Amore
Così un dizionario definisce l’amore: Sentimento di forte attaccamento o profondo affetto, come per un amico, genitore o figlio, ecc.; tenerezza o simpatia per qualcuno; anche benevolo affetto di Dio verso le sue creature o riverente affetto da loro mostrato a Dio; come pure vicendevole affetto giustamente manifestato dalle creature di Dio; forte o appassionato affetto per una persona di sesso opposto che costituisce l’incentivo emotivo all’unione coniugale. Uno dei sinonimi di amore è “devozione”.
Le Scritture usano “amore” in tutti questi significati, anzi ampliano il significato della parola. Inoltre le Scritture parlano anche di amore guidato dal principio, come amore della giustizia o persino amore per i propri nemici, per i quali uno può non avere affetto. Questo aspetto o espressione dell’amore è una devozione altruistica alla giustizia e un sincero interesse per il durevole benessere altrui, accompagnati da una sua espressione attiva per il loro bene.
I vocaboli ʼahàv e ʼahèv (“amare”) e ʼahavàh (“amore”) sono i più usati in ebraico per indicare l’amore nei suddetti significati, lasciando al contesto di determinare il senso e il grado voluti.
Nelle Scritture Greche Cristiane ricorrono soprattutto forme dei nomi agàpe e philìa, e due termini derivati da storgè (èros, amore sensuale, non è mai usato); agàpe ricorre più spesso degli altri termini.
Del nome agàpe e del verbo agapào W. E. Vine, in An Expository Dictionary of New Testament Words (Vol. III, p. 21), dice: “L’amore si può riconoscere solo dall’azione che suggerisce. L’amore di Dio si vede nel dono di Suo Figlio, I Giov. 4:9, 10. Ma ovviamente questo non è l’amore dovuto a compiacimento, o affetto, vale a dire, non deriva dal merito di chi ne è oggetto, Rom. 5:8. Era esercizio della volontà divina nella scelta deliberata, fatta senza motivo apparente salvo quello insito nella natura di Dio stesso, cfr. Deut. 7:7, 8 . . .”.
A proposito del verbo philèo, Vine osserva: “[Lo] si deve distinguere da [agapào] in questo, che philèo rappresenta più strettamente tenero affetto. . . . Inoltre, amare [philèo] la vita, per un eccessivo desiderio di preservarla, dimentichi del vero scopo della vita, ha la disapprovazione del Signore, Giov. 12:25. Al contrario, amare la vita [agapào] com’è usato in I Piet. 3:10, significa rispettare i veri interessi della vita. Qui il termine [philèo] sarebbe del tutto fuori luogo”. (Pp. 21, 22)
Il dizionario greco del Nuovo Testamento di James Strong, sotto philèo, osserva: “Essere amico di (avere un debole per [una persona o una cosa]), cioè aver affetto per (indicando attaccamento personale, in materia di sentimento o simpatia; mentre [agapào] è più ampio, abbraccia spec. il giudizio e il deliberato consenso della volontà in materia di principio, dovere e correttezza . . .)”.
Agàpe, perciò, ha il senso di amore guidato o governato dal principio. Può includere o non includere affetto e simpatia. Che agàpe possa includere affetto e calore è evidente in molti brani. In Giovanni 3:35 Gesù disse: “Il Padre ama [agapài] il Figlio”. In Giovanni 5:20 disse: “Il Padre ha affetto per [philèi] il Figlio”. Certo l’amore di Dio per Gesù Cristo è accompagnato da molto affetto. Egli spiegò inoltre: “Chi ama [agapòn] me sarà amato [agapethèsetai] dal Padre mio, e io lo amerò [agapèso]”. (Giov. 14:21) Questo amore del Padre e del Figlio è accompagnato da tenero affetto per le persone amorevoli. Gli adoratori di Geova devono amare Lui e suo Figlio, e anche amarsi l’un l’altro, allo stesso modo. — Giov. 21:15-17.
Quindi, pur distinguendosi per il rispetto dei principi, agàpe non è amore privo di sentimento; altrimenti non sarebbe altro che fredda giustizia. Però non si lascia dominare da simpatia o sentimento; non ignora mai i principi. I cristiani giustamente manifestano agàpe verso altri per i quali forse non provano alcun affetto o simpatia, facendolo per il loro bene. (Gal. 6:10) Pur non provando affetto, provano compassione e sincero interesse per questi loro simili, fino al punto e nel modo consentito e dettato dai giusti principi.
Comunque, anche se agàpe si riferisce all’amore governato da un principio, ci sono principi buoni e principi cattivi. Si potrebbe esprimere agàpe in modo sbagliato, seguendo principi errati. Per esempio, Gesù disse: “Se amate [agapàte] quelli che vi amano, quale merito ne avete? Poiché anche i peccatori amano quelli che li amano. E se fate del bene a quelli che vi fanno del bene, realmente quale merito ne avete? Anche i peccatori fanno lo stesso. E se prestate senza interesse a coloro dai quali sperate di ricevere, quale merito ne avete? Anche i peccatori prestano senza interesse ai peccatori per ricevere altrettanto”. (Luca 6:32-34, NW) Il principio su cui si basano è questo: ‘Fa del bene a me e io farò del bene a te’.
Invece il comando di Gesù è: ‘Amate [agapàte] i vostri nemici’. (Matt. 5:44) Dio stesso stabilì il principio, come spiega l’apostolo Paolo: “Dio ci raccomanda il suo proprio amore [agàpen] in quanto, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo morì per noi. . . . Se quando eravamo nemici, fummo riconciliati con Dio per mezzo della morte di suo Figlio, molto di più, ora che ci siamo riconciliati, saremo salvati mediante la sua vita”. (Rom. 5:8-10) Un notevole esempio di tale amore è quello di Dio verso Saulo di Tarso, che divenne l’apostolo Paolo. (Atti 9:1-16; I Tim. 1:15) Nell’amare i nostri nemici dovremmo dunque essere guidati dal principio stabilito da Dio e manifestare tale amore in ubbidienza ai suoi comandamenti, sia esso accompagnato o no da calore o affetto.
DIO
L’apostolo Giovanni scrive: “Dio è amore”. (I Giov. 4:8) Egli è la personificazione stessa dell’amore, che è la sua qualità dominante. Il contrario, cioè che ‘l’amore (la qualità astratta) è Dio’, non è vero. Dio si rivela nella Bibbia come Persona, e figurativamente dice di avere “occhi”, “mani”, “cuore”, “anima”, ecc. Ha pure altri attributi, fra cui giustizia, potenza e sapienza. (Deut. 32:4; Giob. 36:22; Riv. 7:12) Inoltre ha la capacità di odiare, qualità che è proprio l’opposto dell’amore. Il suo amore per la giustizia esige che odii la malvagità. (Deut. 12:31; Prov. 6:16) L’amore include il sentimento e l’espressione di sentito affetto personale, che solo una persona può provare, o che si può manifestare solo verso una persona. Certo Gesù Cristo il Figlio di Dio non è una qualità astratta, ed egli parlò di essere col Padre suo, di lavorare con lui, di piacergli, di ascoltarlo, e di angeli che vedono la faccia del Padre suo, cose impossibili con una semplice qualità astratta. — Matt. 10:32; 18:10; Giov. 5:17; 6:46; 8:28, 29, 40; 17:5.
Evidenza del suo amore
Vi è ampia evidenza che Geova, il Creatore e Dio dell’universo, è amore. Lo si può vedere nella stessa creazione fisica. Con quale straordinaria cura è stata creata per la salute, il piacere e il benessere dell’uomo! L’uomo è fatto non solo per esistere, ma per provare il gusto di mangiare, la gioia di vedere i colori e la bellezza del creato, godere la compagnia degli animali e specialmente dei suoi simili, comunicare con loro, e fare innumerevoli altre cose che rendono piacevole la vita. (Sal. 139:14, 17, 18) Ma ancor di più Geova ha manifestato il suo amore facendo l’uomo a sua immagine e somiglianza (Gen. 1:26, 27), con la capacità di mostrare amore e spiritualità, e rivelandosi all’uomo mediante la sua Parola e il suo spirito santo. — I Cor. 2:12, 13.
L’amore di Geova verso il genere umano è quello di un Padre verso i suoi figli. (Matt. 5:45) Non risparmia nulla che sia per il loro bene, per quanto gli costi; il suo amore trascende ogni cosa che possiamo provare o esprimere. (Efes. 2:4-7; Isa. 55:8; Rom. 11:33) La più grande manifestazione di amore, la cosa più amorevole che un genitore possa fare, è ciò che egli ha fatto per il genere umano: dare la vita del suo stesso fedele, unigenito Figlio. (Giov. 3:16) Come scrive l’apostolo Giovanni: “In quanto a noi, amiamo, perché egli per primo amò noi”. (I Giov. 4:19) Egli è dunque la Fonte dell’amore. Un compagno di Giovanni, l’apostolo Paolo, scrive: “Difficilmente alcuno morirà per un uomo giusto; in realtà, per un uomo buono, forse, qualcuno osa morire. Ma Dio ci raccomanda il suo proprio amore in quanto, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo morì per noi”. — Rom. 5:7, 8; I Giov. 4:10; vedi anche Romani 8:38, 39.
La sovranità di Dio si basa sull’amore
Geova si gloria del fatto che la sua sovranità e la lealtà delle sue creature sono basate principalmente sull’amore. Desidera solo persone che amano la sua sovranità a motivo delle sue ottime qualità e perché è giusta, che preferiscono la sua sovranità a qualunque altra. (I Cor. 2:9) Costoro desiderano servire sotto la sua sovranità anziché cercare di essere indipendenti, tale è la conoscenza che hanno di lui e del suo amore, della sua giustizia e sapienza, infinitamente superiori alle loro. (Sal. 84:10, 11) In questo il Diavolo è venuto meno, cercando egoisticamente la propria indipendenza, come fecero Adamo ed Eva. Infatti il Diavolo mise in dubbio il modo di governare di Dio, dicendo in effetti che non era amorevole e giusto (Gen. 3:1-5), e che le creature di Dio non lo servivano per amore ma per egoismo. — Giob. 1:8-12; 2:3-5.
GESÙ CRISTO
Essendo stato per un tempo incalcolabile così intimamente vicino al Padre suo, la Fonte dell’amore, e conoscendolo così profondamente, Gesù Cristo poté ben dire: “Chi ha visto me ha visto anche il Padre”. (Giov. 14:9; Matt. 11:27) L’amore di Gesù è dunque completo, perfetto. (Efes. 3:19; Col. 2:9) Ai suoi discepoli disse: “Nessuno ha amore più grande di questo, che qualcuno ceda la sua anima a favore dei suoi amici”. (Giov. 15:13) Infatti aveva detto loro: “Vi do un nuovo comandamento, che vi amiate l’un l’altro; come vi ho amati io, che voi pure vi amiate l’un l’altro”. (Giov. 13:34) Questo comandamento era nuovo in quanto la Legge, che Gesù e i suoi discepoli in quel tempo dovevano osservare, ordinava: “Devi amare il tuo prossimo come te stesso”. (Lev. 19:18; Matt. 22:39) Richiedeva amore del prossimo, ma non amore altruistico al punto di dare la propria vita. La vita e la morte di Gesù sono un esempio dell’amore richiesto da questo nuovo comandamento. Il seguace di Cristo non deve limitarsi a fare il bene quando se ne presenta l’occasione. Ma deve prendere l’iniziativa, sotto la direttiva di Cristo, per aiutare altri spiritualmente e in altri modi. Deve operare attivamente per il loro bene. Predicare e insegnare la buona notizia ad altri, alcuni dei quali potrebbero essere ostili, è una delle maggiori espressioni di amore, poiché il risultato può essere per loro la vita eterna. Il cristiano deve ‘impartire non solo la buona notizia di Dio, ma anche la propria anima’ aiutando quelli che accettano la buona notizia e lavorando con loro. (I Tess. 2:8) E dovrebbe essere pronto a cedere la sua anima (o vita) a loro favore. — I Giov. 3:16.
COME SI IMPARA AD AMARE
L’amore è un frutto dello spirito di Dio. (Gal. 5:22) Lo spirito di Dio venne impiegato per creare il primo uomo e la prima donna, e per dotarli in certa misura di questo attributo di Dio, l’amore, e della capacità di manifestarlo, accrescerlo e arricchirlo. Infatti l’amore non è una qualità che uno ha senza sapere perché, come certe doti fisiche o mentali, quali la bellezza fisica o il talento musicale, e simili qualità innate. L’amore per Dio non può esistere senza conoscenza, e per di più senza meditare, senza apprezzare e servire Dio. Solo in questo modo si può diventare imitatori di Dio, la Fonte dell’amore. (Sal. 77:11; Efes. 5:1, 2; Rom. 12:2) Adamo fallì in quanto non coltivò l’amore per Dio; non fece progresso perfezionando tale amore, com’è indicato dal fatto che non era legato a Dio da quel perfetto vincolo d’unione. Adamo comunque, benché imperfetto e peccatore, trasmise alla sua progenie, generata “a sua immagine”, la possibilità e capacità di amare. (Gen. 5:3) L’umanità in genere esprime tale amore, ma spesso in maniera sbagliata, confusa e distorta.
L’amore può essere forviato
Per queste ragioni è evidente che il vero amore, dovutamente orientato, può derivare solo dal cercare e seguire lo spirito di Dio e la conoscenza della sua Parola. Per esempio, un genitore può avere affetto per suo figlio. Ma può lasciare che tale amore sia confuso o forviato dal sentimentalismo. Può dare tutto al figlio e non negargli nulla. Può non esercitare l’autorità paterna mancando di impartire la disciplina e talvolta un castigo. (Prov. 22:15) Tale amore può in effetti essere orgoglio familiare, cioè egoismo. La Bibbia dice che quel genitore non manifesta amore, ma odio, perché non segue la condotta che salverà la vita di suo figlio. — Prov. 13:24; 23:13, 14; confronta Ebrei 12:7-11.
La conoscenza di Dio e dei suoi propositi dà il giusto indirizzo all’amore
Prima, e più di tutti, si deve amare Dio. Altrimenti l’amore sarà malriposto, e potrà indurre ad adorare una creatura o una cosa. È essenziale conoscere il proposito di Dio, perché allora uno sa cosa è meglio per il proprio bene e per quello altrui e saprà come esprimere amore in modo giusto. La Bibbia descrive questo amore per Dio dicendo che bisogna amarLo con ‘tutto il cuore, la mente, l’anima e le forze’. (Matt. 22:36-38; Mar. 12:29, 30) L’amore è principalmente una qualità del cuore. (I Piet. 1:22) Ma se la mente non è a conoscenza di cos’è il vero amore e di come agisce, l’amore del cuore può essere rivolto nella direzione sbagliata. (Ger. 10:23; 17:9) La mente deve conoscere Dio e le sue qualità, i suoi propositi, e il modo in cui si esprime amore. (I Giov. 4:7) In armonia con tutto questo, e dal momento che l’amore è la qualità più importante, la dedicazione a Dio è fatta alla persona di Geova stesso (in cui l’amore è la qualità dominante), e non a un’opera o a una causa. Quindi l’anima, ogni fibra del proprio organismo, deve mettere in pratica l’amore che è motivato dal cuore e diretto dalla mente, e in ciò si devono impegnare tutte le proprie forze.
L’amore è espansivo
Il vero amore che è un frutto dello spirito di Dio è espansivo. (II Cor. 6:11-13) Non è avaro, limitato o circoscritto. Per essere completo dev’essere espresso. Prima si deve amare Dio (Deut. 6:5) e suo Figlio (Efes. 6:24), poi l’intera associazione dei fratelli cristiani in tutto il mondo. (I Piet. 2:17; I Giov. 2:10; 4:20, 21) L’uomo deve amare la moglie, e lei il marito. (Prov. 5:18, 19; Eccl. 9:9; Efes. 5:25, 28, 33) Si deve manifestare amore ai propri figli. (Tito 2:4) Si deve amare tutta l’umanità, perfino i propri nemici, e compiere a loro favore opere cristiane. (Matt. 5:44; Luca 6:32-36) La Bibbia, a proposito dei frutti dello spirito, di cui il primo è l’amore, dice: “Contro tali cose non c’è legge”. (Gal. 5:22, 23) Non c’è legge che possa limitare tale amore. Lo si può manifestare in ogni tempo o luogo e in qualsiasi misura verso coloro a cui è dovuto. Infatti, l’unico debito che i cristiani dovrebbero avere fra loro è l’amore. (Rom. 13:8) Tale amore reciproco è un segno che identifica i veri cristiani. — Giov. 13:35.
COME AGISCE L’AMORE DI DIO
L’amore, come pure Dio, è così meraviglioso che è difficile definirlo. È più facile dire come agisce. L’apostolo Paolo, scrivendo al riguardo, prima mette in risalto com’è essenziale per il credente cristiano, poi descrive più dettagliatamente come agisce in modo altruistico: “L’amore è longanime e benigno. L’amore non è geloso, non si vanta, non si gonfia, non si comporta indecentemente, non cerca i propri interessi, non si irrita. Non tiene conto dell’ingiuria. Non si rallegra dell’ingiustizia, ma si rallegra della verità. Sopporta ogni cosa, crede ogni cosa, spera ogni cosa, soffre ogni cosa”. — I Cor. 13:4-7.
“UN TEMPO PER AMARE”
L’amore viene negato solo a coloro che Geova indica ne sono indegni, cioè coloro che si ostinano in una condotta malvagia. L’amore è esteso a tutti finché non dimostrano di odiare Dio. Allora è tempo di non manifestare più amore verso di loro. Sia Geova Dio che Gesù Cristo amano la giustizia e odiano l’illegalità. (Sal. 45:7; Ebr. 1:9) Coloro che odiano intensamente il vero Dio non sono persone a cui si deve manifestare amore. Certo non servirebbe continuare ad amarli, perché quelli che odiano Dio saranno insensibili alla sua amorevole benignità. (Sal. 139:21, 22; Isa. 26:10) Perciò Dio giustamente li odia e ha un tempo per agire contro di loro. — Sal. 21:8, 9; Eccl. 3:1, 8.
CIÒ CHE NON SI DEVE AMARE
L’apostolo Giovanni scrive: “Non amate il mondo né le cose del mondo. Se uno ama il mondo, l’amore del Padre non è in lui; perché tutto ciò che è nel mondo — il desiderio della carne e il desiderio degli occhi e la vistosa ostentazione dei propri mezzi di sostentamento — non ha origine dal Padre, ma ha origine dal mondo”. (I Giov. 2:15, 16) Poi aggiunge: “Tutto il mondo giace nella potenza del malvagio”. (I Giov. 5:19) Perciò quelli che amano Dio odiano ogni via malvagia. — Sal. 101:3; 119:104, 128; Prov. 8:13; 13:5.
La Bibbia spiega che marito e moglie dovrebbero amarsi a vicenda, e che questo amore riguarda anche i rapporti coniugali (Prov. 5:18, 19; I Cor. 7:3-5), ma fa notare com’è sbagliato l’amore sensuale verso qualcun altro che non sia il proprio coniuge, consuetudine carnale, mondana. (Prov. 7:18, 19, 21-23) Un’altra cosa del mondo è il materialismo, “l’amore del denaro” (philargurìa, letteralmente, “passione dell’argento” [Int]), che è la radice di ogni sorta di cose nocive. — I Tim. 6:10; Ebr. 13:5.
Gesù Cristo denunciò severamente gli ipocriti capi religiosi ebrei che amavano pregare in piedi nelle sinagoghe e agli angoli delle ampie vie per farsi vedere dagli uomini, e volevano posti preminenti ai pasti serali e di prima fila nelle sinagoghe. Fece notare che avevano già ricevuto appieno la loro ricompensa, ciò che amavano e desideravano, cioè onore e gloria dagli uomini; perciò non avrebbero avuto alcuna ricompensa da Dio. (Matt. 6:5; 23:2, 5-7; Luca 11:43) La Bibbia dice: “Molti anche dei governanti riposero effettivamente fede in [Gesù], ma a causa dei Farisei non lo confessavano, per non essere espulsi dalla sinagoga; poiché amavano la gloria degli uomini più della gloria di Dio”. — Giov. 12:42, 43; 5:44.
Cristo, parlando della sua morte ai discepoli, sottolineò che coloro che desideravano essere suoi discepoli dovevano seguirlo: “Chi ama [philòn] la sua anima la distrugge, ma chi odia la sua anima in questo mondo la salvaguarderà per la vita eterna”. (Giov. 12:23-25) Chi preferisse proteggere la sua vita ora anziché essere disposto a rinunciarvi come seguace di Cristo perderebbe la vita eterna, ma chi considera di secondaria importanza la sua vita in questo mondo, e ama sopra ogni altra cosa Geova e Cristo e la loro giustizia, riceverà la vita eterna.
Dio odia i bugiardi, perché non amano la verità. In visione all’apostolo Giovanni egli dichiarò: “Fuori [della città santa, la Nuova Gerusalemme] i cani e quelli che praticano lo spiritismo e i fornicatori e gli assassini e gli idolatri e chiunque ama [philòn] e pratica la menzogna”. — Riv. 22:15; II Tess. 2:10-12.