminente proclamatore del regno di Dio retto da Gesù il Messia. (Atti 9:1-30) Cambia il nome precedente, Saulo, e diviene noto come l’apostolo Paolo. Dopo quella sorprendente conversione ci fu una straordinaria conversione di altro genere: la conversione del primo incirconciso Gentile o non Ebreo. Questo avvenne quando lo spirito santo guidò l’apostolo Pietro a usare la seconda delle due “chiavi del regno dei cieli”. (Matteo 16:19) Pietro fece questo predicando a Cesarea in casa del centurione italiano Cornelio. In Atti 10:44-48 leggiamo:
“Mentre Pietro parlava ancora di queste cose lo spirito santo scese su tutti quelli che udivano la parola. E i fedeli venuti con Pietro che erano di quelli circoncisi si meravigliarono, perché il gratuito dono dello spirito santo era versato anche su persone delle nazioni. Poiché li udivano parlare in lingue e glorificare Dio. Quindi Pietro rispose: ‘Può alcuno proibire l’acqua così che non siano battezzati questi che hanno ricevuto lo spirito santo come noi?’ Allora comandò che fossero battezzati nel nome di Gesù Cristo”.
10, 11. (a) Dalla casa di Cornelio, fin dove si estese la predicazione del Regno, e a beneficio di chi? (b) Sebbene Pietro aprisse la via nel mondo dei Gentili, come e perché Paolo lo superò?
10 Dalla casa del centurione gentile Cornelio la predicazione della buona notizia si estese “fino alla più distante parte della terra”. Ciò avvenne a beneficio sia dei Gentili che degli Ebrei naturali.
11 Mentre Pietro aprì la via nel mondo dei Gentili, l’apostolo Paolo, nel suo giorno, superò tutti gli altri nella predicazione della Parola di Dio ai Gentili incirconcisi. Non si vergognò di chiamarsi “apostolo delle nazioni [gentili]”. Non minimizzò questo fatto. Glorificò questo suo ministero e quindi vi si applicò strenuamente. — Romani 11:13.
12. Fino a quale luogo lontano voleva andare a predicare Paolo, ma fin dove giunse in quella direzione e che cosa vi fece?
12 Paolo voleva portare la buona notizia anche in Spagna, ma l’ultima volta che sentiamo parlare di lui era detenuto in Italia, a Roma. Riguardo al suo primo arresto e alla sua detenzione in una casa che aveva preso in affitto a Roma, leggiamo di Paolo: “Rimase per due anni interi nella casa che aveva affittata, e riceveva benignamente tutti quelli che venivano da lui, predicando loro il regno di Dio e insegnando le cose inerenti al Signore Gesù Cristo con la più grande libertà di parola, senza impedimento”. — Atti 28:30, 31; Romani 15:24, 28.
TESTIMONIANZA IN TUTTA LA CREAZIONE PRIMA DEL 70 E.V.
13. Poiché agirono secondo la loro unzione, cosa poté scrivere Paolo ai cristiani di Colosse, già verso il 60-61 E.V.?
13 Molti furono i cristiani che imitarono l’apostolo Paolo e gli altri apostoli, predicando la buona notizia del regno messianico. La congregazione generata dallo spirito come una “nuova creazione” era stata unta per fare tale predicazione. (Isaia 61:1-3; 2 Corinti 1:21, 22) Essi erano pieni di zelo e attivi nel divulgare sulla terra la migliore notizia a quanti più fosse possibile. Quindi, non c’è da meravigliarsi se, verso l’anno 60-61 E.V., o alcuni anni prima che i Romani distruggessero Gerusalemme e il suo sontuoso tempio nel 70 E.V., l’apostolo Paolo, dalla casa dove era detenuto a Roma, poté scrivere ai cristiani di Colosse, in Asia Minore, dicendo già in quel tempo: “Quella buona notizia . . . è stata predicata in tutta la creazione che è sotto il cielo. Di questa buona notizia io, Paolo, son divenuto ministro”. — Colossesi 1:23.
14. A chi serve d’esempio oggi il successo della congregazione del primo secolo, e in vista di quale obbligo presente?
14 Quella predicazione del messianico regno di Dio in tutta la creazione, compiuta dalla congregazione degli unti discepoli di Cristo del primo secolo, serve da degno esempio all’unta congregazione del nostro ventesimo secolo. Questa congregazione generata dallo spirito, come “nuova creazione” di Dio, deve portare a termine in tutto il mondo la testimonianza all’istituito regno di Dio prima che la “grande tribolazione” si abbatta su tutto il mondo, e che l’ipocrita cristianità sia battezzata col fuoco nella sua distruzione con tutto il resto di questo malvagio sistema di cose. — Matteo 24:14-22; Marco 13:10.
TESTIMONIANZA DELLO SPIRITO RIGUARDO ALL’ESSERE FIGLI
15. Cosa scrisse Paolo alla congregazione romana sulla testimonianza dello spirito, e quale domanda sorge ora su quelli che oggi si aspettano di andare in cielo?
15 In quel lontano primo secolo E.V., gli scrittori cristiani della Bibbia e gli altri discepoli non avevano dubbi in quanto alla loro relazione con Dio e alla responsabilità che avevano verso di Lui. Erano realmente convinti di essere figli spirituali di Dio, e avevano la prospettiva dell’eredità celeste. Quindi prima di giungere a Roma, l’apostolo Paolo poté scrivere senza incertezza a quella congregazione e dire queste fiduciose parole: “Avete ricevuto uno spirito di adozione come figli, mediante il quale spirito gridiamo: ‘Abba, Padre!’ Lo spirito stesso rende testimonianza col nostro spirito che noi siamo figli di Dio. Se, dunque, siamo figli, siamo anche eredi: eredi in realtà di Dio, ma coeredi di Cristo, purché soffriamo insieme per essere insieme anche glorificati”. (Romani 8:15-17) Fra quelli che dicono di attendersi di andare in cielo, chi ha oggi tale testimonianza dello spirito di Dio con il proprio spirito?
16. Che specie di azione reciproca ci fu fra lo spirito di Dio e lo spirito della congregazione cristiana del primo secolo?
16 Certo lo spirito di Dio non recherebbe tale testimonianza a un falso cristiano che in realtà non è erede di Dio né coerede di Gesù Cristo. A ogni azione corrisponde una reazione. La reazione può essere favorevole o sfavorevole, opposta. In Romani 8:15-17, l’apostolo Paolo parla di una reazione favorevole. Descrive l’armoniosa azione reciproca dello spirito di Dio e dello spirito del vero figlio spirituale di Dio. Ebbene, in che modo lo spirito di Dio recò testimonianza con lo spirito dei componenti della congregazione cristiana del primo secolo, di quella “nuova creazione”?
17. (a) La congregazione del primo secolo contrastò la testimonianza che lo spirito di Dio diede loro per mezzo dei suoi servitori ispirati? (b) Pertanto come la congregazione di Tessalonica considerò il messaggio recato da Paolo?
17 Se lo spirito di Dio ci reca testimonianza in quanto alla nostra identità cristiana e al legame che abbiamo con Dio e ai suoi provvedimenti per noi, allora dovremmo essere d’accordo con tale spirito e non contrastarlo. Così, quando i cristiani del primo secolo udivano leggere alla congregazione di cui erano membri battezzati una lettera di un ispirato apostolo o discepolo, accettavano ciò che quella lettera diceva loro e di loro in quanto alla loro posizione, ai loro obblighi, alle loro speranze per il futuro nella disposizione di Dio. Riconoscevano che lo spirito di Dio operava su tali apostoli e discepoli autorevoli e che agiva e scriveva per mezzo di questi strumenti umani. La lettera dell’apostolo Paolo alla congregazione cristiana del primo secolo che era a Tessalonica, in Macedonia, conferma questo fatto. Sapevano che era vero ciò che Paolo scrisse: “Quando riceveste la parola di Dio, che udiste da noi, l’accettaste non come la parola degli uomini, ma, quale veracemente è, come la parola di Dio, che opera anche in voi credenti”. — 1 Tessalonicesi 2:13.
18. Per essere coerenti, come quei cristiani di Tessalonica avrebbero accettato la scritta parola di Paolo, e perché Dio li aveva eletti, secondo ciò che disse Paolo?
18 Quindi questi credenti sarebbero stati coerenti accettando anche la scritta parola di Paolo come “la parola di Dio”. In questa lettera Paolo scrisse ai credenti di Tessalonica che Dio li aveva ‘eletti’. Perché erano stati ‘eletti’? “Perché la buona notizia che predichiamo non vi fu annunciata solo a parole ma anche con potenza e con spirito santo e forte convinzione, come sapete qual sorta di uomini divenimmo presso di voi per amore vostro; e voi diveniste imitatori nostri e del Signore, visto che accettaste la parola fra molta tribolazione con gioia dello spirito santo”. — 1 Tessalonicesi 1:4-6.
19. Quale relazione avevano con Dio quelli che ricevevano i doni dello spirito per mezzo degli apostoli?
19 Sapevano che, per mezzo dello spirito santo, Dio aveva parlato al suo popolo eletto nei tempi precristiani. In modo simile, anche nel primo secolo E.V., Dio poteva parlare per mezzo della stessa forza attiva mediante gli ispirati apostoli di Gesù Cristo. Inoltre, Dio impiegava quegli stessi apostoli per trasmettere ai credenti battezzati i vari doni dello spirito santo. Certo quelli che ricevevano tali doni avevano la prova d’essere divenuti figli spirituali di Dio. — Atti 8:15-18; 19:2-6.
20. Come, per mezzo delle lettere degli scrittori cristiani della Bibbia, lo spirito santo recava testimonianza alla congregazione del primo secolo della loro particolare relazione con Dio?
20 Quegli apostoli e altri scrittori cristiani della Bibbia ponevano forse dinanzi ai credenti battezzati una speranza terrena, la speranza di divenire figli del Padre eterno, Gesù Cristo, e di vivere per sempre su una terra paradisiaca? No! Ponevano dinanzi a coloro ai quali predicavano e scrivevano la speranza di quelli che allora erano generati come figli di Dio, figli di Geova. (Isaia 9:6, 7) Negli ispirati scritti cristiani, ai discepoli di quel tempo si assicurava che avevano la chiamata a un regno celeste e che la loro speranza era di essere lassù coeredi di Gesù Cristo. (Colossesi 1:13; 1 Corinti 1:26-31; 2 Pietro 1:10, 11) Una sola cosa era posta loro dinanzi; non erano lasciati nell’incertezza. In questo modo lo spirito santo recava testimonianza a quei discepoli del primo secolo che erano figli di Dio, eredi di Dio. Ciò significava che, allo stesso tempo, erano coeredi del glorificato Gesù Cristo.
21. Come lo spirito dei cristiani del primo secolo reagì alla testimonianza dello spirito di Dio, con quali effetti su di loro?
21 Il loro proprio stimolo interiore, il loro proprio spirito, rispondeva armoniosamente allo spirito santo di Dio che recava testimonianza. Lo spirito del Padre celeste li incoraggiava e li rafforzava come suoi figli ed eredi spirituali. Egli non aveva dato loro la consapevolezza d’esser figli del loro padre terreno, ma la consapevolezza d’esser figli del loro Padre celeste, d’esser figli spirituali.
22. (a) Sotto quale patto, e in quale condizione, non si sentivano più gli Ebrei divenuti cristiani? (b) Reagendo allo spirito di Dio, come lo spirito dei cristiani li spinse a dimostrare che erano figli spirituali di Dio?
22 Gli Ebrei o Israeliti divenuti cristiani non si sentivano più schiavi sotto il vecchio patto della Legge mosaica e ancora in attesa del Messia. Sentivano, sapevano di essere figli spirituali del Dio che adoravano secondo il nuovo patto. Il loro stesso spirito, la forza impellente che emanava dal loro cuore, li spingeva a reagire all’operato dello spirito di Dio. Spontaneamente, come figli, gridavano a Dio: “Abba, Padre!” Applicavano a se stessi i comandamenti che il Padre dava ai suoi figli spirituali. Intrapresero amorevolmente l’opera che aveva assegnata ai suoi figli. Ne accettarono le promesse celesti fatte ai suoi figli spirituali e si sforzarono di mostrarsene degni. Nutrivano la speranza celeste che egli poneva dinanzi ai suoi figli, e si sforzavano di vivere secondo tale speranza. Subirono di buon grado maltrattamenti per mano di questo mondo.
23. Per quale speranza erano disposti a soffrire con Cristo e a morire nella somiglianza della sua morte?
23 Sapevano che sarebbero diventati i glorificati figli di Dio insieme a Gesù Cristo, ‘purché soffrissero insieme’. (Romani 8:17) Quindi erano disposti a soffrire per vivere in armonia con la loro speranza celeste. Accettavano il fatto di dover morire a somiglianza di Gesù Cristo, il Figlio di Dio, per poter partecipare alla somiglianza della sua risurrezione. — Romani 6:5-8.
24. (a) Il loro spirito si univa allo spirito di Dio in una concorde testimonianza di quale fatto? (b) Le loro preghiere e la loro vita erano in armonia con quale speranza, fino a quale eventualità?
24 In tal modo lo spirito di quei figli spirituali di Dio del primo secolo si univa al suo spirito santo nella concorde testimonianza che erano figli di Dio, per mezzo di una seconda nascita e con un’eredità loro riservata in cielo. Conformemente il loro proprio spirito agiva come forza impellente nella loro vita per modellare le preghiere che rivolgevano al loro Padre celeste in perfetta armonia con la testimonianza che il Suo spirito recava loro e non per contrastare tale spirito. Nelle preghiere che innalzavano a Dio inserivano le Scritture inerenti alla loro eredità celeste. Tali preghiere illuminavano la loro speranza di entrare nell’eredità celeste. Quindi vivevano, pensavano, parlavano e agivano in armonia con le loro preghiere e la loro speranza. Le loro preghiere li rafforzavano per sopportare prove e persecuzioni onde guadagnare una posizione approvata da Dio; e sapevano che questa posizione da Lui approvata costituiva una speranza che non sarebbe mai stata delusa. Sapevano che, per realizzare la loro speranza celeste, dovevano mostrarsi ‘fedeli fino alla morte’. — Romani 5:3-5; Rivelazione 2:10.
25. Perché quanto si è detto serve di guida al dedicato e battezzato cristiano per determinare la sua relazione con Dio, specialmente dalla primavera del 1935 E.V.?
25 Tutto ciò che si è detto dovrebbe servire oggi di guida ai dedicati e battezzati cristiani, al fine di determinare se lo spirito di Dio reca testimonianza con il loro proprio spirito che sono sia Suoi figli spirituali e suoi eredi che coeredi di Gesù Cristo nel suo regno celeste. Dev’essere così, specialmente dalla primavera del 1935 E.V. Perché da allora? Perché allora fu spiegato che la “grande folla” descritta in Rivelazione 7:9-17 è una classe terrena che non è ‘nata di nuovo’. Invece ha la prospettiva di sopravvivere alla “grande tribolazione” del mondo, ora imminente, e di entrare nel giusto nuovo ordine di Dio, dove godrà un paradiso terrestre sotto il celeste regno di Gesù Cristo e dei suoi 144.000 coeredi. (Luca 23:43) Essendo ubbidienti al Regno e mostrando la loro devozione alla sovranità universale di Geova Dio nella prova finale, non morranno mai nella carne scomparendo dalla superficie della terra. Fanno parte delle “altre pecore” di cui il Pastore eccellente Gesù Cristo parlò in Giovanni 10:16.
SPIRITO SANTO COME INTERCESSORE
26. Secondo Romani 8:23-27, quale altra funzione svolge lo spirito santo a favore dei “santi”?
26 Oltre a recare testimonianza ai figli spirituali di Dio, questa santa forza attiva ha un’altra funzione. L’apostolo Paolo richiama l’attenzione su questa funzione nella lettera indirizzata alla congregazione di Roma, la quale, Paolo dice, era composta di cristiani “chiamati ad esser santi”, essendo questi anche “eredi in realtà di Dio, ma coeredi di Cristo”. (Romani 1:7; 8:16, 17) Paolo scrive:
“Non solo questo, ma anche noi stessi che abbiamo le primizie, cioè lo spirito, sì, noi stessi gemiamo in noi medesimi, mentre aspettiamo ansiosamente l’adozione quali figli, la liberazione dal nostro corpo mediante il riscatto. Poiché siamo stati salvati in questa speranza; ma la speranza che si vede non è speranza, poiché quando un uomo vede una cosa, la spera egli? Ma se speriamo in ciò che non vediamo, continuiamo ad aspettarlo con perseveranza.
“In maniera simile anche lo spirito viene in aiuto della nostra debolezza; poiché non conosciamo ciò che dobbiamo pregare secondo che abbiamo bisogno, ma lo spirito stesso intercede per noi con gemiti inespressi. Ma colui che scruta i cuori sa qual è il significato dello spirito, perché intercede in armonia con Dio per i santi”. — Romani 8:23-27.
27. In quali circostanze i cristiani hanno bisogno dell’intercessione dello spirito santo?
27 A questo proposito le parole di Proverbi 13:12 sono molto appropriate: “L’aspettazione differita fa ammalare il cuore”. In mezzo a questa gemente creazione umana, i cristiani che sono figli spirituali di Dio sperano d’esser liberati dall’imperfetto corpo umano e di entrare nell’eredità celeste. A volte per loro è un problema esprimersi chiaramente in preghiera a Dio, non sapendo con esattezza per che cosa pregare in circostanze penose. Qui hanno bisogno di un intercessore, cioè dello spirito santo di Dio, come patrocinatore.
28, 29. (a) Nel caso degli Scrittori delle Scritture Ebraiche, perché fu come se parlasse e scrivesse lo spirito santo? (b) Come quegli scrittori ebrei della Bibbia possono paragonarsi ai membri della congregazione cristiana in quanto a emozioni e infermità?
28 L’apostolo Paolo dice che “noi stessi”, cioè Paolo e i suoi fratelli cristiani generati dallo spirito di Dio, “abbiamo le primizie, cioè lo spirito”. (Romani 8:23) Qui Paolo intende che avevano l’invisibile, santa forza attiva di Dio. Questa forza attiva ispirò degli uomini a parlare e anche a scrivere ciò che avevano detto. Fu come se lo spirito stesso parlasse e scrivesse. In armonia con questo fatto leggiamo: “Nessuna profezia della Scrittura sorge da privata interpretazione. Poiché la profezia non fu mai recata dalla volontà dell’uomo, ma degli uomini parlarono da parte di Dio mentre erano sospinti dallo spirito santo”. (2 Pietro 1:20, 21) Le ispirate Scritture Ebraiche citate da Paolo a sostegno del cristianesimo furono scritte da semplici creature umane. Avevano le stesse sensazioni emotive e le stesse debolezze fisiche che hanno i componenti della congregazione cristiana. Quindi sotto questi aspetti possiamo sentirci simili a loro.
29 “Anche noi siamo uomini e abbiamo le stesse infermità che avete voi”. Così dissero l’apostolo Paolo e il suo compagno missionario Barnaba ai pagani adoratori di idoli che li scambiarono per superuomini, dèi apparsi in carne agli uomini. — Atti 14:15.
30. (a) Gli scritti della Bibbia sono in realtà espressioni di quale forza e quindi di quale utilità sono essi? (b) Cosa comprendevano le situazioni e le condizioni dei personaggi biblici, richiedendo più che l’aiuto umano?
30 Gli ispirati scritti della Bibbia furono in realtà espressioni dello spirito santo di Dio. Per questa ragione quegli scritti ispirati sono utili “per insegnare, per rimproverare, per correggere, per disciplinare nella giustizia, affinché l’uomo di Dio sia pienamente competente, del tutto preparato per ogni opera buona”. (2 Timoteo 3:16, 17) In questi ‘utili’ scritti erano incluse preghiere rivolte a Dio non solo dagli scrittori della Bibbia, ma anche da altre persone devote a Geova Dio. Quelle preghiere erano state innalzate a Dio in circostanze d’ogni sorta. Quelle persone che avevano le nostre comuni infermità umane sentirono la pressione delle speciali circostanze e delle minacciose condizioni esistenti. Le loro situazioni di bisogno furono abbastanza varie da corrispondere alle situazioni nelle quali anche oggi possono trovarsi a volte i veri cristiani. Questi sono casi in cui ci vuole più che l’aiuto umano. Quindi come pregheremo?
31, 32. (a) Così fino a qual punto i cristiani sono perplessi sul modo di pregare? (b) Come dunque lo spirito che ispirò gli scritti della Bibbia intercede per i cristiani, e come Dio comprende e risponde?
31 Nella nostra debolezza e perplessità “noi stessi gemiamo in noi medesimi”. (Romani 8:23) Semplicemente non sappiamo come invocare o supplicare Dio con frasi appropriate o quali espressioni rivolgere al nostro Soccorritore celeste. Comunque Dio comprende la nostra situazione e percepisce con esattezza ciò che sinceramente desidereremmo avere.
32 Se noi stessi non possiamo formulare preghiere, ebbene, preghiere sono già state composte per noi. Dove? Nelle profetiche Sacre Scritture che furono ispirate dallo spirito santo di Dio. Dio è pienamente a conoscenza delle preghiere riportate nella sua Parola. Ne conosce il “significato”. Conosce quelle che si addicono a noi che vogliamo pregare giustamente. Quindi Dio considera tali appropriate preghiere scritte come se fossero pronunciate dagli stessi cristiani che gemono. Tali preghiere non sono state pronunciate dagli stessi cristiani che sono nel bisogno, ma Dio ascolta come se lo spirito santo lo supplicasse secondo le preghiere ispirate dallo spirito che sono nella Bibbia. Probabilmente egli risponde in modo simile a come rispose nei tempi biblici alla preghiera scritta molto tempo fa.
33. Come lo spirito interviene quindi per aiutarci nelle nostre debolezze e con quale successo?
33 Poiché lo spirito santo ispirò la stesura delle preghiere originali nelle quali è invocato Dio, si può dire che lo spirito intercede “in armonia con Dio per i santi”. In tal modo “lo spirito viene in aiuto della nostra debolezza”. (Romani 8:26, 27) Dio non manca di rispondere a tali invocazioni del suo spirito santo come intercessore.
34. Cosa troviamo in quanto a ciò che esprimono le preghiere riportate nella Bibbia, e perché i nostri “gemiti inespressi” non sono vani?
34 Quindi, non è strano che i cristiani, se esaminano le ispirate preghiere che sono riportate nei Salmi e in altre parti delle Sacre Scritture, trovino preghiere che esprimono esattamente come essi si sentivano, preghiere che dicono esattamente ciò che essi volevano chiedere a Dio sia individualmente per sé che collettivamente come congregazione cristiana. Dal profondo del cuore si commuovono trovando tali preghiere suggerite dallo spirito santo per esprimere cose che si addicono loro così appropriatamente. I loro stessi “gemiti inespressi” non sono stati vani, non sono stati fraintesi o trascurati. Così dalle Scritture ispirate dallo spirito vengono a conoscere le espresse parole con cui lo “spirito” ha interceduto per loro dinanzi a Dio. Sono essi stessi rafforzati nella convinzione espressa dall’apostolo Paolo, che prosegue dicendo: “Ora sappiamo che Dio fa cooperare tutte le sue opere per il bene di quelli che amano Dio”. — Romani 8:28.
35, 36. (a) Quale forza opera potentemente mentre Dio fa cooperare tutte le sue opere a favore di quelli che lo amano? (b) Quale liberazione è vicina per la “nuova creazione”, e questo che cosa preannuncia inoltre per l’afflitto genere umano?
35 Il suo spirito santo opera potentemente nella cooperazione di tutte le opere di Dio per l’eterno benessere di quelli che amano Dio. Quale splendido provvedimento è questa santa forza attiva di Dio! Lo spirito di Dio, che si esprime così potentemente per mezzo dell’ispirata Bibbia, è infinitamente più efficace che qualsiasi ruota di preghiere pagana o qualsiasi libro di preghiere compilato da ecclesiastici della cristianità con preghiere formulate in maniera speciale onde siano lette per occasioni, circostanze o personaggi particolari.
36 La vecchia creazione umana non ha questo spirito, e in questo ventesimo secolo geme come mai prima d’ora, cercando di essere in qualche modo liberata dalla schiavitù alla corruzione sotto il vecchio sistema di cose. Ma millenovecento anni fa la “nuova creazione” di Dio fu generata e si mise all’opera. Fece questo con l’animatrice forza dello spirito santo di Dio, che cominciò a essere versato nel giorno della festa di Pentecoste del 33 E.V. Vani sono stati gli sforzi della maggioranza della vecchia creazione umana per distruggere la “nuova creazione” di Dio, la congregazione cristiana generata dallo spirito. Oggi questa “nuova creazione” si avvicina al tempo in cui sarà liberata dal suo corpo terreno corruttibile. La vicinanza della sua gloriosa liberazione preannuncia grandi benefici per tutto il genere umano. Preannuncia che è prossima inoltre la liberazione dell’afflitto genere umano. Preannuncia che ora è prossimo un giusto nuovo ordine sostenuto dallo spirito santo di Dio.